DALL'ACQUA, Cristoforo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 (1985)

DALL'ACQUA, Cristoforo

Francesca Lodi

Incisore e disegnatore, figlio di Valentino e Aurelia Zorzè, nacque a Vicenza il 1° apr. 1734, nella parrocchia di S. Croce, in una famiglia di nobili origini ma di modeste fortune.

Poche le notizie sicure sulla vita del D., "come quella di tutti li suoi fratelli in arte ... oscura, destino che non hanno gli scultori, ed i pittori, dei quali si raccolgono le più piccole memorie" (Da Schio, App., II, cc. 647 s.). Recenti studi (Sanna, 1975-76; Saccardo, 1981, pp. 297-300) hanno tuttavia portato alla luce documenti grazie ai quali si possono ora segnare con certezza almeno le tappe principali della sua vicenda. Il Maccà (Alfabeto ..., p. 124) lo vuole nella giovinezza a Roma, allievo di "celebri maestri"; più sicura ed utile parrebbe la testimonianza del Baseggio (1847, p. 178), secondo cui il D. "molto intagliò in casa Remondini" a Bassano, insieme con A. Orio, A. Gabrieli, A. Canali e F. Ricci. Comunque, per la calcografia bassanese, in quegli anni fiorentissima, senz'altro l'incisore lavorò a Vicenza, come accerta il carteggio dal gennaio 1757 all'aprile 1764 con G. B. Remondini, conservato nel Museo di Bassano.

Le numerose lettere, analizzate con attenzione dalla Sanna (1975-76) hanno carattere prevalentemente commerciale, anche se lasciano trasparire un legame di amicizia tra i due interlocutori, ad onta delle note accese e risentite con cui il D. replica talora alle critiche dell'esigente imprenditore.

Si può pensare che, conchiusa la fase dell'apprendi stato a Bassano e tornato a Vicenza, il D. continuasse a gravitare, almeno fino al '64, nell'orbita dei Remondini con i quali, per altro, manterrà rapporti anche in seguito quando, come molti incisori del suo tempo, completerà a Venezia la sua formazione. Decisivo fu, qui, l'incontro con G. Wagner, il maestro tedesco che nella capitale veneta fondò la più importante scuola di attività incisoria del Settecento, introducendovi la tecnica francese dell'intaglio in rame con acquaforte e bulino (Lucci, 1983, p. 432). L'inizio della collaborazione con il Wagner può esser fatto risalire all'anno 1764: in una lettera del marzo di quest'anno, infatti, il D. annunciava al Remondini che era in procinto di partire per Venezia dove contava di fermarsi una settimana; nello stesso anno cessava il carteggio con l'editore bassanese. L'Avviso agli amatori delle stampe in rame, stampato a Vicenza nel 1775, attesta esplicitamente il rapporto di lavoro con il Wagner nell'ambito del quale, anzi, vediamo il D. anche collaborare (Moschini, 1924, p. 119) con Fabio Berardi.

Negli ultimi anni della sua vita il D. fu chiamato ad illustrare alcune edizioni di A. Zatta. Ormai, egli doveva godere di un certo prestigio, come testimoniano, oltre alle importanti commissioni, anche i periodici dell'epoca, vale a dire gli articoli comparsi sull'Europa letteraria, nell'ottobre del 1770, e sul Giornale enciclopedico, nel giugno del '76 ("Reso è ormai celebre il S. Cristoforo Dall'Acqua Vicentino per le singolari sue incisioni in rame..."), e nel febbraio del '79 ("Invenzioni: È stato eseguito in Vicenza un torchio per istampare in rame, il quale esiste appresso il Sig. Cristoforo Dall'Acqua noto ed esperto Incisore di questa Città ...").

Il D. morì a Vicenza, il 10 nov. 1787 e fu sepolto nella chiesa dei Carmini. I cronisti dell'epoca, Pavanello e Corona, introducono una nota di oscurità nella sua morte precoce, che mettono in rapporto con una lite dovuta ad una pendenza economica con il "terribile" Concittadino, il barone e poeta Giulio Ferrari, uomo notoriamente violento e vendicativo.

