ROTIGNI, Costantino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017)

ROTIGNI (Rottigni), Costantino

Ennio Ferraglio

ROTIGNI (Rottigni), Costantino. – Al secolo Vincenzo Carlo, nacque a Trescore il 23 marzo 1696 dal conte Marcantonio e dalla contessa Caterina di Varmo.

Apprese i primi rudimenti di grammatica e di retorica dapprima nel paese natale e successivamente a Bergamo. Nel 1722 entrò fra i benedettini cassinesi nel monastero di S. Paolo d’Argon; avendo manifestato inclinazione per gli studi, venne affidato alla direzione di Benedetto Bacchini, allora abate di S. Pietro di Reggio Emilia, il quale lo introdusse allo studio del greco, dell’ebraico, della filosofia, della teologia e della storia della Chiesa.

Lasciata Reggio, negli anni successivi e fino ai primi anni Quaranta ricevette incarichi come lettore di filosofia, teologia e sacri canoni, dapprima in S. Giustina a Padova e successivamente ad Aversa, Firenze, Ravenna e Roma. Costretto da una salute cagionevole a rientrare in patria, dal 1741 al 1747 fu priore del monastero di S. Paolo d’Argon e per i successivi nove anni priore dei monasteri bresciani di S. Eufemia e S. Faustino Maggiore. Nel 1760 divenne amministratore del monastero di Pontida, nel 1762 abate di S. Paolo d’Argon, nel 1763 visitatore delle provincie benedettine cisalpine e, dal 1769 al 1775, abate di S. Faustino a Brescia.

Rotigni era ritenuto dagli stessi contemporanei un rigorista e simpatizzante dei giansenisti, assieme con il gruppo di religiosi, benedettini e non, dei monasteri bresciani e bergamaschi che a lui facevano riferimento. Insieme non giunsero mai a costituire una vera scuola di pensiero, né ebbero un preciso progetto editoriale, ma condivisero l’adesione alle tesi dogmatiche, morali e pastorali che vedevano in Port-Royal il principale centro di irradiazione. I tratti caratteristici delle opere di Rotigni sono lo spirito fortemente antigesuita, la lotta al molinismo e al probabilismo e l’avversione alla bolla Unigenitus, che egli considerava errata, inopportuna e pericolosa per la stessa esistenza della Chiesa.

Rotigni fu autore di commenti e letture di testi biblici e liturgici, nonché di interventi sulla teologia morale e sul tema, assai dibattuto, della devozione. Ampia parte della sua produzione finale riguardò i temi agostiniani, filtrati dal giansenismo portorealista, della predestinazione e della grazia e del rigorismo morale. Il suo nome è associato soprattutto a contese di carattere dottrinale e teologico che agitarono i decenni centrali del secolo: da quella del 1734 con il francescano Raimondo Missori su chi, fra il papa e il concilio, avesse la preminenza; a quella, sviluppata tra il 1749 e il 1753, con i gesuiti Francesco Antonio Zaccaria e Carlo Ignazio Cantova sulla penitenza; a quella, infine, del 1751, sulla grazia divina e la speranza, che vide, fra gli altri, anche interventi di Alfonso Maria de’ Liguori. La virulenza con cui vennero affrontate le controversie spinsero Rotigni a pubblicare un’articolata serie di interventi difensivi e chiarificatori delle proprie posizioni, espressi perlopiù attraverso lettere apologetiche o brevi testi, non di rado anonimi o sotto gli pseudonimi di Ireneo Filalete e Aletofilo Pacifico (Melzi, 1848, pp. 33, 409), e in qualche caso con sottoscrizioni editoriali fittizie (Cosmopoli per Brescia). Fu anche traduttore di opere di autori francesi, spesso controversi e cari ai giansenisti, come Jacques Joseph Duguet, di cui tradusse il Trattato dell’orazione, e Jean-Baptiste de Fourquevaux, di cui tradusse nel 1751 il Trattato della confidanza cristiana. Nelle Osservazioni finali criticò apertamente i capitoli VIII e X del trattato Della regolata divozione de’ cristiani di Ludovico Antonio Muratori, accusando l’autore di molinismo.

Da segnalare, infine, che nel 1752 l’Inquisizione di Venezia incaricò il podestà di Brescia Pietro Barbarigo di raccogliere «esatta informazione de’ precisi caratteri, dottrine, pratiche o sia conventicole» di Rotigni e di alcuni religiosi bresciani che si raccoglievano attorno a lui. La conclusione dell’indagine attestò Rotigni e i suoi sodali come «religiosi esemplari [...] e di ottimo ed onestissimo carattere» (Pesenti, 1958b, pp. 784 s.; Fanni Milesi, 1976, pp. 71-73).

