HALLSTATT, Civilta di

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

HALLSTATT, Civiltà di

H. Müller-Karpe

Cultura preistorica della prima Età del Ferro, tipica per l'Europa centrale, che prende nome dalla località di H., piccolo centro nel Salisburghese (Alta Austria) dove nel 1846 fu scoperto un grande sepolcreto di tombe a tumulo. Fino ad oggi sono stati esplorati oltre 1200 tumuli funerarî, in parte con ricchissimi corredi. È stato dimostrato che le miniere di sale esistenti nelle vicinanze di H., e ancor oggi sfruttate, erano già conosciute all'epoca di questa necropoli (come ci è lecito dedurre dalle cave della prima Età del Ferro, spintesi nella montagna fino a 390 m di profondità, e dalla complessa rete delle apparecchiature relative); viene quindi naturale il supporre che le popolazioni preistoriche di H. fossero arrivate a un così alto livello di benessere, grazie appunto all'estrazione e al commercio del sale. Come gli oggetti di corredo delle tombe ci lasciano intravvedere, i signori delle saline di H. intrattenevano intense relazioni di natura economica e culturale con il territorio delle Alpi Orientali, con la Germania meridionale e l'Italia settentrionale; sicché la cultura materiale di questa gente può ben essere da noi considerata rappresentativa del patrimonio di forme artistiche in circolazione nelle regioni a N delle Alpi, in quest'epoca. Di qui la denominazione di civiltà di H., data comunemente alla civiltà della prima Età del Ferro nella Francia orientale, Svizzera, Germania meridionale, Boemia, Austria e Carnia. Per quanto riguarda la situazione della civiltà di H., nel tempo si può distinguere nell'ambito dello stesso sepolcreto eponimo, come nel resto del territorio di questa civiltà, una fase più antica ed una più recente: la prima databile nel suo complesso al VII sec. a. C., grazie ad una serie di forme che essa ha in comune con gli aspetti culturali dell'Italia settentrionale e centrale; mentre la seconda (anch'essa in base a rapporti con l'Italia) va collocata nel suo complesso nel VI sec. a. C.

Quello che normalmente s'intende sotto il nome di civiltà di H. non è certo un'unità conchiusa, tale da comprendere in sé tutte le manifestazioni della cultura materiale e (per quanto ci sia dato di conoscerle) di quella spirituale, e tale da potersi in ciò distinguere dalle circostanti civiltà di quest'epoca. Chè anzi la civiltà hallstattiana presenta nelle singole regioni, spesso profonde diversità e il passaggio tra questa e taluni aspetti periferici, che non è già più possibile far rientrare in essa, non ha contorni precisi. Non mancano tuttavia tratti, caratteristici proprî alla civiltà della prima Età del Ferro nel VII e VI sec. dell'intera zona a N delle Alpi (ivi compresi sia l'E della Francia che le propaggini delle Alpi Noriche e Giulie), i quali ci autorizzano ad adottare una denominazione comune per questa civiltà.

