Cognome

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Nome di famiglia, casato. Nella Grecia antica non si conosceva l’uso di un vero c. e, alla necessità di distinguere persone che portavano lo stesso nome, si provvedeva aggiungendo il patronimico e talora anche il luogo o il demo di origine. I Romani liberi invece, dall’età repubblicana, ebbero come terzo membro del loro nome il c.: per es. Marcus Tullius Cicero, Gaius Iulius Caesar ecc. Tali c., che ebbero origine da particolarità fisiche o morali o da località di provenienza, divennero con il tempo ereditari e, nell’ambito più vasto di una gens, designarono i membri di una medesima famiglia.

Il c. moderno sorse nel 9° sec. dal bisogno di distinguere persone di uguale nome poiché, in seguito alla rovina dei sistemi onomastici classici, ogni individuo aveva il solo nome di battesimo. L’uso del c. si diffuse rapidamente, diventando stabile per le singole famiglie, finché disposizioni di legge lo resero obbligatorio nei vari paesi.

Le origini dei c. sono diverse: un secondo nome aggiunto a quello di battesimo, l’indicazione del padre o della madre, la provenienza o il mestiere. Frequenti sono i soprannomi d’ogni genere, che possono indicare sia particolarità fisiche (il colore dei capelli, la corporatura), sia appellativi riferiti ad animali o frasi. Una classe a parte è costituita dai c. dei trovatelli: Innocenti, Esposito ecc. Nei paesi germanici, è diffuso il patronimico al genitivo o in composizione con la parola ‘figlio’, che appare anche nei c. di origine celtica e in quelli scozzesi e inglesi. Fra i c. slavi, sono molto comuni quelli derivanti dalla proprietà rurale. Nella forma occidentale troviamo nomi di certe città d’origine, di mestiere e, specie fra gli ebrei tedeschi, nomi tratti dai regni della natura.

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