Vaticano II, Concilio

Dizionario di Storia (2011)

vaticano II, Concilio


Ventunesimo concilio ecumenico convocato da Giovanni XXIII il 25 dic. 1961 con la costituzione Humanae salutis. Il concilio si svolse dall’autunno del 1962 all’inverno del 1965 e si articolò in quattro sessioni. La prima ebbe luogo dall’11 ott. al 12 dic. 1962; la morte del papa, il giugno 1963, interruppe i lavori. Il concilio fu riconvocato dal nuovo pontefice Paolo VI. Dal 29 sett. al 4 dic. 1963 si svolse la seconda sessione, mentre la terza ebbe luogo l’anno successivo, tra il 14 sett. e il 21 novembre. La quarta e ultima sessione si svolse dal 1 sett. al dic. 1965. Il concilio generò ampie aspettative sul terreno della dottrina e del dialogo religioso. Il suo principale elemento di novità fu un rinnovato rapporto con le Chiese cristiane, le quali inviarono propri osservatori a Roma e che divennero oggetto specifico del decreto Unitatis redintegratio, emanato il 21 nov. 1964 – già Pio IX aveva invitato ortodossi, anglicani e protestanti al , ma l’invito era stato rifiutato –; l’apertura verso le confessioni non cristiane ispirò la dichiarazione Nostra aetate del 2 ott. 1965. Il concilio intervenne anche sulle questioni relative al governo della Chiesa. Furono potenziate le prerogative dell’episcopato, sia con il decreto Christus Dominus (28 ott. 1965) sia con il motu proprio di Paolo VI Apostolica sollecitudine (15 sett. 1965). Il concilio valorizzò anche la funzione del laicato nella vita della Chiesa e laici parteciparono ai lavori in veste di uditori. Il concilio venne inoltre democratizzato, distinguendo meglio i poteri in seno all’assemblea; furono nettamente distinti la funzione presidenziale, affidata dal pontefice a quattro cardinali moderatori, e i compiti di vigilanza sul rispetto delle norme, assolti da un consiglio di presidenza composto da dodici cardinali. Fu inoltre valorizzato il ruolo delle commissioni. Due gli eventi di maggiore impatto sul piano simbolico: l’abbandono del latino liturgico, con la costituzione Sacrosanctum Concilium, approvata il 4 dic. 1963, che introdusse le lingue locali nella liturgia; la dichiarazione delle due libertà, della Chiesa a svolgere la sua missione e di ogni uomo a professare le proprie personali convinzioni religiose (dichiarazione Dignitatis humanae del dic. 1965). Il concilio emanò quattro costituzioni, tra cui quella sulla «sacra liturgia» (4 dic. 1963) e quella sulla «divina rivelazione» (18 nov. 1965), Il tema centrale del concilio, espresso da papa Giovanni già nella bolla d’indizione, fu però formulato nella costituzione dogmatica Lumen gentium (21 nov. 1964), che aveva come oggetto «il mistero della Chiesa», secondo cui «la Chiesa è in Cristo come un sacramento, cioè un segno e uno strumento, dell’intima unione [dell’uomo] con Dio, e dell’unità di tutto il genere umano». Dalla rinnovata coscienza della Chiesa derivò l’affermazione che nella missione della Chiesa fosse essenziale servire non solo i battezzati, ma tutta l’umanità; ciò che rimandava al confronto con i credenti di altre religioni, con i laici e con il mondo contemporaneo in generale. È questo il tema della costituzione pastorale Gaudium et spes che, dopo un lungo e faticoso itinerario, fu approvata il 7 dic. 1965, il giorno precedente la chiusura del concilio. La Chiesa, si affermava in tale documento, deve dare una risposta concreta ai grandi problemi del presente: l’esplosione demografica, le ingiustizie sociali tra classi e popoli, il pericolo della guerra e della catastrofe nucleare; il progresso – si aggiungeva – non va lasciato in balia degli automatismi dell’economia, ma va tenuto fisso lo sguardo sulla dignità, sui diritti, sulle esigenze della persona; circa la difesa della pace, anziché partire dalla concezione tradizionale della «guerra giusta», il concilio preferì la prospettiva della «costruzione della pace». Il concilio ebbe effetti molto rilevanti sul piano religioso, culturale e politico, ponendo le basi per la crescita di nuove sensibilità nel campo cattolico, maggiormente impegnate sul terreno politico e più critiche verso gli assetti del mondo.

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