I portatori della civiltà di H. erano genti prevalentemente agricole, raggruppate in villaggi, ma forse stabilite a volte anche in cascinali isolati, a seconda del prevalere dell'attività agricola, o dell'allevamento del bestiame. Gli insediamenti erano per lo più privi di fortificazioni; ma vi erano pure stazioni fortificate, poste generalmente sulle alture. Il tipo di fortificazione mostra uno sviluppo ulteriore rispetto a quello della più antica civiltà dei Campi di Urne (v. urne, campi di). Si distinguono due tipi: l'uno consiste in gabbioni, costruiti con tronchi d'albero, disposti in serie e riempiti di pietrame; l'altro è costituito invece da un'armatura di legno, infissa nel terreno, riempita anch'essa con pietrame e terra, rivestita sulla fronte da una cortina di filari di scaglie di pietra. Fra le stazioni su altura, solo quella del Goldberg nel Nördlinger Ries è stata completamente scavata: essa consisteva in un certo numero di case con pareti lignee, a pianta rettangolare, tutte più o meno delle stesse dimensioni; e in un edificio separato dal resto, notevolmente più grande, che evidentemente apparteneva a un personaggio socialmente importante, il capo del villaggio. È presumibile che si possa generalizzare questo dato di fatto riscontrato a Goldberg, per dedurne la presenza di un ceto socialmente preminente. In singoli casi si potrà addirittura parlare di prìncipi, i cui intenti costruttivi, volti al monumentale, si rispecchiano nell'assetto dell'abitato e delle fortificazioni. Ciò risalta con particolare evidenza nel caso della Heuneburg sull'alto Danubio. Gli scavi sistematici ivi condotti negli ultimi anni hanno dimostrato che su quest'altura, che presenta un pianoro sulla sommità e ripidi pendii tutt'intorno, esistette nella tarda età hallstattiana un abitato, cinto da un muro di mattoni crudi su zoccolo di pietra, costruito con molta cura e fornito di molti bastioni. Tecnica costruttiva e forma (da notare specialmente i bastioni) di queste mura non trovano precedenti nei tradizionali sistemi difensivi dell'Europa centrale, ma compaiono realizzati per la prima volta a N delle Alpi nel VI sec., senza dubbio seguendo modelli mediterranei; e forse fu qui attivo addirittura un architetto originario dell'Italia meridionale. Questo fatto, insieme alle ceramiche e agli altri oggetti importati dall'Italia venuti alla luce sulla Heuneburg, getta una luce indicativa sull'agiatezza e sulle importanti relazioni transalpine di colui che fece erigere questo centro: certo un personaggio socialmente preminente, un principe. È possibile dimostrare con dati archeologici che tali prìncipi della tarda età hallstattiana svolsero come committenti un ruolo significativo anche per l'artigianato artistico; e certo un notevole numero di artigiani esperti nei varî rami (ceramisti, toreuti, fonditori in bronzo, fabbri ferrai, intagliatori di corallo e d'ambra, vetrai, ecc.) si stabilì presso le loro sedi. Onde in questi luoghi trassero origine una cultura e un'arte "di corte", che poi in un certo qual modo servirono da modello per l'intera civiltà tardo-hallstattiana.

Nella civiltà hallstattiana devono aver rivestito una notevole importanza anche i mercati, i quali facilmente potevano diventare il centro economico e culturale di un certo territorio, e forse anche venire a coincidere con un centro religioso. Si può pensare, anche se per ora la cosa non è direttamente dirnostrabile, che in simili luoghi, qua e là, abbia avuto inizio uno sviluppo verso forme di abitati a carattere urbano.

In ogni caso dobbiamo presupporre per l'età di H. l'esistenza di parecchie specializzazioni professionali. L'alto livello tecnico nella produzione artigiana non può essere il risultato di una secondaria attività domestica.

Ceramica. - Grazie ai grandi quantitativi di ceramica rinvenuti, è possibile farsi un'idea abbastanza fedele di questo settore dell'artigianato artistico. Per quanto riguarda il vasellame fine si possono afferrare delle particolarità regionali di vario ordine. Una tendenza quasi generale è il rivestimento della superficie con un'ingubbiatura rossa e una pittura a grafite ad essa sovrapposta, che predilige semplici motivi geometrici (ad esempio, il meandro). A ciò sono da aggiungere motivi a costolature o a intaglio (v. excisione). Sono diffusi anche vasi interamente ricoperti di grafite, i quali in alcuni luoghi, come nell'Alto Palatinato, sono inoltre provvisti di una decorazione geometrica ottenuta a mezzo di una rotella dentata. In diversi gruppi (specie nell'Alto Palatinato e nel Württenberg) veniva anche prodotta una ceramica dipinta a fondo bianco, con ornati, rossi, neri e blu: si tratta evidentemente di imitazioni locali della ceramica italica del VII e del VI secolo. Sporadicamente (specie nel territorio delle Alpi Orientali) la superficie della ceramica fine viene provvista anche di ornamenti metallici, sia che si tratti di laminette di stagno, di piombo o di bronzo a motivi geometrici, sia che si tratti di applicazioni figurate, le quali possono essere attaccate con della resina sul collo del vaso, o semplicemente sovrapposte, sul collo e sulla spalla: vi notiamo figurette umane in diversi atteggiamenti, cavalli e cavalieri, uccelli. Le stesse figurazioni si trovano, incise o punteggiate, sulla superficie dei vasi, o, plasmate in argilla, vengono applicate sulla spalla. Non v'è adito a dubbi che questa ornamentazione vascolare figurata della civiltà di H. riveli una influenza delle culture italiche.

