Convenzione Inter Americana sulla protezione degli anziani

Libro dell'anno del Diritto 2016

Convenzione Inter Americana sulla protezione degli anziani

Francesco Seatzu

Il contributo che segue delinea una sintesi delle novità maggiormente salienti contenute nella recente Convenzione Inter Americana sui diritti delle persone anziane, il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante previsto in subiecta materia. Premesse alcune considerazioni sulla genesi della Convenzione, il lavoro prosegue con la trattazione dei contenuti più salienti del nuovo trattato. Questo però non prima di avere dedicato, nel paragrafo secondo, qualche riflessione anche sulle principali iniziative, intraprese rispettivamente nell’ambito delle Nazioni Unite, dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa in materia di tutela internazionale delle persone agée.

La ricognizione

La Convenzione Inter-Americana sui diritti delle persone anziane è stata adottata dall’Assemblea generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) il 15.6.2015 ed è stata successivamente aperta alla firma, ratifica e adesione da parte di tutti gli Stati Membri dell’Organizzazione presso la sede dell’OAS a Washington1. In tale occasione erano presenti i rappresentanti di Argentina, Brasile, Cile, Costa Rica e Uruguay. Probabilmente è stato il più elevato numero di firme, nella storia di una convenzione dell’OAS, apposte nei primi giorni di apertura; è inoltre il primo trattato internazionale integralmente dedicato alla materia della protezione degli anziani.

La Convenzione segna, come si evince anche da una semplice lettura, una variazione di paradigma: essa rappresenta un traguardo fondamentale poiché per la prima volta si è tentato di eliminare qualsiasi forma di discriminazione nei riguardi delle persone agée. Una tappa storica – come l’ha correttamente definita il Segretario generale dell’OAS Luis Almagro – per i milioni di anziani presenti nell’emisfero americano2.

Alla base della Convenzione vi è un principio che informa di sé tutto il testo: la persona anziana non deve essere percepita come un peso per la restante porzione della società costituita dai giovani e dagli adulti attivi sui versanti professionale e personale, ovvero come un ostacolo al raggiungimento del benessere della collettività. Al contrario, nel Preambolo sono ricordati i contributi apportati dalle persone anziane in favore del benessere generale e della diversità delle comunità di appartenenza, così come parimenti si riconosce che la promozione del pieno godimento dei diritti umani, delle libertà e della partecipazione nella società da parte delle persone di età avanzate può condurre ad un accresciuto senso di appartenenza ed a progressi nello sviluppo umano, economico e sociale e nello sradicamento della povertà3. L’anziano quindi è considerato quale occasione di accrescimento per una società che riconosce a tutti gli individui – ivi compresi a quelli non coinvolti nelle attività sociali e produttive – la loro propria dignità.

Prima di passare ad una disamina delle più rilevanti disposizioni contenute nella Convenzione, è importante rammentare come si è pervenuti all’approvazione della Convenzione.

La focalizzazione

Nel 2001 il Consiglio permanente dell’OAS aveva istituito un Comitato ad hoc (Working Group on Protecting the Human Rights of Older Persons) tra le altre cose al fine di considerare le proposte di una convenzione internazionale completa per promuovere e proteggere i diritti fondamentali e la dignità delle persone in età avanzata, tenendo presente, sulla base di un metodo di tipo olistico, della strada già percorsa nei differenti settori dell’evoluzione socioeconomica dei diritti umani e della non discriminazione e considerando anche l’International Plan of Action on Ageing (Vienna Action Plan)4 e soprattutto i principi delle Nazioni Unite sui diritti degli anziani (UN Principles for Older Persons)5.

