CONSTANT de Rebecque, Benjamin-Henri

Enciclopedia Italiana (1931)

CONSTANT de Rebecque, Benjamin-Henri

Arrigo Cajumi

Scrittore francese, nato il 25 ottobre 1767 a Losanna e morto a Parigi l'8 dicembre 1830. Come la famiglia paterna (v. sopra), quella materna era di origine francese, trapiantata in Svizzera a causa delle persecuzioni contro i protestanti. Precocissimo, a cinque anni cominciava lo studio del greco, e a dodici scriveva un poema eroico in cinque canti, Les chevaliers, che rivela non comuni letture. Nel 1780 fu mandato a Oxford. Ma un ragazzo tredicenne, per quanto precoce, non poteva sistemarsi in quell'università inglese e nel 1781 si trasferiva a Gertruidenberg. Nel 1782 era a Erlangen, nel 1783-1784 a Edimburgo: dappertutto smanioso di far parlare di sé, preso dagli studî, dalla vita mondana e dalle passioni amorose. Per porre fine a quell'esistenza dissipata, il padre lo volle a Bruxelles e poi in Svizzera. A Bruxelles ebbe un breve idillio con la signora Johannot, il solo forse felice dell'avventurosa sua carriera; a Losanna, una travolgente passione per la moglie dell'ambasciatore inglese presso il duca di Savoia. Soltanto nel 1787 il C. doveva trovare la donna capace di intenderlo: Belle de Zuylen, quarantasettenne e dal 1771 sposata col signor di Charrière, già innamorata di uno zio di C., Constant d'Hermenches. Quale fosse l'intimità delle loro relazioni è presumibile, sebbene non sia assolutamente certo; evidente è lo scambio vivacissimo di idee, che mise alle prese una donna intelligente, spregiudicata e delusa, e un uomo che sentiva la vita intellettuale quasi come una passione fisica. Essa contribuì a sviluppare in C., con un profondo disprezzo dei proprî simili, lo scetticismo e il gusto dell'analisi. Non riuscì invece a evitargli nuove stravaganze amorose: la domanda di matrimonio fatta alla signorina Pourras, e un tentativo di suicidio, l'una e l'altra cosa senza esito. Dopo essere fuggito da Parigi in Inghilterra (a Londra pubblicò la sua prima opera, la traduzione del secondo capitolo della Storia dell'antica Grecia del Gillies, col titolo: Essai sur les moeurs des temps heroiques de la Grèce, 1787) e poi tornato a Colombier dalla signora di Charrière, il 2 marzo 1788 fu accolto nella corte del duca di Brunswick. Nell'autunno si fidanzò, "per noia", con Wilhelmine Louise Johanne von Cramm, e l'8 maggio 1789 si sposarono. La moglie aveva dieci anni più di lui, e gli era infedele: nel 1792 ciascuno agiva già liberamente, e il matrimonio fu rotto il 25 marzo 1793; mentre d'altro lato una sua amante, Georgine Charlotte von Hardenberg, divorziava dal barone von Marenholz nella speranza di congiungersi con lui. Ma né questo progetto di matrimonio né la crisi le lacrime di Madame de Charrière valsero, dopo il suo ritorno in patria, a salvarlo da un nuovo e questa volta più tenace giogo. Il 19 settembre 1794 conobbe la signora di Staël; e nel 1795 la sua collaborazione politico-amorosa con l'autrice De l'influence des passions ebbe inizio. È di quell'anno infatti il suo primo scritto politico: De la force du gouvernement actuel de la France et de la nécessité de s'y rallier, seguito poi da Des réactions politiques (1796) e Des effets de la Terreur (1797). Attraverso la Staël, C. rapidamente giunse a Barras, poi a Talleyrand, e infine, dopo il 18 brumaio, fu nominato tribuno da Bonaparte. Erano due mentali tà radicalmente diverse, e lo si vide fra l'altro il 5 gennaio 1800, quando, in pieno tribunato, C. non risparmiò le sue critiche al regime autoritario di Bonaparte. Per tale atteggiamento di opposizione, fu escluso nel 1802 dal tribunato e nel 1803 seguì la Staël in esilio.