La produzione del D. è molto copiosa e orientata verso generi diversi: l'illustrazione di libri, la riproduzione di quadri, il ritratto, la veduta, come anche il santino, il biglietto da visita, la decorazione per sonetto. Il D. si iscrive, così, nella schiera degli incisori-riproduttori, sapienti artigiani che rispondono alle "esigenze pratiche, commemorative, encomiastiche, feligiose, pietistiche" della società settecentesca (Pallucchini, 1941, p. 10). Ma ci sono anche rare occasioni in cui l'artista prepara egli stesso le immagini destinate all'incisione e, allora, lascia meglio trasparire la sua umanità e qualche sprazzo di talento creativo.

In un'epoca che vide in modo splendido rifiorire nella Repubblica veneta, e principalmente a Venezia, l'editoria, il D. prestò la sua opera all'illustrazione di libri. Si segnalano qui alcuni esempi, ritenuti i più significativi. Tradusse, in rame, i disegni di O. Bertotti Scamozzi che corredano la Descrizione dell'arco trionfale e della illuminazione fatta nella pubblica piazza di Vicenza la notte del 12nov. 1758 per la esaltazione ... cardinalizia di ... Antonio Marino Priuli (Vicenza, C. Bressan e F. Mazzolini, 1758); qualche anno più tardi incise le tavole dei maggiori monumenti vicentini, disegnati ancora dal Bertotti per il Forestiero istruito delle cose più rare di architettura, e di alcune pitture della città di Vicenza (Vicenza, G. B. Vendramini Mosca, 1761). Il segno lucido, sobrio, preciso del D. bene asseconda il progetto dell'autore dell'opera, che mira alla restituzione puntuale del classicismo cinquecentesco, "al di là dei barocchismi decorativi entro cui [le fabbriche palladiane] erano state trasfigurate nell'opera del Muttoni" (Olivato, 1975, pp. 45 s.).

Il Bertotti ricorse alla collaborazione del D. anche per l'edizione della sua opera di maggior impegno: le Fabbriche e i disegni di Andrea Palladio; ma, a quest'altezza, i rapporti tra l'architetto e l'incisore si incrinarono. Il D., infatti, dopo aver accettato di eseguire le illustrazioni perunacerta somma, venuto a conoscenza dei prezzi in vigore sul mercato veneziano, pretese di più. La Olivato (1975, pp. 96-103: per un lapsus la studiosa riferisce il suo discorso a Giuseppe Dall'Acqua) produce le lettere indirizzate dal Bertotti al conte B. Algarotti e all'amico G. Gastaldi nel luglio del '74, in cui egli, "come un uomo che si trova in passione", ricostruiva i termini della vertenza, difendendo la sua buona fede e stigmatizzando con espressioni risolute il comportamento dell'incisore "che non ha mai lavorato per nessuno senza far insorgere orribili contrasti", certo "abile, ma indiscretto". Di fatto, il D. non mantenne il suo impegno di lavoro: egli firmava soltanto una parte delle tavole del primo volume dell'opera, comparso nel 1776 (Vicenza, presso F. Modena). Qualche tempo più tardi, per contro, incise le illustrazioni, che risulteranno esemplate su quelle del Forestiero istruito, per la nuova guida vicentina: la Descrizione delle architetture, pitture e sculture di Vicenza, di E. Arnaldi, L. Buffetti e O. Vecchia, coordinata da P. Baldarini e stampata anonima, a Vicenza, da F. Vendramini Mosca nel 1779 (Olivato, 1975, p. 46).

Un episodio interessante dell'attività del D. è rappresentato dalla sua collaborazione con G. Ciesa, di cui riproduce i disegni per le Poesie italiane sopra l'ultima guerra consecrate alla S. R. M. di Federico il Grande Re di Prussia da Giulio Ferrari patrizio vicentino (Vicenza, senza editore [ma G. B. Vendramini Mosca], 1766). L'incisore restituiva così duttilmente il segno del pittore da consentire al critico di riconoscervi "una tappa importante per definire lo stile ormai maturo del Ciesa" (Rigori, 1981, p. 37). Tradusse poi in rame altri disegni del Ciesa, di D. Rossi e A. Pirani per illustrare un'altra fatica poetica del Ferrari: Prosa e rime del Baron de' Ferrari di Vicenza Ciambellano di Sua Maestà Federico il Grande Re di Prussia (Vicenza, Stamperia Turra, 1780). Incisore ormai affermato in ambiente veneto, verso gli ultimi anni della sua vita, il D. ricevette dallo Zatta la commissione di illustrare, insieme ad altri valenti maestri, le Opere di Pietro Metastasio che comparvero in due edizioni (Venezia 1781-84 e ibid. 1782-84), eseguite sotto il controllo dello stesso autore. Il Morazzoni (1943, p. 142) apprezza, in particolare, i fregi ideati da G. Zuliani e dal D. per il "sapore eminentemente teatrale: paesaggi trattati scenograficamente con gran sfoggio di nobilissimi palazzi, archi e giardini reali, orride carceri, rustici e rovine". Sempre per lo Zatta, il D. collaborò alla decorazione della Commedia dantesca, che uscì nel 1784 per il Parnaso italiano, nonché delle Opere teatrali (1787-95) e delle Memorie (1788) di Carlo Goldoni, come attesta chiaramente la firma "C. Dall'Acqua" (cfr. F. Pedrocco in C. Goldoni, Il teatro illustrato nelle ediz. del Settecento, Venezia 1981, pp. 579 s.); gli appartengono, infatti, anche le vignette dei frontespizi di questi volumi, che il Mcrazzoni (p. 234) attribuì invece a Giuseppe Dall'Acqua.

