CREAZIONE

Enciclopedia Italiana (1931)

CREAZIONE (lat. creatio; fr. creation; sp. création, creacion; ted. Schöpfung; ingl. creation)


Dal linguaggio comune, in cui significava originariamente generazione, produzione, questo termine, come già il greco κρισις, passò al linguaggio filosofico-religioso per indicare l'origine del mondo mediante un atto di Dio o dalla medesima sostanza divina o da materia eterna preesistente.

Il concetto della creatio ex nihilo rimase estraneo al pensiero greco, che tenne sempre fede all'idea, eleatica nelle sue origini, dell'ex nihilo nihil, e, quando attribuì la genesi del mondo all'opera di Dio, la considerò solo come elaborazione d'una materia preesistente. Di creatio ex nihilo si cominciò a parlare solo nella dottrina religiosa degli Ebrei, in antitesi con la dottrina dell'emanazione, principio di tutte le forme di panteismo. Così la Bibbia attribuisce a Dio la creazione di tutte le cose in cielo e in terra, quia ex nihilo fecit illa Deus et hominum genus (II Maccabei, VII, 28). Nel cristianesimo si conferma la dottrina contenuta nel Genesi, I-II, della creazione dal nulla. Si distingue il concetto d'una creazione immediata e primigenia che considera il mondo come un effetto diretto di Dio, e il concetto della generazione, la quale ammette cause mediate, prima create che producono gli esseri della natura. Ma nell'uno e nell'altro concetto è implicito il principio della personalità divina che pur essendo originario, infinito, con un atto di volontà crea e conserva con la sua Provvidenza il mondo come un fatto secondo la natura che gli ha dato.

Una fisionomia diversa presenta la dottrina di Agostino, il quale nella materia creata da Dio suppone le forze attive latenti, i principî seminali (rationes seminales), che producono gli esseri particolari, che, per essere conservati, hanno bisogno d'una creazione continua ch'è conservazione.

Una deviazione dalla dottrina agostiniana e, in generale, da quella cristiana, è rappresentata da Giovanni Scoto Erigena, il quale da Dio, che è l'unico essere, fa derivare, mediante un processo costituito da una serie d'emanazioni sostanziali (partecipazioni), tutti gli esseri. Ma chi chiarisce, riordina e compendia la dottrina cristiana della creazione è Tommaso d'Aquino. Questi, movendo dal principio già acquisito dal cristianesimo, che la creazione come atto è proprio di Dio e non della creatura, parla, sulle tracce di Agostino, delle idee divine, che esistono indipendentemente dalla loro esistenza nel tempo, e delle essenze delle cose, che riproducono necessariamente il loro esemplare divino. Secondo queste idee divine, concepite come cause esemplari del mondo, Dio col suo atto creatore libero, non necessario, al fine di manifestare la sua bontà, comunicando alle creature l'imagine di sé, trae dal nulla tutte le cose, che pertanto sono contingenti, cioè non necessarie a Dio, sebbene alcune siano per la natura loro creata in sé necessarie e incorruttibili nella durazione dell'essere ricevuto, come sono gli angeli e le anime umane. La creazione quindi, secondo S. Tommaso (S. teol., I, q. 65, a. 3), è productio alicuius rei secundum suam totam substantiam, nullo praesupposto, quod sit vel increatum vel ab aliquo creatum. E productio ex nihilo sui, cioè della cosa che si crea, et subiecti, cioè della sua materia; ma non ex nihilo causae efficientis et finalis, la quale è Dio creante. Ex nihilo quindi significa ordine al non essere precedente della cosa, e nega la materia precedente. Non è per ciò mutazione di una cosa in un'altra, se non secondo il nostro modo di pensare, in quanto il nostro intelletto considera una stessa cosa, prima come non esistente e poi come esistente; non è successiva, ma istantanea, e quindi un essere mentre si crea è già creato; spetta solo a Dio, come atto proprio, incomunicabile a qualsiasi creatura, anche istrumentalmente intesa. Nella creatura la creazione pone la relazione di dipendenza dell'essere creato rispetto al principio da cui è prodotta; relazione da Dio prodotta e creata non per una creazione diversa da quella per cui crea la cosa stessa, quia accidentia et formae, sicut per se non sunt, ita nec per se creantur, cum creatio sit productio entis; sed sicut in alio sunt, ita in aliis creatis creantur (S. c. Gent., I, 2, c. 18). Perciò l'essere creato è proprio delle cose per sé sussistenti; dell'altre, esistenti in altre e non per sé, è l'essere concreato. Così l'anima umana, perché per sé sussistente, è creata; non l'anima dei bruti, che proviene dalla materia e solo sussiste nell'unione con essa. Così il tempo e lo spazio è concreato col mondo. L'Aquinate (a proposito della questione tanto dibattuta al suo tempo; v. aristotele; avicenna; averroè) sostiene che non si può dimostrare che il mondo ripugni essere creato ab aeterno; ma per fede si sa creato nel tempo (S. theol., I, q. 46, a. 10,2; s. c. Gent.,1,2, c. 31-38).

