COREA

Enciclopedia del Cinema (2003)

Corea

Fernanda Moneta

Cinematografia

La cinematografia coreana, a causa delle vicende politiche che hanno segnato il Paese, almeno a partire dalla guerra civile degli anni Cinquanta, è risultata nettamente divisa tra due specifiche realtà, al Nord e al Sud, e ha a lungo faticato, tra conflitti e influenze straniere, a esprimere un'identità precisa. Si può dire in generale che nel cinema della C. sono caratteristici l'uso della metafora, l'allegoria e l'ibridazione disinvolta di registri contrastanti.La C. del Nord è uno dei Paesi più chiusi al mondo, dove spesso la propaganda e il regime hanno ostacolato lo sviluppo di ogni forma d'arte. Di conseguenza, in questo contesto risulta problematico valutare la veridicità di date, titoli, autori e perfino generi.In apparenza più aperta, la C. del Sud ha una cinematografia che viaggia su registri distinti: da un lato un cinema dissidente, a volte estremo e al limite della legalità, caratterizzato spesso da una commistione tra fiction e documentario; dall'altro un cinema omologato al potere politico, costruito su codici hollywoodiani e/o derivanti dalla prassi teatrale.Per cause tecniche, culturali e politiche il cinema sonoro arrivò tardi rispetto al resto del mondo e, a parte qualche frammento, i film realizzati prima del 1945 sono per lo più andati perduti. Che siano finiti in C. del Nord, oppure distrutti nella guerra civile o riciclati da esercenti senza scrupoli, è l'idea stessa di conservazione a essere estranea a una cultura dove conta il qui e ora.

Il periodo della Corea unita

Alla fine dell'Ottocento, la C. era un regno governato dalla dinastia Lee, in cui i neoconfuciani cominciavano a fare i conti con la crescente influenza della scuola Sirhak ("cultura pratica"), aperta all'Occidente. Nel 1898 ‒ a tre anni dalla proclamazione dell'indipendenza dalla Cina (1895) e un anno dopo che S. Asaki aveva usato per la prima volta a Tokyo una cinepresa ‒ lo statunitense B. Holmes riprese scene di vita quotidiana che proiettò al re Ko-jong. Soprattutto i film della Pathé furono usati per divulgare la cultura occidentale e veicolare prodotti d'importazione. Nel 1904 il Giappone attaccò la flotta russa, occupò la C. e avanzò verso la Manciuria. Nel 1905 ottenne il protettorato sulla penisola. Nel 1907 re Ko-jong abdicò e tre anni dopo la C. fu annessa all'Impero e sottoposta a una dura oppressione politico-culturale. Il cinema diventò zona di resistenza. Film d'importazione furono proiettati con il commento dal vivo di pyonsa (artisti completi, in grado di recitare, danzare, suonare e cantare, nonché ideare testi e interagire con il pubblico), che sovrapponevano al testo filmico dialoghi e canzoni, mutando così il senso della storia. Nacque un ibrido di cinema e teatro, il pansori, simile al benshi giapponese.Nel 1919 re Ko-jong morì e per i funerali, il 1° marzo, fu sospeso il divieto d'assemblea. I rappresentanti dell'aristocrazia lessero pubblicamente una dichiarazione d'indipendenza. La rivolta che seguì, soffocata nel sangue, spinse l'Impero giapponese a sostituire l'amministrazione militare con quella civile. Lo stesso anno fu girato, per la prima volta con capitali e maestranze coreane, il testo filmico di un pansori. Urijok gutu (1919, Vendetta leale) di Kim Do San, interpretato dalla prima attrice coreana Lee Whol Hwa, racconta la vicenda di una vedova che ruba l'eredità al figlio, il quale scopre tutto e organizza un piano per fermarla. Metafora del rapporto tra Giappone e C., ebbe un grosso successo ma subì le critiche dei neoconfuciani. In Jigi (1920, L'amico intimo) un pansori di Lee Gi Se, debuttò il primo operatore coreano Lee Phil Woo, poi divenuto regista.

