Messina, conferenza di

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

Messina, conferenza di

Paolo Guerrieri

Conferenza dei 6 ministri degli Esteri dei Paesi membri della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (➔ CECA), svoltasi, su iniziativa del ministro degli Esteri italiano G. Martino, prima a M. e poi a Taormina l’1 e il 2 giugno 1955, che avviò i negoziati che portarono ai Trattati di Roma del 25 marzo 1957 per la creazione della Comunità Economica Europea (➔ CEE) e della Comunità Europea per l’Energia Atomica (CEEA, ➔ EURATOM).

La preparazione della conferenza

La conferenza di M. ha le sue origini in primo luogo nel fallimento della Comunità Europea di Difesa (CED) e della connessa Comunità Politica Europea (CEP), bocciate dall’Assemblea nazionale francese il 30 agosto 1954, e nella decisione dei governi del Benelux di favorire il rilancio dell’integrazione europea attraverso passi in avanti sul terreno economico. La prima iniziativa risale all’aprile del 1955, a opera del ministro degli esteri olandese J.W. Beyen, che propose ai suoi colleghi belga P.-H. Spaak e lussemburghese J. Bech di predisporre un memorandum comune da inviare ai governi tedesco, francese e italiano nell’ambito della CECA. Il ministro Beyen puntava in effetti alla creazione di una semplice unione doganale con l’abolizione dei dazi e delle restrizioni quantitative intracomunitari, mentre J. Monnet aveva precedentemente cercato di proseguire sulla via indicata dalla CECA, con un progetto di integrazione economica verticale (➔ integrazione) consacrata all’energia nucleare civile. I Paesi del Benelux accolsero sostanzialmente l’idea di Beyen, ampliata da Spaak con la proposta di un’integrazione economica orizzontale attraverso la creazione di un mercato comune, pur non lasciando cadere completamente il progetto di Monnet. Il memorandum del Benelux fu inizialmente accolto dagli esecutivi tedesco e italiano e, su proposta di Monnet, dall’Assemblea comune della CECA, che sollecitò la convocazione di una conferenza dei governi per avviare concretamente, e con la collaborazione delle proprie istituzioni, il negoziato sul progetto di un mercato comune fra i Paesi della CECA, aperto all’adesione di altri Stati europei e in particolare della Gran Bretagna, che partecipò alla fase iniziale dei negoziati, ritirandosi però successivamente, nella convinzione che il mercato comune sarebbe presto fallito.

I risultati raggiunti

Su invito di G. Martino, si riunirono dunque, prima a M. e poi a Taormina, i ministri degli Esteri dei 6 Paesi membri della CECA, che approvarono gli elementi essenziali delle proposte del Benelux e di Monnet. Pur non accogliendo la richiesta dell’Assemblea comune di essere direttamente coinvolta nei negoziati, i ministri decisero di non convocare una classica conferenza intergovernativa, ma di affidare a un comitato di esperti, nominati dai governi e dalle istituzioni europee, il compito di elaborare i nuovi trattati e cioè «la creazione di un’organizzazione comune per lo sviluppo pacifico dell’energia atomica e l’istituzione di un mercato comune da realizzare per tappe mediante la riduzione progressiva delle limitazioni quantitative e l’unificazione dei regimi doganali». Il coordinamento politico del Comitato fu affidato al ministro degli esteri belga Spaak, che era stato fino ad allora presidente del Movimento europeo. Il lavoro preparatorio si concluse con l’approvazione di un rapporto presentato al Consiglio dei ministri dei 6 che si riunì a Venezia a fine maggio 1956, aprendo la strada ai successivi Trattati di Roma.

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