Toreutica. - Fiorente è anche la toreutica. Già nella civiltà dei Campi di Urne dell'Europa centrale, dal XIII all'VIII sec., l'arte dei bronzi laminati e sbalzati si era andata sviluppando fino a raggiungere un livello particolarmente avanzato: erano così prodotti vasi, elmi, schinieri, corazze e scudi. Questa industria toreutica che si rifaceva certo a modelli micenei, fu continuata in epoca hallstattiana, specie nella Baviera, Austria e Carnia, sia con un ulteriore sviluppo dei tipi della tarda età dei Campi di Urne, sia con la creazione di nuove fogge. Prevalgono i recipienti (calderoni, situle, brocche, tazze), le cui decorazioni possono essere a incisione sottile, oppure formate da file di punti e buguette sbalzati dal rovescio, con motivi geometrici e figurati. Per lo più si tratta di uccelli; accanto ad essi troviamo nel territorio delle Alpi Orientali anche raffigurate processioni o altre funzioni cultuali. Talvolta, le anse, gli orli e le spalle dei vasi presentano elementi ornamentali figurati in bronzo, con preferenza per le protomi o intere figure taurine. Solamente nella zona delle Alpi Orientali, per ora, ci sono note armi difensive (elmi, corazze, schinieri) in bronzo laminato; non è escluso però che ciò sia dovuto alla diversa quantità dei ritrovamenti, e che in realtà queste fogge fossero invece in uso nell'intero territorio hallstattiano.

Metallotecnica. - La tecnica della fusione in bronzo, che aveva conosciuto un organico sviluppo dalla civiltà dei Campi di Urne a quella hallstattiana, fu ora impiegata essenzialmente per la creazione di oggetti di ornamento, mentre le armi e gli utensili, fusi anch'essi in bronzo nel corso della precedente età dei Campi di Urne, vennero, a partire dal principio dell'epoca di H., fabbricati in ferro. Gli inizî dell'utilizzazione del ferro come materia prima per armi ed utensili risalgono all'VIII secolo. Tuttavia la definizione di Età del Ferro si adatta propriamente solo alla civiltà hallstattiana: a partire dalla prima fase di questa, infatti, spade, punte di lancia, asce, morsi equini ecc. sono prevalentemente o quasi esclusivamente di ferro. L'arte del fabbro, presumibilmente retaggio di una corporazione artigianale robustamente organizzata, che tramandava la tecnica di generazione in generazione, fu senza dubbio anch'essa appresa per influenza delle regioni mediterranee: in Grecia, già intorno al passaggio dal II al I millennio, si era raggiunto un alto livello nella lavorazione del ferro. Quest'arte giunse rapidamente nell'ambiente hallstattiano ad una sorprendente fioritura: i risultati sono ben degni di ammirazione, e già nella fase più antica sono applicate diverse tecniche decorative (ad esempio l'agemina). Anche i recipienti di legno lavorati al tornio, di alto livello qualitativo, così come i carri di legno a quattro ruote, estremamente complessi, forniti di rivestimenti in bronzo e in ferro, presuppongono l'attività di artigiani specializzati.

Commerci. - Oltre che ad artigiani ambulanti, dobbiamo attribuire anche a commercianti una ragguardevole importanza per i rapporti culturali sia all'interno dell'area della civiltà hallstattiana, sia con i territorî circostanti, soprattutto con l'Italia. Si può dimostrare l'esistenza di un esteso commercio di sale e grafite, e la presenza di ambra, corallo e avorio è anch'essa dovuta a rapporti commerciali; né si può trovare una spiegazione al sistematico impiego del bronzo, se non grazie a collegamenti stabilmente regolati. Ma vi era anche un traffico di prodotti finiti, preziosi oggetti di ornamento, armi, vasi di bronzo. Come esempî particolarmente efficaci di prodotti di officine mediterranee, giunti presumibilmente per via di scambi commerciali nel mondo hallstattiano, si possono citare il gigantesco cratere di bronzo, rinvenuto da pochi anni nella sepoltura principesca di Vix (v.) presso Châtillon-sur-Seine, e le oinochòai rodie con bocca trilobata dalle tombe tardo-hallstattiane della Germania sud-orientale.

