CISTI

Enciclopedia Italiana (1931)

CISTI (dal gr. κύστις "vescica")

Pasquale PASQUINI
Pericle PERALI
Alberto PEPERE

Nel linguaggio zoologico s'indica con questo termine il risultato d'un processo d'incapsulamento dei Protozoi, durante il quale il plasma, circondandosi di una membrana impermeabile e resistente, evita l'evaporazione facendo sì che l'organismo incistato possa resistere a lungo in uno stato di vita latente, cioè riducendo al minimo tutti i processi vitali, a condizioni sfavorevoli di esistenza (congelamento, essiccamento, ecc.). Vi sono talora anche cisti temporanee a scopo alimentare o, più frequentemente, nelle specie parassite, cisti riproduttive (delle amebe parassite e degli sporozoi), ma soprattutto le cisti servono a diffondere e propagare la specie (v. anabiosi).

S'indicano anche con questo nome (cisti parassitarie) alcuni stadî della vita di vermi parassitarî (trematodi, cestodi).

Anatomia patologica. - Ogni cavità contenente liquido, o sostanza molle poltigliosa, gelatinosa e circondata da parete propria, ha preso comunemente, ma spesso impropriamente, il nome di cisti, donde la necessità di una distinzione in cisti vere e false.

Cisti vere. - Sono formazioni cave che da grandezza microscopica possono raggiungere il volume d'enormi tumori. Hanno configurazione di solito sferica o globosa, sono solitarie o multiple; e, in un certo senso, indipendenti dal resto del tessuto dal quale si sono sviluppate. Risultano costituite da una membrana avvolgente di vario spessore, rivestita all'interno d'epitelio e con un contenuto liquido o molle di diversa natura che può anche solidificarsi. Spesso si peduncolano e, se numerose, formano conglomerati a grappolo. La loro origine si riferisce per massima parte agli organi ghiandolari con un meccanismo patogenetico assai vario:

Le cisti congenite (teratoidi) risultano da turbe nello sviluppo embrionale d'un qualunque tessuto ghiandolare e alcuni organi ne sono più spesso colpiti: il rene, il fegato, i residui embrionali degli organi genitali, il polmone, ecc. si possono trovare trasformati parzialmente, o totalmente, da soli o con altri organi (per lo più il rene e il fegato col pancreas: malattia cistica), in un conglomerato cistico che modifica profondamente la forma e il volume dei singoli organi, compromettendone a volte anche la funzione.

Alcuni di questi esemplari vengono in discussione come forme di natura neoplastica (adenoma cistico, cistadenoma). In questa classe vanno annoverate alcune formazioni cistiche variamente interpretate nel loro significato blastomatoso o amartomatoso.

Le cisti dermoidi sono costituite da una parete il cui rivestimento ripete la normale struttura della cute con i suoi annessi: follicoli piliferi, ghiandole sebacee e sudoripare; e con un contenuto untuoso, ateromatoso, od oleoso, commisto a peli.

Invece le cisti risultanti dal solo strato d'epitelio a tipo cutaneo che, sfaldandosi, ne forma il contenuto con masse elastiche splendenti in disposizione concentrica analoghe al colesteatoma, vengono dette cisti epidermoidi colesteatomatose: esse si producono talvolta dopo traumi ed è possibile in parte riprodurle sperimentalmente con lo stesso meccanismo.

Geneticamente queste cisti si riconducono a un'introflessione o a spostamenti di un germe cutaneo isolatosi durante lo sviluppo embrionale ed entrano in accrescimento in periodi più o meno tardivi della vita extrauterina. Se ne trovano più spesso in località corrispondenti a introflessioni dell'ectoderma e a fessure embrionali (cisti dermoidi fessurali), ma anche in tessuti e organi profondi. L'esistenza di cisti dermoidi con inclusioni di tessuto osseo, denti, ecc. le dimostra come primi gradi di tumori embrioidi, dermoidi, teratomi più complessi, solidi o cistici.

Le cisti branchiali o branchiogene, delle regioni laterali del collo, ad accrescimento lungo e tardivo, derivano da inclusioni a livello delle arcate bianchiali e hanno struttura analoga alle cisti dermoidi o epidermoidi, o anche a cisti a epitelio cilindrico o vibratile, con cripte e tessuto citogeno (cisti amigdaloidee): possono rappresentare il punto di partenza di cancri (cancro branchiogeno).

Le cisti del dotto tireoglosso, linguale, della regione mediana del collo, talvolta fistolizzate all'esterno, provengono dall'abnorme esistenza e successiva dilatazione di canali o cordoni che normalmente spariscono in sedi anatomiche diverse.

Le cisti a epitelio vibratile reperibili in organi diversi e riferite volta a volta a disturbi nello sviluppo degli organi stessi (cilindro neurale, dotto di Wolff-Gärtner, resti branchiali, introflessioni di mucosa, ecc.) non raggiungono di solito grandi dimensioni e contengono un liquido sieroso o denso e filante; il nome di cisti enterogene, o enterocistomi, impropriamente assegnato a tutta questa classe, va invece riserbato soltanto a quelle cisti che si trovano in connessione più o meno intima col canale intestinale, ripetendone il rivestimento epiteliale mucoso (talvolta epitelio vibratile) con contenuto mucoso e originatesi verosimilmente dal condotto onfalomesenterico, o da invaginamenti della mucosa intestinale.

