COMMONWEALTH OF NATIONS

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

COMMONWEALTH OF NATIONS (propr. British Commonwealth of Nations "Comunità britannica delle nazioni")

Ettore ANCHIERI
Roberto ALMAGIA
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Denominazione che ha sostituito in diritto e oramai anche, quasi generalmente, nell'uso quella di Impero Britannico (v. britannico impero, VII, p. 891; App. II, 1, p. 457, e in questa App.). Il re di Gran Bretagna e Irlanda ha anche il titolo di "capo del C." (formula usata la prima volta per la proclamazione di Elisabetta II, febbraio 1952). L'espressione dominions per indicare gli stati autonomi facenti parte, a fianco del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda settentrionale, del C., ha cessato di essere usata ufficialmente, sostituita da quella di members of the Commonwealth, dal luglio del 1947, quando i titoli del ministero for Dominion affairs e del Dominions office furono rispettivamente mutati in quelli di for Commonwealth relations e Commonwealth relations office.

La Conferenza dei primi ministri dei Paesi del C., riunita a Londra nell'aprile 1949, accettava la volontà dell'India - che un anno dopo doveva divenire repubblica in seguito all'indipendenza già raggiunta nel 1947 - di restare, pur con il mutato assetto costituzionale che aveva deciso di darsi, membro del Commonwealth. Questo fatto segnava una meta importantissima (unitamente alla precedente concessione dell'indipendenza a Ceylon, al British Nationality Act del 1948, e ad altri avvenimenti dello stesso 1949, quali la concessione al Canada di emendare la propria costituzione, l'unione di Terranova al Canada e l'uscita dell'Irlanda dal C.), in quel processo di radicale mutamento delle forme e delle strutture in cui si articolava per l'innanzi il C. e prima ancora l'Impero Britannico. Infatti, mentre l'indipendenza delle colonie nei primi decennî del secolo poteva dirsi normale trasformazione dell'Impero Britannico, la concessione della piena autonomia ad altri territorî, e soprattutto l'ammissione che potessero esistere nel C., tradizionalmente associazione alla Corona britannica, delle repubbliche (oltre all'India, il Pakistan dal 1956), facevano ritenere che il vecchio concetto di C. non fosse più valido, e che ci si trovasse di fronte ad un tipo di organizzazione di stati (se di organizzazione si può ancora parlare) del tutto nuovo. Da quando il re d'Inghilterra non è più Capo dello stato in ogni membro del C., ma soltanto, almeno per le repubbliche del subcontinente indiano, "simbolo della libera associazione dei varî membri del C.", questo ultimo non si può più raffigurare neppure come "unione personale" di stati sovrani sotto lo stesso re (il che era, a voler stare agli schemi giuridici continentali, la definizione più verosimile). La qualificazione giuridica del C. risulterebbe allora quanto mai difficile. Ma in realtà, esclusa, oltre all'unione personale, ogni forma federativa, e scartata l'ipotesi, per comune ammissione di uomini politici di paesi membri e secondo la situazione effettiva, del C. come "super-stato", non rimane sul piano giuridico alcun elemento apprezzabile per valutare il grado di organizzazione ed associazione del C., e non resta che concludere per l'assoluta irrilevanza internazionale (e per due membri anche costituzionale, cosa che influenza tutto il complesso di elementi necessarî a individuarne il concetto) del C. come tale e per l'inesistenza di particolari norme giuridiche, diverse da quelle internazionali, che regolino i rapporti tra gli stati che ne fanno parte. Pertanto, attualmente, il C. è soltanto una libera unione di stati, eguali, autonomi e sovrani, "cooperanti liberamente nel perseguimento della pace, della libertà e del progresso" (dichiarazione dei primi ministri, 1949). Di questa "unione" fanno parte, oltre al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e relative colonie, protettorati, territorî non autonomi e in amministrazione fiduciaria (v. britannico, impero, in questa App.) gli stati indicati, nella tabella.

In relazione alla situazione giuridica sopra indicata i singoli membri del C. mantengono proprie rappresentanze diplomatiche presso stati esteri e ricevono a loro volta rappresentanti diplomatici di stati esteri nelle proprie capitali. Essi hanno proprie forze armate dell'esercito, della marina e dell'aviazione con proprî ordinamenti e compiti specifici. I problemi generali che interessano l'intera comunità sono trattati da Conferenze del Commonwealth, che si tengono senza periodicità fissa in una o in altra sede.