Tra i ritratti eseguiti dal D. annoveriamo, in particolare, quelli del cardinale Antonio Marino Priuli sudisegno di Ludovico Buffetti (1758), di Fio VI (1775), di Francesco Fesaro sudisegno di Pietro Bini (presumibilmente del 1782, anno in cui il Pesaro fu eletto procuratore di S. Marco: Sanna, 1975-76, p. 84; e sappiamo che il D. godette della protezione della potente famiglia veneziana: Moschini, 1924, p. 145), il ritratto di Antonio Diedo su disegno di P. Longhi, e quello di Bernardo Tasso.

Tra le riproduzioni di opere famose - si ricordi che l'arte incisoria, nel '700, rese un servizio notevole alla pittura diffondendone le immagini - quelle che più di frequente sono citate dagli eruditi come imprese di particolare valore, addirittura "le opere più perfette che uscirono dalla sua mano" (Marasca, 1876), sono le quattro stampe che raffigurano gli elementi - la Terra, l'Aria, l'Acqua, il Fuoco - e discendono da dipinti di Louis de Boulogne. Queste serie di quattro stampe ritornano nell'esercizio del D.: per es.; il Catalogo... Remondini del 1817 elenca quattro rami con scene storiche e mitologiche ricavate da dipinti di Guido Reni, Salvator Rosa e Andrea Sacchi. E ce ne sono altre ancora. Il ripetersi della serie non è casuale: le quattro stampe, infatti, nel gusto diffuso del tempo, finirono per soppiantare la pittura "nelle stanze secondarie in città e nelle villeggiature dei ricchi" (Da Schio, Appendice, II, c. 650). Il D. riprodusse anche dipinti di Pietro da Cortona (Romolo e Remo sulla riva del Tevere; Cesare che ripudia Pompea) e, per il Wagner, nel 1779, il Cerretano dal Tiepolo, forse Giandomenico (Pallucchini, 1941, p. 52).

Tra le molteplici prospettive eseguite dal D. (di Verona, Padova, Mantova), le Vedute vicentine sono meritatamente le più note perché disegnate dallo stesso incisore.

Collocate dal Magagnato (1952) tra il 1770 e il 1780, ad eccezione della veduta panoramica della città, certamente più tarda per la presenza della loggetta neoclassica del Bertotti Scamozzi eretta nel 1780, sono state retrodatate al periodo 1760-72 dalla Sanna (1975-76, pp. 49-51) sulla base di indicazioni date da una lettera autografa del 25 ott. 1760 (Bibl. civica di Bassano) e dal catalogo dei Remondini del 1772; i curatori di Vicenza città bellissima (1983, p. 32) ne restringono i tempi: 1760-64, affidandosi alla testimonianza del catalogo remondiniano del 1764. Le ariose incisioni richiamano gli scorci familiari della città sorpresa nelle ore piene di animazione. A parere del Magagnato, il D. si stacca - e in ciò consiste la sua peculiarità - dalla grande tradizione dei vedutisti veneti del '700: "all'acutezza delle indagini prospettiche, e soprattutto all'energia delle impaginazioni luminose, egli sostituisce l'amore per i particolari saporiti, le note stravaganti di costume". Si direbbe che Pietro Longhi ne sia stato il modello iconografico. Di recente il Barbieri (1984), dal canto suo, ha rilevato l'impostazione scenografica delle Vedute: d'istinto l'incisore intuisce la "vocazione tipicamente scenografica" della sua città.