Morì a San Paolo d’Argon il 20 aprile 1776.

Opere manoscritte. Bergamo, Biblioteca civica, Λ 3-4: Difesa del Giansenismo; Σ 5-18: Esercizi spirituali per gli abbati ed altri superiori, composti dal p.d. Geronimo Gioacchino Le Contat benedettino.

Opere edite. Lo spirito della Chiesa nell’uso dei Salmi, Firenze 1728; De canonibus vulgo apostolicis, Venezia 1734 (orig. ms. a Bergamo, Biblioteca civica, Λ 3-10); Parafrasi degl’inni del Breviario romano secondo la loro letterale, mistica e morale intelligenza, Padova 1738; Trattato dell’orazione e specialmente della pubblica, Bergamo 1746; Della necessità dell’amor di Dio per essere con Lui riconciliati nel sagramento della penitenza, Rovereto 1749; Istruzione pastorale di mons. Arcivescovo di Tours sopra la giustizia cristiana relativamente ai sacramenti della penitenza ed eucaristia, Venezia 1751; Lettera di N.N. in risposta all’autore della Storia letteraria del 1750 e in difesa del libretto di Roveredo, Cosmopoli [Brescia] 1751; Lettera ipercritica di Ireneo Filalete ad un Cavalier fiorentino dell’Ordine di S. Stefano suo amico sopra la risposta di N.N. di Cosmopoli all’autore della Storia letteraria del 1750, Cosmopoli [Brescia] 1751; Lo spirito della Chiesa nell’uso de’ cantici, Padova 1751; Trattato della confidanza cristiana e dell’uso legittimo delle verità che riguardano la Grazia di Gesù Cristo, Venezia 1751; Lettera di Teotimo a Filarco sopra ciò che leggesi contro il p. prior Rotigni, Cosmopoli [Brescia] 1753; Risposta apologetica e critica alle Osservazioni ed alla Lettera del molto rev. P. Cantova della Compagnia di Gesù, Venezia 1753; All’autore della lettera di Piacenza dei 2 nov. 1754, stampata nel tom. IV delle Memorie per servire all’Istoria letteraria, Venezia 1755; Risposta di Filarco a Teotimo, Trento 1755; Lettere di ragguaglio di Rambaldo Norimene, Trento 1755-1756; La concordia evangelica della Passione di N.S. Gesù Cristo, Brescia 1756; Alethopili Pacifici responsio ad authorem Appendicis positae ad calcem Epistolae paraeneticae sub nomine Pritanii redivivi, Venezia 1757; Irenaei Philaletis ad amicum epistolae duae de spe teologica et attritione, Brescia 1772.

Fonti e Bibl.: Bergamo, Biblioteca civica, Fondo Sozzi, Cassapanca Salone I.G.I.62: Vita di C. R.; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat., 9282: G.M. Mazzuchelli, Memorie per servire alle vite dei letterati viventi in quest’anno 1754 o di fresco passati a migliore vita, II, n. XCVI.

[G.G. Calepio], Elogio storico del p. d. C. R., in Nuova raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, XXXI, Venezia 1778, pp. 1-40 (ampiamente recensito nelle Novelle letterarie, IX, Firenze 1778, coll. 74-78); G.B. Chiaramonti, Ragionamento sull’origine, antichità e pregi del monachismo in genere e spezialmente dell’Ordine cassinese, Brescia 1788, pp. 122-124; G. Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani, I, Milano 1848, pp. 33, 409; B. Vaerini, Scrittori bergamaschi dell’ordine di S. Benedetto fioriti nel convento di Pontida, in C. Colleoni, Storia del monastero di Pontida, Bergamo 1876, pp. 44-52; A. Pesenti, Lettere inedite dell’abate C. R. al proposto Cornaro parroco di Villongo S. Filastro (1758-1762), in Bergomum, LII (1958a), 1-2, pp. 165-178; Id., Note sul giansenismo bergamasco durante l’episcopato di Antonio Redetti (1731-1773) con carteggi e documenti inediti, in Miscellanea Adriano Bernareggi, a cura di L. Cortesi, Bergamo 1958b, pp. 761-828 (Appendice II: Lettere inedite dell’abate C. R. al conte Francesco Brembati, pp. 786-803); R. Fanni Milesi, C. R. giansenista bergamasco della prima metà del Settecento (1696-1776), Brembate Sopra 1976, pp. 71-73; M. Sigismondi, L’abate C. R. (Trescore 1696 - San Paolo d’Argon 1776), Trescore Balneario 1996.

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