COMMAGENE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

COMMAGENE (Κομμαγηνή)

M. Spanu

Regione dell'Anatolia, compresa tra l'Eufrate e il Tauro, confinante con Cilicia, Cappadocia e Armenia (Strab., XI, 12, 2-3; XII, 1-2 e 2,1), nota per la sua ricchezza di risorse naturali, ma soprattutto per la sua posizione strategica, vero e proprio corridoio di passaggio tra l'Occidente e l'Oriente.

Ai siti preistorici già noti (v. vol. I, p. 343 e S 1970, p. 41, s.v. Anatolia) si è aggiunta la grotta presso il Cendere Suyu (3 km c.a da Eski Kâhta) con tracce di frequentazione a partire dal Tardo Neolitico.

A partire dall'866 a.C. nei documenti assiri compare tra i tributari il nome Kummukh, da ritenere verosimilmente come quello designante l'area geografica della futura Commagene. Relativi a questo periodo sono alcune iscrizioni luvie e rilievi, provenienti da Samsat, Adıyaman, Boybeypınarı, Ancoz, a cui recentemente si è aggiunto il complesso presso il fiume Karasu, nel quale sono stati identificati un rilievo rupestre, tracce di mura, edifici, cisterne, ecc.

La storia del regno di C. inizia nel 163 a.C., quando il governatore (έπιστάτης) Tolomeo si ribellò ai Seleucidi (Diod. Sic., XXXI, 19a); non è noto se egli assunse in questa occasione il titolo di re, ma comunque l'era nazionale calcolata a partire da questa data rimase in uso per oltre due secoli.

Al fondatore della dinastia succedettero Samo II (c.a 130-100 a.C.) e Mitridate I Callinico (c.a 100-70 a.C.); è a questo punto, probabilmente, che la C. viene conquistata e ridotta a regno vassallo da Tigrane d'Armenia. Alla sconfitta di quest'ultimo, re di C. era Antioco I (c.a 69-38 a.C.), che riuscì a conservare il suo regno malgrado le sconfitte subite da parte di Lucullo (Dio Cass., XXXVI, 2,5), Pompeo (Plut., Pomp., 45; App., Mithr., 106 e 117) e Antonio (Plut., Ant., 34, 5-7; Fl. Ioseph., Ant. lud., XIV, 439 e Bell. lud., 1, 320-322; Dio Cass., XLIX, 22, 1-2), la sua alleanza con Pompeo a Farsalo (Caes., Bell, civ., III, 4,5; App., Bell, civ., II, 49) e i continui sospetti di amicizia verso i Parti (Cic., Epist., XV, 1,2).

Nel 72 d.C. la C. fu definitivamente annessa alla provincia di Syria (Fl. Ioseph., Bell. lud., VII, 219-243; Suet., Vesp., 8, 4): Antioco IV e i figli Epifane e Callimaco furono accolti con onori e insigniti della cittadinanza romana.

La particolare situazione di convivenza tra due imperi e culture diverse trova piena rispondenza nel programma religioso varato da Antioco I basato sul sincretismo greco-persiano, con un pantheon dove lo stesso dinasta e i suoi antenati venivano ad assumere un ruolo fondamentale (v. vol. V, p. 409, s.v. Nemrud Dagh), del quale rimangono testimonianze nei luoghi di culto, hierothèsia e temène.

Dal punto di vista archeologico la C. è ancora in gran parte da scoprire: le indagini finora condotte hanno interessato esclusivamente gli hierothèsia di Arsamela sul Ninfeo e sul Nemrud Dag, mentre i dati relativi agli altri siti sono noti per lo più grazie a ricognizioni o a ritrovamenti casuali. Luoghi di culto sono stati identificati nelle località di Ancoz, Çaputlu Ağaç, Küllük, Kılafık Hüyük, Samosata, Seleucia sull'Eufrate, Selik e Sofraz Köy, presso le quali sono stati trovati iscrizioni e rilievi frammentari con il tipico motivo di dèoxis con dinasta e divinità.

