CRAXI, Benedetto, detto Bettino

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

CRAXI, Benedetto, detto Bettino

Vittorio Vidotto

(App. IV, I, p. 543)

Uomo politico, segretario dal 1976 del Partito socialista italiano. Fin dai primi anni della segreteria C. mirò a estendere il terreno del confronto con la DC a spazi politici e posizioni di potere tradizionalmente democristiani. Contemporaneamente accentuò tutti i motivi politici e ideologici di diversità con il Partito comunista. Questa concorrenza e conflittualità doveva investire ogni questione politica rompendo il tendenziale bipolarismo fra DC e PCI e rovesciando l'immagine di debolezza e subalternità del PSI. C. vide confermata la sua leadership al congresso di Torino (marzo-aprile 1978) dove fu riformulata − in contrapposizione al compromesso storico comunista − la strategia dell'alternativa di sinistra, subordinandone l'avvio a un significativo rafforzamento elettorale socialista.

Durante il rapimento di A. Moro sostenne, in aspra polemica con gli altri partiti della maggioranza di solidarietà nazionale, la necessità di una iniziativa autonoma e unilaterale dello Stato volta, attraverso la scarcerazione per motivi umanitari di alcuni terroristi, a indurre le Brigate rosse a liberare il presidente della DC (aprile-maggio 1978). Altre due vicende, nello stesso 1978, danno la misura del nuovo dinamismo della segreteria socialista. Dopo il successo ottenuto con la rivendicazione di un socialista alla presidenza della Repubblica, concretizzatasi poi con l'elezione di S. Pertini, nell'agosto C. tracciò in un saggio dal titolo Il Vangelo socialista (apparso a sua firma sul settimanale L'Espresso) un itinerario ideologico nettamente contrapposto alla tradizione del comunismo.

Il risultato elettorale del 1979 non premiò la linea di C., anche se la dichiarata disponibilità a garantire durata e stabilità alle future coalizioni governative (''governabilità'') avrebbe conferito al PSI, da allora in poi, un ruolo e un potere contrattuale decisivi soprattutto dopo la ripresa della collaborazione con i partiti di centro. Esteso il controllo sull'intero partito nel 1980 dopo un aspro confronto con la sinistra interna, C. rafforzò la sua leadership al congresso di Palermo (aprile 1981). Fu introdotta in quella sede l'elezione diretta del segretario del partito da parte dei delegati, confermando così una trasformazione del PSI in un organismo incentrato sul suo leader. Nello stesso periodo C. si fece a più riprese promotore di una grande riforma delle istituzioni: ma, nonostante l'energia profusa nel rivendicarla, la proposta stentava ad assumere connotati definiti che andassero, in questa fase, oltre la richiesta di un rafforzamento dell'esecutivo.

Nel 1983 la sconfitta elettorale della DC, più che il limitato successo del PSI, aprì le porte a una presidenza del consiglio socialista. Il governo pentapartito (DC, PSI, PSDI, PRI, PLI) presieduto da C. − il primo guidato da un socialista − entrò in carica il 4 agosto e si dimise il 26 giugno 1986, superando per durata tutti i precedenti governi. A esso sarebbe seguito un secondo governo C. fino al marzo 1987, alla vigilia di nuove elezioni politiche. Le promesse di governabilità furono così mantenute nonostante una accesa conflittualità con la segreteria democristiana, tenuta in quegli anni da C. De Mita, e la dura opposizione comunista.

La favorevole congiuntura internazionale unita a un sostanziale appoggio di una parte dei sindacati (CISL, UIL e componente socialista della CGIL) consentirono una ripresa dell'economia accompagnata da significative razionalizzazioni nei settori industriali, ma non la progettata riduzione del disavanzo pubblico. Durante il governo C. giunse a termine, con la firma di un accordo (18 febbraio 1984), la lunga trattativa con la S. Sede per la revisione del concordato lateranense del 1929. Due vicende in particolare − la prima di politica interna, la seconda di politica internazionale − illustrano, meglio di altre, la linea e il modo di governo del presidente socialista.