La prima sessione di questo Comitato ad hoc ha avuto luogo dal 28 ottobre al 5 dicembre 2001, stabilendo in generale le linee guida a cui dovevano ispirarsi le successive sessioni e sottolineando la comune opinione riguardo l’importanza della partecipazione degli esponenti della società civile. Alla seconda sessione, dal 22 febbraio al 16 aprile 2002, il Comitato ha predisposto una prima versione di progetto di convenzione di cui ha iniziato l’esame, articolo per articolo, e ne ha poi completato le letture durante le sessioni successive, arrivando nel 2015 al perfezionamento di un testo definitivo da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea generale dell’Organizzazione.

Finalmente il 15.6.2015, dopo un lungo dibattito in seduta plenaria, che ha visto la presenza in molte delegazioni governative anche di numerosi rappresentanti della società civile, il progetto è stato adottato dall’Assemblea generale.

Nel corso dei lavori preparatori ci si è domandato come la nuova Convenzione aiuterà le persone in età avanzata; ed è stato osservato in proposito che le persone agée sono state spesso riguardate come individui che necessitano di una protezione sociale ed evocano talvolta la compassione piuttosto che il rispetto6. Ora indubbiamente questo trattato internazionale è un punto fondamentale per mutare la percezione della diversità dell’anziano, già affermando il principio che impone alle società di riconoscere che chiunque deve fruire delle possibilità di condurre l’esistenza nella più piena capacità. Di tale maniera che dopo la ratifica o l’adesione della Convenzione molti Stati del continente americano dovranno migliorare la loro normativa in proposito.

I profili problematici

La Convenzione recentemente adottata dall’Assemblea generale dell’OAS ha un approccio più globale rispetto ai sopra menzionati documenti che la precedono.

Nel Preambolo e nei 41 articoli che la compongono la Convenzione si prefigge di indicare regole certe e efficaci per la realtà del continente americano allo scopo di promuovere, difendere e garantire il paritario e pieno godimento di tutti i diritti essenziali e delle libertà fondamentali da parte delle persone agée. nonché di promuovere la considerazione della loro intrinseca dignità.

L’eliminazione di qualsivoglia forma di discriminazione fondata sull’età, la promozione dei diritti e delle libertà fondamentali delle persone di età avanzata ed il mainstreaming della ‘gender perspective’ nei processi decisionali e nel processo globale di sviluppo, sono le principali priorità su cui è fondata la Convenzione. Accanto a queste, si confermano principi fondamentali come l’autonomia individuale, la dignità umana, il rispetto delle differenze, l’accettazione della senilità come parte dell’esperienza umana, la piena ed effettiva partecipazione ed inclusione nella società sulla base di eguaglianza.

Un altro aspetto particolarmente qualificante è quello per cui si riconosce il diritto della persona anziana a scegliere l’esperienza della vita integrata e autonoma, potendo accedere realmente ai supporti indispensabili a tale fine, come eguali standards di assistenza sanitaria e l’assistenza personale. Anche l’integrazione lavorativa, fatta di riconversione professionale e soprattutto contraddistinta da una transizione graduale verso la pensione (a ‘gradual transition into retirement’, per adoperare la medesima formula dell’art. 18 della Convenzione), non deve essere più considerata una mera ‘concessione’ del datore di lavoro al lavoratore, bensì il raggiungimento e il mantenimento della massima autonomia lavorativa, della partecipazione in tutti gli aspetti dell’esistenza e della realizzazione personale.

Di rilevante importanza è poi la statuizione, all’art. 35, di un ‘Comitato di Esperti Indipendenti,’ organo di garanzia designato dagli Stati contraenti, cui ogni Stato dovrà sottomettere periodicamente dei rapporti sullo stato e le modalità di applicazione delle disposizioni pattizie nell’ambito della propria realtà ordinamentale, ed a cui, tra le ulteriori mansioni, significativamente compete altresì l’assistenza e il monitoraggio degli eventuali progressi degli Stati contraenti « … in implementing this Convention and conduct a technical review of the periodic reports submitted by States Parties».