Armi. - Le armi che compaiono nei corredi funerarî ci offrono una preziosa documentazione circa la tecnica di combattimento e, attraverso questa, circa alcuni tratti caratteristici dell'evoluzione sociologica nella prima Età del Ferro dell'Europa centrale. Nella prima civiltà hallstattiana, i guerrieri recavano di regola una lunga spada di ferro, arma precipuamente da taglio, adatta soprattutto al combattimento individuale, e forse usata da guerrieri a cavallo. La uniformità dell'armamento ci induce ad ammettere che in quest'epoca esistesse un ceto socialmente omogeneo di uomini atti alle armi, presumibilmente contadini guerrieri. Diverso è il quadro nella tarda età hallstattiana: al posto delle spade da taglio lunghe e pesanti, incontriamo corti, eleganti pugnali; ma l'arma principale di questa età furono piuttosto le lunghe lance di ferro, adoperate per lo più a coppie. Questa trasformazione nell'armamento sembra attestare che nel VI sec. il combattimento individuale aveva ceduto il passo al combattimento in formazione chiusa (tattica oplitica): evoluzione che sembra essersi compiuta contemporaneamente a quella verificatasi nel mondo classico.

Abbigliamento. - I corredi funerari ci offrono anche una documentazione sulle usanze relative all'ornamento e ai costumi, e sui prodotti artigianali destinati a soddisfare tali esigenze. L'abbigliamento femminile era costituito da stoffe tessute con arte, vivacemente colorate e adornate di galloni a decorazione geometrica; esempî di questi tessuti ci sono noti principalmente da Dürrnberg presso Hallein (Salisburgo). Per tenere uniti i singoli pezzi dell'abbigliamento si usavano nella prima età hallstattiana, in quasi tutte le regioni, degli spilloni in bronzo; nella tarda età hallstattiana furono invece adottate quasi esclusivamente fibule, così come venivano usate comunemente già prima del VI sec. nel territorio delle Alpi Orientali e in Italia. Queste fibule di bronzo presentano una estrema ricchezza e varietà di fogge; quasi tutti i tipi traggono origine da forme italiche o delle Alpi Orientali (fibule ad arco, serpeggianti, ecc.), talune hanno elementi di corallo inseriti, altre hanno ornamenti figurati: sia che l'arco o la staffa rechino una figura di animale, per lo più un uccello, sia che una parte dell'arco stesso venga ad assumere forma di animale. Del costume femminile nella tarda età di H. facevan parte integrante anche un alto cinturone in lamina bronzea, decorato con motivi incisi o sbalzati. Si preferivano ornati geometrici; tuttavia non mancano esempî di figure antropomorfe o zoomorfe (cavalli e uccelli). Al posto dei cinturoni in lamina bronzea si portavano anche cinture di cuoio guarnite con bottoni di bronzo. Nell'intero territorio della civiltà di H. era inoltre diffuso l'uso di braccialetti di vario tipo. Particolarmente notevoli sono i larghi braccialetti (circa 20 cm), del tipo detto "a botte" (Tonnen-Armband) di lamina bronzea riccamente decorata, che compaiono specialmente nella Germania sud-occidentale, in Svizzera e nella Francia orientale: venivano portati a coppie sugli avambracci. In altre zone, specialmente nella Baviera settentrionale, si preferivano invece sottili braccialetti, portati in serie l'uno accanto all'altro. Molto diffusi erano anche gli anelli da caviglia. I monili da portare al collo erano di molti tipi diversi: in alcuni gruppi (ad esempio, nella Baviera settentrionale) si preferiva una serie di anelli in bronzo di varia grandezza, mentre altrove prevalevano specialmente collane di elementi d'ambra o di vetro. Orecchini abilmente lavorati in lamina di bronzo o d'oro, decorati con motivi geometrici (meandro, ecc.), e diademi di varie fogge completano il quadro degli ornamenti individuali. Specialmente nella area orientale del territorio hallstattiano il gusto per gli ornamenti pendenti, tintinnanti e scintillanti si espresse in fogge particolarmente sontuose di pendagli, formati di una parte centrale fusa, a volte adorna di elementi figurati, da cui pendono numerose catenine con svariati amuleti.