Il primo vero film coreano, Wolha-ui Maengse (1922, L'amore combattuto sotto la luna) di Yun Baek Nam, uscì nel 1923 con una distribuzione a inviti. Chunhyang jain (1923, La storia di Chun Hyang), pur interpretato da attori coreani, fu in realtà un'operazione commerciale giapponese. Erroneamente attribuito a Yun Baek Nam, è invece di Hayagawa Koshu (propr. Hayagawa Matsujirō: Lee Young Il 1988, p. 28). Tratto da un romanzo anonimo del 1700, racconta la contrastata storia d'amore tra l'aristocratico Lee Do Ryong e la figlia di una gisaeng (geisha), Chun Hyang che, imprigionata da un governatore che la vuole come amante, non gli si concede. Le discriminazioni subite sul set di Hae-ui Bigok (1924, Elegia del mare) di Wang Pil Ryol (propr. Takasa Kancho) spinsero autori e attori a fondare nel 1925 la Yun Naek Nam Production. Dopo una promozione senza precedenti, uscì Arirang (1926) di Na Un Gyu, storia di uno studente, impazzito per le torture subite dalla polizia durante la rivolta del 1° marzo e condannato a morte per aver ucciso un proprietario terriero che gli aveva stuprato la sorella. Primo esempio di cinema politico, eluse la neonata legge sulla censura usando un linguaggio allegorico che fece scuola. Nel 1928 il governo irrigidì la linea politica al punto che da una media di ottanta si passò a tre titoli l'anno. Vari autori si rifugiarono in Cina. Nel 1932 il premier giapponese Tsuyoshi Inukai fu assassinato nella rivolta dei giovani ufficiali che aprì la strada al regime militare. Il sonoro stentò a prendere piede anche perché il pansori aggirava i controlli di polizia e solo nel 1935 Lee Myong U diresse un remake sonorizzato di Chunhyang jain. L'aumento dei costi di produzione favorì l'imporsi sul mercato di poche grandi società. Ma una sempre più aggressiva spinta imperialista caratterizzò la politica giapponese degli anni Trenta, determinando gravi conseguenze anche in Corea. Dopo il via nel 1937 alla guerra con la Cina, il Giappone si alleò con A. Hitler e nel 1941 attaccò gli Stati Uniti, provocando la loro entrata nella Seconda guerra mondiale. Da qui al 1945, la C. subì una politica di annientamento culturale finalizzata alla snazionalizzazione del Paese: per es., con l'obbligo di portare nomi giapponesi, il divieto di studiare la storia nazionale, parlare coreano e scrivere in Hangul (grafia fonetica), la censura di qualsiasi organo di stampa e l'imposizione del culto shintoista. Chiuse tutte le produzioni, il governo creò la Chosun Film che realizzò film di propaganda (per es., Byongjongni m, 1944, Mio caro soldato, di Bang Han Jun). La distribuzione fu messa sotto il controllo della Chosun Film Enlightenment Association. Non tutti i registi collaborarono: Lee Gyu Hwan e Yun Bong Chun furono rinchiusi in un lager. Le bombe lanciate dagli Stati Uniti, a conclusione della Seconda guerra mondiale, su Hiroshima e Nagasaki, con danni irreparabili anche in C., obbligarono il Giappone alla resa. Dal 15 agosto 1945 il Paese fu ufficialmente libero ma diviso e divenne uno dei simboli della guerra fredda: a Nord del 38° parallelo, truppe sovietiche, a Sud, truppe statunitensi. Entrambi gli eserciti dichiararono di amministrare fiduciariamente il proprio territorio fino all'insediamento del governo legittimo.

