Punica, civiltà

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punica, civiltà[1] Civiltà fenicia dell’Occidente, fiorita a Cartagine e nelle sue colonie tra 9° e 2° sec. a.C. Sotto l’aspetto storico e politico la documentazione al riguardo è per lo più indiretta, in quanto, a parte le iscrizioni numerose ma brevi e di contenuto essenzialmente religioso, si basa su fonti greche e romane. Più ricca e diretta è la testimonianza dell’archeologia, che fornisce un’ampia serie di dati, concernenti soprattutto la religione e la produzione artigianale. Attraverso tale documentazione si delinea una civiltà in cui senza dubbio permangono i caratteri fondamentali del mondo fenicio, ma in un’area di diffusione molto vasta (Africa settentrionale dalla Libia al Marocco, Malta, Pantelleria, Sicilia occidentale, Sardegna, Baleari e Penisola Iberica) tali caratteri si evolvono e alcuni elementi innovatori determinano una relativa indipendenza culturale.

Di notevole importanza gli scavi eseguiti a Cartagine e nella regione circostante (Capo Bon, Kerkouane); in Sicilia, a Mozia, Palermo e in altre località, da Salunto a Erice, da Lilibeo a Selinunte e a Monte Adranone. In Sardegna, una serie di scavi e ricognizioni ha mostrato che la cultura punica vi ebbe posizione preminente (Monte Sirai, Nora, Sulcis, Cagliari, Tharros). In Spagna, infine, il notevole sviluppo delle ricerche ha documentato la progressiva e profonda punicizzazione di aree di antica colonizzazione fenicia.

Rispetto al mondo fenicio, la civiltà punica presenta una quantità superiore di dati soprattutto per le necropoli e i luoghi sacri. Le necropoli, nelle tombe a camera ipogeica con accesso a corridoio (dròmos) o a pozzo, continuano fino in epoca romana una tipologia già attestata, ma assai diffusa, sulla costa fenicia. In tutto l’Occidente punico sono diffusi i templi a pianta tripartita, tipici dell’architettura religiosa del Vicino Oriente. Invece i luoghi sacrificali (➔ tofet), benché ne sia storicamente accertata l’esistenza in Oriente, sono conosciuti archeologicamente solo nel mondo punico. Centinaia di stele dalla Sicilia e dalla Sardegna recano un contributo notevole alle conoscenze. Un ricco repertorio simbolico, nel quale spicca il cosiddetto ‘segno di Tanit’, si accompagna alla varietà delle rappresentazioni figurate, nelle quali motivi del repertorio orientale, cipriota ed egiziano assumono accenti diversi sotto l’azione ambientale. Le stele hanno tipologicamente i loro precedenti, sia pure scarsi, nella regione fenicia; e a questa si riallacciano anche altre categorie della produzione punica, tra cui è da porre in rilievo soprattutto la coroplastica, con una grande varietà di figurine a tornio o a stampo, di protomi femminili e maschili, di maschere ghignanti. Appaiono in ambiente punico nuove categorie, quali i rasoi bronzei e le uova di struzzo decorate, mentre altre categorie tipicamente fenicie, come gli avori e le coppe bronzee, perdono vigore o scompaiono.

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