Il D. va ricordato anche come editore in proprio: egli, infatti, presumibilmente tra il 1767 e il 1770, pubblicò la seconda edizione della serie degli Edifici greci e romani di G. F. Costa (Succi, 1983, pp. 154 s.).

Tra i figli del D. e di Barbara Bonello, Giuseppe fu incisore.

Forse fu prozio del D. Giandomenico, anch'egli vicentino. Pubblico perito della Repubblica veneziana, rilevò e disegnò nel 1711 una celebre pianta: la Descrizione iconografica della Città di Vicenza.... La pianta riprende e rafforza l'ordinamento e l'impostazione di una precedente carta di G. Monticolo (1611), organizzata intorno a un asse centrale, corrispondente all'attuale corso Palladio, e orientata in senso Est-Ovest. A differenza, però, delle carte anteriori, la Descrizione di Giandomenico presenta solo le piante e i numeri di rimando degli edifici, i cui prospetti sono disegnati nella cornice: l'intelligente soluzione, di straordinaria modernità, consente di tracciare e far risaltare in modo più netto e preciso le vie e gli isolati (Vicenza città bellissima..., 1983, p. 27 e scheda n. 68). La pianta si impone perciò come nuovo e valido archetipo; ancor oggi essa costituisce una fonte preziosa per gli studiosi dell'urbanistica e dell'architettura locali.