Il cinema a partire dal 1945, dopo la divisione della Corea

Nella confusione del dopoguerra, Yun Baek Nam fu messo a capo della Chosun Film occupata. Distrutta la rete di distribuzione, sul mercato ricomparvero i pansori. Nel 1946, gli Stati Uniti abrogarono la legge sul cinema, sostituendola con ordinanze che aprirono all'importazione di film statunitensi e sottoposero il cinema al Ministero dell'informazione. Con lo scopo di creare un albo professionale, fu istituito il Chosun Film Directors Club. A Sud si tornò a fare film realizzando documentari per il Ministero della Difesa che requisì ogni attrezzatura sul territorio. Vari autori (per es., Im Kwon Taek) impararono a usare la cinepresa sotto le armi, ed era alle Forze armate che i produttori dovevano rivolgersi per fare film. La difficoltà nel trovare capitali e tecnologie costrinse a usare 16 mm e postsincronizzazione. Conteso tra Nord e Sud fu Jayu Manse (1946, Hurra! Libertà!, noto come Victory of freedom) di Choe In Gyu, primo film prodotto dopo la liberazione, senza colonna sonora. Nel settembre 1947, l'ONU indisse le elezioni generali, boicottate dall'URSS, alle quali solo il Sud partecipò. Nell'agosto 1948 al Sud fu proclamata la Repubblica di Corea presieduta da Syngman Rhee e un mese più tardi nacque al Nord la Repubblica Democratica Popolare di Corea, con a capo Kim Il Sung, leader del partito comunista.L'acceso scontro tra destra e sinistra impegnò anche i cineasti. Munojin 38-son (1949, La ferita al 38° parallelo) di Yun Bong Chun e Bukhan-ui Siljong (1949, I fatti reali della Corea del Nord) di Lee Chang Un, furono esempi di film anticomunisti. Dal nuovo centro di produzione Chosun uscì Na eh Kohyang (1949, Il mio paese natio) di Kang Hong Shik: dedicato ai soldati che dopo la vittoria sul Giappone erano tornati a casa per costruire una patria socialista, è un film complesso, realizzato con mezzi e tecniche del cinema sovietico. Il 25 giugno 1950 i nord-coreani invasero il Sud, determinando l'intervento dell'ONU e l'embargo degli Stati Uniti che vietarono tra l'altro di importare ed esportare tecnologie e film. Durante la guerra civile sparì la maggior parte dei film realizzati prima del 1945. Quando l'esercito nord-coreano si ritirò da Seoul, portò con sé registi come Choe In Gyn, Lee Myong Woo e Park Gi Chae, più tutte le attrezzature che poté. Nel luglio 1953, l'armistizio di Panmunjom sancì la divisione del Paese. Il territorio era distrutto e l'economia, industria cinematografica compresa, in condizioni disastrose. La ricostruzione postbellica fu effettuata a Nord con aiuti sovietici e a Sud con aiuti statunitensi.

Il cinema della Repubblica Democratica Popolare di Corea

Dopo un iniziale allineamento, Kim Il Sung attuò un graduale distacco sia dal modello sovietico sia da quello cinese imponendo la Juche (autodeterminazione), ideologia che promuoveva una sorta di via naziona-le al comunismo, ma accoglieva in modo del tutto strumentale anche alcuni principi buddisti. Strumento primo di propaganda, il cinema era controllato dal governo che fino a tutti gli anni Sessanta favorì la realizzazione di film su eroi antiamericani: per es., Sunyon ppalchisan (1952, Giovani partigiani) o Pulgun kkot (1963, noto come The flower girl) di Chon Sang In. In seguito si affermò il genere bellico e nel 1962 aprirono gli studi specializzati Chosun 2. Durante la guerra fredda, i film nord-coreani ufficialmente non uscirono mai dal blocco comunista. Nel 1972 Pak Hak vinse il premio speciale della critica internazionale al Festival di Karlovy Vary con Kkot panun chonyo (La fioraia). Nel 1973 Kim Jong Il (figlio di Kim Il Sung) fu messo a capo del Comitato per l'organizzazione e la propaganda e pubblicamente espresse una teoria del cinema e delle arti basata sui principi della Juche. Ciò portò alla realizzazione di film che creavano una fittizia immagine eroica del Grande leader: per es., Nurie punnun pul (1977, Il fuoco che accese il mondo intero) e Chat mudaejangdaeoeso innun iyaghi (1978, Storie del primo battaglione dell'esercito rosso), sulle gesta di Kim Il Sung nel 1925 contro il Giappone, quando nella realtà storica aveva tredici anni (essendo nato nel 1912) e viveva in Manciuria. Nel 1980 Kim Jong Il, entrato nel Comitato centrale del partito operaio coreano, si prefisse l'obiettivo di divulgare la storia nazionale. Solchukhawa (1982, Fiore di bambù nella neve) di Yu Won Chun, diede l'avvio alla produzione di film storici. Nel 1983 aprì a Pyongyang la Shin Film di Shin Sang Ok; questo autore, che era fuggito da Seoul, vi lavorò otto anni, realizzando, tra gli altri, Sogeum (Il sale), interpretato dalla moglie Choi Eu Hui, premiata come migliore attrice al Festival di Mosca nel 1985. Dall'era della perestrojka sovietica in poi, la C. del Nord dovette fare a meno dell'aiuto di URSS e Cina, e precipitò in una gravissima crisi economica. Ma la povertà estrema della gente non indusse a ridurre gli investimenti nella propaganda. Morto il padre nel 1994, Kim Jong Il prese il suo posto, imprimendo una svolta più liberale alla politica economica. Tra i mezzi di di-stribuzione, soprattutto di film scientifici e didattici, la televisione svolse un ruolo fondamentale: veniva usata nelle scuole per uniformare le lezioni, e il fatto di non tenerla accesa in casa e negli uffici poteva far nascere il sospetto di dissidenza. A parte qualche presenza al Festival di Berlino e alla rassegna Min-Sok Festival di San Francisco del 2001, i film nord-coreani sono stati diffusi all'estero (soprattutto in Germania e negli Stati Uniti) quasi sempre su supporto magnetico.