Significativa è la definizione di ‘persona anziana’ contenuta nell’art. 2 (Definizioni) della Convenzione: «“Older person”: a person aged 60 or older, except where legislation has determined a minimum age that is lesser or greater, provided that it is not over 65 years. This concept includes, among others, elderly persons». Come si apprezza se si considera quanto osservato sopra a proposito dei principi delle Nazioni Unite sulle persone anziane, ovvero che essi non chiariscono chi sono i soggetti da considerare ‘anziani’, tale definizione rappresenta già in sé un traguardo significativo, tenuto anche conto delle resistenze inizialmente manifestatesi all’adozione di una definizione anche in seno alla nuova Convenzione dell’OAS. Sulla base di tale concetto dunque, il significato della nuova Convenzione, più che nel riconoscimento di nuovi diritti soggettivi e libertà, sta nel ‘sistematizzarli’, così da garantire che tutti gli individui di età avanzata possano goderne alla pari con gli altri.

Tutta la Convenzione è basata su quattro valori: uguaglianza, dignità, non discriminazione, integrazione e autonomia, che quantunque obiettivamente pervadano tutto il settore dei diritti dell’uomo, acquistano in questo campo una rilevanza speciale.

Detto differentemente, ciò che la nuova Convenzione Inter Americana cerca di ottenere è l’elaborazione dei diritti soggettivi e delle libertà fondamentali delle persone in età avanzata e la precisazione di un codice attuativo. Gli Stati membri dell’OAS che hanno ratificato la Convenzione si impegnano a perseguire politiche, legislazioni e misure amministrative, anche nella forma delle azioni positive, per garantire i diritti e le libertà precisati nella Convenzione e ad eliminare disposizioni nazionali e pratiche che conducano a discriminazioni (art. 4, lett. b)); in particolare, essi riconoscono che le donne di età avanzata sono sovente soggette a forme di discriminazioni multiple e, a questo proposito, si impegnano ad adottare misure per garantire l’effettivo e paritario godimento di tutti i diritti e delle libertà da parte dei predetti soggetti. Dal momento che un mutamento delle percezioni è fondamentale per migliorare le situazioni delle persone agée, gli Stati contraenti devono inoltre combattere gli stereotipi e promuovere la consapevolezza delle chances delle persone di età avanzata. Questo, a nostro avviso, si evince chiaramente nell’inciso finale dell’art. 4, lett. b) della Convenzione, in cui si prevede che: «States Parties undertake …. affirmative measures and reasonable adjustments that are necessary to expedite or attain de facto equality for older persons, or to ensure their full social, economic, educational, political, and cultural engagement, shall not be considered discriminatory; such measures shall not lead to the maintenance of separate rights for different groups, nor be continued beyond a reasonable time once their objectives have been attained». Essi devono inoltre assicurare che le persone anziane possano godere dei loro diritti umani e delle loro libertà fondamentali su una base di eguaglianza con gli altri membri della comunità di appartenenza (art. 5).

Altro profilo rilevante è la protezione delle cd. ‘Older persons receiving longterm care services’, parimenti definite dall’art. 2 della Convenzione: queste dovranno godere di eguali diritti e ricevere ‘quality comprehensive social and health care services’. Gli Stati contraenti riconoscono ancora che tutte le persone sono da considerarsi eguali di fronte alla legge ed hanno diritto, senza alcuna discriminazione, a eguale protezione (art. 5). Essi devono pertanto proibire qualsiasi forma di discriminazione fondata sull’età anagrafica e assicurare alle persone di età avanzata paritaria ed effettiva tutela legale contro la discriminazione qualunque ne sia il fondamento. A tale proposito si ricollega la definizione di discriminazione prevista nell’art. 4 della Convenzione: ‘discriminazione sulla base dell’età anagrafica’ indica: qualsiasi distinzione, restrizione o esclusione che persegua la finalità o l’effetto pratico di compromettere o annullare il riconoscimento, la fruizione e l’esercizio, su base di uguaglianza con gli altri membri della comunità, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali7; essa ricomprende qualsiasi forma di discriminazione, compreso il mancato sviluppo di «specific approaches for older persons who are vulnerable and those who are victims of multiple discrimination ... »8.

