ADELAIDE, Contessa

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

ADELAIDE, Contessa (conosciuta anche come Adelaide di Savoia, Adelaide di Susa, Adelaide di Torino)

Armando Tallone

Figlia di Olderico Manfredi della famiglia arduinica (v. arduinici, IV, p. 142) e di Berta, figlia di Oberto II marchese della Liguria orientale; moglie di Oddone di Savoia, figlio di Umberto I dalle bianche mani.

Molte questioni si sono dibattute fra gli storici intorno a lei, ritenendo i più che abbia avuto successivamente tre mariti: Ermanno di Svevia, Enrico di Monferrato e Oddone; ritenendo alcuni altri che essa abbia sposato solo quest'ultimo e che moglie degli altri due sia stata una sua parente omonima; qualcuno infine, che questa parente, una sorella minore di A.,. abbia sposato il solo Enrico, e la nostra, invece, prima Ermanno di Svevia, poi Oddone di Savoia.

Non si può negare che gli argomenti addotti a sostegno delle diverse teorie abbiano un certo peso; perciò deve dirsi che la questione non è da considerare definitivamente risolta, anche se le maggiori probabilità siano in favore dell'unicità adelaidina e dei tre matrimonî della contessa.

Secondo dunque la tradizione, A., tenendo conto della data del matrimonio dei suoi genitori e della eventuale nascita di un fratello primogenito detto conte di Mombardone o Monte Bardone, nacque verso il 1015-1016; sposò nel 1036 Ermanno duca di Svevia; rimasta vedova il 28 luglio 1038, sposò Enrico marchese di Monferrato prima del 1042, e infine verso il 1046, Oddone, procurandogli con questo matrimonio i dominî di qua dalle Alpi. Infatti Olderico Manfredi aveva ereditato dal padre, insieme con i fratelli, ma con una prevalenza effettiva su questi in virtù di una primogenitura di fatto, perché in diritto essa non era in vigore, la marca di Torino; indi, come vogliono alcuni, aveva ottenuto dall'imperatore, dopo la caduta di Arduino, anche la marca d'Ivrea, ovvero, secondo altri, vi aveva acquistato solo una parte prevalente o magari, per concessione imperiale, qualche distretto della medesima poi diventato parte integrante della torinese: comunque, morto Olderico il 29 ottobre 1034, la sua marca era stata data da Corrado II ad Ermanno di Svevia, indi da Enrico III ad Enrico di Monferrato ed infine, dopo il matrimonio, al terzo marito Oddone di Savoia ultimo figlio di Umberto I. Così questa marca, detta anche "in Italia"; comprendente l'antica marca di Torino, accresciuta di una parte della marca d'Ivrea, se non di tutta, passò alle dipendenze di un principe sabaudo che poco dopo, alla morte del padre, la unì agli altri dominî transalpini.

Ma la figura più eminente di questo periodo storico dell'Italia settentrionale, anche durante la vita dei suoi tre mariti e sopra tutto dopo la morte di Oddone, fu la contessa A. Essa stessa tenne le redini del governo in luogo dei figli ancor giovani; appena morto il marito, in seguito a una protesta dell'arcivescovo di Vienne, fece cessare la coniazione della zecca di Aiguebelle; fu presente nel 1064 col figlio Pietro I, e assistendolo così con la sua autorità, a un placito - assemblea giudiziaria - tenuto nei prati di Cambiano poco lontano da Torino; durante la lotta fra Gregorio VII ed Enrico IV - genero di A. per averne sposato la figlia Berta - essa gli concesse il passaggio attraverso il suo stato, forse contro cessione di terre non bene identificate; indi lo accompagnò fino a Canossa, dove intercedette per lui presso Gregorio VII; ebbe gravi questioni una prima volta con gli Astigiani che avevano scacciato il vescovo da lei protetto, e forse anche una seconda volta, nell'ultimo anno della sua vita, per i disaccordi insorti fra il successore di quel vescovo ed il comune; e l'una e l'altra volta A. avrebbe dato alle fiamme la città. Della sua fede religiosa fanno prova le numerose e larghe donazioni da lei fatte alle chiese e ai conventi; della purezza della sua vita e della virile energia nel governare lo stato ci assicurano le parole di lode tributatele da S. Pier Damiano, che fece anche assegnamento su lei per migliorare i costumi del clero, affiancando l'opera del vescovo di Torino. Si spense in Canischio, nel Canavese, il 19 dicembre 1091 dopo aver visto morire tutti i suoi figli tranne l'ultimo, Oddone, forse vescovo di Asti; e senza lasciare chi fosse in grado di difendere l'eredità contro i pretendenti che l'assalirono subito da più parti. Del primogenito Pietro I rimanevano solo i figli minorenni dell'unica figlia, premorta anch'essa alla nonna; il secondogenito Amedeo II, anch'esso premorto, lasciava, forse, un Oddone II di cui non si sa nulla, a ogni modo certamente Umberto II, ancora in giovane età, che riuscì a salvare per il momento una piccola porzione del suo dominio, nucleo intorno al quale verrà ricostituita l'integrità territoriale dei dominî sabaudi.

Bibl.: G. T. Terraneo, La principessa A. contessa di Torino con nuovi documenti illustrata, Torino 1759 (in due volumi; il terzo non fu pubblicato); L. Cibrario, Storia della monarchia di Savoia, I, Torino 1940; L. Provana di Collegno, Dei matrimonî di A. contessa, in Curiosità e ricerche di storia subalpina, V, 1883; D. Carutti, I tre mariti della contessa A., ibid.; id., Il conte Umberto I (Biancamano) e il re Ardoino, Roma 1884; C. Cipolla, Le più antiche carte diplomatiche del monastero di S. Giusto di Susa, in Bull. ist. stor. it., XVIII, ivi 1895; F. Gabotto, L'abazia e il comune di Pinerolo e la riscossa sabauda in Piemonte, in Bibl. soc. st. sub., I, Pinerolo 1899; id., Asti e la polit. sabauda in Italia al tempo di G. Ventura, ibid., XVIII, ivi 1903; C. V. Previté Orton, The early hist. of the House of Savoy (1000-1233), Cambridge 1912, confr. con la recens. di F. Gabotto, in Boll. stor. bibl. sub., XVIII, Torino 1913; F. Cognasso, U. Biancamano, ivi 1929; C. Merlini, A. di Susa, in Torino, XII, ivi 1932, n. 3.

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