SERRA, Cristoforo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SERRA, Cristoforo

Barbara Ghelfi

‒ Nacque il 22 novembre 1600 a Cesena da Giovanfrancesco Serra e da Florida Maltoselli (Savini, 1989, p. 29).

Tra i più interessanti pittori cesenati del XVII secolo, Serra maneggiava «insieme con la spada e col bastone del comando (istrumenti propri del suo impiego) ancora la penna ed il pennello» (Masini, 1748, pp. 74 s.). Le carte d’archivio che lo riguardano, e che si scalano tra il 1627 e il 1687, concordano nell’associare il suo nome alla professione militare, mentre solo sporadicamente lo ricordano come pittore (Savini, 1989). Nel 1632 era capitano delle milizie di Montenovo, mentre altre patenti di capitano gli vennero concesse dai conti Nicolò e Alessandro Roverella nel 1651, nel 1669 e nel 1673. Inoltre nel 1648 figurava tra i conservatori della città di Cesena (Masini, 1748, p. 69).

Capitano delle truppe pontificie e pittore «per diletto», fu abile a svolgere entrambe le mansioni, e, nonostante la limitata produzione di dipinti, riuscì sempre a mantenere un livello qualitativo alto e coerente. Di vocazione guercinesca ma sensibile all’esperienza caravaggesca, con rimandi a Orazio Borgianni e Giovanni Serodine, mise a punto uno stile robusto e vigoroso di matrice emiliana, ma con quell’impianto severo e quel luminismo inquieto e mobile che caratterizzano il barocco romano (Mazza, 1992; Cellini, 2004, p. 193; Benati, 2008).

Nel 1623 la sua presenza è documentata a Roma, in Strada Paolina, nella stessa casa in cui risiedevano il Guercino e Giovanni Battista Croce (P. Bagni, Guercino a Piacenza: gli affreschi nella cupola della Cattedrale, Bologna 1983, p. 47 nota 27; Id., Guercino a Cento: le decorazioni di casa Pannini, Bologna 1984, p. 225 nota 15; Alla ricerca di "Ghiongrat", 2001). Per mancanza di documenti non è possibile stabilire la durata effettiva del soggiorno romano: Cesare Masini (1748) parla di un periodo trascorso presso monsignor Giovanni Francesco Guidi, fratello della contessa Maria, che fu la prima a nutrire interesse per il suo talento artistico e a consigliargli di completare la sua formazione nella città pontificia (pp. 74 s.). Tra le prime opere di Serra, eseguite entro il terzo decennio del Seicento, la critica pone il S. Ubaldo libera un ossesso per la chiesa di S. Domenico (Cellini, 2004, p. 187 n. 47) e l’Ultima Cena del convento dei cappuccini di Cesena (p. 186 n. 46), ricondotte a questa fase poiché le affinità con lo stile del Guercino degli anni Venti si accompagnano ai ricordi della cultura tardo-caravaggesca romana (Mazza, 2001, p. 260). Anche il Suicidio di Lucrezia (Cesena, Galleria dei dipinti antichi della Cassa di Risparmio di Cesena: Id., 2004, p. 188 n. 48) venne eseguito con il ricordo delle esperienze figurative romane ancora fresco.

Il 22 gennaio 1628 Serra sposò Sulpizia Rinaldi e il 22 luglio dello stesso anno nacque la figlia Cornelia. Rimasto vedovo, si risposò con Antonia Berti, dalla quale il 18 dicembre 1631 ebbe Violanta (Savini, 2004).

Nel 1634 eseguì, con la collaborazione di Giovan Battista Razzani, la Madonna del Rosario con i ss. Andrea e Domenico per la parrocchiale di S. Demetrio all’Acquarola, opera perduta di cui si conservano i Misteri che la circondavano (Id., 1989, pp. 35 s.; Cellini, 2004, p. 189).

L’anno seguente la confraternita del Ss. Sacramento di Cesena affidò a lui e a Giovan Battista Razzani l’incarico di dipingere quattordici tele con gli Apostoli, la Vergine e Gesù, da appendere ai pilastri della cattedrale di Cesena in occasione di solennità particolari (Savini, 1989). Sono sopravvissute sei tele che oggi si conservano nella chiesa di S. Domenico (Cellini, 2004, p. 188 nn. 49 s.), oltre a un S. Simone ridotto a frammento (Pulini, 1993).

