BONCOMPAGNI, Cristoforo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)

BONCOMPAGNI, Cristoforo

Umberto Coldagelli

Nacque a Bologna da Boncompagno e da Cecilia Bargellini il 24 nov. 1537. Addottoratosi in leggi nello Studio cittadino, nel dicembre 1570 vi ottenne il lettorato di diritto civile. L'elezione al pontificato dello zio paterno Ugo, Gregorio XIII, aprì nuove prospettive al B., che l'11 ott. 1572 fu nominato governatore di Ancona, con annessi rilevanti benefici economici: un breve del 25 febbr. 1573 lo autorizzava infatti a riammettere liberamente nel territorio di sua giurisdizione i banditi (ad eccezione degli inquisiti di eresia e di lesa maestà), "componendo con essi anche per pene pecuniarie", e un altro del 18 ott. 1575 gli consentiva di appropriarsi della terza parte del denaro che si ricava dai "maleficj del contato di Ancona". Ma Gregorio XIII preparava al B. un più lucroso avvenire nella carriera ecclesiastica: infatti, il 15 ott. 1578, Gregorio XIII lo creò arcivescovo di Ravenna, inducendolo a ricevere gli ordini sacri dieci giorni dopo. Con questa alta carica ecclesiastica, e con le rendite e i benefici ad essa connessi, il B. ebbe pure una pensione annua di 2.000 scudi sopra la Chiesa di Ravenna (Arch. Segr. Vat., Boncompagni, prot. 5, n. 15). Dovette pagare, tuttavia, anche lui lo scotto a cui tutti i parenti di Gregorio XIII furono obbligati, quale più quale meno, dal severo ambiente di Curia che, fermamente ispirandosi al dettato tridentino, limitava come poteva le larghezze nepotistiche del pontefice: al B., in omaggio alle prescrizioni del concilio, toccò raggiungere subito la sua diocesi, donde sostanzialmente non si mosse mai.

Nonostante l'origine nepotistica della carica e la tarda assunzione dell'abito religioso, il B. risultò un buon arcivescovo, uno di quelli, anzi, che con più fermezza tentò di applicare nella sua diocesi le prescrizioni tridentine e si impegnò nella restaurazione degli istituti più caldamente raccomandati dal concilio, dalle visite pastorali all'obbligo della residenza, e alla convocazione dei sinodi. Molto ciò si dovette all'influenza che Carlo Borromeo esercitò sopra di lui, incoraggiandolo nell'opera di riforma, consigliandolo e anche, col visitarlo in Ravenna, prendendo diretta conoscenza della sua attività.

Il B. fece la visita pastorale della diocesi dal 1579 al 1583, insistendo per la rigida applicazione del dettato tridentino in tutte le parrocchie e nei conventi. Il Pastor analizza il volume manoscritto degli atti della visita, rilevando la grande precisione dell'inchiesta sulla condotta dei preti, sull'amministrazione dei sacramenti, sull'istruzione religiosa e, per i secolari, sulla osservanza del precetto pasquale e sui peccatori pubblici. La visita fu estesa anche alla diocesi di Ferrara, suffraganea di Ravenna. In quest'ultima il B. tenne sinodi diocesani nel 1580, nel 1583, nel 1593 e nel 1599: gli atti del primo furono pubblicati col titolo Constitutiones et decretacondita in synododioecesana Ravennatensi, Ravennae 1580. Il sinodo provinciale fu tenuto nel 1582: di esso rimangono, a stampa, i Decreta provincialissynodi Ravennati secundae, Ravennae 1583.

Il B., per opera del quale furono costruite a Ravenna le chiese di S. Rocco e di S. Giovanni Battista, fu creato da Gregorio XIII, il 16 sett. 1583, presidente della Romagna e dell'esarcato di Ravenna.

Ma il pontefice afflisse la tranquilla e zelante opera pastorale del B. con un provvedimento che dispiacque assai al nipote, lo smembramento dell'arcidiocesi ravennate a vantaggio di Bologna, eletta ad arcidiocesi dallo stesso Gregorio XIII. Il B. si oppose per quanto poté alla sottrazione di Imola e Cervia alla giurisdizione ravennate, ma non poté vedere la fine della questione, che fu risolta soltanto dopo la sua morte, nel 1604, nel senso che egli desiderava. Altrettante preoccupazioni gli diedero le velleità autonomistiche delle diocesi di Ferrara e Rimini, anche esse confermate nella subordinazione a Ravenna nel 1604. Ma soprattutto trovò grandi resistenze nella sua intenzione di imporre l'autorità episcopale, nelle forme stabilite dal concilio di Trento, sugli ordini religiosi: particolarmente gli si opposero e, potenti come erano, spesso con successo, i monaci cassinesi di S. Vitale: soltanto nel 1603, alla vigilia della morte, il B. poté ottenere dalla congregazione di vescovi e regolari un decreto che gli dava pienamente ragione.

Il B. morì a Ravenna il 3 ott. 1603

Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vat., Boncompagni, prot. 5, nn. 15, 17; prot. 9, nn. 38, 45, 69; prot. 592, n. 4; G. N. Pasquali Alidosi, Li dottori bolognesi di legge can.e civile, Bologna 1620, p. 40; G. Fabri, Le sagre mem.di Ravenna, II, Venezia 1664, p. 549; G. M. Mazzuchelli, Gli Scritt. d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2370; G. Fantuzzi, Mem. degliscrittori bolognesi, II, Bologna 1782, pp. 292 s.; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, II, Venezia 1844, pp. 154-156; P. von Törne, Ptolémée Gallio,card. deCôme, Helsinki 1907, p. 120; L. von Pastor, Storia dei papi, IX, Roma 1929, pp. 25, 63, 768, 916 s.; G. van Gulik-C. Eubel, Hierarchiacatholica mediiet recentioris aevi, III, Monasterii 1923, p. 283.

CATEGORIE