A Weimar avvicinò Goethe e Schiller, prese interesse alla poesia tedesca e alle nuove idee del romanticismo nascente, e concepì il progetto di tradurre in versi il Wallenstein (v. Walstein, préćédé de quelques réflexions sur le théâtre allemand, 1809). Il legame con la Staël era cominciato a diventare, fra un succedersi continuo di scenate, sempre più pesante, malgrado l'intermezzo appassionato e i progetti matrimoniali con Anna Lindsay (non pochi tratti della cui vita con la storia della loro relazione serviranno a C. per l'Adolphe) e gli amori con Julie Talma, moglie del famoso attore. Forse anche per sfuggire alla Staël, il C., indotta a nuovo divorzio Charlotte von Hardenberg, che nel frattempo s'era coniugata con il generale Dutertre, la sposava il 5 giugno 1808. Tuttavia la rottura definitiva con la Staël avvenne solo nell'aprile 1811, dopo violentissimi dissidî anche di carattere economico, determinati dalla paternità di Albertine di Staël, alla quale C. non era estraneo.

Durante tutto questo periodo l'antibonapartismo di C. non si era smentito: lo provano Le siège de Soissons, nove canti satirici (ed. V. Waille, Poligny 1892) e il libello famoso: De l'esprit de conquête et de l'usurpation (1813). Nel 1814, caduto Napoleone, C. fece ritorno a Parigi. Era stato in rapporto con Bernadotte, e il suo De l'esprit aveva efficacemente contribuito a preparare gli spiriti: la sua situazione politica all'alba della restaurazione era perciò assai notevole. In un articolo del Journal des Debats (21 aprile 1814) egli gettava le basi di un sistema di governo ispirato alla costituzione inglese, elaborato poi in forma definitiva nelle Reflexions sur les Consiitutions et les garanties, e accompagnato da una campagna per la libertà di stampa (De la liberté des brochures, des pamphlets et des journaux, considérée sous le rapport de l'intéret du gouvernement, 1814). Certamente, l'influenza di Madame Récamier, dal cui fascino il C. era ora dominato, contribuì a confermarlo in questo suo atteggiamento di consenso con la restaurata monarchia; ma perché da essa attendeva sempre la libertà. Dopo il ritorno di Napoleone dall'Elba, il 14 aprile 1815, C. accedeva all'invito di recarsi alle Tuileries e il 22 dello stesso mese veniva nominato consigliere di stato. Fu uno scandalo perché ancora il 19 marzo, alla notizia dello sbarco, aveva apertamente preso posizione per la monarchia nel Journal des Débats. Ma c'è del vero nelle parole del C. formate a sua discolpa: "Alzai gli occhi, e vidi che il trono era scomparso, ma la Francia era rimasta", ed è evidente che egli credette in buona fede alle promesse liberali e costituzionali di un Napoleone ammaestrato dall'esperienza a tener conto del volere del popolo: l'Acte additionnel, la Costituzione del 1° giugno, l'avere accelerato le elezioni, condussero difatti - prima di Waterloo - a una Camera dove gli oppositori stavano in maggioranza. Quando vide la sconfitta irreparabile, il 21 giugno 1815, C. in un colloquio con l'imperatore lo consigliò a non sciogliere il parlamento e a non proseguire la lotta, bensì ad abdicare. Inviato da Fouché (che trattava per proprio conto) in missione presso gli alleati, non riuscì che ad accrescere - col fallimento dei suoi sforzi - le avversioni suscitate dal suo nome, tanto da figurare sulla lista di proscrizione dei Borboni. Luigi XVIII lo cancellò da essa, ma C. - che alla fine del 1815 aveva dovuto persuadersi anche del suo insuccesso con la Récamier - passò in Inghilterra. A Londra, nel 1816, pubblicò l'Adolphe, scritto alla fine del 1806 in quindici giorni. E al principio del 1817 rientrava in Francia e nell'arringo politico con lo scritto: De la politique qui peut réunir les pariis en France, raccogliendo l'anno seguente nel Cours de politique constitutionnelle i suoi saggi principali. Ormai, la sua carriera si orienta decisa nel solco delle idee liberali, anzi del partito liberale. La Staël è morta nel 1817: C. la commemora nel Mercure de France, che con la Minerve française è uno dei suoi portavoce. A fianco di Manuel e di La Fayette, conduce la battaglia dell'opposizione costituzionale che trionferà nelle giornate di luglio. Deputato della Sarthe nel 1819, di Parigi nel 1824, di Strasburgo nel 1827, è perseguitato dal governo, che gli tiene gli sbirri alle calcagna, lo condanna per reato di stampa: la sorveglianza è particolarmente attiva dal 1827 al 1830. La guerriglia polemica, giornalistica e oratoria, non lo distoglie dai lavori di maggior lena. Nel 1824 esce il primo tomo De la religion considérée dans sa source, ses formes et ses développements, il 2° è del 1825, il 3° del 1827, il 4° e il 5° saranno pubblicati postumi nel 1831, ed egualmente postumo, nel 1833, sarà il saggio sul Polythéisme romain. Il Commentaire sur l'ouvrage de Filangieri è del 1822-24; i Discours à la Chambre des députés del 1827; i Mélanges de politique et de littérature, con una luminosa introduzione dove sono esposti i principî del liberalismo costituzionale e individualista, del 1829. La rivoluzione del 1830 lo trova al suo posto di combattimento, e Luigi Filippo lo nomina il 27 agosto 1830 presidente del consiglio di stato. Dopo un'ultima delusione, datagli dall'Accademia, che gli preferì prima Baour-Lormian e poi Viennet, moriva in tempo per non dover passare all'opposizione contro il regime di luglio: e i suoi funerali furono quelli di un grande uomo di parte e di un pensatore caro ai giovani.

