DUC, Cristoforo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 41 (1992)

DUC (Duch, Ducco, De Ducibus), Cristoforo

Bruno Signorelli

Figlio di Biagio, capitano e castellano di Moncrivello (Vercelli) e di Franceschina Tana di Santena, nacque a Pomaretto di Moncalieri (Torino) il 9 sett. 1503, in una delle più antiche famiglie di Moncalieri, il cui cognome era noto sin dall'XI secolo. Gli statuti di Moncalieri stabilivano che nessuna famiglia potesse costruire una abitazione più alta di quella dei Duc.

Nel 1517 venne condotto ad Aosta da Amedeo Berruti. suo parente e vescovo di quella città, che voleva avviarlo al sacerdozio, probabilmente per trasmettergli quel seggio vescovile. Ma nel 1521, forse in seguito alla morte del padre, si avviò alla carriera delle armi. Seguì l'esercito, francese nella campagna di Lombardia, partecipando alla battaglia della Bicocca il 27 apr. 1522. Nel dicembre dello stesso anno entrò al servizio del duca Carlo II di Savoia, quale gentiluomo, e combatté nel torneo di Ivrea, tenuto per celebrare la nascita del primogenito del duca, il principe Adriano. Ritornò in seguito con l'armata francese, guidata dall'ammiraglio G. Gouvier de Bonnivet; fu presente alla conquista di Novara e Lodi ed al mancato soccorso di Cremona. Il 30 apr. 1524 era a Romagnano Sesia con la retroguardia francese, nel combattimento contro gli Spagnoli che costò la vita al cavaliere Baiardo (P. Terrail). Il 24 febbr. 1525, sempre con l'armata francese, fu presente alla battaglia di Pavia ed in seguito al tentativo di conquista del Regno di Napoli.

Nel settembre del 1528, con il comandante (dal 1524) francese conte di Saint-Pol (F. di Borbone-Vendôme); partecipò alla riconquista di Pavia. Qui, a suo dire, si prodigò nell'evitare ai civili gli eccessi del saccheggio che seguì. L'anno seguente era all'assedio di Valenza Po (27 aprile) e di Mortara. (2 maggio).

Il 21 giugno, a Landriano, nei pressi di Milano, venne catturato, con il Saint-Pol ed altri cavalieri, dagli Spagnoli guidati da Antonio de Leyva. Da Vercelli il duca Carlo II scrisse a quest'ultimo, chiedendo la liberazione del D. ed offrendosi di pagare la taglia. La liberazione avvenne, pare, senza esborso di denaro.

Rientrato al servizio ducale, il D. partecipò a Genova, nell'agosto 1529, alle accoglienze all'imperatore Carlo V, e fu al suo seguito a Bologna. In questa città l'anno dopo ritornò con la duchessa Beatrice, per assistere alla incoronazione imperiale dello stesso Carlo V. In questa occasione l'imperatore creò il D. cavaliere e conte palatino e lo insignì dell'Ordine dello Sperone d'oro. Nel 1531 e nel 1536 il D. resse il Comune di Moncalieri; in quest'ultimo anno si trovò coinvolto nelle vicende che seguirono all'invasione francese del Piemonte. Incaricato di comandi nelle fortezze di Trino e Volpiano, partecipò alla fallita impresa di Provenza (1536) ed eseguì una ambasciata presso il marchese del Vasto. Nel 1537 si recò in missione in Spagna, fu a Barcellona e Montserrat, al ritorno si incontrò a Montpellier con Francesco I, il delfino e la regina di Navarra.

Nel mese di aprile 1538 il D. si trovò coinvolto nei problemi sorti con la richiesta. avanzata da Paolo III, di consegna del castello di Nizza, perché vi fossero ospitati Carlo V e Francesco I, per la stipulazione di una tregua. Si recò due volte dal papa e cooperò affinché il castello rimanesse in mani sabaude; in luglio era presente ad Aigues-Mortes, dove in effetti avvenne l'incontro fra i due sovrani. Nel 1541 il D. venne nominato da Carlo II suo maggiordomo e asserì poi di essere stato fra i difensori del castello di Nizza, durante l'assedio franco-turco (luglio 1543), ma non risulta nell'elenco redatto da P. Lambert. Sino al 1553 svolse numerosi incarichi Per conto del duca di Savoia, fra i quali il ricevimento a Nizza dell'arciduca Massimiliano (ottobre 1548), che si recava in Spagna per sposare la figlia di Carlo V, Maria.

