MALVEZZI, Cristofano (Cristoforo). - Figlio di Niccolò (Nicolao), nacque a Lucca, dove fu battezzato il 28 giugno 1547.
Il M. ricevette quasi certamente la prima istruzione musicale dal padre. Nella formazione del M. ebbero probabilmente un ruolo anche i due compositori di maggior prestigio delle principali istituzioni cittadine negli anni della sua fanciullezza: F. Corteccia, dal 1540 maestro di cappella del duomo e del battistero di Firenze e dal 1550 canonico di S. Lorenzo, e A. Striggio, gentiluomo e compositore di origini mantovane, dal 1560 al servizio di Cosimo I de' Medici.
Il 20 maggio 1565 il M. fu nominato organista della chiesa di S. Trinita ottenendo "per suo salario ogni anno scudi otto di lire 7 per 1 scudo et soldi 10 per 1 scudo, cioè lire 60 l'anno" (ibid., p. 182); il 5 maggio 1570 doveva aver lasciato questo incarico dato che veniva nominato al suo posto l'organista F. Fanetti. Il 21 apr. 1572 il M. fu nominato "canonico effettivo" in S. Lorenzo "sotto il titolo di S. Amato abate".
Dopo la morte di G. Benvenuti del Cartolaio avvenuta il 26 marzo 1574, il M. divenne maestro di cappella del battistero di S. Giovanni con uno stipendio mensile di 5 scudi (ibid.). La procedura per l'attribuzione di questo incarico fu descritta molto tempo dopo, nel 1646, da Carlo Strozzi (ibid., pp. 182 s.). Il 26 ott. 1574 il M. subentrò al padre come organista in S. Lorenzo e qui, negli anni seguenti, ricoprì anche diversi incarichi ecclesiastici: ceraiolo nel 1575, addetto al protocollo tra 1576 e 1577 e di nuovo nel 1598, addetto all'archivio nel 1587 e alla biblioteca nel 1597.
Negli anni Ottanta del Cinquecento il M. intensificò la sua attività presso la corte medicea, nonostante che fino al 1586 non risulti iscritto nel ruolo dei salariati. Dapprima collaborò alla composizione di intermedi, quindi, come successore di Striggio, divenne il principale compositore di corte; tale circostanza ha dato adito all'ipotesi che il M. sia stato allievo dello stesso Striggio. Nel 1583 il M. compose le musiche, oggi perdute, del quinto intermedio della commedia Le due Persilie di Giovanni Fedini, rappresentata "alla presenza delle gran principesse di Toscana" il 16 febbraio. Nel 1586, in occasione delle nozze tra Virginia de' Medici e Cesare d'Este e in concomitanza con l'inaugurazione del teatro degli Uffizi, compose il terzo e quarto intermedio per la commedia L'amico fido del conte G. Bardi di Vernio, coadiuvando Striggio e lo stesso Bardi (dell'evento, essendo musica e commedia entrambe perdute, rimane il dettagliato resoconto di Bastiano De' Rossi, umanista e segretario dell'Accademia della Crusca, nella Descrizione del magnificentissimo apparato de' meravigliosi intermedi, Firenze 1585-86). Nel 1589, in occasione delle nozze del granduca Ferdinando I con Cristina di Lorena, furono rappresentati gli intermedi della commedia La pellegrina di Girolamo Bargagli, andata in scena il 2 maggio 1589 con repliche il 13 e il 15 maggio (di cui lo stesso De' Rossi lasciò la Descrizione dell'apparato degli intermedi scritti per la commedia rappresentata in Firenze nelle nozze di Ferdinando I con madama Cristina di Lorena, Firenze 1589). Il M. compose gli intermedi I, IV, V e VI con il contributo di E. de' Cavalieri, G. Caccini, G. de' Bardi e J. Peri (mentre il secondo e il terzo furono composti da L. Marenzio con un apporto minimo anche di M. Werrecore); partecipò inoltre alla rappresentazione come esecutore - nel primo intermedio nel ruolo di Astrea e nel quinto di "Marinaro" e di "Ninfa marina" - e nel 1591 ne curò l'edizione a stampa. Sempre negli anni Ottanta il M. compose inoltre, insieme con L. Bati, le musiche per gli intermedi della farsa Il sammaritano di G.M. Cecchi, una satira sulla professione di medico, rappresentata presso la Compagnia della Purificazione, tra il 1580 e il 1587. Cecchi, tra i maggiori drammaturghi coevi, scrisse anche i testi degli intermedi alle sue pièces teatrali, in genere di argomento religioso o morale (al contrario degli intermedi di corte che privilegiano l'allegoria mitologica), per le rappresentazioni dei fanciulli nelle confraternite fiorentine.
Nel settembre 1594 fu nominato terzo organista del duomo di S. Maria del Fiore con 4 scudi al mese; tale posto fu creato appositamente per il M., dato che fu poi soppresso dopo la sua morte.
Nel 1594 il M. (o forse il fratello Alberigo) fu sospeso da uno dei suoi incarichi, come si apprende da una lettera di E. de' Cavalieri: "L'haver casso il Malvezzi parrà strano a molti, perché oltre ad essere de' primi d'Italia di cinbalo, quando Sua Altezza vorrà conserti, et particolarmente all'organi in chiesa, bisognerà lasciar stare, overo far elettione di altri" (Kirkendale, p. 184). In seguito a una richiesta dettata probabilmente dalla salute malferma, nel luglio 1596 il M. ottenne dal granduca di Toscana che gli fossero garantiti ad vitam i salari che percepiva come maestro di cappella del battistero e organista del duomo, anche nel caso in cui non avesse potuto svolgere i servizi richiesti.