Usi funerarî. - Uno dei caratteri che maggiormente distinguono la civiltà di H. è il costume funerario che vi dominava. Prevalevano di gran lunga i tumuli funerarî, nei quali il morto veniva deposto cremato o inumato. Rarissime sono le tombe terragne, che si ricollegano al tipo di sepoltura dominante nei precedenti secoli. Per l'VIII sec., dal territorio delle Alpi Orientali e dalla Germania meridionale, accanto ai grandi sepolcreti ad incinerazione formati di tombe terragne di semplice struttura, ci sono noti singoli tumuli funerarî che contengono per lo più deposizioni di guerrieri con corredo di armi, e che, tutto considerato, ci appaiono come le sepolture di un ceto sociale preminente. Nei due secoli seguenti, questo tipo di sepolcro divenne poi quello generalmente in uso. In tutta l'Europa centrale sorsero allora piccole o grandi necropoli di tumuli (a volte se ne contano parecchie centinaia), nei quali venivano deposti uno o più morti. I tumuli sono per lo più formati da terra accumulata, e spesso cinti tutt'intorno da un anello di pietra, o da un muro di pietre a secco, destinati a impedire il dilavamento del cumulo di terra. Le dimensioni dei tumuli variano notevolmente: uno dei più poderosi deve essere stato il cosiddetto "Hohmichele" presso Hundersingen, nel Württemberg, alto 13 m, con un diametro di 80 m. All'interno dei tumuli si trova molto spesso, immediatamente al di sopra dell'originario piano del suolo, una camera quadrangolare costruita con travi di legno, a copertura piatta, che può essere riconosciuta nel corso di accurati scavi sia per le tracce delle fondazioni visibili nella colorazione del terreno, sia, talvolta, per gli avanzi delle travi che hanno mantenuto fino ad oggi parte della loro consistenza.

