Cremona

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Comune della Lombardia (70,49 km2 con 72.399 ab. nel 2020) e capoluogo di provincia. Di forma ellittica, circondata dai bastioni, antiche mura ora in gran parte demolite, si estende presso la riva sinistra del Po in mezzo a una piatta e bassa pianura, ed è l’ultimo centro notevole che s’incontra discendendo il corso del fiume: la sua origine è legata, appunto, alla funzione di guado fluviale. Tradizionale centro commerciale, ha diversificato la propria economia in senso industriale, con localizzazioni periferiche all’agglomerato urbano, accompagnate anche da un progressivo decentramento residenziale, per la crescente specializzazione terziaria e direzionale del nucleo storico. L’economia locale è legata alle produzioni della ricca campagna circostante; notevoli le industrie alimentari (torroni, mostarde, salumi, latticini), meccaniche (macchine agricole), tessili, petrolchimiche, poligrafiche, dell’abbigliamento e del legno; di antica tradizione la fabbricazione di strumenti musicali (scuola di liuteria, fabbrica di pianoforti). Del progetto di un canale Milano-C.-Po (che aveva portato alla costituzione, nel 1941, di un Consorzio, sciolto nel dicembre 2000) è stato realizzato solo un tratto, sul quale sono attivi il porto pubblico di C. e alcune banchine private di aziende.

Colonia fondata dai Romani nel 218 a.C., resisté agli assalti dei Galli e di Annibale; divenne municipio nel 90 a.C. e fu fiorente alla fine della Repubblica. Saccheggiata dai soldati di Vespasiano nel 69 d.C., fu poi fatta ricostruire da lui stesso, ma non raggiunse più la primitiva floridezza. Presidiata dai Bizantini, resistette 34 anni all’invasione longobarda, finché fu presa da Agilulfo (603). Sede vescovile di C. almeno dal 5° sec., dal 9° sec. C. fu sede di una vasta contea vescovile; nel 1098 si costituì in Comune. Nel 1167 aderì alla lega delle città lombarde contro Federico Barbarossa; nel 1249 fu centro di una signoria in Lombardia e Piemonte; crollata questa in seguito alla sconfitta ghibellina di Benevento (1266), la città subì con i Cavalcabò gli orrori della vendetta guelfa, mentre il suo atteggiamento antighibellino durante la discesa di Enrico VII le costò il saccheggio e la perdita del titolo di città. Nel 1441 passò a Francesco Sforza. Ceduta a Venezia dai Francesi (1499-1509), fu poi occupata dagli Spagnoli e fu teatro di una battaglia (1648) tra Spagnoli e Francesi: questi ultimi vittoriosi posero allora a C. un assedio che si protrasse inutilmente per alcuni mesi. Alla Spagna la città rimase fino al 1702, quando l’occuparono gli Austriaci. Presa dai Francesi nel 1796, fece parte del Regno Italico sino al 1814. Tornata all’Austria, il 19 marzo 1848 si ribellò costringendo il presidio a ritirarsi.

Fra i monumenti, spiccano S. Michele, risalente al 12° sec., il duomo, chiesa lombardo-gotica del 12° sec., il battistero ottagonale (1167), il Palazzo del comune e la Loggia dei militi (13° sec.). Importante il museo civico.

Concilio di C. Tenuto da papa Eugenio III (1148), vi furono promulgati i decreti di Reims dello stesso anno, relativi alla riforma dei costumi del clero, all’esclusione dei laici dalle elezioni ecclesiastiche ecc.

Dieta di C. Tenuta nel febbraio 1483 dai partecipanti alla lega promossa dal papa contro Venezia per la questione del possesso di Ferrara, cioè dal re di Napoli, dal duca di Milano, dai Fiorentini, dal duca di Urbino ecc., allo scopo di stabilire i mezzi più opportuni per indurre Venezia a cessare le ostilità contro Ferrara.

Pace di C. Conclusa il 20 novembre 1441, fra le repubbliche di Venezia e Firenze da una parte e Filippo Maria Visconti dall’altra, riconosceva l’indipendenza di Genova dal Visconti, dava a Firenze il Casentino, a Venezia Ravenna e alcune località nel Mantovano.

Provincia di C. (1770 km2 con 355.908 ab. nel 2020). Situata nella bassa pianura lombarda, limitata dai corsi inferiori dell’Adda e dell’Oglio e da un breve tratto del corso del Po, è divisa in 113 comuni; la parte più settentrionale è percorsa, con direzione N-S, dal basso Serio e tutta la provincia è attraversata in ogni senso da canali di comunicazione o d’irrigazione. Proprio la regolarizzazione dell’idrografia ha favorito, con la riduzione delle zone anfibie o comunque soggette al rischio di inondazioni, una maggiore stabilità della struttura insediativa e del sistema produttivo, con rese elevate nel settore agricolo (frumento, mais, foraggi), favorite anche da una dimensione fondiaria relativamente ampia. Il livello del reddito della popolazione supera il dato medio nazionale. L’agricoltura ha progressivamente ridotto la sua importanza rispetto sia all’industria sia al terziario. I comparti del secondario a più forte sviluppo restano tuttavia quelli legati all’agricoltura. Allevamento bovino e suino. La caratterizzazione sostanzialmente tradizionale dell’apparato economico è confermata dall’elevato livello di specializzazione mantenuto da alcune tipiche produzioni locali (fabbricazione di strumenti musicali o di prodotti alimentari) e dalla persistenza di un importante ruolo commerciale che il territorio ha mantenuto su scala interregionale, in vista di una crescente apertura internazionale.

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