Il M. morì a Firenze il 22 genn. 1599.
Il M. pubblicò tre raccolte di madrigali: Il primo libro a cinque voci (1583), Il primo libro a sei voci (1584) e Il secondo libro a cinque voci (1590); di quest'ultimo, considerato perduto in tutti i repertori bibliografici, sopravvive una copia presso la Biblioteca Jagiellonska di Cracovia. Dal punto di vista delle scelte poetiche, le tre raccolte privilegiano da un lato testi d'occasione, adespoti, concepiti probabilmente negli ambienti della corte fiorentina, dall'altro quelli di autori tradizionali, come F. Petrarca e I. Sannazzaro, ma anche di poeti allora in voga come T. Tasso e G.B. Guarini, che il M. fu tra i primi a mettere in musica in area fiorentina. Nei madrigali il M. mostra la capacità di coniugare tecniche musicali e stile poetico: nei testi più aulici, quali quelli petrarcheschi prevale la tecnica contrappuntistica, che il M. padroneggia con maestria; per i testi adespoti, amorosi e di carattere leggero, viene adottato uno stile tendenzialmente omoritmico, a blocchi accordali, con maggiore vivacità ritmica.
Le musiche composte per gli intermedi del 1589 hanno contribuito maggiormente alla notorietà del M.: nell'insieme di questi brani il compositore rappresenta, insieme con Marenzio, lo stile tradizionale del madrigale polifonico cinquecentesco, diversamente da Cavalieri, Caccini, Bardi e Peri, che esemplificano con il loro contributo il nuovo stile monodico, caratterizzato dal virtuosismo vocale e dalla libera declamazione del testo. Il contributo del M. a questi intermedi presenta notevole varietà stilistica: dalle tre sinfonie, in cui particolare attenzione è prestata alla strumentazione, ai pezzi a più cori dagli effetti grandiosi (come, per esempio, il madrigale O fortunato giorno del sesto intermedio, a 30 voci raddoppiate in 7 cori, con accompagnamento di strumenti) che rendono in musica lo sfarzo scenografico caratteristico degli intermedi aulici; dal madrigaletto del primo intermedio Dolcissime sirene a sei voci, ma eseguito a voce sola da un fanciullo accompagnato da vari strumenti a corde, al madrigale a cinque voci Io che l'onde raffreno, del quinto intermedio, cantato da Vittoria Archilei a voce sola accompagnata da liuto, chitarrone e lira. Significativa di questa tendenza monodica, nonostante l'impianto polifonico, è l'esistenza di tre brani tratti dal primo e sesto intermedio in una versione per voce sola e continuo in un manoscritto coevo della Biblioteca nazionale di Firenze. Tuttavia, nonostante le concessioni a una prassi esecutiva monodica - d'altro canto non sconosciuta nel Rinascimento -, lo stile del M. tradisce il legame con la tradizione contrappuntistica e la salda appartenenza al versante della "prima prattica".
Opere: Il primo libro de' ricercari a quattro voci, Perugia, P. Petrucci, 1577 (ed. moderna, in Ensemble ricercars, a cura di M.A. Swenson, 1978); Il primo libro dei madrigali a cinque voci, Vinegia, erede di G. Scotto, 1583; Il primo libro dei madrigali a sei voci, ibid., erede di G. Scotto, 1584 (una selezione di madrigali da questi due libri è pubblicata in edizione moderna in Butchart e in Otto madrigali, a cura di P. Gargiulo); Il secondo libro dei madrigali a cinque voci, ibid., G. Vincenti, 1590 (trascrizione integrale in Mannari). Madrigali in antologie: Son di voi, in Armonia di scelti authori a sei voci, ibid., erede di G. Scotto, 1586; Com'è contrario, in Le gioie: madrigali a cinque voci di diversi eccel.mi musici della compagnia di Roma, ibid., R. Amadino, 1589; Ahi, che dolcezza, in Vittoria amorosa di diversi authori a cinque voci, ibid., G. Vincenti, 1596; Occhi vaghi, in Ghirlanda di madrigali a sei voci, Antwerp 1601 (anche in intavolatura per liuto, Bruxelles, Bibliothèque Royale, Mss., II.275.D, c. 74v;); contrafacta spirituali e mottetti in antologie: Tentavit Deus Abraham (contrafactum), in Della nova metamorfosi de' diversi autori, Milano 1600; Vago dolce e bel Arno e Occhi miei, in Scielta de' madrigali a cinque voci( accomodati in motetti da Orfeo Vecchi, ibid. 1604; Gaude quae genuisti (contrafactum), in Della nova metamorfosi de' diversi autori( libro secondo, ibid. 1605; Fuga seconda a 4, in B. Schmid, Tabulatur Buch, Strasbourg 1693. In manoscritto: Dal vago e bel sereno, intavolato per tastiera da A. Layolle, Firenze, Biblioteca Mediceo Laurenziana, Acquisti e doni, 641/31; Dolcissime sirene, Coppia gentil e Del vago e bel sereno per voce sola e continuo, Ibid., Biblioteca nazionale, Magl., XIX.66, cc. 41v-43v; Godi coppia reale, Bruxelles, Conservatoire Royal de Musique, XY.15921, c. 33. Il M. curò la pubblicazione degli Intermedii et concerti fatti per la commedia rappresentata in Firenze nelle nozze del serenissimo don Ferdinando Medici e madama Christina di Lorena, Venezia, G. Vincenti, 1591.
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