CLAUDIANO, Claudio

Enciclopedia Italiana (1931)

CLAUDIANO, Claudio (Claudius Claudianus)

Massimo Lenchantin De Gubernatis

Poeta latino, nato in Alessandria d'Egitto. Lo conferma egli stesso (Carm. min., 22, 20 Birt) considerando Alessandro Magno conditor... patriae (cfr. anche Carm. min., 19,3, nostro cognite Nilo e Suida s. v. Κλαυδιανός). Lorenzo Lido, De magistratibus, I, 47, scherzosamente lo chiama "Paflagone", cioè uomo da nulla, e Apollinare Sidonio (Carm., 9, 271), accennando a Claudiano con le parole Pelusiaco satus canopo, non vuol già dire che fosse originario proprio di Canopo, bensì dell'Egitto. S'ignora l'anno di nascita e di morte. Quando giunse a Roma sotto il consolato dei fratelli Probino ed Olibrio (anno 395 d. C.), la greca Talia, come egli stesso dichiara (Carm. min., 41, 14), dovette cedere alla toga latina: in altri termini fu costretto ad abbandonare la lingua greca per la latina che, senza dubbio, già possedeva alla perfezione. Dopo un'assenza di cinque anni (cfr. De consulatu Stilichonis, III, praef., 23), ritornò nella capitale ed ebbe modo di frequentare la corte imperiale. Tra il 400 e il 402, in premio della glorificazione che aveva fatto di Stilicone (cfr. De bello Pollentino, praef., 7), ottenne la dignità di patrizio e, dietro proposta del Senato, gl'imperatori Arcadio e Onorio gli dedicarono una statua nel foro Traiano con iscrizione (Corp. Inscr. Lat., VI, 1710) chiusa da un distico greco inneggiante al poeta che riuniva in sé lo spirito di Virgilio e la musa di Omero. Presumibilmente poco dopo, per intervento di Serena, moglie di Stilicone, si accasò con una donna di nobile lignaggio, forse alessandrina (cfr. Carm. min., 31, 43) Verso il 404, cadde forse in disgrazia per un epigramma contro Adriano e Teodoro (Carm. min., 21). Nonostante i suoi tentativi informati ad eccessiva umiltà, egli (carm. min., 22) non riuscì a placare il potente prefetto Adriano. Nelle opere di C. mancano accenni ad avvenimenti posteriori al 404. Il silenzio non può spiegarsi che con la morte; ma sulla causa che la determinò, nulla ci è dato sapere. Che fosse pagano affermano S. Agostino (De civ. dei, V, 26) ed Orosio, VII, 35, forse perché nei suoi versi manca ogni traccia di cristianesimo. E pagano senza dubbio era nell'anima, sebbene sia difficile che, dati i suoi rapporti con la corte imperiale, non abbia aderito, almeno formalmente, alla religione dello stato.

Dei carmi che vanno sotto il nome di C., divisi nelle edizioni moderne in Carmina maiora, Carmina minora, Appendix, Carmina graeca, noi possiamo fare cinque gruppi. I numeri sono, salvo indicazione contraria, dell'edizione del Gesner il quale, non potendo attenersi alla tradizione manoscritta, seguì il criterio cronologico per i carmi storici, riunendo gli altri secondo caratteri esteriori. Si tenga presente che ad ogni libro delle opere di carattere storico, è unita spesso una prefazione che ha pure un proprio numero.

I. Poemi storici: 1, Panegyricus dictus Probino et Olybrio consulibus (principio del 395); 2-5, In Rufimum libri II (principio del 396), con la prefazione al libro II aggiunta nel 397, al ritorno di Stilicone che aveva fronteggiato Alarico sul fiume Alfeo ai piedi della Foloe; 6-7, De III consulatu Honorii Augusti liber (anno 396); 8, De IV consulatu Honorii Augusti liber (anno 398); 9-10, Epithalamium de nuptiis Honorii et Mariae (anno 398); 11-14, Fescennina per la medesima occasione in metri lirici varî; 15, De bello Gildonico, interrotto dopo la descrizione dei preparativi della guerra contro Gildone di Mauretania; 16-17, Panegyricus dictus Manlio Theodoro consuli (fine del 398); 18-20, In Eutropium libri II, con la prefazione al libro II aggiunta dopo che il libro stesso era stato ultimato (anno 399); 21-24, De consulatu Stilichonis libri III (fine dell'anno 399); 25-26, De bello pollentino (Gothico) liber, sulla vittoria di Stilicone a Pollentia nel 402; 27-28, De VI consulatu Honorii liber (a. 404); Carm. min., 30 Birt: Laus Serenae, nipote e figlia adottiva di Teodosio I e moglie di Stilicone: carm. min., 25 Birt: Epithalamium dictum Palladio v. c. tribuno et notario et Celerinae.

Animo aperto all'entusiasmo e ai sentimenti più opposti, Claudiano, senza alterare consciamente la verità storica, celebra con ardore i suoi potenti amici e in specie Stilicone che rappresenta come un vero eroe, mentre, con estrema violenza, inveisce contro i nemici. Ma per quanto esagerati possano sembrare i biasimi e iperboliche le lodi, l'ispirazione sincera, a cui Claudiano obbedisce, lo distingue dalla schiera degli adulatori pronti ad accordare la lira all'interesse del momento.