Il processo di allentamento dei vincoli tra i membri del C. non si verificò unicamente per motivi programmatici dei laburisti, che lo iniziarono. Esso fu infatti proseguito dai governi conservatori, e ciò avvenne, oltre che per l'impegno internazionale di guidare i popoli verso l'indipendenza in ossequio ai principî delle N. U., e per una convinzione ideologica liberale, per strette necessità politiche. I fermenti nazionalistici africani, esasperati in questi ultimi tempi, specie nell'Unione Sudafricana, da politiche razziali (introduzione dell'"apartheid" nelle università e nella vita politica) e ingagliarditi dalle suggestioni di un panafricanismo militante, costrinsero la Gran Bretagna a giungere, nel 1953, alla costituzione della Federazione di Rhodesia e Nyasaland, premessa alla trasformazione di quei protettorati in Dominî; a dichiarare la completa indipendenza del Ghana nel 1957; a convocare nel gennaio 1960 una conferenza sul futuro assetto costituzionale del Kenya (sviluppo del progetto, nato nel 1948 con la East Africa High Commission, di una futura autonomia dell'Africa Orientale Inglese, ricchissima di materie prime) e a concedere l'indipendenza (1° ottobre 1960) alla Nigeria. Un plebiscito dell'ottobre 1960 tenutosi nell'Unione Sudafricana si è pronunciato a favore del regime repubblicano; la proclamazione della repubblica è annunciata per il 3 maggio 1961. I sommovimenti in Estremo Oriente portarono, per evitare sostanziali perdite e in armonia con lo sperimentato principio che il graduale allentamento dei legami valeva a salvare il C., all'indipendenza della Malesia, monarchia sovrana dal 1957, e di Singapore nel 1959. Nella trasformazione del C. rientrano ancora: il riconoscimento della piena indipendenza di Cipro (proclamata il 16 agosto 1960, in applicazione dell'accordo anglo-greco-turco di Londra. febbr. 1959), che dovrà decidere mediante referendum popolare l'eventuale adesione al C., le proposte modificazioni dello "status" di Malta (1957), la creazione nei Caraibi della Federazione delle Indie Occidentali (marzo 1958), che conserverà lo stato di colonia almeno fino al 1963.

Se il Regno Unito è considerato una grande potenza, e la sua importanza nel processo distensivo tra Est e Ovest è rilevante, ciò appare dovuto in buona parte ai suoi legami, manifestati da frequenti consultazioni, con il C., il quale è tra i maggiori centri di potere nella politica mondiale, assieme agli S. U. A. e all'URSS. Tutti i paesi del C. riconoscono oggi al Regno Unito la "leadership" nella difesa dei valori della civiltà occidentale, delle civili libertà, della democrazia parlamentare, e in questo legame ideologico-morale sta ora l'essenza del C. e la sua funzione politica in senso anticomunista. Ma, d'altra parte, il Regno Unito proprio dai suoi rapporti con il C. riceve la possibilità di mantenere la sua influenza in Africa, in Asia e in alcuni importanti settori geopolitici ed economici del Medio Oriente (è alla conservazione di questa influenza che debbono considerarsi intese l'azione seguita alla nazionalizzazione del Canale di Suez e la complessa politica verso gli Arabi e Israele), e di svolgere la propria politica anticomunista, in funzione della quale, oltre che per interessi economici e di potenza, si giunse (1955) al Patto di Baghdād (ora, ritiratosi l'‛Irāq nel 1959, Central Treaty Organization), si fornisce, d'accordo con tutto il C., l'aiuto economico e tecnico ai paesi sottosviluppati e si mantiene il principio di non aggressione atomica. Gli interessi militari del Canada verso gli S. U. A., come pure le simpatie panarabe e asiatiche (queste ora attenuate per gli incidenti alla frontiera cinese) che mantengono l'India prudentemente neutrale, se costituiscono, insieme con il problema africano, sintomi del progressivo disgregamento del C., non devono far temere, in termini di politica non imperialistica, la perdita dei valori di cui il C. si dichiara portatore, in quanto un rilassamento di vincoli, in pace ed amicizia, potrebbe preludere, seppure in contrasto con la tendenza all'istituzionalizzazione delle comunità "superstatuali ", a un'unione formalmente elastica, ma solida, dell'occidente inglese con la CEE, per interessi economici, con l'Africa, sul cui futuro politico è bene però non fare previsioni, e con parte dell'Asia.

Un'intensa rete di comunicazioni e di traffici collega i varî membri del C., per quanto in misura molto diversa. Le comunicazioni più strette sono col Canada, il membro più antico del C. e il più vicino, ma i rapporti commerciali sono oggi modesti rispetto a quelli che legano il Canada agli Stati Uniti: negli ultimi anni quasi il 60% delle esportazioni canadesi andavano negli Stati Uniti e appena il 20% nel Regno Unito. L'Australia invece, nonostante l'enorme distanza, importava quasi il 50% dei suoi prodotti (in valore) nel Regno Unito, e ne esportava il 33%; per la Nuova Zelanda i valori corrispondenti erano 46% e 60% (circa); per l'Unione Sudafricana 35% e 32-33%, per l'India 30% e 25-26%, per il Pakistan 16% e 20% circa.

Bibl.: F. H. Soward e R. M. Fowler, The changing Commonwealth - Proceedings of the IV unofficial Commonwealth, Toronto 1950; G. Treves, Il Commonwealth Britannico, Milano 1950; A. Gledhill, The Republic of India - The development of its laws and constitutions, Londra 1950; G. W. Paton, The Commonwealth of Australia - The development of its laws and constitutions, Londra 1952; A. Gledhill, The Pakistan - The development of its laws and constitutions, Londra 1957; G. Marshall, Parliamentary sovereignty and the Commonwealth, Oxford 1957; I. Jennings, Constitutional laws of the Commonwealth, 3ª ed., Oxford 1957; Commonwealth, in Dictionnaire diplomatique, VI, Parigi 1957, p. 320.

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