Cosmogonia

Dizionario di filosofia (2009)

cosmogonia


Dal gr. κοσμογονία, comp. di κόσμος «Universo» e γονεία «generazione». La nascita e formazione dell’Universo è un momento essenziale delle concezioni mitico-religiose dell’umanità, a tutti i livelli storico-culturali, dalle civiltà più arcaiche fino a quelle che hanno dato espressione alle grandi religioni tuttora viventi. L’enorme materiale mitico e dottrinario in nostro possesso relativo alle credenze cosmogoniche è stato oggetto di varie classificazioni, effettuate di volta in volta secondo punti di vista metodologici diversissimi gli uni dagli altri. C. in senso stretto è la nascita del mondo, che può essere sia il complesso universo delle dottrine cosmologiche elaborate dalle grandi religioni orientali e antiche, sia il limitato orizzonte delle culture primitive più arcaiche. Una prima ed elementare distinzione, di tipo morfologico, è quella che divide le c. che comportano la figura di un essere supremo creatore delle cose, dotato di personalità e separato dal mondo, da quelle che narrano le origini del mondo partendo da uno o più principi primordiali, da cui si sarebbero in seguito svolte – per sviluppo o per genealogia (e qui la c. fa spesso tutt’uno con la teogonia) o per separazione operata da un essere mitologico qualsiasi – le successive realtà cosmiche e divine fino al momento in cui il mondo viene instaurato così come si presenta attualmente.

La creazione

Le c. appartenenti alla prima categoria sono proprie delle grandi religioni monoteistiche storiche, quali il mazdeismo, l’ebraismo, l’islamismo, e delle religioni primitive che comprendono la nozione di un essere supremo creatore (➔ monoteismo; politeismo). All’interno di questa categoria di c. ‘creazionistiche’ primitive si riscontra una articolatissima differenziazione, che esige una grande cautela nel prendere contatto con esse, per evitare di trasferire concetti che appartengono alla speculazione religiosa occidentale o limitrofa, a orizzonti culturali che ne sono privi. In particolare, è ignoto alle culture arcaiche il concetto di creazione ex nihilo: l’essere supremo si muove e opera in qualcosa che non è il ‘nulla’ o il ‘non essere’ della speculazione occidentale, e neppure la ‘materia preesistente’, ma la virtualità opaca di ciò che diventerà un orizzonte cosmico e sociale definito, il ‘pre-essere’: tale, nel linguaggio allusivo di un racconto cosmogonico (isole Marshall), è il «mare» primordiale dal quale l’Essere supremo evoca tutte le cose, chiamandole per nome. Il mito si ricollega alla vastissima gamma di c. acquatiche conosciute dalla mitologia a tutti i livelli storico-culturali, fino agli albori della speculazione greca e indiana (una eco di questo tipo è ancora nel Genesi all’inizio della creazione da parte di Yahweh, dove peraltro non è la benché minima traccia di modalità magiche). I modi operativi degli esseri supremi si presentano frequentemente come chiaramente magici: spesso il creatore è senz’altro definito come un mago o sciamano (medicine-man); presso gli aborigeni della California l’essere supremo opera secondo le modalità con le quali operavano i loro sciamani, e in un caso particolarmente notevole (presso i Carrier), gli si attribuisce la facoltà di creare mediante la sola forza del pensiero, il che trova analogia nelle tecniche di concentrazione sciamanica. Questo carattere magico e straordinario dell’operare permane anche, al di là delle civiltà religiose primitive, in molte figure di vere e proprie divinità che stanno al vertice dei pantheon politeistici: per es., Varuṇa nella religione vedica, Odino nella mitologia scandinava; nella religione monoteistica di Zarathustra si conserva nello stesso Ahura-Mazdā delle Gātha, se originariamente Mazdā non significava «colui che sa», ma «colui che pensa» e al cui pensare, di carattere magico, è dovuta la creazione. Quali che siano i modi con i quali viene presentata la situazione anteriore alla fondazione del mondo, il tema centrale di tutte le c. rimane sempre quello di un passaggio dal caos al cosmo, dal virtuale all’attuale, dal pre-essere all’essere. Il pre-essere è simboleggiato dall’Oceano nella tradizione preesiodea, dal Caos in Esiodo, dalle acque primordiali in altre tradizioni: nella mitologia vedica l’oceano al cui centro sta il brahman creatore (Atharvaveda, X, 7,38), l’oceano che è «culla del Ka» (Ṛgveda, X, 121, 11) o del fanciullo primordiale Warayano nel tardo mito di Markandeya. Questa capacità simbolica dell’acqua a significare il momento virtuale, pre-cosmico, del mondo non ancora esistente, si fa valere anche nelle escatologie che prevedono un diluvio e un reimmergersi finale di tutte le forme nell’abisso acqueo delle origini.