Nel 1636 Serra eseguì per Onorio Tornimbeni di Monte Grimano, dottore in teologia e parroco della chiesa di S. Biagio di Bulgaria, la pala con la Madonna col Bambino tra i ss. Biagio e Sebastiano e le ss. Apollonia e Lucia ai lati di un pilastro (Savini, 1989, p. 30 nota 5). Sopravvive il frammento con S. Apollonia, oggi custodito nella chiesa di S. Maria Assunta di Bulgarnò (Cellini, 2004, p. 189 n. 51).

Il 5 novembre 1638 l’artista comprò dalla Comunità di Cesena, per 22 scudi, una bottega in contrada Porta Ravegnana e nel 1639 ricevette dalla stessa Comunità l’incarico di decorare «duoi angoli […] nella cappella del glorioso S. Severo» nella distrutta chiesa di S. Severo, in collaborazione con Razzani (i due pittori vennero pagati tra il 1639 e il 1640: Savini, 1989, p. 38 nota 36).

Negli anni Quaranta le coste romagnole erano turbate dalle scorrerie degli eserciti veneziani (nel 1643 avvenne il saccheggio di Porto Cesenatico) e da passaggi di truppe dirette alla guerra di Castro che contrappose il Duca di Parma al papa: il capitano Serra sembrò abbandonare per un po’ pennelli e tavolozza (Pasini - Savini, 1998).

Nel 1647 portò a termine, su incarico della compagnia di S. Omobono, il perduto stendardo con S. Omobono che distribuisce la carità ai poveri, richiesto in occasione del pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto.

Il 2 ottobre 1651 morì la moglie Antonia Berti e l’8 gennaio del 1652 Serra si risposò con Caterina Faberi, dalla quale ebbe sei figli, alcuni dei quali scomparsi in tenera età: Leonida (1653), Giovanni Francesco (1655), Antonia (1657), Giovanni Battista (1661), Florida (1663), Giovanni (1664) (Savini, 2004).

Le due pale per Mercato Saraceno, il S. Antonio da Padova con il Bambin Gesù e s. Antonio Abate della chiesa di S. Maria Nuova, come il S. Francesco e la Maddalena proveniente dalla chiesa di S. Maria della Vita, oggi in S. Maria Nuova (Corbara, 1965, pp. 59 s.), devono essere state eseguite alla fine del quinto decennio, poiché riflettono l’interesse per la coeva produzione del Guercino e della sua bottega (Cellini, 2004, p. 192 n. 55).

I Ss. Gioacchino e Anna con l’Eterno in gloria oggi nella Pinacoteca Comunale di Forlì e i Ss. Filippo Apostolo e Francesca Romana nella Pinacoteca di Cesena sono le sole pale superstiti del ciclo che ornava la chiesa di S. Anna a Cesena: in esse sono ancora evidenti suggestioni guercinesche e romane. L’intera decorazione venne eseguita da Serra agli inizi degli anni Sessanta del Seicento, e comunque prima del 1664, quando il nuovo edificio, progettato dal cesenate Pier Mattia Angeloni, venne consacrato. La committente era Giacoma Sassi, che, grazie all’intervento della famiglia del marito, i Fabbri, poté dotare la chiesa (pp. 192 s., nn. 57-58). Stando ai documenti, il ciclo era composto da ben nove dipinti dislocati intorno ai tre altari dell’oratorio (Savini, 1989, pp. 44-47; 1992; 1993, pp. 49 s.). A proposito di queste opere Francesco Algarotti, in visita a Cesena nel 1761, scrisse all’amico Pierre-Jean Mariette in termini poco lusinghieri: «Chi vuol vedere un gran ragù di colore con poco disegno, vegga la chiesa di Sant’Anna, dipinta tutta dal Serra, seguace della maniera del Guercino» (G.G. Bottari - S. Ticozzi, Raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura..., VII, Milano 1822, p. 488).

L’Immacolata Concezione con i ss. Giacomo Maggiore ed Erasmo vescovo fu ordinata dai fratelli Giacomo e don Giovanni Ercole Rinaldi per la cappella di famiglia nella chiesa di S. Agostino a Cesena, e si trovava già sull’altare nel luglio 1670 (Cellini, 2004, pp. 194 s., n. 60). L’opera rivela tangenze con il barocco romano: forse risente dell’influenza di Giovan Battista Gaulli, in viaggio da Roma a Parma nel 1669.