Di carattere mobile e d' impetuoso temperamento, disordinato nella vita privata ed eccessivo nelle passioni, Benjamin Constant è apparso, specie ai lettori che si sono fermati all'Adolphe, al Journal intime (pubbl. nel 1894 secondo un testo mutilo e che non offre nessuna garanzia, come prova il frammento inedito apparso nella Revue des Études napoleoniennes del gennaio-febbraio 1915), alle Lettres à M.me Réćamier (pubbl. nel 1882) e a quelle alla famiglia e agli amici (pubbl. nel 1882-1894) e infine al Cahier rouge (pubbl. nel 1907), sotto un aspetto poco conforme al vero.

Adolphe, storia di un amore condannato a perire dal contrasto dei temperamenti dei due protagonisti, mirabile analisi psicologica con molte parti autobiografiche, ha fatto, con la sua perfezione d'arte e di stile, dimenticare la lucida, eloquente argomentazione del Cours de politique constitutionnelle, la passione ideologica dei Mélanges de politique et de littérature e degli altri scritti di occasione, che rivelano la tempra di un grande polemista, e infine gli studî di storia delle religioni, che cominciano soltanto ora a richiamare l'attenzione degli studiosi, e che hanno un'importanza fondamentale nell'evoluzione del pensiero laico dell'Ottocento. Il Journal intime e Le cahier rouge sono (specie il secondo) confessioni di altissimo pregio per la finezza delle notazioni psicologiche e la fluidità dello stile. Se per i sentimenti C. precorre i romantici, per la composizione e la lingua si attiene alla tradizione del sec. XVIII, di cui è un'estrema propaggine, mentre getta le basi delle ideologie il cui sviluppo sarà tutta la storia dell'Ottocento.

