cosmetici Prodotti destinati a essere applicati sul corpo allo scopo di igiene, profumazione, protezione, modificazione dell’aspetto estetico. La normativa stabilisce che i c., non essendo medicamenti, non possono vantare nella presentazione e nella pubblicità alcuna attività terapeutica.
1.1 In OrienteL’uso dei c. era diffuso presso quasi tutti i popoli delle antiche civiltà orientali, favorito dal fatto che in Oriente crescevano la maggior parte degli ingredienti vegetali e minerali adoperati per l’igiene del corpo, come oli, profumi, tinture. I ‘profumi d’Arabia’ e della
1.2 Antichità classicaL’uso dei c., penetrato dall’Oriente nella
1.3 Dal Medioevo all’Età modernaL’uso dei c. fu subito condannato dagli scrittori cristiani. Più tardi la vita di corte e l’importanza data nel mondo cavalleresco all’esteriorità dell’aspetto e all’avvenenza della donna ne estesero l’uso al punto che nacque tutta una letteratura, che dalla riprovazione religiosa alla didattica moraleggiante si scagliò contro questa manifestazione di vanità, prettamente femminile, e tuttavia a volte frequentata anche dagli uomini. Viso, capelli, braccia e mani erano oggetto di cure cosmetiche, soprattutto per imbiondire i capelli con lozioni e pomate minerali e vegetali, e fare liscia e bianca la pelle. Gli strumenti per la cura delle orecchie, dei denti e delle unghie erano comuni a donne e uomini. Né mancavano bizzarrie come quella di annerirsi i denti. Le materie prime più adoperate erano l’antimonio o il nerofumo per il bistro per sopracciglia e ciglia, il minio e lo zafferano per i rossetti che colorivano guance e labbra, la salvia per i denti; la biacca, il sublimato d’argento, il borace, l’allume, accanto a mandorle e fave, a limone, aceto e chiara d’uovo per polveri e creme.
Il Rinascimento, con la sua opulenza di vita e la sua ammirazione per la bellezza corporea, ebbe per i c., come per i profumi, una vera mania. Centro dell’eleganza diventò l’Italia con nuove mode e ricette. Imbellettarsi fu presto una necessità sociale che ogni classe di persone interpretava a suo modo. Alcuni sistemi cosmetici prevedevano l’applicazione notturna di carne cruda o di maschere astringenti sul viso o il sublimatoir, apparecchio per esporre il viso a vapori di mercurio. La grande mania, soprattutto veneziana, era quella d’imbiondire i capelli, con la semplice esposizione al sole del capo tenuto umido per mezzo di spugnette, oppure con svariate tinture. Anche gli uomini partecipavano di questa moda.
Dal Seicento la
Fu la Rivoluzione francese, con i grandi predicatori e i filosofi, a iniziare una crociata contro il lusso, che doveva rapidamente essere bandito. Le ultime aristocratiche s’imbellettarono per salire il patibolo. La moda dei c. sarebbe ripresa con la raffinata eleganza di madame Tallien prima, famosa per i suoi bagni di fragole, poi di Giuseppina Bonaparte. Il romanticismo abolì il rosso: rimasero la cipria e le creme che davano il pallore sentimentale. I nei ebbero nella
Sviluppatasi dalla fine del 19° sec., ha assunto sempre maggiore importanza. Essa fornisce un elevato numero di prodotti con finalità estetica, igienica ed eutrofica (mantenimento delle migliori condizioni funzionali e anatomiche delle zone su cui vengono applicati, purché prive di alterazioni patologiche). Dal punto di vista scientifico e tecnologico, l’industria dei c. è simile per alcuni aspetti, come le metodiche di formulazione, il controllo di qualità, la confezione, a quelli propri dell’industria farmaceutica; sono così minimizzate le incidenze tossicologiche, sensibilmente ridotte rispetto al passato.
L’attività di ricerca, di base e applicata, nel settore dei c. è dedicata ai temi seguenti: a) valutazione dell’attività cosmetologica e conoscenza dei meccanismi biochimici; b) valutazione farmaco-tossicologica delle materie prime; al riguardo da parte delle autorità internazionali, sempre più attente all’impatto dei c. sulla salute pubblica, si è avviata la definizione delle prove di mutagenesi, tossicologia, farmacologia e tollerabilità cutanea per arrivare a una completa identificazione e codifica delle materie prime per la produzione dei cosmetici; c) individuazione di nuove materie prime, con spiccata preferenza verso le sostanze di origine vegetale; d) messa a punto di processi produttivi alternativi, quali le biotecnologie, a minor