COSTANTINA

Enciclopedia Italiana (1931)

COSTANTINA (fr. Constantine; arabo Qosanṭīnah; dialettalmente Qsantinah; A. T., 109-110-111)

Emile Félix GAUTIER
Pietro ROMANELLI
Francesco BEGUINOT

Città dell'Algeria, capoluogo del dipartimento omonimo (Territ. del Nord). Sino dal tempo delle guerre puniche essa esisteva sotto il nome di Cirta, capitale dei re numidi. Alla fine dell'Impero ricevette il nome di Costantina, che conserva tuttora. Fra le vecchie città del Maghreb essa si distingue per non aver mai cessato, attraverso tanti secoli, di essere un centro importante, posto sempre nella stessa località, singolarmente caratteristica. Appollaiata su una roccia calcarea, a 650 metri s. m., circondata al S. dalla valle del Rlummel, profonda 250 m., dominando al N. la pianura dall'alto di un rilievo di 300 m., Costantina è una fortezza naturale. Ma i fossati che la proteggono impediscono anche il suo sviluppo.

Oltre la situazione topografica, anche quella geografica è assai favorevole, in quanto la città si trova al limite del Tell e degli altipiani. In tutta l'Algeria questo limite è stato scelto per le grandi città e capitali indigene: Sétif, Qal‛ah dei Banū Ḥammād, Achir, Tiaret, Tlemcen. Inoltre Costantina si trova sulla frontiera di due provincie del Tell molto contrastate: la Piccola Cabilia e le pianure di Bona. Le precipitazioni sono in media di 650 mm. all'anno, e spesso cadono sotto forma di neve.

Presentemente la posizione di Costantina è tuttavia meno favorevole, in quanto essa è a 80 km. dal mare (porto di Philippeville), e non si trova neanche sulla grande linea Algeri-Tunisi, con cui si collega per mezzo di una diramazione che si stacca da Le Khroub

Costantina ha 88.000 abitanti, dei quali la metà sono Europei (censimento del 1926). Per le sue bellezze naturali, essa tende a diventare un gran centro di turismo. Situata in un paese di cereali, è altresì un gran centro del commercio delle farine. Il dipartimento di Costantina (chilometri quadrati 87.502; 5.521.271 ab. nel 1926) ha due centri ben distinti di colonizzazione: le pianure di Bona e gli altipiani coltivati a grano di Costantina.

Monumenti. - La persistenza di vita attraverso i secoli ha fatto sì che, mentre copiose sono le testimonianze di monumenti antichi, ben poco si sia conservato di essi: restano elementi delle mura, romane e bizantine, avanzi di cisterne e di terme, d'un arco trionfale, ecc.; notevole l'acquedotto. Fra le numerose tombe preromane e romane, che hanno dato iscrizioni neopuniche e oggetti di varia specie, è notevole il mausoleo denominalo dagli Arabi Minareto del Kbroub, della metà circa del sec. II a. C., che alcuni pensano sia stato la tomba di Massinissa. (V. tavv. CXXXI e CXXXII).

Storia. - L'antica Cirta fu la maggiore città dell'Africa settentrionale, dopo Cartagine. Il primo ricordo se ne ha alla fine del sec. II I a. C. durante la seconda guerra punica. Essa era già allora ricca e popolosa, ed era la capitale di Siface, re dei Nummi Masesili: Massinissa, alleato di Scipione, vinto Siface, lo inseguì fin sotto le mura della città, e impadronitosi di questa ne fece la sua sede. Egli vi morì nel 148, e i suoi successori continuarono ad abitarla: Micipsa vi chiamò un nucleo di Greci. A questi, e agl'intensi rapporti commerciali che la città intratteneva anche con i popoli più lontani, sia dell'Africa sia degli altri paesi, si debbono gli elementi di ellenismo che si riscontrano nella cultura della città, la quale, tuttavia, fu soprattutto improntata di civiltà cartaginese: ché di questa i re Numidi stessi favorirono la diffusione. Prima ancora che Cirta fosse parte del dominio romano si stabilirono in essa numerosi commercianti italici, i quali sostennero Aderbale nella guerra contro Giugurta; durante le varie vicende di questa il nome della città ritorna di frequente, come dimora regale e come punto di contesa fra Romani e Numidi. Nel 46 a. C. è ancora indicata come capitale di Giuba, il quale, però sembra ne lasciasse il possesso a un regolo suo vassallo; un italico, P. Sizio, che era fuggito dall'Italia perché partecipe della congiura di Catilina e si era rifugiato presso il re Bocco di Mauretania, allo scopo di portare aiuto a Cesare in guerra contro Giuba, mosse con un gruppo dei suoi compagni sulla città e la prese: Cesare, dopo la vittoria, gliene confermò il possesso, e Sizio trasformò la città in colonia militare, dandole il nome di colonia Iulia Iuvenalis Honoris et Virtutis Cirta. Nella provincia romana, Cina godette di un particolare ordinamento, formando insieme con le vicine città di Rusicade, Chullu e Milevi una specie di piccolo stato federale, respublica quattuor coloniarum Cirtensium, con magistrati comuni. Il suo vasto e fertile territorio comprendeva inoltre un gran numero di castella e di pagi. Durante tutto l'impero Cirta diede soldati alla terza legione Augusta, consoli e senatori a Roma; famoso fra tutti il retore Marco Cornelio Frontone, maestro di Marco Aurelio. Sotto Diocleziano, divisa in più provincie la Numidia, Cirta divenne la capitale d'una di esse, la Numidia Cirtensis. Sul principio del sec. IV ebbe a soffrire gravissimi danni da parte dell'usurpatore Domizio Alessandro: così che Costantino, ricondottala sotto l'Impero, la restaurò e l'ingrandì, dandole il nome di Constantina: anche la provincia si disse Numidia Constantina. Sotto i Bizantini fu sede del dux Numidiae, cioè del governatore militare della provincia: s'ignora se vi risiedesse anche il governatore civile (praeses). Dalla metà del secolo III fino ai tempi più tardi fu sede vescovile.

Con la conquista araba della Barberia che, dopo aspre resistenze, fu completata nei primi anni del sec. VIII d. C., la città di Costantina entrò nell'orbita musulmana, e, data la sua fortissima posizione, ebbe parte essenziale, come in epoche precedenti, in molti avvenimenti militari e politici, passando sotto il dominio del Califfato e successivamente di varie dinastie e potenze, più o meno autonome, che regnarono nell'Africa del Nord: Aghlabiti, Fāṭimiti, Zīriti, Ḥammāditi, Almoḥadi, Ḥafṣidi, Turchi d'Algeria. Nel 1836 e cioè sei anni dopo l'occupazione di Algeri, i Francesi ne tentarono inutilmente la conquista, che fu attuata nell'anno seguente dopo violenti combattimenti.

Bibl.: Atlas archéologique de l'Algérie, f. 17; S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, V, Parigi 1927, p. 273 segg. e passim; Ch. Vars, Cirtat, Costantina 1895; per i musei: G. Doublet e P. Gauckler, Musée de Constantine, Parigi 1892; M. Besnier e P. Blanchet, Collcetion Farges, Parigi 1900; E. Mercier, Histoire de Constantine, Costantina 1903.

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