La dottrina della Chiesa cattolica è nelle formule dei simboli apostolico e niceno-costantinopolitano (v. credo) e nel c.1. del IV concilio lateranense (1215) che dichiarò unum universorum principium (esse), creatorem omnium visibilium et invisibilium, spiritualium et corporalium, qui sua omnipotenti virtute simul ab initio temporis utramque de nihilo condidit creaturam, spiritualem et corporalem.

Cartesio, sotto un certo rispetto, si mantiene aderente alla tradizione cristiana, quando pone la conservazione degli esseri identica alla creazione. Ma con Locke il concetto tradizionale cattolico è abbandonato: egli rifiuta la creazione come produzione ex nihilo. Attraverso Spinoza, Hume, Kant, Fichte, Schelling si arriva alla concezione di Hegel che non può pensare Dio senza il mondo. Dopo Hegel, la creazione o è concepita in senso naturalistico, vale a dire come evoluzione, o in senso idealistico come attività universale dello spirito (v. Divenire).

Per la storia delle religioni e per la fisica moderna, v. Cosmogonia. Per la teoria del Genesi e i suoi rapporti con le cosmogonie orientali, v. genesi; pentateuco.

Fonti: Per accenni alla dottrina della creazione nella Bibbia, v. Isaia, xL-xLv, Salmo XXXII, 6, Proverbi, III, 19, II Maccabei cit., 7,28, oltre che Genesi, I-II. Per la storia di questa dottrina nel cristianesimo vedi specialmente: Tertulliano, Adversus Hermogenem; Origene, De principiis e Adversus Celsum; Giustino Martire, Apologia, I, 59; Clemente Alessandrino, Strom., V, 14; Agostino, De genesi contra Manichaeos; Confessiones, XI-XIII; De Genesi ad litteram, libri XII; De civitate Dei, XX; Scoto Erigena, De divisione naturae, XII, 25; Pietro Lombardo, Libri sententiarum; Tommaso d'Aquino, S. c. Gentiles, II, 15-24,30-38; S. Theol., I, 45, e 46; De pot. qq. 3-5.

Bibl.: R. Eisler, Wörterbuch der philosph. Begriffe, 4ª ed., Berlino 1929, II, pp. 775-77; J. Caird, Fund. ideas of Christianity, Glasgow 1899; G.M. Walsh, Doctrine of Creation, Londra 1910; J. Tixeront, Histoire des dogmes, 4ª ed., Parigi 1912; A. Harnack, Lehrbuch d. Dogmengeschichte, 4ª ed., Tubinga 1909-1910; Dict. de théol. cathol.; Dict. de la Bible (del Vigouroux); Dict. apolog. de la foi cathol., sotto la voce.

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