TREVES, Claudio

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

TREVES, Claudio

Delio Cantimori

Pubblicista e parlamentare socialista, nato a Torino il 24 marzo 1869, morto a Parigi il 10 giugno 1933. Pseudonimi: Rabano Mauro (in Critica Sociale); Gaio Ulpiano, Peter Augen (Critica Sociale, Giustizia, 1924-26); Paolo Dávila, Italo Pellegrini (dal 1926). Dal 1909 al 1912 direttore dell'Avanti!, dopo esser stato al Tempo. Dal 1906 al 1926 deputato socialista: ininterrottamente e quasi sempre per Milano. Cominciò la vita politica giovanissimo a Torino, nel Partito repubblicano, ma presto si fece conoscere fra i socialisti e nel 1898 si trasferì a Milano. Nel 1902 si può considerare pienamente affermato, come pubblicista, attraverso la collaborazione alla Critica Sociale, alla quale rimase fedele sino alla fine costituendo con F. Turati e con A. Kuliscioff il gruppo dirigente del Partito socialista italiano, fino al 1922; esercitandovi, più che attività teorica e ideologica, attività pratica di organizzatore e di uomo politico e di parlamentare fine e concreto. Sulla base della posizione marxista della socialdemocrazia europea e italiana rifiutò con Turati il riformismo revisionista bissolatiano e bonomiano, ma agì come riformista sul piano politico, dimostrando acutezza, chiarezza e conseguenza nella visione e nell'azione, come indica l'abbandono delle pregiudiziali repubblicane e l'accettazione dell'impostazione politica generale giolittiana (polemica con D. Papa, 1906-07).

Di questa posizione si servirono gli estremisti (B. Mussolini) per estrometterlo dalla direzione dell'Avanti! (1912). Nel 1914-18 fu per la neutralità assoluta (famoso il discorso del luglio 1917: "questo inverno non più in trincea"). Salutò fra i primi con entusiasmo la rivoluzione russa dell'ottobre 1917, ma fu nemico del comunismo e del Partito comunista italiano, ch'egli non distingueva dagli antichi estremisti. Nel 1921, dopo il congresso di Livorno, che segnò la scissione dei massimalisti e la nascita del Partito comunista, con Turati rimase a capo del Partito socialista definito "unitario" Combatté decisamente il fascismo, specialmente dopo il 28 ottobre 1922. Nel 1924 fu direttore di Giustizia. Il 20 novembre 1926 partì clandestinamente per l'esilio costrettovi dalle persecuzioni del governo fascista. Nell'esilio dette la sua attività alla "Concentrazione antifascista".

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