GALLO, Cornelio

Enciclopedia Italiana (1932)

GALLO, Cornelio (C. Cornelius Gallus)

Massimo Lenchantin De Gubernatis

Nacque a Forum Iulii (Fréius) il 69 a. C. Di umili natali, percorse con successo una duplice carriera politica e letteraria. Dopo aver compiuto missioni delicate per incarico dei Triumviri, partecipò al fianco d'Ottaviano alla battaglia d'Azio, segnalandosi nelle operazioni d'inseguimento delle forze d'Antonio. In premio dell'opera prestata venne fatto prefetto d'Egitto. Da principio la fortuna gli sorrise. Nell'iscrizione trilingue di File, egli glorificò senza misura le sue gesta. Preso dalla vertigine del successo, si fece innalzare statue e si permise un atteggiamento poco rispettoso verso il principe. Sulla sua condotta fece un rapporto a Roma Valerio Largo. Processato e condannato dal Senato all'esilio e alla confisca dei beni, G. si uccise l'anno 26.

Come poeta, G. fu un alessandrineggiante. Contro di lui sono forse indirizzate le parole famose di Cicerone sui cantores Euphorionis (Tusc., III, 45). Da Euforione tradusse o meglio ridusse uno o più epillî. Che abbia composto il poemetto Ciris dell'Appendix Vergiliana, è ipotesi acuta dello Skutsch che urta in molte difficoltà. In quattro libri di elegie intitolare Amores, di cui non è superstite che un pentametro (cfr. Morel, Fragmenta poetarum latinorum, p. 99) cantò, sotto il nome fittizio di Licoride, la mima Citeride, liberta di Volumnio, ai cui favori aspiravano gli uomini più potenti del tempo. Il nome di G. viene associato da Ovidio (Tristia, IV, 10, 53) a quello di Tibullo e Properzio. Quintiliano (X,1, 43), pur lodandolo, lo trova un po' duro. Non è possibile dire s'egli abbia dato un particolare sviluppo, all'elemento soggettivo che è carattere nuovo e peculiare dell'elegia romana in confronto alla greca. Per Gallo il poeta e grammatico greco Partenio di Nicea compilò la silloge delle Pene d'amore a noi giunta, con lo scopo di suggerire argomenti ai suoi carmi. G., come tutti i personaggi politici della sua età, fu pure oratore. Di lui si ricordano un'orazione dubbia contro Asinio Pollione (Quintiliano, I, 5, 8) e un'altra contro Alfeno Varo (Servio, Ad Verg. ecl., 9, 60). Virgilio gli dedicò la VI e la X ecloga. Ma dopo la condanna dell'amico, fu costretto a sostituire con l'episodio di Aristeo il panegirico che tesseva di lui nelle Georgiche. Ebbero rapporti con G. anche Furio Bibaculo e Q. Cecilio Epirota.

Bibl.: Oltre alle st. della lett. lat., cfr. C. Pascal, De Cornelii Galli vita, in Riv. di filol. class., XVI (1888), p. 399. Per le falsificazioni sotto il nome di Gallo, cfr. R. Sabbadini, Le scoperte dei codici lat. e greci, II, p. 225.