Giansènio, Cornelio

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Teologo (Ackow 1585 - Lovanio 1638), da cui prende nome il giansenismo. Studiò a Utrecht e Lovanio, dove erano ancora vivaci le controversie suscitate da M. Baio, e subì l'influsso di Giacomo Janson (Iansonius), direttore del Collegio di Adriano VI, e del compagno di studî Jean du Vergier de Hauranne, che seguì a Parigi (1604, per continuare gli studî alla Sorbona) e presso il quale visse a Parigi e a Baiona (1611-1614). Ritornò poi a Lovanio, ove conseguì il dottorato (1619) e resse la cattedra di Sacra Scrittura (1630). Nel 1635 divenne vescovo di Ypres. Aveva, con l'amico, progettato una riforma della Chiesa, comprendente il rafforzamento dell'autorità dei vescovi contro quella degli ordini religiosi (specie la Compagnia di Gesù) e la restaurazione, in teologia, dell'agostinismo; gli era piaciuto il De Republica ecclesiastica di M. A. De Dominis e aveva veduto con simpatia, nel mondo dei riformati, il sinodo di Dordrecht. Tali posizioni critiche G. espresse in una serie di scritti, alcuni dei quali postumi, come Alexipharmakon (1630), Spongia notarum (1631), Mars gallicus (1635), pubblicato sotto il nome di Alessandro Patrizio Armacano, alcuni commenti biblici (Tetrateuchus, 1639; Pentateuchus, 1641; Analecta, 1644). Ma l'opera cui in particolare resta legato il nome di G. è l'Augustinus, seu doctrina s. Augustini de humanae naturae sanitate, aegritudine, medicina adversus Pelagianos et Massilienses, pubblicata anonima dopo la sua morte, nel 1640 e condannata l'anno successivo. In essa il teologo espone, contro le erronee correnti interpretazioni, quella che riteneva la genuina dottrina del grande dottore, proponendo, altresì, la sua personale concezione della grazia, della predestinazione e della libertà. Scritto fortunatissimo, l'Augustinus fu all'origine di una secolare polemica sulla grazia e la predestinazione e diede avvio al movimento religioso del giansenismo.

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