La separazione originaria

Un altro tema cosmogonico fondamentale si incentra sull’evento primordiale costituito dalla separazione del Cielo dalla Terra che all’origine erano uniti o comunque in tale prossimità da impedire il manifestarsi delle forme e il sorgere della vita alla luce: tema implicito nella Teogonia esiodea e presente nei miti cosmogonici dei Maori, di popolazioni polinesiane, micronesiane, indonesiane, dei Mantra, ecc. Nel mito Miao della Cina meridionale, per esempio, gli uomini primordiali nel macinare il grano urtavano continuamente contro il cielo, che dovette essere allontanato per consentire l’operazione; il che evidenzia uno degli aspetti più rilevanti della c. in genere, ovvero il fatto che non si tratta soltanto del ‘cosmo’ come struttura dell’universo, ma anche dell’instaurazione di modi di esistenza umani, del cosmo nella sua accezione di ‘ordine delle cose’, su tutti i piani, compreso quello umano. A questo tema si ricollegano le c. che narrano l’origine del mondo da un uovo cosmico, dal cui guscio, separatosi in una parte superiore e in una parte inferiore, si sarebbero originati rispettivamente il Cielo e la Terra. Nelle c. per genealogia, che fanno tutt’uno con la teogonia (Teogonia esiodea, Enūma Elīsh babilonese, ecc.) è spesso attraverso un combattimento che viene compiuta l’instaurazione dell’ordine attuale del cosmo: instaurazione dell’ordine di Zeus dopo la titanomachia, vittoria di Marduk su Tiamat nella c. babilonese, ecc. Anche in queste c. confluiscono temi identici a quelli descritti: separazione di Cielo e Terra; fondazione di Cielo e Terra da un caos primordiale (Tiamat). Il combattimento e la vittoria su un mostro da parte di una divinità con conseguente fondazione o rifondazione dell’ordine è presente anche in racconti non genealogici: nella mitologia vedica la lotta di Indra contro Vṛtra. Nelle c. a carattere genealogico la divinità suprema, che instaura l’ordine del cosmo, sta alla fine del processo di sviluppo, differenziandosi in tal modo nettamente sia dalle supreme e uniche divinità delle religioni monoteistiche sia dalle figure di esseri supremi delle religioni primitive. Questa varietà di forme e di modalità cosmogoniche simboleggia l’unico grande evento che è al centro dell’orizzonte culturale di tutte le civiltà arcaiche e antiche: il passaggio dal caos, dal pre-formale, dal pre-essere, al cosmo delle forme e dell’essere, ciò che distingue nettamente le c. arcaiche da quelle basate sul concetto di creazione ex nihilo. Ma una differenza forse ancora più essenziale consiste nel fatto che mentre la creazione ex nihilo, almeno per l’uomo occidentale, è data tutta in una volta, e che da quel momento la realtà creata vive, nella durata del tempo, di vita autonoma, le c. arcaiche mettono capo a un ordine che deve essere continuamente sostenuto da un complesso mitico-rituale e devono essere ‘ripetute’ e ‘riattualizzate’ periodicamente o anche, eccezionalmente, in circostanze particolari.