Aberlady, Croce di

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991)

Aberlady, Croce di

R. Cramp

Nel 1863 fra il materiale con cui era stato edificato un muro vicino alla chiesa di A. venne ritrovato il fusto verticale di una croce altomedievale (Edimburgo, Royal Mus. of Scotland) che doveva trovarsi in origine collocata nella chiesa o nell'attiguo cimitero, sulla sponda meridionale del Firth of Forth, contea dell'East Lothian, in Scozia.

La parte conservata della croce, scolpita in arenaria locale, è alta cm. 61, con la base di cm. 21 x 18. Il reperto è importante in quanto si tratta del frammento ritrovato più a N tra le sculture di alta qualità della Northumbria, che riflettono motivi e stile dei codici iberno-sassoni del 7° e 8° secolo. Le due facce principali del fusto sono divise in riquadri: il lato A è il più consunto, ma alla base vi è la figura profondamente incisa di un angelo con un libro in mano e con la testa lievemente china in avanti; nel riquadro superiore sono rappresentati due animali dal lungo collo e dai corpi slanciati, con zampe affusolate e sottili che si incrociano fondendo le due figure in un'unica composizione. Il lato C presenta nel riquadro inferiore un motivo a chiave nettamente inciso; in quello superiore invece una composizione di quattro uccelli con i colli intrecciati e con le code e le zampe allacciate. I due lati minori B e D contengono eleganti volute vegetali intercalate da coppie di foglie appuntite.

Gli uccelli e gli animali intrecciati sono stati spesso paragonati alle illustrazioni di codici come il Codex Lindisfarnensis (Londra, BL, Cott. Nero D.IV) nel quale le rappresentazioni di uccelli mostrano una forte somiglianza con quelli della Croce di A., perfino nel doppio profilo dei corpi e nelle ali; nello stesso manoscritto sono frequenti anche riquadri con motivi geometrici a chiave (cc. 95r e 210v), assai comuni tuttavia anche in altri codici e nella scultura. Non tutti i motivi decorativi presenti nel Lindisfarnensis sono però identici a quelli della croce. L'importante centro monastico ed episcopale di Lindisfarne si trova a soli km. 60 a S di A., che era tuttavia più vicina ad Abercorn, per breve tempo sede episcopale, e potrebbe quindi avere risentito anche di altre influenze. Gli occhi di tutte le creature, per es., eseguiti con il trapano, sono estranei alle caratteristiche dell'arte iberno-sassone; in nessuno dei codici o delle sculture di Lindisfarne compaiono le volute vegetali, che sono state paragonate a quelle della Cupola della Roccia a Gerusalemme (Kitzinger, 1936, pp. 69-70, tav. 5) e che è possibile accostare anche a quelle della scultura del sec. 8° di Hexham, nel Northumberland (Cramp, 1984, figg. 914-917) o ai codici anglosassoni dell'Inghilterra meridionale (per es. Stoccolma, Kungl. Bibl., A. 135, c. 11).

Le dimensioni dell'angelo, ridotte rispetto a quelle della decorazione con animali e uccelli, suggeriscono per la Croce di A. una datazione fra il sec. 8° e il 9°; gli angeli che tengono in mano il Libro della Vita sono rappresentati in genere con un personaggio inginocchiato ai loro piedi: la testa china dell'angelo di questa croce potrebbe far pensare che la composizione originale fosse uguale a quella delle croci di Otley o Dewsbury, nello Yorkshire (Cramp, 1970).

È possibile dunque affermare che la Croce di A. riflette stili largamente diffusi nell'Inghilterra anglosassone alla fine dell'8° secolo.

Bibliografia

J.R. Allen, The Early Christian Monuments of Scotland, Edinburgh 1903, pp. 428-429;

E. Kitzinger, Anglo-Saxon vinescroll ornament, Antiquity 10, 1936, pp. 61-71, tav. 5;

T.D. Kendrick, Anglo-Saxon Art to A.D. 900, London 1938, pp. 135-136, tav. 51;

R.L.S. Bruce-Mitford, Decoration and miniatures, in Evangeliorum Quattuor Codex Lindisfarnensis, a cura di T.D. Kendrick, Olten-Lausanne 1960, pp. 107-260: 255, tavv. 52, a, b, c;

R. Cramp, The position of the Otley crosses in English sculpture of the eighth to ninth centuries, "2. Kolloquium über spätantike und frühmittelalterliche Skulptur, Heidelberg 1970", Mainz 1971, pp. 55-63;

id., Corpus of Anglo-Saxon Stone Sculpture, I, Durham and Northumberland, Oxford 1984, pp. 27, 50, 174, tav. 265.

CATEGORIE