CORIZZA

Enciclopedia Italiana (1931)

CORIZZA (dal gr. κόρνζα "infreddatura"; fr. enchifrènement; sp. coriza; ted. Schnupfen; ingl. coryza)

Federico BRUNETTI
Guido FINZI

È il termine che indica lo stato d'irritazione della mucosa nasale; nel linguaggio popolare: raffreddore. La còrizza è il prodotto di un'infezione da parte di germi (Micrococcus catarrhalis, bacillo di Friedländer, bacillo dell'influenza, pneumococco, gruppo degli Streptococchi) sotto l'influenza d'un complesso di condizioni predisponenti costituzionali (deficienza ipofisaria e paratiroidea) e occasionali (squilibrî di temperatura, di pressione barometrica, affaticamento, umidità, ecc.). I sintomi sono: senso molesto d'aridità e di bruciore alle narici; peso alla testa; arrossamento degli occhi, alterazione del timbro della voce (rinolalia chiusa), ottundimento dell'odorato e del gusto. Si ripetono frequenti sternuti, preceduti da prurito nel naso; quindi compare uno scolo incessante di secrezione acquosa acre, che irrita il vestibolo nasale e il labbro superiore, causando dermiti, eczemi, impetigini. Il respiro per le narici rimane completamente impedito. In seguito la secrezione modifica i suoi caratteri e diventa mucosa, poi più o meno commista a pus o in prevalenza purulenta (periodo di cozione degli antichi), a seconda dell'intensità della flogosi e del germe che l'ha provocata. L'irritazione si propaga talora alle cavità sinusali accessorie, alla faringe, all'orecchio (otite), alla laringe e all'albero tracheobronchiale, dando origine a forme infiammatorie bronchiali e broncopolmonari. Ai sintomi locali s'associano manifestazioni d'ordine generale, quali malessere, stanchezza, brividi, febbre. La durata della malattia è in genere di 4-5 giorni; talora per svariate ragioni generali e locali, la forma non risolve e s'ha il passaggio alla cronicità.

Un'entità a sé è costituita dalla corizza dei neonati per l'importanza capitale che assumono i sintomi di stenosi respiratoria, tali da mettere persino a repentaglio la vita dell'infermo.

Veterinaria. - In medicina veterinaria per corizza s'intende, in generale, l'infiammazione della mucosa nasale.

La corizza acuta contagiosa dei suini è caratterizzata da un'infiammazione diffusa della pituitaria, provocata dal bacillo piocianeo. Numerose sono le enzoozie nelle quali provoca una mortalità elevata, specie nei giovani suini. Koske (1906) ha dimostrato la possibilità di trasmettere la malattia mediante una varietà del bacillo piocianeo molto diffusa in natura. La malattia colpisce di preferenza i suini dai 3 ai 6 mesi, decorre con febbre, anoressia, sternuti, abbondante scolo nasale, alle volte emorragico, e respirazione difficile e penosa. La malattia, di facile diagnosi, si cura con fumigazioni e irrigazioni delle cavità nasali con soluzioni antisettiche. L'autovaccinoterapia potrebbe trovare utile indicazione. Con questa malattia si deve identificare la rinite cronica purulenta emorragica dei maialetti, studiata da Nassau in Germania e da Jensen in Danimarca.

La corizza infettiva dei conigli, dovuta al Bacillus leporisepticus, è caratterizzata da scolo nasale, sternuti e deperimento progressivo; è abbastanza diffusa nei nostri allevamenti; ha speciale gravità quando al leporisepticus s'aggiungono, come germi d'irruzione secondaria, il Bacillus bronchisepticus e lo stafilococco aureo. I vaccini misti, preparati coi tre germi, spiegano spiccato potere preventivo e anche azione curativa. I filtrati e gli antivirus alla Besredka dovrebbero trovare pratica applicazione. Con questa malattia è probabilmente da identificare la rinite contagiosa dei conigli che si vorrebbe riferire a un germe assomigliante a quello dell'influenza.

La corizza maligna dei conigli, o rinite da coccidî, decorre in forma enzootica; è caratterizzata da un grave processo infiammatorio della mucosa nasale dovuto al Coccidium perforans. Gli animali sbruffano, sternutano, hanno scolo nasale e febbre. Sono indicate per la terapia le irrigazioni con solfato di rame o solfato di zinco. Anche nelle cavie si è osservata una forma di corizza contagiosa sostenuta dal Micrococcus tetragenus.

La corizza contagiosa dei polli, tanto diffusa anche in Italia, è sicuramente legata all'azione patogena d'un virus filtrabile e di germi d'irruzione secondaria, di svariata natura, per il passato ritenuti agenti eziologici. I polli si presentano stanchi, spossati, hanno le penne irte e le ali cadenti; la testa a mala pena è sorretta; frequentemente sternutano ed eliminano dalle narici abbondante materiale bianco-giallastro; la respirazione è russante, rantolosa, a becco aperto. Le inalazioni di vapori medicamentosi, le applicazioni antisettiche dànno scarsi risultati. È opportuno uccidere i polli malati e disinfettare i ricoveri.

La corizza cancrenosa dei bovini è una malattia acuta, infettiva, limitatamente contagiosa, che colpisce i bovini e i bufali, dovuta a batterî del gruppo Tifo-coli e alle loro tossine. Dalle cavità nasali fuoriesce materiale giallastro, purulento, alle volte striato di sangue, d'odore fetido. Contro questa forma morbosa, studiata da G. Finzi in provincia di Mantova e di Cuneo, poco efficaci sono i diversi metodi di cura puramente sintomatica. La prognosi è generalmente sfavorevole e la mortalità oscilla fra il 50 e il 90%.

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