II. Poemi mitologici: 32-36, De raptu Proserpinae libri III. Nel trattare di materia che non aveva per lui l'attrattiva dell'attualità, Claudiano dà prova di doti singolari di fantasia congiunte ad un'alta coscienza artistica. Innegabile l'efficacia esercitata su lui dall'orfismo. Leggiadre le descrizioni, come quella della primavera siciliana. Il carme appartiene al tempo della prefettura di Fiorentino (dal 395 al 397) e fu interrotto quando Fiorentino cadde in disgrazia di Stilicone. Continuare un poema in onore di persona nemica al protettore, era evidentemente cosa pericolosa. Tra i poemi mitologici, vuol essere ricordata anche la Gigantomachia (Carm. min., 53 Birt) incompleta e diverga dall'omonimo carme greco.

III. Carmi minori. - Interessanti le cinque epistole in distici: Carm. min., 31 Birt: Epistula ad Serenam in ringraziamento dei suoi buoni uffici per il matrimonio del poeta; 40, Epistula ad Olybrium; 41, Epistula ad Probimum; 19, Epistula ad Gennadium; 22, Deprecatio ad Hadrianum, simile, per il tono. a certe epistole dei Tristia ovidiani. Non mancano di grazia gli epigrammi, come quello (20) De sene Veronensi qui suburbium numquam egresus est, pervaso da un senso nostalgico di pace idillica. Il carme 17 è dedicato ad Anfinomo e Anapi che salvarono i genitori dalle lave dell'Etna, argomento già trattato negli ultimi versi dell'Aetna pseudovirgiliano. Non si dimentichino i carmi su animali: 27, Phoenix ispirato all'omonimo di Lattanzio; 9, De hystrice; 49, De torpedine; e quelli sopra località interessanti, come 28, Aponus (Abano), celebre già nell'antichità per le sue fonti salubri; e 26, Nilus.

IV. Carmi apocrifi. - Formano l'Appendix delle edizioni critiche recenti. Tra essi l'Epithalamium Laurentii (5 Birt) con parecchi versi alquanto licenziosi, il breve carme In Sirenas (1), quello più ampio in lode di Ercole (11), la Laus Martis (7), i distici De Isidis navigio (11), la Laus Christi (20), i Miracula Christi (21).

V. Carmi greci. - Claudiano, oltre che in latino, scrisse pure in greco. Il caso di autori bilingui non è raro nell'età imperiale. Nell'Anthologia Palatina, IX, 753 e 754 si leggono (nn. 4-5 Birt), con il nome di Claudiano, due epigrammi che trattano del cristallo contenente ghiaccio, e cioè dell'argomento stesso di parecchi epigrammi latini appartenenti ai Carmina minora (33-39). Non vi è motivo di dubitare dell'autenticità di cotesti componimenti. Lo stesso si dica dei 77 versi della Gigantomachia greca, anche se, salvo il tema, si allontani dalla redazione latina. La disposizione della materia e la tecnica del carme arieggiano la maniera di Claudiano. Si aggiunga il cenno ad Alessandria, patria del poeta (v. 11). Incerta la paternità di due poesiole d'argomento cristiano (Anthologia Palatina, I, 19-20; 6-7 Birt) che forse sono da attribuire al Claudiano fiorito sotto Teodosio II (408-450), su cui cfr. Evagrio, Hist. eccles., I, 19.

Spirito di Virgilio e Musa di Omero; in queste parole, astrazione fatta dalla lode esagerata, è ben definito quello che è il fondo della poesia di C. Contemporaneo di Nonno, che fu il rappresentante più illustre della poesia greca del tempo, e, come Nonno, originario dell'Egitto, egli riuscì ad infondere nella letteratura latina, che volgeva al tramonto, un soffio di vita effimera. Vena poetica copiosa, fantasia potente, senso d'arte che mai non si smentisce, padronanza degli strumenti tecnici più delicati, uso sapiente degli artifici retorici sono fusi nei carmi suoi non indegni del nome di. Virgilio e di Ovidio e comparabili talora alla magnificenza oratoria di Lucano, talaltra alla virulenza di Giovenale.

Delle edizioni si ricordano quelle di N. Heinsius, Leida 1650 e Amsterdam 1665, di J. M. Gesner, Lipsia 1759. Edizioni critiche di L. Jeep in 2 volumi, Lipsia 1876 e 1879, e di Th. Birt nei Monumenta Germaniae historica. Auctorum antiquissimomrm tomus X, Berlino 1892.

Bibl.: Ampie notizie bio-bibliografiche in Schanz-Hosius-Krüger, Geschichte der römischen Litteratur, Monaco 1920, IV, ii, 1002-1023. E v. Th. Birt, prolegomeni all'ed. citata e per l'età di Claudiano, O. Seeck, Geschichte des Untergangs der antiken Welt, Lipsia 1910, V.

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