Il cinema della Repubblica di Corea

Nel dopoguerra i film statunitensi invasero le sale abituando il pubblico a standard di qualità alti. Ovunque si aprirono nuovi cinema. Il remake Chunhyang jain (1955) di Lee Kyu Hwan ebbe 200.000 spettatori, il 10% degli abitanti di Seoul. Oltre il 70% dei film prodotti negli anni Cinquanta furono melodrammi: per es., Mimang In (1955, Vedova di guerra) di Park Nam Ok, prima donna regista coreana. Esplicito nelle scene di sesso, creò un caso Chayu buin (1956, Una moglie libera) di Han Hyong Mo. Nel 1958, grazie ai programmi di aiuto stranieri, arrivarono attrezzature e tecnologie. In questo periodo, con più di settanta società attive, la produzione crebbe del 100% annuo. La Sudo Film costruì gli Anyang Film Studios, i più importanti dell'Asia. Nacquero le associazioni di categoria Korean Film Group Organization, Korean Film Producers Association e Korean Theaters Association. Vennero istituiti i dipartimenti di cinema di università come Anyang, Chungang, Dongguk e lo specifico Drama Center. Due ennesime versioni di Chunhyang jain (1958) inaugurarono la produzione a colori, una, e quella in cinemascope, l'altra. Abbandonando il realismo, Kim Ki Young realizzò Hanyeo (1960, La cameriera) sul rapporto sadomasochista tra una cameriera e il suo padrone che, schiavo dei sensi, arriva ad accettare che lei gli uccida il figlio. Successivamente rimase isolato e i suoi film subirono forti censure. Dal 1955 i film coreani cominciarono a essere presenti a festival internazionali: per es., Mabu (1960, Lo sposo) di Kang Dae Jin, Orso d'argento al Festival di Berlino nel 1961. Suscitò un certo rumore Obaltan (1961, La pallottola senza scopo) di Yu Hyun Mok, film realista sugli emarginati sociali nel dopoguerra. L'avvento della televisione fece calare il pubblico in sala del 60% ma rese evidente l'autoritarismo del governo Rhee, contro cui gli studenti guidarono una rivolta popolare nell'aprile 1960. Il regime parlamentare durò appena un anno, durante il quale uscirono soprattutto commedie realiste: per es., Waryong Sonsaeng San-gyong-gi (1961, La gita a Seoul di Mr Waryong) di Kim Yong Dok. Il governo fece appena in tempo a istituire il Film Ethics Committee quando, il 16 maggio 1961, il colpo di stato del generale Park Chung Hee azzerò tutto. Park attuò una politica economica tesa a incrementare le esportazioni abbattendo i costi di produzione. Per l'industria cinematografica varò nel 1962 la l. 995. Protezionistica e basata sul sistema delle quote, dava la possibilità di distribuire film stranieri a chi ne produceva almeno quindici, imponeva agli esercenti di riservare sessanta giorni l'anno ai film nazionali e fissava rigidi parametri per le produzioni: per es., l'obbligo di possedere tre cineprese 35 mm e impiegare a tempo pieno registi e attori. Negli anni Sessanta, abolite le associazioni di categoria, nacquero la Film Producers e la Nation Picture Distributors Association, coordinate dalla MPPA (Motion Picture Promotion Association) dipendente dal Ministero per la Cultura e l'Informazione che, per l'art. 12 sulla censura, aveva il controllo del mercato. Nell'immediato, le società passarono da settantuno a sedici e aumentarono i film in uscita, per lo più commerciali, con rari film d'autore: per es., Sarang bang sonnin omoni (1961, Mia madre e il suo ospite) di Shin Sang Ok, che partecipò alla Mostra del cinema di Venezia del 1963, film caratterizzato da un uso estremamente sensuale del primo piano e dei dettagli, in cui viene trattato il tema delle vedove nella società coreana; Gaet Ma-Ul (1965, noto come The sea village) di Kim Su Yong, la cui messa in scena è costruita tenendo presente la tradizione della pittura paesaggistica asiatica.

