COSTANZO I imperatore, soprannominato Cloro

Enciclopedia Italiana (1931)

COSTANZO I (Flavius Valerius Constantius) imperatore, soprannominato Cloro (dal colore della pelle) soltanto nell'epoca bizantina

Alberto Olivetti

Fu fondatore della dinastia dei secondi Flavî. La sua discendenza dall'imperatore Claudio II il Gotico è una compiacente invenzione, probabilmente per dissimulare la sua umile origine. Sembra accertato che sia nato nell'Illirico, ma non sappiamo in quale anno. Si può ritenere da molti dati che nel 289 fosse già praefectus praetorio nella sezione dell'Impero assegnata a Massimiano, dopo aver conseguito una vittoria sui Franchi. Nello stesso anno, secondo il Seeck, avvennero le nozze di C. con la figliastra di Massimiano, Flavia Massimiana Teodora, dalla quale ebbe sei figli, tre maschi: Delmazio, Annibaliano, e Giulio Costanzo, e tre femmine: Flavia Giulia Costanza che sposò poi, nel 313, l'imperatore Licinio (v. costanza), Anastasia ed Eutropia. Ma già in precedenza C. aveva avuto a Naisso un figlio, il futuro Costantino il Grande, dall'ostessa Flavia Elena. Fu adottato solennemente da Massimiano e nominato cesare il 1° marzo 293, entrando così a far parte della tetrarchia istituita da Diocleziano: l'altro cesare era Galerio, che fu adottato dallo stesso Diocleziano. Gli fu assegnata la diocesi della Gallia e affidata una spedizione contro Carausio (v.) che aveva usurpato il potere imperiale in Britannia occupando anche le coste settentrionali della Gallia: ucciso questo prima dell'arrivo di C. in Gallia, gli era stato sostituito un altro usurpatore, Allecto (v.). C. occupò il porto di Boulogne e costrinse Allecto a rifugiarsi in Britannia, dove fu vinto e ucciso da Asclepiodoto prefetto del pretorio di C. Anche C. passò nell'isola e vinse in Londra un reparto di Franchi, che aveva saccheggiato la città (296).

Tornato in Gallia, C. combatté a più riprese e valorosamente contro i Franchi, contro gli Alamanni e contro un nucleo di popolazioni germaniche, che aveva passato il Reno gelato e si era stanziata su un isolotto del fiume. L'editto di persecuzione contro i cristiani, emanato da Dioćleziano a Nicomedia il 24 febbraio 303, aveva valore in tutto l'Impero: C., peraltro, l'applicò con molta moderazione. L'improvvisa abdicazione di Diocleziano e Massimiano (i maggio 305) portò automaticamente all'elevazione ad augusto di C., al quale, anzi, sarebbe spettato il diritto di priorità nell'Impero, quale più anziano dei cesari. In realtà, fu invece Galerio a dirigere la politica imperiale; presso di lui si trovava, quasi come ostaggio, il giovane Costantino. Dopo aver riportate altre vittorie contro i Pitti e gli Scoti, C., già da tempo cagionevole di salute, morì a Eboracum (York) in Britannia nel luglio 306.

Bibl.: H. Schiller, Geschichte der römischen Kaiserzeit, II, Gotha 1887, pp. 129-168; O. Seeck, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, coll. 1039-43; id., Geschichte des Untergangs der antiken Welt, I, Berlino 1895, pp. 18-69; J. Maurice, L'origine des seconds Flaviens, in Comptes-rendus Acad. inscript. et b.-l., 1910, pp. 96-97; L. Cantarelli, Per la storia dell'imperatore Costanzo Cloro, in Atti della Accad. Pontificia di archeologia. Memorie, I (1923), pp. 31-36; E. Stein, Geschichte des spätrömischen Reiches, I, Vienna 1928, pp. 98-125; J. Burckhardt, Die Zeit Constantins des Grossen, 5ª ed., II, Berlino 1929, pp. 33-78, 255; E. Albertini, L'Empire romain, Parigi 1929, pp. 322-325, 342-349; F. Allard, La persécution de Diocletien, I, Parigi 1908, pp. 178-82; E. Foord, The last age of Roman Britain, Londra 1925, pp. 54-56; R. Andreotti, Costanzo Cloro, in Didaskaleion, 1930.

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