TERRAMARICOLA, Civilta

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

Vedi TERRAMARICOLA, Civilta dell'anno: 1966 - 1997

TERRAMARICOLA, Civiltà

A. M. Sestieri

Cultura protostorica che prende nome dal termine emiliano "terra marna", indicante un tipo di terreno particolarmente fertile per la ricchezza di resti organici. È diffusa nell'Emilia (province di Parma, Piacenza, Modena e Reggio) e nella Lombardia meridionale, durante l'Età del Bronzo Media e Recente con attardamenti fino all'Età del Ferro.

Manca per questa cultura una precisa documentazione stratigrafica. Gli insediamenti sono, in una fase iniziale, villaggi all'aperto, estesi su una superficie da uno a tre ettari, formati da capanne rettangolari o tondeggianti (m 5 × 5) che al momento dello scavo si presentano come cumuli di terreno, avanzi del crollo del tetto e delle pareti con alla base buchi per pali e un battuto sovrapposto a un assito in legno.

Successivamente i villaggi vengono cinti da un argine largo dai 7 ai 15 metri, e da una fossa profonda 3-4 metri; le piante sono spesso trapezoidali e il terrapieno è rinforzato con grossi blocchi di pietra, o gabbioni o file di pali di legno. La funzione dell'argine è essenzialmente di difesa contro le inondazioni periodiche della Val Padana, che, a causa di un generale irrigidimento del clima dell'Europa centrale, andarono intensificandosi fra il Il e gli inizî del I millennio a. C. Funzione analoga dovevano avere le palafitte presenti in alcune stazioni di bassa pianura.

L'economia terramaricola ha carattere misto agricolo-pastorale, con attività agricola prevalente: sono state rinvenute falci di selce e di bronzo, macine di pietra, zappe di corno di cervo, semi di cereali, e resti di bue, capra, pecora, maiale, asino, cane e cavallo. Erano praticate anche la caccia (resti di orso, cinghiale, cervo, daino, capriolo) e la pesca.

La ceramica nelle fasi più antiche ha caratteri tipici: superficie grigia o nera lucidata, sagome nette a profili misti concavi o convessi, decorazione plastica a cordoni, bugne semplici e circoscritte, motivi di solchi paralleli incrociati, anse sopraelevate. Alcune forme e decorazioni di vasi presentano affinità con materiali della Cultura di Aunjetitz e con le culture della zona danubiano-balcanica, esclusa la Bandkeramik. Nelle fasi più tarde (Bronzo finale) la ceramica presenta invece stretti rapporti con l'area subappenninica-adriatica, soprattutto nelle caratteristiche anse ad ascia, a bastoncello, a orecchie di lepre, cornute, ecc.

Tipica, ma non esclusiva, la produzione plastica di piccoli animali (bue, pecora, capra, maiale); il ricco repertorio decorativo delle fusaiole è invece tipicamente terramaricolo, e sembra indicare un rapporto con la zona balcanico-danubiana. L'industria litica produce lame erte, strumenti a lavorazione bifacciale, elementi di falcetto, accette piatte, raschiatoi, macine. Abbondano gli oggetti di osso e corno lavorato: manici di lesina, decorati a cerchielli concentrici, teste di spillone a rotella radiale, pettini, punteruoli, cuspidi di freccia, morsi da cavallo.

Oggetti di bronzo compaiono fin dagli inizî di questa cultura, ma le prime forme sembrano appartenere a una fase già piuttosto avanzata: nella fase più antica compaiono l'ascia a margini rialzati, gli spilloni con testa a rotolo ribattuto, anulare, a triplice anello, globulare perforata, e varî tipi di pugnali. Molti di questi tipi trovano confronti nella Cultura di Aunjetitz. Nella fase più tarda sono presenti varî tipi di spade, l'ascia ad alette, la falce, la cuspide di lancia a cannone, il rasoio a doppio taglio. Confronti con le culture della zona centro-europea.

Le necropoli terramaricole finora conosciute appartengono tutte a una fase tarda. Si tratta di campi di urne deposte assai vicine le une alle altre, a volte sovrapposte. L'ossuario, ovoide o biconico, è ricoperto da una ciotola capovolta o da un ciottolo piatto. Alle ceneri è mescolato, a volte, qualche bronzo bruciato. Rari gli oggetti di corredo. La comparsa dei primi campi di urne nell'Italia centromeridionale è stata collegata con possibili spostamenti di gruppi terramaricoli avvenuti verso la fine del II millennio, a causa del peggioramento del clima dell'Italia settentrionale.

Interpretata al principio del secolo, in base alle sue affinità con le Culture del Bronzo centro-europee, come una civiltà di provenienza transalpina, il cui inizio avrebbe segnato l'arrivo degli Ano-Europei in Italia (Pigorini), la cultura delle terramare fu considerata d'importanza fondamentale nello svolgimento della preistoria italiana, e addirittura collegata con le origini di Roma. Più recentemente è stato riconosciuto il suo carattere di cultura regionale e relativamente tarda. Il Säflund ritiene che questa cultura sia giunta in Emilia come una unità definita e indipendente, diversa dalla cultura preesistente, provenendo dalla zona balcano-anatolica, e attraversando l'area europeo-danubiana.

Ma non mancano elementi per collegare la cultura terramaricola alle precedenti culture neolitiche dell'Italia settentrionale, considerandola come uno sviluppo locale di tecnica costruttiva, dovuto a fattori esterni.

Bibl.: L. Pigorini, Le più antiche civiltà dell'Italia, in Bull. Paletn. It., XXIX, 1903; G. Säflund, Le Terremare, Lund 1939. Per le stazioni più note v.: F. Coppi, Monografia ed iconografia della terracimiteriale o terramara di Gorzano, Modena 1871, 1874, 1876; P. Laviosa Zambotti, in Mem. Ist. Lomb. Sc. Lett., 1939.

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