Le cisti da ritenzione si originano dai canali, o dai fondi, o da otricoli ghiandolari per accumulo di secreto provocato da ostruzioni o restringenti che ostacolano o sopprimono il normale deflusso: entra di solito un fattore flogistico o distrofico che agisce sullo stroma e sugli epitelî della ghiandola, o su entrambi nello stesso tempo, provocando la proliferazione di tessuto connettivo retraente e ipersecrezione del distretto ghiandolare colpito. Tutte le ghiandole possono trovarsene affette, anche quelle dette chiuse (ghiandole endocrine), senza dotto escretore, per ristagno del secreto. Il contenuto è diverso secondo il tipo stesso della ghiandola ammalata: sieroso, p. es., o mucoso nelle ghiandole parotidi, salivari, gastriche, ecc.; ateromatoso in quelle sebacee; colloideo nella tiroide; acquoso nel rene, ecc. Talvolta il contenuto delle cisti col tempo si modifica rischiarandosi, o s'ispessisce fino a solidificarsi.

Le cisti da neoformazione sorgono strettamente dagli organi e tessuti ghiandolari e vanno considerate come veri tumori (cistadenoma) per la neoformazione di spazî ghiandolari, tubolari, acinosi, follicolari, a tipo adenomatoso, che a mano a mano si dilatano in espansioni cistiche rotondeggianti di variatissima dimensione, da appena visibili a occhio nudo, a volumi colossali, uni- o pluriloculari, spesso alternate con aree solide in cui, al microscopio, sono riconoscibili le strutture originarie ghiandolari. Il contenuto è sieroso o gelatinoso o colloide, spesso commisto a sangue. Gli organi più frequentemente colpiti sono l'ovaia, la tiroide, la mammella, ecc., che ne possono essere completamente distrutti. Le pareti di connettivo fascicolato e di vario spessore, contenenti formazioni nodose o diffuse ghiandolari non ancora dilatate, sono sempre rivestite d'epitelio cilindrico, o cubico, o vibratile e appaiono lisce (cisti semplici) o hanno escrescenze, papille (cisti papillari), talvolta così rigogliose da occupare tutto lo spazio cistico. I cistadenomi, riferiti specialmente all'ovaia, vengono anche indicati, ma non correttamente per la confusione con altri tumori, come cistomi. Nel meccanismo genetico del cistadenoma si vorrebbe non fare entrare la dilatazione degli spazî ghiandolari a causa dell'accumulo di secreto o di trasudato proveniente dai vasi, ma piuttosto l'accrescimento estensivo ed espansivo del connettivo cui terrebbe dietro la proporzionata proliferazione degli epitelî per il maggiore sviluppo preso dalle pareti; non si possono però negare particolari qualità degli epitelî, in rapporto al tessuto originario da cui derivano, a configurarsi, all'unisono con la neoformazione di connettivo, in formazioni cistiche, anche indipendentemente dal ristagno e dall'aumento del liquido endocistico.

Le cisti linfatiche differiscono dalle precedenti perché sorgendo dai vasi o dagli spazî linfatici, la sacca cistica si trova rivestita d'endotelio. Queste formazioni da semplici linfangectasie, uniche o multiple, che non raggiungono di solito grandi proporzioni e che possono ritrovarsi in tutti i tessuti, come escavazioni o vescicole tondeggianti, sessili o peduncolate, contenenti liquido limpido od opalino, vanno, per gradi intermedî, fino alla costituzione di tumori di varia grandezza (linfangioma cistico o cavernoso, igroma cistico del collo, sacrale, ecc.). Nella genesi resta controversa la questione se tali formazioni siano la risultante di una dilatazione di vasi linfatici preesistenti o provengano da una vera proliferazione di essi o da disturbi locali di sviluppo (amartomi, coristomi). Le linfangectasie diffuse in alcuni tessuti dànno luogo a particolari quadri anatomici (elefantiasi linfangectasica, macrochilia, macromelia, macroglossia, chilangioma, ecc.)

Le cisti parassitarie sono prodotte da varie specie di parassiti (Cestodi) che infestano l'uomo e gli animali: le più comuni pei l'uomo sono quelle da echinococco idatideo e da cisticerco, stati larvali rispettivamente della Taenia echinococcus e della T. solium.

Cisti false o pseudocisti. - Sono cavità che contengono sostanza liquida o molle, raccolta in pareti chiuse formate dal tessuto stesso in cui l'escavazione s'è determinata, prendendo l'aspetto grossolano di cisti; a seconda della loro genesi e della natura del materiale contenuto o del tessuto in cui si sono prodotte, si parla di cisti ematica o emorragica o apoplettica, di cisti da rammollimento, di cisti essudativa (sierosa, purulenta, ecc.), cisti ossea, ecc., di significato e genesi ben diversa da un caso all'altro.

Bibl.: E. Kirmisson, Kystes, in Dictionnaire encyclopédique des sciences médicales, Parigi 1889; M. Borst, Die Lehre von den Geschtwülsten, Wiesbaden 1902; O. Barbacci, I tumori, 2ª ed., Milano 1915.

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