Complessometria

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In chimica, metodo di analisi basato su una titolazione il cui prodotto di reazione è un complesso (➔ coordinazione). Poiché la formazione dei complessi fra un metallo ione Mn+ e un’altra specie L avviene generalmente attraverso stadi successivi caratterizzati da valori crescenti del rapporto L/Mn+ nella molecola del complesso, al fine di garantirsi circa la univocità della reazione di titolazione si opera in condizioni da formare il complesso più ricco di L, cioè quello relativo all’ultimo stadio della reazione; è possibile anche fermarsi a un gradino intermedio, a patto però che la costante di stabilità del complesso relativo sia almeno 10.000 volte più elevata di quella del complesso relativo allo stadio successivo. È necessario che il complesso formato nella titolazione sia un composto stabile e la sua costante di stabilità deve essere maggiore di 104.

Fra le sostanze in grado di complessare stabilmente molti ioni metallici, vi sono gli acidi amminopolicarbossilici, e fra questi in particolare l’EDTA (acido etilendiamminotetracetico), l’NTA (acido nitrilotriacetico), il DCYTA (acido diamminocicloesantetracetico). Poiché fra i prodotti di una reazione di complessazione c’è lo ione idrogeno, la titolazione risulta chiaramente influenzata dal pH; meno stabile è il complesso e più alto deve essere il pH della soluzione da titolare, al fine di spostare l’equilibrio della reazione verso la formazione del complesso. Il punto finale nelle titolazioni complessometriche viene individuato mediante l’impiego di opportuni indicatori, detti metallocromici, che aggiunti in traccia alla soluzione di Mn+ ne complessano una piccola parte, impartendo alla soluzione una certa colorazione.

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