Spesso ricchissimi sono i corredi tombali di vasellame, che in qualche territorio venivano allineati lungo una delle pareti maggiori della camera. Da notarsi il frequente costume di porre nella camera funeraria un carro a quattro ruote con i relativi finimenti. In singoli casi si poté riconoscere che il morto era posto a giacere sopra il carro. Tali carri hanno una lunghezza di circa tre metri; erano formati da un basso cassone, fabbricato con assi o con sbarre di legno e adorno di rivestimenti in lamina bronzea di vario genere. Le ruote avevano raggi di legno, e un cerchione pure di legno, spesso protetto da un cerchio di ferro, assicurato alla parte lignea con grossi chiodi di ferro. Questi carri erano fatti per attaccarvi due cavalli; ma nelle tombe hallstattiane della Germania meridionale non era costume seppellire, come altrove (per esempio un gruppo hallstattiano del territorio boemo), anche i cavalli: ci si accontentava di deporre nella tomba i relativi finimenti. Questi erano costituiti da un correggiame con svariati rivestimenti bronzei, soprattutto dischi lavorati a sbalzo (falere), e da bande ornamentali pur esse con rivestimento bronzeo, oltre che da morsi e filetti in ferro o in bronzo. Ricordiamo che per lo stesso periodo ci sono note sepolture con deposizione del carro anche a S delle Alpi, in territorio italiano; anche in Grecia il trasporto del morto su di un carro aveva un suo ruolo stabile nel cerimoniale del seppellimento, come ci appare dalle figurazioni sulle ceramiche geometriche. Tuttavia è importante la constatazione che il costume del trasporto funebre sul carro non venne introdotto ex novo nell'età hallstattiana dal mondo mediterraneo, ma che l'usanza era pienamente sviluppata nell'Europa centrale già nei secoli precedenti. A partire dalla prima età dei Campi di Urne (XIII sec. a. C.) ci sono note nella Germania meridionale delle sepolture ad incinerazione con ricchi corredi, nelle quali il defunto veniva cremato assieme, o addirittura sopra, ad un carro. Sembra che questa particolarità del rituale funerario abbia fatto la sua prima comparsa nella Germania meridionale durante la prima età dei Campi di Urne. Non possiamo ancora affermare, per quanto sia cosa verosimile, che questo costume sia stato praticato ininterrottamente a partire da tali più antiche sepolture centro-europee fino a quelle di età hallstattiana: né tanto meno che esso abbia conservato lo stesso significato ideologico durante tutto questo periodo. È presumibile che su questi carri il defunto venisse condotto dalla sua dimora alla sepoltura oal rogo funebre, nel corso di una processione cultuale, rito che i Greci chiamavano ekphorà. Le rappresentazioni figurate sui vasi funerarî hallstattiani (uomini a cavallo, a piedi, oranti, portatori di vasi, ecc.) si riferiscono certamente ad atti del cerimoniale di seppellimento. Anche altri oggetti dei corredi tombali stanno in immediato rapporto con determinati elementi del culto dei morti. Sparsi per tutta l'area hallstattiana compaiono spesso grandi calderoni in bronzo, posti a volte su di un tripode bronzeo sapientemente lavorato, o su sostegni di altra foggia, in modo strettamente analogo a quanto si nota nelle tombe etrusche dello stesso periodo; si tratta certamente di recipienti nei quali veniva apprestata un'offerta sacrificale ai morti. La stessa cosa vale per gli alari di focolare in ferro, accompagnati da spiedi anch'essi in ferro, questi ultimi per lo più a coppie (che di nuovo richiamano quelli analoghi delle camere funerarie etrusche e venete). Questi alari terminano alle estremità in protomi taurine. Anche le situle, le brocche, le scodelle e i piatti in bronzo che compaiono nelle tombe hallstattiane, pur essi spesso con motivi di tori e di uccelli, dovettero essere adibiti ad offerte sacrificali per i morti. Le funzioni cultuali collegate alle cerimonie del seppellimento si rispecchiano con particolare evidenza in un modellino di carretto rinvenuto nella sepoltura hallstattiana di Strettweg nella Stiria: esso ci mostra una figura femminile, che reca sul capo un piatto concavo, ed è circondata da figure maschili che brandiscono delle asce e conducono con loro degli animali. L'ipotesi che questa rappresentazione riguardi un sacrificio, offerto con un qualche riferimento al morto, è tutt'altro che ingiustificata. Del resto, anche su di un piano più generale, rispondono ad un'esigenza religiosa pure gli oggetti del corredo tombale, come le figurette di tori, di cervi e di uccelli in terracotta, bronzo o piombo, i quali vanno interpretati come immagini di vere e proprie offerte sacrificali ai morti. Anche le scarse sculture monumentali in pietra (ad esempio, la figura umana di Stockach nel Württemberg) che venivano utilizzate come monumenti funerari visibili all'esterno, dovettero essere cariche di un qualche significato religioso. Circa le concezioni religiose che dovevano rispecchiarsi in questi monumenti archeologici, non abbiamo ancora alcuna chiara nozione. Dicendo che in esse il Sole ricopriva un ruolo notevole, e che molta importanza aveva anche il culto degli antenati, noi menzioniamo solo qualche tratto generico, che non ci dà ancora alcun adito diretto alla comprensione del più profondo contenuto spirituale della civiltà di Hallstatt.

La civiltà di H. operò da una parte un ulteriore sviluppo di quanto essa aveva ereditato dall'età dei Campi di Urne, dall'altra si mantenne aperta ai più svariati impulsi culturali provenienti dalle civiltà mediterranee, e particolarmente dall'etrusca e dalla greca, elaborando tuttavia queste influenze in modo decisamente autonomo. Tale ci appare oggi il modo più corretto per delinearla. Con ciò si apprestava, nel campo artistico, tecnico-artigianale, economico, sociale e ideologico, il terreno sul quale, nel V sec. a. C., poté svilupparsi la civiltà celtica di La Tène (v.).

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