Bibl.: Il più recente e attendibile libro d'insieme è quello di Elizabeth W. Schemerhorn, B. C., his private life and his contribution to the cause of the liberal Government in France, Londra 1924. Molto mediocre la Vie de B. C. di L. Dumont Wilden, Parigi 1930. Per la giovinezza, G. Rudler, La jeunesse de B. C. (1767-1794), Parigi 1909; dello stesso, cfr. anche: Bibliographie critique des oeuvres de B. C., Parigi 1909; l'ediz. critica di Adolphe, Manchester 1919, e Un portrait littéraire de Sainte-Beuve, in Révue d'hist. litt. de la Fr., 1905. Su Madame de Charrière, la nuova edizione (Losanna 1927) del libro di Philippe Godet (M.me de Ch. et ses amis), apparso nel 1906, e le Lettres de Belle de Zuylen à Constant d'Hermenches, Parigi-Ginevra 1909. Sulla Staël, Pierre Kohler, M.me de Staël et la Suisse, Parigi-Losanna 1916 e le Lettres de M.me de S. à B. C., Parigi 1928 (delle stesse fu fatta nel 1907 una prima edizione americana). Sulla Lindsay, cfr. F. Baldensperger, Dans l'intimité d'Ellénore, in Revue de litt. comparée, 1926; A. Monglond, Vies préromantiques, Parigi 1925 ed ora la corrispondenza che rinnova tutto il soggetto: Lettres à M.me L., nella Revue des Deux Mondes, del 15 dic. 1930 e 1-15 genn. 1931. Su Rosalie de Constant, il libro omonimo di L. Achard, Parigi 1902; sulla Récamier, oltre alle Lettres citate, la monografia di É. Herriot nell'ed. 1905, la sola completa. Sulla vita politica: Memoires di Barras, Parigi 1895; il Talleyrand di Lacour-Gayet; E. Asse, B. C. et le Directoire, in Revue de la Révol., 1889; il frammento del Journal intime sopra citato; G. De Lauris, B. C. et les libéraux, Parigi 1904 e, soprattutto, V. Glachant, B. C. sous l'oeil du guet, Parigi 1906, con un'eccellente bibliografia; per i "cento giorni", G. Rudler, B. C. et son ralliement à l'Empire, nella Revue de Paris, del 15 dicembre 1930. Per l'Adolphe, oltre l'ed. critica del Rudler, la prefaz. di J. Bompard a quella dei Textes français, Parigi 1929, nella cui bibliografia sono indicate traduzioni italiane. Per gli studî di storia delle religioni, oltre l'analisi del Faguet, in Politiques et moralistes du XIXe siècle, I, cfr. ora il corso di C. Charrot, B. C. hist. des religions, in Revue des Cours et conférences, 1930-31. La corrispondenza, come i diarî, è stata mal pubblicata. Cfr. l'annuncio di inediti nel Mercure de France, 15 marzo 1929, p. 727 e nelle Nouvelles litt. del 3 nov. 1928 (art. di L. P. Quint).

Per le influenze italiane della Religion, cfr. Revue de litt. comp., 1928, p. 583, e A. Gambaro, La riforma religiosa nel carteggio di A. Lambruschini, Torino 1926. Del C. in Italia si è scritto poco: cfr. l'art. di R. Bonghi, in Cultura, 1895, nn. 1-2; quello di E. Giachino, C. e l'Adolphe, in Cultura, 1930, pp. 515-534. Maria Ortiz, che aveva dedicato (Cultura, 15 nov. 1922) un importante saggio a "Caliste" di M.me de Charrière ed Adolphe, ha premesso alla sua trad. ital. per il romanzo una lunga e buona introduzione (Firenze 1923). Buone pagine sul pensiero politico in B. Croce, La libertà degli antichi e quella dei moderni in Constant e Jellineck, Napoli 1930. Notevole l'influenza di C. su Cavour: cfr. D. Berti, Cavour avanti il '48, Roma 1886, p. 86 segg. L'edizione definitiva del Journal intime è, a quanto si annuncia, in corso. Per ora, quella migliore è la ristampa curata da P. Rival per l'ed. Stock, Parigi 1928. Ad eccezione di Adolphe del Journal, del Cahier rouge, non esistono edizioni recenti. Delle oepre politiche e religiose, le seconde sono introvabili fuori dell'ed. originale; per le prime, occorre accontentarsi di antologie del genere di quella apprestata dall'Allem per l'ed. Larousse (Ad. et oeuvres choisies de B.C.), Per l'iconografia, cfr. un ottimo album di P.L. Léon, B.C., ed inoltre il Glachant citato.

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