Nell'agosto del 1553, dopo la morte di Carlo II, procedette all'inventario dei beni di quest'ultimo e dei debiti con il personale della sua casa. Il 15 ottobre ringraziava il nuovo duca Emanuele Filiberto per averlo mantenuto al suo servizio nonostante l'età. Il 20novembre scrisse una lunga relazione sull'assalto e saccheggio dato a Vercelli dai Francesi guidati dal maresciallo di Brissac, narrando delle ricchezze rubate e del fallito tentativo francese di asportare la Sindone.

In seguito alla cattura (novembre 1537), da parte francese, del luogotenente generale René de Challant, al D., secondo il Claretta, sarebbe stato dato l'incarico di recarsi in Val d'Aosta, per convincere la contessa di Challant e il "Conseil des commis" a organizzare la difesa dei castelli della Valle. La missione sembra confermata da una lettera del D., che parla della fedeltà dei Valdostani e di una Valle d'Aosta sicura per il duca, dopo che le fortezze fossero state munite di comandanti.Dopo il gennaio 1554, data dell'ultima lettera da Vercelli, il D. si recò in Fiandra presso Emanuele Filiberto. Per suo incarico eseguì una missione in Inghilterra; gli fece anche diversi prestiti e fu presente a numerósi combattimenti, tra cui l'assedio di Hesdin e la vittoria di San Quintino; quest'ultimo episodio gli valse da parte di Filippo II una pensione e da Emanuele Filiberto la nomina a cavaliere aurato. Nel 1559, per le nozze del duca di Savoia con Margherita di Francia. commissionò un libro di preghiere con i ritratti dei due sposi, oggi alla Biblioteca reale di Torino. Al rientro di Emanuele Filiberto nei suoi Stati il D. fu nella Bresse e nel Bugey, per riprenderne possesso in nome del duca.

Nel Memoriale espresse la sua disillusione per il trattamento ricevuto dal duca, a suo dire non riconoscente dei sacrifici e sforzi fatti in tanti anni. In una patente, scritta qualche mese prima della morte del D., Emanuele Filiberto riconobbe i suoi servizi ed i prestiti ricevuti ed in cambio gli donò 4.000 scudi d'oro sui redditi di Moncalieri (Arch. di Stato di Torino, Corte, Paesi per A e B, mz. 14, n. 13).

Negli ultimi anni il D. si occupò di lavori al castello di Rivoli e scrisse una relazione sul modo di gestire la casa ducale. Morì a Milano il 14 nov. 1563; ebbe solenni funerali dal duca di Sessa e venne seppellito in S. Ambrogio.

Fonti e Bibl.: Fonte principale per la biografia del D.: Torino, Bibl. Reale, Misc. St. patria 1159/5: Memoriale [del D.]; Ibid., Miscell. Vernazza, XXX, 143; Ibid., Misc. 58.1.184: Iscriz. in Milano; Ibid., Misc. storia sabauda, 1158 e 1159; Arch. di Stato di Torino, Corte, Protocolli Notai ducali, regg. 120, 167, 180; Ibid., Lettere part., D, mz. 25: Roma, Ist. dell'Encicl. Ital., A. Manno, Patriziato subalpino, datt., IV-V, 1, p. 135; F. A. Felici, Racconto delle memorie et vita del signor C. Duchi, Torino 1637; C. Tenivelli, Biografia piemontese, decade seconda, Vita del conte C. Duco, Torino 1789; P. Lambert, Memoires sur la vie de Charles duc de Savoie, in Historia Patriae Monumenta, Script., I, Augustae Taurinorum 1840, coll. 885-886; G. Casalis, Diz. ... degli Stati del re di Sardegna, V, Torino 1839, p. 600; X, ibid. 1842, pp. 555-559; G. Colombo, Notizie stor. intorno la città di Moncalieri, Torino 1878, pp. 93-94; G. Claretta, La successione di Emanuele Filiberto al trono sabaudo e la prima ristorazione della Casa di Savoia, Torino 1884, pp. 35, 39, 47, 51; Libro di preghiere offerto a Margherita di Francia duchessa di Savoia dal conte C. D. nell'anno MDLIX, a cura di V. Promis, Torino 1888, pp. 5-7; C. De Antonio, La Valle d'Aosta ed Emanuele Filiberto, I, Torino 1928, p. 260; G. Gaidano, Un moncalierese al servizio di Carlo III e di Emanuele Filiberto, Chieri 1928; A. Segre, EmanueleFiliberto, Torino 1928, I, p. 99; Illustri e sconosciuti delle vie del vecchio Piemonte, Torino 1985, pp. 218-219.

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