Fonti e Bibl.: Bassano dei Grappa, Bibl. civica, Epist. Remondini, 1-3 (cinquantuno lettere autografe); Vicenza, Bibl. civica Bertoliana, busta E 104-G.1.1.1.(1) (otto lettere autografe); Ibid:, Mss. Gonz. 27.4.35 (2107): G. Maccà, Abecedarzo pittorico vicentino [XVIII-XIXsec.], s. v.; Ibid., ibid. 24.8.14 (2096): Id., Alfabeto di cose vicentine [XVIII-XIX sec.], p. 124; Ibid., ibid., 24.8.6 (2083): Id., Miscellanee, VI [XVIII-XIX sec.], p. 203; Ibid., ibid., 21.10.26 (2517): M. Pavanello-G. Corona, Memorie... [XVIII-XIXsec.], pp. n. n.; Ibid., ibid., 26.9.123 (3420): G. Vajenti, Elenco dei pitt., scult., archit., incisori e intagliatori... di Vicenza, 1829, s. v.; Ibid., ibid., 26.5.4 (1949): L. Trissino, Artisti vicentini (A-L) [prima metà XIX sec.], s. v.; Ibid., ibid., 26.4.1 (5) (3154): Id., Notizie su C. D. incisore vicent. [prima metà XIX sec.]; Ibid., Ms. Gonz. 5.9.5-16 (3387 e 3403): G. Da Schio, Persone memorabili in Vicenza [XIX sec.] I, tav. XIV; App. II, cc. 647-67; Appendix altera Cat. Remondiniani MDCCLXIV. Indice delli copiosissimi sortimenti di carta in rame, e siano imagini sopraffine a bolino ..., s. n. t., ad Indicem; Catalogo delle stampe in rame ... le quali si lavorano in Bassano presso la Dita di G. Remondini e Figli ..., s. l. [ma Venezia] 1772, ad Indicem; Catalogo delle stampe in rame, in legno ecc. ... le quali si lavorano in Bassano presso la Dita di G. Remondini e Figli ..., s. l. [ma Venezia] 1778, ad Indicem; Catalogo delle stampe in rame, in legno ... le quali si lavorano in Bassano presso la Dita di G. Remondini e Figli ..., s. l. [ma Venezia] 1784, ad Indicem; Catalogus librorum omnium Venetiis editorum qui aut typis vel sumptibus Remondinianis impressi sunt ..., s. l. [ma Venezia] 1793, ad Indicem; Catalogo delle stampe in rame e in legno ... che si lavorano in Bassano presso la Dita Remondini e Figli ..., Bassano 1797, ad Indicem; Catalogo delle stampe incise ... della Dita G. Remondini e Figli, Bassano 1803, ad Indicem; Catalogo delle stampe incise ... della ditta G. Remondini e Figli, Bassano 1817, ad Indicem; L'Europa letteraria, ottobre 1770, p. 103; Giornale enciclopedico, giugno 1776, p. 61; [C.-H. de Heinecken], Dictionnaire des Artistes, dont nous avons des estampes, avec une notice detaillée de leurs ouvrages gravés, I, Leipzic 1778, p. 416; IV, ibid. 1790, p. 109; Giornale enciclopedico, febbraio 1779, pp. 87 s.; F. Basan, Dictionnaire des graveurs anciens et modernes, I, Paris 1789, pp. 23 s.; L. De Angelis, Notizie degli intagliatori con osserv. critiche raccolte da varj scrittori ed aggiunte a G. Gori Gandellini, V, Siena 1809, pp. 8 s.; G. B. Baseggio, Della calcografia in Bassano e dei calcografi bassanesi, in I. Ferrazzi, Di Bassano e dei Bassanesi illustri, Bassano 1847, pp. 178, 180; F. De Boni, Biografia degli artisti, Venezia 1852, p. 3; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes..., I, Paris 1854, s. v.Aqua, Christofano dell'; F. Formenton, Memorie stor. della Città di Vicenza, Vicenza 1864, p. 708; P. Marasca, Cenni biogr. di alcuni celebri artisti vicentini Vicenza 1876, pp. n. n.; A. Bertarelli-H. Prior, Il biglietto di visita ital. ..., Bergamo 1911, pp. 166, 191; G. A. Moschini, Dell'incis. in Venezia, Venezia 1924, pp. 119, 144 s.; P. Arrigoni-A. Bertarelli, Piante e vedute della Lombardia, Milano 1931, nn. 887, 2386, 4132; A. Calabi, La gravure italienne au XVIII siècle, Paris 1931, pp. 53 s.; A. De Witt, Lacoll. delle stampe della R. Galleria degli Uffizi. Gabinetto dei disegni e delle stampe, Roma 1938, pp. 232 s.; Mostra degli Incisori veneti del Settecento, catalogo a cura di R. Pallucchini, Venezia 1941, pp. 51 s.; G. Morazzoni, Il libro illustrato venez. del Settecento, Milano 1943, pp. 139, 141-44, 234, 243; E. Bénézit, Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs ..., I, s. l. [ma Parigi] 1948, p. 22; L. Magagnato, nota critica a Vedute di Vicenza di C. D., Vicenza 1952 (ora in Vicenza illustrata, a cura di N. Pozza, Vicenza 1976, pp. 385-90); Mostra dei Remondini, calcogr., stampat. bassanesi, a cura di G. Barioli, Bassano 1958, pp. 27, 54; F. Barbieri, Il Museo civico di Vicenza, Venezia 1962, p. 215 [Ritratto dell'incisore C.D.]; Id., Illum. e neocl., Vicenza 1972, pp. 59, 69, 101; L. Olivato, O. Bertotti Scamozzi studioso di Andrea Palladio, Vicenza 1975, pp. 38, 45 ss.; 67 ss.; 96-103; G. M. Sanna, C. D. incis. vicentino [con catal.], tesi di laurea, Univer. di Padova, a.a. 1975-76; C. Sinistri-C. Perini, Verona nelle antiche stampe, Verona 1978, pp. 128, 132, 136; F. Moretto, Vicenza di ieri nelle sue stampe. La nuova proposta grafica di Giandomenico Dall'Acqua, in Il Giornale di Vicenza, 8 novembre 1981; F. Rigori, Pittori vicentini minori del '700, Vicenza 1981, pp. 37 s.; 60 ss.; M. Saccardo, Notizie d'arte e di artisti vicentini, Vicenza 1981, pp. 297-300; D. Succi, in Da Carlevarijs ai Tiepolo. Incisori veneti e friulani del Settecento, (catal.), Venezia 1983, pp. 166, 432; Bibl. civica Bertoliana, Vicenza città bellissima. Iconografia vicentina a stampa... (catal.), Vicenza 1983, pp. 29-33, schede nn. 68, 107-08, 111-21 e ad Ind. (anche per Giandomenico); F. Barbieri, Presentazione del libro Vicenza città bellissima tenuta il 19 nov. 1983 a palazzo Costartini, inserto allegato alla seconda edizione (1984) di Vicenza città bellissima citata (pp. n. n.); Aligemeines Künstlerlexikon ..., I, Leipzig 1983, p. 263 (sub voce Acqua dall').

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