Coróna solare

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fig.

coróna solare In astronomia, lo strato più esterno dell’atmosfera solare (fig.), che si estende da un’altezza di ~ 3000 km sulla fotosfera fino allo spazio interplanetario, dove si confonde con il vento solare. A causa della loro elevatissima temperatura (T ~ 2∙106K), i gas coronali (idrogeno ed elio, con percentuali minori di altri elementi) sono altamente ionizzati, cosicché costituiscono un plasma. La corona, tranne che durante le eclissi totali di Sole, è invisibile a occhio nudo, perché è mascherata dalla luce, assai più intensa, emessa dalla fotosfera. La forma e la luminosità della corona variano nel corso del ciclo di attività solare (➔ Sole): intorno al massimo di attività, la corona visibile raggiunge la sua massima estensione ed è approssimativamente sferica, mentre in periodi di bassa attività la luminosità si concentra prevalentemente nella fascia equatoriale. La struttura fine della corona, specie nelle zone polari, consiste di filamenti sottili (raggi), la cui forma suggerisce la presenza di un campo magnetico dipolare.

Il coronografo è lo strumento, ideato da B.-F. Lyot nel 1930, che permette di vedere e fotografare la corona solare in ogni momento in cui l’astro sia visibile, senza bisogno di attendere le rare e brevi eclissi totali di Sole. Esso è sostanzialmente costituito da un cannocchiale, il quale porta nel piano focale dell’obbiettivo uno schermo circolare, che nasconde perfettamente il disco luminoso del Sole: viene in tal modo mascherata la luce diretta proveniente dalla fotosfera solare, che altrimenti coprirebbe la debole luce proveniente dalla corona.

Oggi l’emissione della corona viene studiata anche al di fuori della banda visibile. Mentre le osservazioni alle basse frequenze (onde radio) possono essere condotte da terra con i radiotelescopi, quelle alle alte frequenze (nella cosiddetta banda XUV, cioè ultravioletto lontano e raggi X) devono essere effettuate, al di fuori dell’atmosfera, a bordo di razzi o di satelliti artificiali. Le osservazioni nell’XUV hanno condotto alla scoperta di due strutture coronali: i buchi coronali e i punti brillanti. I primi, che appaiono come macchie scure nelle fotografie in raggi X, sono zone relativamente fredde della corona, caratterizzate da campi magnetici unipolari (cioè aventi una polarità coerente: a seconda dei casi, ‘verso’ o ‘via’ dal Sole). I buchi coronali più grandi e più stabili tendono a formarsi nelle regioni polari. I punti brillanti hanno una durata di circa 8 ore e dimensioni tipiche di 20.000 km; alcuni di essi sono associati allo sviluppo delle regioni attive.

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