Nel 1964 gli effetti della l. 995 portarono a una sua revisione: venne infatti limitato il numero delle importazioni e fu abbassata la quota di film da produrre. Le scelte ministeriali nell'assegnare i Grand Bell Awards e i Quality Film Awards, nonché la censura ‒ per es., Chil In-ui Yo Poro (1965, Sette prigioniere) di Lee Man Hui fu sequestrato perché filocomunista ‒ portarono a un generale abbandono del realismo e a un ritorno, per lo più, a fonti letterarie. A poco valsero i tentativi di giornali e riviste del settore di istituire premi alternativi. Per l'assenza di sindacati, peggiorarono le condizioni lavorative. Si abbassò la qualità dei film e ciò fece disaffezionare il pubblico. Così, anche se nel 1970 si produsse la cifra record di 231 film, nel 1972 iniziò una recessione che portò alla bancarotta buona parte delle produzioni e impedì che si rinnovasse il parco tecnologico. Nel 1973 venne attuata la quarta revisione della l. 995. Chiusa la MPPA, nacque la MPPC (Motion Picture Promotion Corporation), direttamente coinvolta nella produzione. Pena la censura, ogni film doveva essere veicolo dei valori Yushin ("rinascita") sostenuti dal potere e dal 1975, anno d'istituzione della PEC (Performance Ethics Commission), molti autori espatriarono: per es., nel 1978 Shin Sang Ok fuggì, come si è detto, in C. del Nord. Dal 1973 al 1979 il pubblico calò del 50% e chiusero circa 200 sale. Nel 1978, alla vigilia dell'omaggio che il Festival di Berlino gli avrebbe dedicato, morì Kim Ki Young, dimenticato in patria. Il diffuso malcontento sociale portò il 26 ottobre del 1979 all'assassinio del presidente Park Chung Hee, che nel corso degli anni Settanta aveva ulteriormente rafforzato i propri poteri. Seguì la breve parentesi della Primavera di Seoul, che vide la ripresa del movimento di opposizione, ma nel maggio 1980 il generale Chun Doo Hwan impose la legge marziale in tutto il Paese e vietò qualunque attività politica. A Kwangju, sede di un importante ateneo, studenti e opposizione scesero in piazza chiedendo elezioni democratiche. Vari attivisti (per es. Kim Dae Jung, più tardi presidente) furono arrestati e migliaia vennero uccisi. Nell'agosto del 1980 Chun Doo Hwan assunse la carica di presidente. Un emendamento alla legge sul cinema sostituì l'obbligo di appoggiare l'ideologia Yushin con l'invito a produrre film d'arte. Il 1980 fu anche l'anno delle Olimpiadi di Seoul e tutto il mondo poté vedere il clima di malcontento sociale che regnava nel Paese.Il cinema indipendente ufficialmente non esisteva più. Fino a tutti gli anni Ottanta, il movimento studentesco fu la culla di collettivi cinematografici come lo Changsankotmae o lo Yallasheong. Università e accademie produssero e distribuirono film di giovani autori: per es., Kantssi Ui Palpyohoe (1987, L'esibizione del Signor Kant) di Kim Tae Young, protagonista l'artista multimediale Kim Yun Tae, Paup Junya (1990, Notte di lotta sociale) e Shin Kymunul Yulmyo (1992, Aprendo i cancelli chiusi della scuola) di Jang Dong Hung, mostrano con realismo gli interventi repressivi di quel periodo. Fenomeno degli anni Ottanta, prettamente del Sud (la propaganda religiosa a Nord era vietata), fu anche il cinema religioso, spesso prodotto dalle sette, veicolo di proselitismo e divulgazione ma anche allegoria antiamericana. Vennero, per es., realizzati film sul buddismo: Mandala, (1981, noto come Deux moines) di Im Kwon Taek, Dalmaga dongzzoc ero gan kkadagun? (1989; Perché Bodhidharma è partito per l'Est?) di Bae Yong Kyun, Pardo d'oro al Festival di Locarno; e sullo sciamanesimo: Nagunenun kiresodo schuiji annunda (1987, noto come The man with three coffins) di Lee Chang Ho.