Più conosciuto è lo hierothèsion di Karakuş dedicato alla regina Isias Philostòrgos (identificata recentemente come consorte di Antioco I) da parte di Mitridate II. Il complesso è costituito da un tumulo funerario alto m 20 e con un diametro di m 110, idealmente iscritto da tre terne di colonne doriche, alcune delle quali ancora in situ. Le colonne laterali di ciascuna serie sostenevano una coppia di leoni o aquile, mentre quella centrale sorreggeva a sua volta una statua o - in un caso - il rilievo di dèoxis con Isias Philostòrgos e una divinità.

Anche a Şeşönk lo hierothèsion era costituito da un tumulo (diam. m 35), alla cui base erano tre coppie di colonne doriche unite da un architrave, al di sopra del quale erano sistemate delle statue: nell'unico caso ben conservato si può vedere una coppia reale su un trono fiancheggiato da aquile.

Al pari della religione sincretistica proposta da Antioco I, i vari aspetti artistici riflettono la convivenza di elementi occidentali e orientali: se infatti molti aspetti stilistici e iconografici si possono considerare diretta prosecuzione dell'arte ellenistica, molte sono le novità di ispirazione iranica, come il ribaltamento delle proporzioni nelle raffigurazioni dinasta-divinità, l'abbinamento colonna-rilievo, l'adozione dell'abbigliamento armeno-orientale, ecc.

Tuttavia, assai limitate furono le Conseguenze di questa «arte ufficiale» (probabilmente circoscritta ai soli monumenti di culto dinastico): sulla base dei recenti studi si evince che il programma monumentale di hierothèsia e temène, diffuso in tutto il territorio del regno, sia da attribuire per la quasi totalità ad Antioco I, con scarse attività da parte dei successori e già obliterato poco dopo l'annessione romana, come del resto provano le evidenze archeologiche e le fonti letterarie di età romana.

Le testimonianze di periodo romano nella regione sono al momento poche: questo dipende dall'assenza di indagini nelle città e, verosimilmente, anche da un impegno relativamente minore, rispetto al periodo precedente, in attività edilizie. Allo stato attuale delle conoscenze sembra che in età severiana siano avvenute massicce opere di edificazione e ricostruzione da collegare ad attività militari nella regione, come i restauri dei ponti sul Karasu, sul Singas e sul Cendere Suyu (antico Chabinas): quest'ultimo, datato epigraficamente al 198-200 d.C., fu realizzato dalla Legio XVI Flavia Firma con il finanziamento di quattuor civitates Commagenorum.

Oltre a segnalazioni sporadiche (tombe a Bezik, Dikili Taş e Haydaran), scarsi sono i rinvenimenti nelle principali città: a eccezione di Samosata e Seleucia sull'Eufrate, sono noti alcuni rilievi a Germanicea (Γερμανίκεια, odierna Maraş), mentre di Perre (Πέρρε, odierna Pirun) si hanno notizie di un mosaico, di un acquedotto e della vasta necropoli rupestre; più conosciute sono Doliche e Direk Kale.

Singoli siti. - Doliche (Δολίχη, odierna Dülük). - La città, menzionata da Tolomeo (Geog., V, 15, 10), occupava probabilmente il Keber Tepe: di essa non rimane praticamente nulla se non la necropoli di Çimşit Tepe con tombe rupestri a camera quadrangolare con arcosoli (particolarmente significativa una a pianta esagonale con fregio con scene mitologiche).

È stata confermata l'ubicazione extraurbana del Tempio di Giove Dolicheno sul Dülük Baba Tepe (2 km c.a a S della città) grazie al ritrovamento di frammenti architettonici e iscrizioni. La vicina necropoli di Isely Tepe, anch'essa rupestre, potrebbe essere forse pertinente agli addetti al culto.

Direk Kale (Lacotena ?). - A 20 km c.a a NO da Arsamela sul Ninfeo, in una piccola valle circondata da colline (su una delle quali era probabilmente un luogo di culto ellenistico), sono state individuate le rovine di tre templi. Il maggiore (tempio A), grande m 23,60 x 14,20, è situato all'interno di un vasto tèmenos, costruito in opera quadrata, contraddistinto dalla presenza di torri agli angoli. Il tempio, orientato E-O, era corinzio, prostilo, tetrastilo e all'interno aveva un àdyton. All'esterno del tèmenos, davanti all'accesso meridionale, sorgevano altri due templi (B e C) in antis, che misurano rispettivamente m 11,70 x 22,20 e m 8 x 19.

