CONTINENTE

Enciclopedia Italiana (1931)

CONTINENTE

Roberto Almagià

. Si designano così i più vasti complessi di terre emerse, ossia le unità geografiche di prim'ordine; questo termine, spesso confuso con "parti del mondo", non è tuttora perfettamente definito. Nell'evo antico il mondo conosciuto veniva dai geografi diviso in due parti, Europa e Asia (scuola ionica; Aristotele, Dicearco, Eratostene, ecc.), o in tre, considerandosi la Libia come parte a sé (Erodoto, Polibio, Strabone, ecc.); ma si era d'accordo che queste parti costituissero una sola massa o complesso; l'esistenza di altri "continenti", abitati o no, fu pur discussa e da taluni ammessa (v. ecumene). Soltanto la scoperta dell'America apportò una modificazione radicale nei concetti antichi: M. Waldseemüller, il dotto tedesco che nel 1507 propose di dare il nome America alla massa di terre nuovamente scoperte, designò questa massa come isola, in opposizione ai vecchi continenti, con che veniva senz'altro ad ammettere la sua posizione isolata e indipendente. Era tuttavia questa, per allora, solo un'ipotesi: poiché ancora per 30 o 40 anni, mentre l'estensione del nuovo complesso di terre appariva sempre maggiore, l'opinione che esso fosse unito a NO. con l'Asia, continuò a trovar non pochi aderenti; fu solo dopo il 1540 circa che il principio della separazione dell'America dall'Asia (per mezzo d'un ipotetico stretto cui si dava il nome di "Anian") divenne generalmente diffuso. Ma intanto, dopo la navigazione di Magellano, cominciò ad acquistare credito anche l'ipotesi dell'esistenza d'una grande massa continentale nella calotta antartica, cosicché già nel 1541 Mercator parla di cinque "parti del mondo 'cioè le tre note agli antichi, l'America e la Terra Australis, forse la più grande di tutte; e identica è l'opinione dell'Ortelio. Ma nel suo famoso planisfero del 1569, Mercator, volendo individuare le masse veramente indipendenti l'una dall'altra e circondate dall'oceano, parla solo di tre continenti: l'insieme dell'Europa, Asia e Africa, l'America, la Terra Australis. Questo modo di vedere, che poi si perpetuò fino ai nostri giorni, è del resto già chiaramente espresso, nel 1527, dal Glareano, che nella sua Geographia, distinguendo il Mondo Antico, il Mondo Nuovo e la Terra Australis, soggiunge: Hæ tres partes vocantur continens". Ma opinioni diverse furono espresse più volte anche in seguito, mentre perdurava sempre l'uso promiscuo dei termini continente e parti del mondo. Per citare un solo esempio, M. Quad, nel suo Compendium universi (1600), distingue sette masse di terre emerse (Europa, Asia, Africa, Nordamerica, Sudamerica, Terra Australis e Terra Borealis), che designa come "partes principales orbis universi" o "continentes". E, poiché risulta ormai accertato che i continenti sono tutt'intorno circondati dall'Oceano, la distinzione tra essi e le isole appare solo basata sulla grandezza; il Cluverio, che, seguendo Mercator, riduce i continenti a tre, ci dice che essi sono "tres insulae magnae quas oceanus circumfluus efficit". Il Varenio (1650) avverte espressamente che non v'è alcuna differenza fra continenti e isole, salvo che i primi sono così grandi "ut minus sensilis sit aqux circuitus"; egli ammette peraltro quattro continenti, il Mondo Antico, il Nuovo, il Continente Antartico e l'Artico; tale suddivisione, per la grande autorità del Varenio, ebbe poi molto seguito. Nel sec. XVIII tuttavia le cosiddette terre polari artiche cessano di essere considerate come un continente, e, dopo le navigazioni di G. Cook, anche l'ipotetica massa di terre antartiche scompare dal novero dei continenti (v. antartide). Si comincia a parlare invece di continente a proposito della Nuova Olanda, che giù Tasman nel 1643 aveva dimostrata indipendente dall'ipotetica Terra Australis, ma che solo nel 1770 per opera di Cook è riconosciuta in tutta la sua estensione. Già qualche anno prima Buache designava la Nuova Olanda come continente e, per quanto il carattere continentale dell'Australia fosse anche in seguito oggetto di discussioni, i più propendono per ammetterlo; alcuni lo negano, non tanto per le minori dimensioni rispetto ai due maggiori (Antico e Nuovo), quanto per la non totale indipendenza; ad es., il Krug e i suoi scolari considerano in sostanza l'Australia e il mondo insulare circostante come appendici dell'Asia. I dibattiti sulla partizione e anche sulla denominazione dei continenti continuano anche nel sec. XIX; il Ritter, che annovera anche l'Australia fra i continenti, porta tuttavia la discussione soprattutto sul concetto di parte del mondo e sui limiti fra l'una e l'altra di esse; quanto alla distinzione fra continenti e isole, essa rimane sempre fondata sull'estensione. Più tardi si va in cerca di altri criterî differenziali: o strutturali (Dana), o climatici (Wagner); per l'uno e per l'altro motivo la continentalità dell'Australia risulta piuttosto confermata.

Nel sec. XX riappare e sempre più si accentua la probabilità che le terre antartiche, di cui venivano scoperti a poco a poco e in modo frammentario alcuni lembi marginali, costituiscano un'unica massa di carattere continentale; per essa si fa strada il nome di Antartide. Si arriva così alla concezione prevalente ai nostri giorni, che i continenti siano dunque quattro: l'Antico, il Nuovo, l'Australia, detto lora Continente Nuovissimo, e l'Antartide; l'indipendenza di quest'ultima sembra assodarsi sempre meglio, man mano che progredisce il riconoscimento dei suoi contorni.

Bibl.: E. Wisotzki, Der Begriff Kontinent, in Zeitströmungen in der Geographie, Lipsia 1897, con ricca bibliografia.

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