Il 7 gennaio del 1678, ormai anziano, Serra fu protagonista di un tentato omicidio: in visita alla suocera morente, egli aggredì il cognato di questa, il padre benedettino Ottavio Faberi. Dopo un violento alterco gli sparò una pistolettata senza colpirlo, e tuttavia, nonostante la pronta riconciliazione, venne rinchiuso in carcere e scagionato solo il 16 aprile 1678 (Savini, 2004).

Il 24 febbraio 1689 morì e venne sepolto nella chiesa di S. Francesco (Id., 1989, p. 54).

Fonti e Bibl.: C.C. Malvasia, Felsina Pittrice. Vite de’ pittori bolognesi... (1678), II, Bologna 1841, p. 273; C. Masini, Dissertazione istorica nella quale si dimostra l’antica nobiltà della famiglia di Eufemia Serra ne’ Masini..., Venezia 1748, pp. 56-81; U. Thieme - F. Becker, Allgemeines Lexicon der bildenden Künstler..., XXX, Lepzig 1936, p. 520; F. Arcangeli, in Mostra della pittura del Seicento a Rimini (catal.), Rimini 1952, pp. 19-20; Id., Maestri della pittura del Seicento emiliano. Catalogo critico (catal.), Bologna 1959, pp. 289-291; Id., La chiesa di San Martino in San Domenico in Cesena e i suoi dipinti, Bologna 1964, pp. 25-27, 56 s.; A. Corbara, Altre proposte del duo Serra-Savolini, in Critica d’arte, XII (1965), 74, pp. 57-62; Id., Nuovamente sul duo Serra-Savolini, ibid., s. 3, XXV (1978), 160/162, pp. 79-102; M. Cellini, Per Cristoforo Savolini: “brillante e ingegnosa meteora della pittura cesenate del ’600”, in Atti e Memorie. Accademia Clementina, XIX (1986), pp. 51-58; Ead., in Imago Virginis. Dipinti di iconografia mariana nella diocesi di Cesena-Sarsina dal XIV al XVIII secolo (catal.), a cura di M. Cellini, Cesena 1988, pp. 111-116; G. Savini, C. S. capitano di milizie e pittore, in Romagna arte e storia, IX (1989), 25, pp. 29-54; M. Cellini, in Biblia Pauperum: dipinti dalle diocesi di Romagna, 1570-1670, a cura di N. Ceroni - G. Viroli, Bologna 1992, pp. 193-197; A. Mazza, ibid., pp. 191-193; G. Viroli, I luoghi della continuità e del mutamento dalla Controriforma al naturalismo del Seicento. Intenzioni e inclinazioni nella pittura in Romagna, ibid., pp. LVII-LX; M. Cellini, Appunti per il contesto romagnolo, in Guido Cagnacci (catal., Rimini), a cura di D. Benati - M. Bona Castellotta, Milano 1993, pp. 45-54; M. Pulini, Sul guercinismo di C. S., in Romagna arte e storia, XIII (1993), 39, pp. 21-36; P.G. Pasini, La pittura del Seicento nella Romagna meridionale e nel Montefeltro, in La pittura in Emilia e in Romagna. Il Seicento, a cura di A. Emiliani, Milano 1994, pp. 357-359, 363, 365-367; P.G. Pasini - G. Savini, Fra naturalismo e barocco. Le arti figurative nel Seicento, in Storia di Cesena. V. Le arti, a cura di P.G. Pasini, Rimini 1998, pp. 77-82, 87, 89-92, 95; G. Savini, Arte e devozione nelle pale d’altare, in Storia della Chiesa di Cesena, a cura di M. Mengozzi, II, Cesena 1998, pp. 251-350; A. Mazza, La Galleria dei dipinti antichi della Cassa di Risparmio di Cesena. Guida illustrata, Milano 2001, pp. 260-265; M. Cellini, in Storie barocche: da Guercino a Serra e Savolini nella Romagna del Seicento, a cura di M. Cellini, Bologna 2004, pp. 24-27, 186-195; A. Mazza, ibid., p. 188, n. 43; G. Savini, Vita dei pittori dalle fonti, ibid., pp. 323-325; D. Benati, in Guido Cagnacci. Protagonista del Seicento tra Caravaggio e Reni (catal., Forlì), a cura di D. Benati - A. Paolucci, Cinisello Balsamo (MI) 2008, pp. 256 s.; Alla ricerca di "Ghiongrat". Studi sui libri parrocchiali romani (1600-1630), a cura di R. Vodret, Roma 2001, p. 271, n. 453.

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