CLITOMACO di Cartagine

Enciclopedia Italiana (1931)

CLITOMACO (Κλειτόμαχος, Clitomăchus) di Cartagine

Giorgio Pasquali

Filosofo accademico del sec. II a. C. Semita come tanti altri filosofi ellenistici e chiamato dapprima Asdrubale, venne ad Atene, secondo la migliore tradizione (un frammento di Apollodoro di Atene), a 24 anni, cioè, secondo la stessa fonte, nel 163-62; divenne nel 159 scolaro di Carneade; fondò una propria scuola sul Palladio nel 140-39, ancor vivo il maestro; invase con i proprî scolari l'Accademia nel 129-28, essendo scolarca Cratete (v.) di Tarso; fu riconosciuto scolarca legittimo nel 127-26; morì nel 110-9.

La fondazione d'una scuola propria mostra ch'egli era uscito da quella di Carneade (v.), dunque con ogni probabilità che aveva avuto con questo un dissidio. Pure egli sopravvive per noi soltanto come l'interprete di Carneade, che, come altri grandi maestri dell'antichità, non lasciò nulla di scritto. Di C. invece si conoscevano più di 400 volumi: noi sappiamo di quattro libri de sustinendis adsensionibus (περὶ ἐποχῆς), evidentemente opera fondamentale; di un'orazione consolatoria mandata ai suoi concittadini cartaginesi dopo la distruzione della città; di un libro diretto al poeta Lucilio e di un altro, precedente, mandato al console del 149, L. Censorino, evidentemente esposizioni elementari della dottrina scettica del suo maestro a uso di potenti romani, ch'erano tutt'altro che tecnici della filosofia. Alla sua interpretazione di Carneade è da Cicerone opposta una meno radicale, sostenuta da altri (specie Metrodoro): secondo Clitomaco il savio non opinerà, egli considera quindi le "opinioni" di Carneade puri espedienti dialettici nella sua lotta con le altre scuole, specie con la Stoa. Per Metrodoro, invece, il savio carneadeo potrà avere opinioni, purché abbia coscienza del loro carattere, appunto, di pura opinione.

Fonti principali su Clitomaco sono le opere filosofiche di Cicerone, specie il Lucullus. Quanto nel primo e terzo libro De natura deorum, nel De fato, nel II De divinatione, dei frammenti del III De Republica, risalga a Carneade, attraverso Clitomaco, è controverso; del pari in che misura egli sia fonte di Sesto Empirico.

Bibl.: Sulla vita, fondamentale F. Jacoby, Apollodors Chronik, Berlino 1902, pp. 386-89. Una monografia esauriente sulla dottrina manca, e le questioni sulle fonti filosofiche di Cicerone sono appunto ora molto controverse. Vedi a ogni modo Zeller, Philosophie der Griechen, III, i, 5ª ed., pp. 541-42, e meglio Arnim, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, col. 656 segg. (molto anche nel suo art. su Karneades). Sulle relazioni con Cicerone, Hirzel, Untersuchungen zu Ciceros philosophischen Schriften, Lipsia 1877, III, p. 162 segg., ma anche I, 32 segg.; III, 319; Schmekel, Philosophie der mittleren Stoa, Berlino 1892, pp. 172, 341 segg., 352; Lörcher, in Bursians Jahresbericht, CC (1924), p. 117; CCIII (1925), p. 95 segg.

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