Sulla base di confronti generali (organizzazione planimetrica) e di dettaglio (decorazione architettonica, particolari costruttivi), il complesso dimostra una stretta connessione con l'architettura siriana di età imperiale. Le datazioni proposte (seconda metà del I sec. d.C. per il tempio A; II sec. d.C. per quello Β e inizi del III sec. d.C. per il tempio C) hanno suggerito che la realizzazione di questo complesso sacro sia da porre in relazione con la riorganizzazione religiosa conseguente all'annessione della C. all'impero romano.

Tille Hüyük. - Alle varie ricognizioni relative al limes sull'Eufrate si sono recentemente aggiunti gli scavi di Tille; le indagini, ancora in corso, hanno identificato almeno due fasi. Sono stati messi in luce ambienti di periodo ellenistico, alcuni dei quali pavimentati con ciottoli, su cui in età romana fu impiantato un campo ausiliario, come testimoniano le numerose tegole bollate Al(a) Fl(avia) Ag(rippiana), Le(gio) XVI F(irma), [- - -]AC.AVG. Relative a questo periodo sono le tracce di un edificio, ampiamente rimaneggiato, interpretato come bagno.

Bibl.: In generale: K. Humann, 0. Puchstein, Reisen in Kleinasien und Nordsyrien, Berlino 1890; L. Jalabert, R. Mouterde, Inscriptions grecques et latines de la Syrie, I: Commagène et Cyrrhestique, Parigi 1929; F. Κ. Dömer, R. Naumann, Forschungen in Kommagene, Berlino 1939; F. K. Dörner, Kommagene. Ein wiederentdecktes Königreich, Gundholzen 1967; id. (ed.), Kommagene (A W, VI, numero speciale), Basilea 1975 (con bibl. prec.); id., Kommagene, Bergisch Gladbach 1981.

Preistoria: H. Müller-Beck, Eine neolithische Wohnhöhle bei der Römerbrucke über den Chabinas, in F. K. Dörner (ed.), Kommagene, cit., p. 4. - Età del Ferro: J. D. Hawkins, Von Kummuh nach Kommagene, ibid., pp. 5-10. - Età ellenistica: R. D. Sullivan, The Dynasty of Commagene, in ANRW, II, 8, 1977, pp. 793-798 (con bibl. prec.); P. M. Fraser, The Kings of Commagene and the Greek World, in Studien zur Religion und Kultur Kleinasiens. Festschr. F. K. Dörner, Leida 1978, pp. 359-374; J. Wagner, Dynastie und Herrscherkult in Kommagene. Forschungsgeschichte und neuere Funde, in IstMitt, XXXIII, 1983, pp. 177-214; G. Schmitz, S. Sahin, J. Wagner, Ein Grabaltar mit einer genealogischen Inschrift aus Kommagene, in EpigrAnat, XI, 1988, pp. 81-96. - Età romana: D. French, New Research on the Euphrates Frontier: Supplementary Notes 1 and 2, in S. Mitchell (ed.), Armies and Frontiers in Roman and Byzantine Anatolia, Oxford 1983, pp. 71-101 (con bibl. prec.).

Studi e tipologie: J. H. Young, Commagenian Tiaras: Royal and Divine, in AJA, LXVIII, 1964, pp. 29-34; H. Waldmann, Die kommagenischen Kultreformen unter König Mithridates I. Kallinikos und seinem Sohne Antiochos I., Leida 1973; F. K. Dörner, Mithras in Kommagene, in Etudes Mithriaques. Actes du 2e Congrès International, Teheran 1975 (Acta Iranica, XVII), Leida 1978, pp. 123-133.

Singoli siti. - Doliche: J. Wagner, Neue Denkmäler aus Doliche, in BJb, CLXXXII, 1982, pp. 133-166 (con bibl. prec.). - Direk Kale: W. Hoepfner, Direk Kaie. Ein unbekanntes Heiligtum in Kommagene, in IstMitt, XVI, 1966, pp. 157-177; T. Β. Mitford, Some Inscriptions from the Cappadocian Limes, in JRS, LXIV, 1974, pp. 160-175. - Tille: D. French, J. Moore, H. F. Russell, Excavations at Tille 1979-1982. An Interim Report, in AnatSt, XXXII, 1982, pp. 161-180 (con aggiornamenti nella serie Καζι Sonuçlari Toplantisi).