Si tratta, nel primo caso, della lunga, e alla fine vittoriosa, battaglia ingaggiata con il PCI su un decreto che prevedeva tagli alla scala mobile: battaglia iniziata con l'ostruzionismo parlamentare dell'opposizione e culminata in un referendum che, nel giugno 1985, bocciava la proposta di abrogazione del decreto. Il secondo caso riguarda le fasi successive al sequestro, operato da militanti legati all'OLP, della nave da crociera italiana Achille Lauro: dopo la restituzione della nave, risultato di una trattativa con i vertici dell'OLP risoltasi positivamente − anche grazie alla precedente politica di equidistanza tenuta dall'Italia sui punti più controversi del conflitto fra Israele e i palestinesi − si aprì un momento di aspra frizione con gli Stati Uniti. Quando la caccia statunitense costrinse l'aereo egiziano che trasportava i sequestratori e i mediatori dell'OLP ad atterrare nella base NATO di Sigonella in Sicilia, il governo italiano intervenne con decisione impedendo l'estradizione dei palestinesi. L'atteggiamento dell'esecutivo trovò consensi a sinistra, ma suscitò l'opposizione dei repubblicani che aprirono una crisi di governo presto rientrata.

L'incisività e capacità di decisione dimostrate da C. (definite, anche polemicamente, come ''decisionismo'') hanno determinato discordanti reazioni nell'opinione pubblica divisa fra consensi e riserve, testimoniate fra l'altro da un'amplissima produzione di satira politica.

Terminata l'esperienza di governo C. è tornato alla segreteria del PSI, carica che non aveva mai abbandonato e alla quale era stato rieletto per acclamazione nei successivi congressi del partito. Fra il 1987 e gli inizi del 1991 C. ha mantenuto una linea di confronto conflittuale con la DC, particolarmente accentuato durante la segreteria e la presidenza del consiglio di C. De Mita − accusato di voler privilegiare il rapporto con il PCI −, di maggiore collaborazione dopo l'ascesa di A. Forlani alla segreteria e la nascita del governo Andreotti (1989). L'ormai tradizionale antagonismo con il PCI si è conservato anche nei confronti della svolta che ha dato origine al Partito democratico della sinistra.

Radicali diversità di vedute permangono fra l'altro sulle ipotesi di riforma istituzionale che C. vede incentrate sulla elezione diretta del capo dello Stato (linea confermata dal congresso straordinario di Bari del giugno 1991), mentre i comunisti (e la sinistra DC) mirano a una modifica in senso maggioritario della legge elettorale. Più in generale le prospettive del PSI rimangono legate al suo potere di ''interdizione'' (assai maggiore della sua forza elettorale) in quanto elemento determinante delle coalizioni di governo: un potere esercitato con notevole abilità da C. con risultati che sembrano tuttavia ridurre le capacità riformatrici del programma socialista.

Nel corso del 1990 C. è stato rappresentante personale del segretario dell'ONU sulla questione del debito dei paesi in via di sviluppo; in seguito è stato nominato consigliere per i problemi dello sviluppo e per il consolidamento della pace e della sicurezza.

Gran parte dei discorsi e degli scritti di C. sono stati pubblicati in numerose raccolte, fra le quali si ricordano: Lotta politica (1978); L'Italia liberata (1984); Fiducia nell'Italia che cambia (1987); Un'onda lunga (1988); La politica socialista (1988).

Bibl.: G. Galli, Storia del socialismo italiano, Roma-Bari 1980; A. Ghirelli, L'effetto Craxi, Milano 1982; G. Statera, Il caso Craxi. Immagine di un presidente, ivi 1987; W. Merkel, Prima e dopo Craxi, Padova 1987; Il governo Craxi, a cura di F. Cicchitto, Milano 1989; G. Pallotta, Craxi, il leader della grande sfida, Roma 1989; P. Ciofi, F. Ottaviano, Un partito per il leader. Il nuovo corso socialista dal Midas agli anni Novanta, Soveria Mannelli 1990; G. Sabbatucci, Il riformismo impossibile. Storie del socialismo italiano, Roma-Bari 1991.

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