Poiché la giustizia è un’assoluta necessità per qualsivoglia Stato di diritto, riguardo alle persone di età avanzata gli Stati contraenti, ai sensi dell’art. 31, si obbligano ad assicurare loro l’accesso alla giustizia su base di eguaglianza con gli altri, anche tramite la previsione di accomodamenti procedurali o accomodamenti in funzione dell’età anagrafica, al fine di rendere il loro ruolo effettivo come partecipanti in tutte le fasi del procedimento legale, ivi comprese le fasi preliminari e i meccanismi alternativi per la risoluzione delle controversie. Al fine di garantire l’accesso alla giustizia delle persone di età avanzata, gli Stati Contraenti altresì si impegnano a fornire un’adeguata formazione per coloro che operano nel settore dell’amministrazione della giustizia, compreso il personale penitenziario9.

Particolare cura è posta nella Convenzione affinché sia garantito che le persone anziane non siano private della loro libertà personale arbitrariamente o illegalmente, ma che qualsiasi limitazione della loro libertà sia conforme alla legge e che l’età avanzata non possa mai costituire un valido pretesto per la privazione o limitazione della predetta libertà fondamentale (art. 15). Spetta agli Stati contraenti garantire al riguardo che, se le persone in età avanzata sono private della loro libertà mediante qualsiasi processo, esse rimangano, su base di eguaglianza formale e sostanziale con altri, titolari delle garanzie indicate nelle norme internazionali sui diritti umani e siano trattate conformemente agli scopi e ai principi della medesima Convenzione.

Ogni anziano ha diritto al rispetto della propria integrità mentale e fisica sulla base dell’eguaglianza con gli altri (art. 13). Dichiaratamente in virtù dell’art. 10, nessun anziano può essere sottoposto a pene, tortura o trattamenti inumani: in particolare, nessun anziano potrà essere sottoposto senza il proprio libero consenso a sperimentazioni scientifiche.

Al fine di permettere agli anziani di partecipare a tutti gli ambiti della vita e di condurre un’esistenza indipendente, gli Stati contraenti devono adottare misure adeguate per garantire agli anziani, su base di eguaglianza con gli altri, l’accesso ai trasporti, alla comunicazione, comprese le tecnologie di comunicazione, sia nelle aree urbane che in quelle rurali (art. 26).

In linea con la nuova disciplina sulla privacy, nessuna persona anziana, indipendentemente dal luogo di abituale residenza o dalla modalità di alloggio, può essere assoggettata a interferenze arbitrarie nella propria esistenza, in quella della famiglia, della propria corrispondenza, della propria abitazione o di altri tipi di comunicazione. In particolare, sulla base di eguaglianza con gli altri soggetti, deve essere assicurata all’anziano la privacy nelle pratiche di igiene e in quelle concernenti la sua salute, indipendentemente dall’ambiente in cui l’anziano si trova (art. 16).

Il diritto delle persone anziane alla salute viene pienamente riconosciuto: al fine di garantire la realizzazione di questo diritto senza discriminazioni e su una base di eguaglianza di opportunità, gli Stati contraenti si obbligano a fare in modo che i loro sistemi sanitari siano in grado di assicurare, tra le altre cose, la prevenzione e la cura delle malattie in tutte le fasi, nonché la riabilitazione e le cure palliative, allo scopo di promuovere il godimento da parte dell’anziano del più alto livello di benessere fisico e mentale (art. 19). È importante osservare che, all’art. 11, la Convenzione assicura altresì un pieno riconoscimento al diritto al consenso informato sulle questioni concernenti la salute (analogamente alla Convenzione di Oviedo del Consiglio d’Europa sui diritti dell’uomo e sulla biomedicina10).