Sotto la spinta occulta delle majors statunitensi (che scrissero una lettera aperta contro la censura in C.), nel 1988 venne approvato un nuovo testo di legge che deregolarizzò il mercato, permettendo ai distributori stranieri di operare direttamente. Fu così firmato un accordo tra governo e UCC (Universal Copyright Convention) che dava alle majors il grosso dei guadagni provenienti dal mercato home video.Visto il nuovo clima politico, dopo aver lavorato a Hollywood come rifugiato firmandosi Simon Sheen, nel 1989 Shin Sang Ok tornò a Seoul per girare Mayumi (1990, noto come Mayumi the virgin terrorist), sulla vicenda della nord-coreana Kim Hyun Hee, autrice nel 1987 di un attentato a un aereo di linea. Lo stesso anno, il Festival di Nantes dedicò un'importante retrospettiva a Im Kwon Taek che evidenziò come in questo regista si sommino più caratteristiche: non esattamente autore, ma neanche solo cineasta, ha realizzato quasi cento film, molti sul ruolo della donna, portatrice di un sapere animistico e destabilizzante, eroina dello scontro tra modernità e tradizione. Per es., la donna che in Sibaji (1987, noto come Mère porteuse) vende la sua gravidanza a una coppia sterile o la sordomuta Adada (1988). Sull'assenza di memoria storica nelle nuove generazioni venne realizzato nel 1988 da Pak Kwang Su Chilsoo wha Mansoo (Chilsu e Mansu), film antiamericano che anticipò le proteste per gli effetti della deregulation quando nel 1990 filmmakers e produttori indipendenti organizzarono sit-in davanti alla prima sala Warner di Seoul. Dal 1968 al 1990 i film importati erano passati da 50 a 276, i film nazionali da 212 a 111. Dato nuovo furono le esportazioni non più limitate e una maggiore conoscenza in Occidente del cinema coreano. Per es., in Italia sul quotidiano "Il Manifesto" si parlò con continuità del cinema sud-coreano e nel 1992 il Festival di Pesaro gli dedicò un'ampia retrospettiva. Il 25 febbraio 1993 andò al potere Kim Young Sam, primo presidente sen-za precedenti militari. La C. iniziò un percorso di decolonizzazione, democratizzazione e modernizzazione. Eunhaengnamoo chimdae (1995, noto come Gingko bed) di Chang Je Gyu segnò uno dei maggiori incassi per un film coreano (3,5 milioni di dollari). Tratto dal controverso racconto di Cho Jeong Rae, Taebaek Sanmaek (1994, I monti Taebaek) di Im Kwon Taek è uno dei primi film sui filocomunisti durante la guerra civile. Nel 1996 ci fu la prima edizione del PIFF (Pusan International Film Festival). Seoul divenne il centro del cinema coreano, fatto ben rappresentato da Daijiga umure pajin nal (1996, noto come The day a pig fell into the well) di Hong Sang Soo. Pluripremiato all'undicesimo Festival di Tokyo, A reum da un Shi Jeol (1998, Primavera nella mia città natale) di Lee Kwang Mo fu in concorso a Cannes. Grazie ai festival, divenne famoso in Occidente Chang Son Woo con insoliti melodrammi come Kyotip (1996, noto come A petal) e Gojimal (1997, noto come Lies), esempi del nuovo cinema coreano. Nel febbraio 1998 Kim Dae Jung, ex militante del movimento studentesco, da sempre oppositore del regime, è stato eletto presidente. A giugno del 2000, il processo di riavvicinamento tra i due Paesi è culminato nel primo incontro ufficiale tra il leader nord-coreano Kim Jong Il e quello sud-coreano Kim Dae Jung. Nel 2000 un autore del nuovo cinema, Kim Ki Duk, ha scandalizzato la Mostra del cinema di Venezia con Seom (L'isola), protesta d'arte contro la censura, costruita con sequenze emotivamente forti. Il regista ha poi confermato il suo stile visivo con Soochwieen boolmyung (2001, Indirizzo sconosciuto), presentato a Venezia, e Na-bbun-nam-ja (2001, noto come Bad guy) in programma al Festival di Berlino del 2002. A coronamento della carriera, Im Kwon Taek nel 2002 ha vinto (ex aequo) il Prix de la mise en scène a Cannes con Chihwaseon (noto come Ivre de femmes et de peinture). Lo stesso anno Lee Chang Dong ha vinto con Oasis il premio speciale per la regia alla Mostra del cinema di Venezia.

Bibliografia

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Korean dance, theater & cinema, Korean art 4, Seoul 1970.

F. Moneta, Corea: uno sguardo lontano, in "Filmcritica", 1990, 404, pp. 214-18.

F. Moneta, Il racconto del benshi, in "Filmcritica", 1990, 409, pp. 516-23.

Il cinema sudcoreano, a cura di A. Aprà, Venezia 1992 (tra i saggi I Hyo-In, Il cinema nordcoreano e la teoria "Juche", pp. 137-43).

Hyangjin Lee, Contemporary Korean cinema: identity, culture, politices, Manchester 2001.

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