Costa d'Avorio

Dizionario di Storia (2010)

Costa d'Avorio


Costa d’Avorio

Stato dell’Africa occid., affacciato sull’Atlantico, cap. Yamoussoukro, centro principale Abidjan. Coperta da foreste nel Centro-Sud e da savana nel Nord, la C.d’A. è assai frammentata etnicamente, con genti kru che prevalgono nella parte occidentale, un Nord islamizzante abitato da senufo, diula ecc. e un Centro-Est dominato da gruppi , in particolare gli e i . Il Nord (➔ Kong) e l’Oriente videro la costituzione di regni accentrati: nel 17°-18° sec. Gyaman, Sanwi e Anyi-Ndenye, influenzati dall’Asante. Più deboli le formazioni politiche baule e dell’Ovest. A inizio Settecento i francesi tentarono, senza successo, di insediarsi ad Assini, sulla costa, dove Parigi tornò nel 1843, stipulando un trattato col Sanwi e occupando altre basi. Esteso il controllo francese sull’interno (➔ Binger, Louis Gustave; Samori Touré), la C.d’A. divenne colonia nel 1893, parte dell’Africa occidentale francese (1902), ma le resistenze locali durarono a lungo. Area di sfruttamento agricolo (cacao, caffè) e forestale, conobbe un’intensa immigrazione dai Paesi vicini e la crescita di una borghesia agricola indigena, base di un potente sindacato. Il movimento nazionalista fu dominato dal Parti démocratique de la Côte d’Ivoire (PDCI-RDA), fondato nel 1947 da F. Houphouët-Boigny – un baule, deputato della C. d’A. a Parigi (1945) – come sezione del Rassemblement démocratique africain. Territorio dell’Unione francese dal 1946, la C.d’A. optò nel 1958 per l’autonomia nella Comunità franco-africana e divenne indipendente il 7 agosto 1960, sotto la presidenza di Houphouët-Boigny. Strenuamente filofrancese, questi governò con metodi autocratico-paternalistici, tessendo efficaci reti di consenso e dosando repressione e concessioni agli oppositori. La crescita dell’economia agricola di esportazione favorì la stabilità del sistema, garantito anche dai legami con Parigi, che mantenne un contingente militare. Ma a fine anni Settanta il crollo dei prezzi delle materie prime agricole indusse il governo a ricorrere a piani di aggiustamento strutturale, con drastici tagli alla spesa che colpirono specialmente salariati e impiego pubblico. Nel 1990 disordini studenteschi e lo scontento delle forze armate indussero il presidente ad attuare il multipartitismo (di fatto il PDCI-RDA era stato fino a quel momento l’unico partito legale), ma le elezioni lo riconfermarono comunque con una maggioranza parlamentare assoluta. Il declino della salute del presidente scatenò una contesa per la nomina di un successore, designato fra Alessane Ouattara, un settentrionale, e Henri Konan Bédié, un baule, che fu poi scelto da Houphouët-Boigny prima della propria morte (1993). L’egemonia dei baule, favoriti da Houphouët (che nel 1983 spostò la capitale nella propria città natale, Yamoussoukro), era risentita dalle altre comunità. Bédié, confermato alla presidenza nel 1995, esasperò la contrapposizione con Ouattara sostenendo una posizione discriminatoria rispetto alla partecipazione politica sulla base dell’«avorianità» di nascita dei genitori di un cittadino: requisito di cui era privo Ouattara, insieme all’imponente comunità degli immigrati novecenteschi. La contrapposizione tra le diverse comunità alienò in particolare il Settentrione, ma anche ambienti dell’esercito, che nel 1999 attuarono un golpe, portando al potere il generale Robert Guéi. Questi cambiò la Costituzione per impedire a Ouattara di partecipare alle elezioni del 2000, in cui Guéi corse contro Laurent Gbagbo, vecchio oppositore di Houphouët, rifiutando però di riconoscerne la vittoria e abbandonando il Paese nei disordini che seguirono. Divenuto presidente, Gbagbo sventò nel settembre 2002 una ribellione militare e rimase al potere ad Abidjan (mentre Guéi veniva ucciso), ma i ribelli presero il controllo del Settentrione, determinando uno stato di guerra civile con scontri intercomunitari e un’interposizione delle truppe francesi. Un accordo raggiunto nel gen. 2003 naufragò l’anno successivo. L’uccisione di nove soldati francesi alla ripresa delle ostilità (nov. 2004) provocò la ritorsione delle truppe di Parigi contro l’aviazione governativa e successivi moti popolari antifrancesi. Il mandato di Gbagbo, terminato nel 2005, fu ripetutamente prorogato con il consenso dell’ONU fino al raggiungimento di un accordo tra le parti, che intervenne nel marzo 2007. Il leader ribelle Guillaume Soro divenne primo ministro, impegnandosi a non candidarsi alla presidenza, mentre la clausola costituzionale introdotta contro Ouattara fu abolita.

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