In questo quadro di riferimento, l’accento viene posto sulla relazione intercorrente tra l’inclusione nella comunità e la vita autonoma, strettamente ricollegandosi l’autonomia dell’esistenza della persona anziana al suo pieno accesso alla medicina preventiva e alle cure delle malattie in tutte le fasi.

L’art. 8 della Convenzione impegna quindi gli Stati contraenti a riconoscere l’eguale diritto di tutte le persone anziane a vivere nella comunità, con la medesima libertà di scelta degli altri individui, ed a adottare misure allo scopo di agevolare il godimento da parte delle persone anziane del suddetto diritto e della piena inclusione all’interno della società. Questo richiede che gli Stati contraenti creino e rafforzino i meccanismi di partecipazione e l’inclusione sociale delle persone anziane in un ambiente di uguaglianza che consenta di sradicare i pregiudizi che impediscono loro di fruire dei suddetti diritti.

Altro aspetto per assicurare una vita autonoma è l’empowerment delle persone anziane. Infatti a causa dell’esclusione sociale, tramite trattamenti discriminatori e soprattutto assenza di pari opportunità, le persone in età avanzata sono sovente private di competenze, rendendosi con ciò vulnerabili la loro capacità di affrontare le sfide della loro esistenza. Questo implica, come è riconosciuto nell’art. 32, che la società è responsabile sia per l’impoverimento di opportunità e capacità sia per l’esclusione sociale. Fondamentale diventa pertanto promuovere azioni di empowerment delle persone anziane, tali da consentire loro di accrescere la loro capacità di affrontare un’esistenza autonoma.

A tale scopo la Convenzione impegna gli Stati contraenti ad adottare misure per consentire alle persone anziane di ottenere e tutelare la massima indipendenza, e di giungere alla piena inclusione e partecipazione in tutti i settori dell’esistenza; e stabilisce in particolare gli Stati: « … svilupperanno programmi per sensibilizzare il pubblico sul processo di invecchiamento e le persone anziane, favorendo la partecipazione di questi ultimi e delle loro organizzazioni nella progettazione e nella formulazione di tali programmi»11. Da qui si evince l’opportunità che il movimento si doti di strumenti di empowerment, quali la consulenza alla pari, una rete di orientamento positivo e comunicazione.

In conclusione, dalla nuova Convenzione dell’OAS emergono per gli Stati dell’Organizzazione nuove sfide, a cui essi devono fare fronte con nuovi programmi, azioni e misure; devono impegnarsi per eradicare pregiudizi e stereotipi, valorizzando il ruolo delle persone di età avanzata. Ciò allo scopo di assicurare che i principi enunciati nel nuovo trattato si traducano in un miglioramento dell’esistenza degli anziani.

1 Il testo della Convenzione Inter Americana sui diritti delle persone anziane è disponibile al sito dell’OAS: www.oas.org.

2 Reperibile anche sul sito: www.ifafiv.org.

3 Quanto precisato sopra nel testo chiaramente si evince da quella parte del Preambolo della Convenzione in cui testualmente si dispone che la Convenzione: «recognizes the valuable current and potential contributions of older persons to the common good, to cultural identity, to the diversity of their communities, to human, social, and economic development, and to the eradication of poverty».

4 La versione in lingua inglese del ‘Vienna Action Plan’è anche reperibile sul sito: www.un.org.

5 Amplius Martin, C.-Rodríguez-Pinzón, D.-Brown, B., Human Rights of Older People: Universal and Regional Legal Perspectives, Amsterdam, Springer, 2015, 219 ss.

6 Cfr. Martin, C.-Rodríguez-Pinzón, D.-Brown, B., Human Rights, cit., 219 ss.

7 Art. 2 della Convenzione.

8 Art. 5, par. 2 della Convenzione.

9 Art. 31 della Convenzione.

10 Il testo della Convenzione di Oviedo è disponibile all’indirizzo: www.coe.int.

11 Art. 32, lett. c) e d) della Convenzione.

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