CLAUDICAZIONE

Enciclopedia Italiana (1931)

CLAUDICAZIONE (lat. claudicatio; propriamente claudus era ogni arto depravatus quoad motum, così manus clauda significava mano storpia; fr. boiterie; sp. claudicación; ted. Hinken; ingl. limp)

Piero Benedetti

Con questa parola si designa la disfunzione dell'apparato motore per la quale, nell'alternanza del passo, il bacino compie oscillazioni dissimmetriche, che s'estendono, spesso esagerandosi, al tronco soprastante. Dipende essenzialmente da differente lunghezza delle leve ossee costituenti l'arto inferiore, o da limitazione dell'articolarità delle loro giunture, o da turbata funzione cinetica dei varî gruppi muscolari che le attivano (paralisi, infiammazioni, ecc.).

Si può avere claudicazione anche nei quadrupedi (cavallo, asino, mulo, ecc.); in questi però la dissimmetria delle oscillazioni varia nelle differenti andature, in rapporto alla pluralità degli arti, che possono essere contemporaneamente portanti. In linguaggio veterinario claudicazione è sinonimo di zoppia, o zoppicatura; si dicono zoppicature a caldo quelle che compaiono solo con l'esercizio muscolare, e zoppicature a freddo quelle accentuatissime al principio della marcia e che a poco a poco s'attenuano; quando la zoppicatura è poco accentuata si dice, per esempio, che il cavallo marca; quando è molto visibile, che il cavallo zoppica; quando l'appoggio sull'arto difettoso è quasi nullo, che il cavallo cammina su tre gambe. Per la cura della claudicazione bisogna precisare la sede e la natura della lesione causale; questa diagnosi può essere talvolta molto delicata. In giurisprudenza zootecnica, in diversi paesi, la zoppicatura intermittente, antica, cronica, o doglia vecchia, o doglia morta, è considerata come vizio redibitorio nel cavallo, nell'asino e nel mulo.

Claudicazione intermittente. - Quadro morboso determinato da arteriosclerosi degli arti inferiori, detto anche dysbasia intermittens angiosclerotica, che colpisce specialmente le arterie crurali, quelle delle gambe e del piede. I disturbi s'iniziano con formicolii e sensazioni di freddo in queste parti, ma si rendono specialmente evidenti dopo che il malato ha camminato per un certo tratto; allora viene colto da dolori vivissimi agli arti che l'obbligano a fermarsi; i piedi diventano freddi e d'aspetto livido. Dopo un breve riposo le sofferenze s'attenuano per ripresentarsi più tardi, dopo un altro tratto di cammino. Il sintomo obiettivo locale più importante è dato dalla mancanza delle pulsazioni delle arterie del piede (pedidia) e della gamba e anche dalla sensazione d'indurimento e d'irregolarità delle pareti arteriose palpate attraverso la pelle. L'esame con i raggi X spesso dimostra calcificazioni delle pareti arteriose; quello sfigmomanometrico modificazioni dell'indice oscillometrico. La caratteristica intermittenza dei disturbi del cammino si spiega con lo stato d'insufficienza funzionale dei vasi che si stabilisce quando essi non sono più in grado di rispondere adeguatamente, con aumento di attività, alle maggiori esigenze circolatorie locali in rapporto alla deambulazione; inoltre, con il permanente restringimento del lume vasale determinato dall'arteriosclerosi. Vi s'associa una contrazione spastica della muscolatura arteriosa che rende più difficile e meno adattabile all'aumento funzionale il regime circolatorio negli arti. Col progredire della malattia si stabiliscono gravi alterazioni nutritive fino alla cancrena delle dita, quando i vasi si occludano per trombosi. Manifestazioni analoghe si possono avere anche negli arti superiori.

Fra i moventi causali della malattia occupa un posto importante la sifilide; s'è attribuita qualche influenza anche all'intossicazione da tabacco e ai raffreddamenti. La claudicazione intermittente si può avere anche nella malattia di Buerger (v.). H. Oppenheim ha descritto una forma puramente funzionale, angiospastica di claudicazione intermittente. Forme angiospastiche dolorose accessionali si hanno per le coronarie del cuore (angina pectoris), per le arterie intestinali (angina abdominis), per le arterie cerebrali e midollari, per quest'ultime non si ha dolore, ma sospensione della funzione del territorio colpito dall'ischemia angiospastica. In tutti questi casi si parla, per somiglianza, di claudicazione intermittente del cervello, del midollo, del cuore, ecc. La cura è rivolta agli agenti causali (ioduro, dieta vegetariana nell'arteriosclerosi; cura antiluetica nelle forme sifilitiche, ecc.) e allo spasmo vascolare (acetilcolina, nitriti, insulina, simpaticectomia).

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