CAUCASO, Culture del

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi CAUCASO, Culture del dell'anno: 1959 - 1994

CAUCASO, Culture del (v. vol. lI, p. 437)

R. M. Muncaev

Nel C. sono state scoperte testimonianze di quasi tutte le fasi del Paleolitico. La più antica di esse è rappresentata dalla grotta di Azïkh in Azerbaigian, nel Piccolo C., dove sono stati scoperti consistenti livelli acheuleani e musteriani, spessi più di 10 m. Si tratta del più antico sito abitato dall’uomo nell’Eurasia centro-settentrionale. Nei livelli acheuleani di Azïkh, da 1 milione a 400 mila anni fa, sono stati rinvenuti focolari, strutture in pietra, strumenti litici, resti di mascella di un uomo pre-neanderthaliano e un cumulo di crani di orso. Siti acheulo-musteriani sono stati scoperti anche sul versante meridionale del C. centrale. Significativamente la presenza umana sul territorio del C. è più estesa nel periodo musteriano propriamente detto. Grotte con livelli di quest’epoca sono state individuate in quasi tutte le parti della Transcaucasia, della regione del Mar Nero e del Kuban’. Si ritiene che il C. abbia rappresentato una delle vie del popolamento umano dell’Europa orientale. Complessi culturali originali si svilupparono nel C. durante il Paleolitico Superiore, testimoniati, p.es., dai siti dell’Imeretia, in Georgia, e del C. nord-occidentale.

Alla fine del Mesolitico e nel Neolitico inizia nel C. lo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento, testimoniato in particolare dai materiali del sito di Čokh nel Daghestan. Testimonianze neolitiche sono note un po’ ovunque, ma in modo particolare nella regione del Mar Nero. Da questo periodo si diffonde nel C. l’arte della pittura rupestre, che ha nella regione di Gobustan, in Azerbaigian, uno dei centri di sviluppo: qui sono state scoperte diverse raffigurazioni di animali, personaggi, scene di caccia. Nell’Eneolitico (VI-V millennio a.C.) nella Transcaucasia e nel Daghestan si svilupparono culture di agricoltori e allevatori, tra cui quella di Somutepe-Sulaver, nella Transcaucasia centrale, caratterizzata da insediamenti su colline, edifici circolari simili a thòloi, vasellame ceramico di tipo arcaico e diversi oggetti in rame (grani di collana, punteruoli, ecc.), oltre a rare figurine antropomorfe che riflettono gli influssi della coroplastica della Mesopotamia settentrionale. A Kültepe, nel Nakhičevan, è stato rinvenuto anche un vaso dipinto tipico della cultura di Ḥalaf. Una maggiore rilevanza nella Transcaucasia hanno avuto gli influssi della cultura di el-‘Ubayd.

Con l’epoca del Bronzo Antico (fine IV-III millennio a.C.) lo sviluppo del C. vide maggiori progressi. In questo periodo furono abitate tutte le zone geografiche del C.: pianure, zone pedemontane e montagne. Qui si svilupparono due brillanti culture, quella del Kura-Arasse e quella di Maikop. L’area della prima comprendeva tutta la Transcaucasia, il Daghestan e in parte la Čečeno-Ingušetia e l’Ossetia settentrionale, come anche l’Iran nord-occidentale e l’Anatolia orientale. Elementi di questa cultura, definita a volte come la cultura dell’Anatolia orientale e della Transcaucasia dell’Età del Bronzo Antico, o di Yanuk, giunsero sino alla cultura siro-palestinese di Khirbet Kerak. Questa cultura è nota soprattutto per i suoi insediamenti, nei quali lo spessore della stratificazione archeologica raggiunge i 10 m. Alcuni di essi erano fortificati da un muro di difesa in pietra, a volte con torri, come a Šengavit, in Armenia. I resti architettonici sono costituiti da abitazioni a pianta circolare o rettangolare costruite in pietra o in crudo, con focolari circolari al centro, di tipo originale. L’attività fondamentale era l’agricoltura; sono stati rinvenuti resti di frumento e orzo di diverse varietà. Si allevavano pecore, capre, maiali, buoi e, in alcune zone, anche cavalli. La metallurgia era notevolmente sviluppata; sono stati scoperti diversi manufatti bronzei quali asce, coltelli, punteruoli, braccialetti, ecc., ma anche matrici in pietra. La ceramica è originale e comprende vasi rossi e neri lustrati, decorati da svariati motivi a rilievo o incisi, quali spirali, motivi geometrici, ecc. Sono caratteristici anche i supporti di focolare in argilla. Diversi studiosi ritengono che le tribù della cultura del Kura-Arasse parlassero la lingua hurrita.

La cultura di Maikop, così definita dal kurgan nella città di Maikop scavato nel 1897 da N. I. Veselosvkij, comprendeva una parte considerevole del C. settentrionale, dalla penisola di Taman al Daghestan; nella Čečeno-Ingušetia e nell’Ossetia settentrionale sono stati scoperti complessi caratterizzati da elementi sia della cultura di Maikop sia di quella del Kura-Arasse. Il kurgan di Maikop, in cui era sepolto il capo della tribù, è famoso per i suoi ritrovamenti: due vasi d’oro e 14 vasi d’argento; figurine di toro d’oro e d’argento; numerose spille d’oro lavorate a stampo a forma di leone o toro; diademi d’oro con decorazione a rosette; 8 stendardi d’argento della lunghezza di 1,17 m, quattro dei quali con l’estremità inferiore dell’asta in oro, decorata da una figurina di toro; un gran numero di grani di collana in oro, argento, corniola e turchese; e inoltre vasellame e asce in bronzo, recipienti in ceramica, ecc. Due dei vasi d’argento sono decorati da interessanti raffigurazioni incise. Su uno di essi è rappresentato un monte con due cime, tra le quali sono due alberi e un orso che sta ritto sulle zampe posteriori; mentre in basso sono due file di animali; un cavallo, un leone e due tori nella prima, un ibex, un cinghiale, una leonessa e un ariete nella seconda. Sull’altro vaso sono rappresentati cinque quadrupedi (due ibex, un toro e due leopardi delle nevi) e tre uccelli. Questa di Maikop è una delle più ricche sepolture del III millennio a.C. portate alla luce. Nella formazione della cultura di Maikop un ruolo notevole è stato svolto dagli influssi vicino- orientali. Nello sviluppo di questa cultura sono individuate due fasi principali: antica o di Maikop e tarda o di Novosvobodnaja. Nella fase tarda alcuni «nobili» furono sepolti in dolmen. La ceramica della cultura di Maikop è di colore rosso-ocra, in parte lavorata al tornio; diversi vasi sono decorati da motivi «a perle». Colpisce la varietà della produzione di oggetti in metallo di Maikop: calderoni e bacini, asce squadrate e a taglio curvo, coltelli- pugnali e lance, strumenti simili a ceselli e scudi, oggetti a due corni e due psàlia. Il bronzo utilizzato è ottenuto da rame con arsenico o nichel. Sono stati rinvenuti diversi ornamenti d’oro e d’argento. Nel III millennio a.C. il C. settentrionale era un’importante area di lavorazione del metallo, che forniva i suoi prodotti alle genti delle stppe dell’Europa orientale.

Nel periodo del Bronzo Medio (prima metà del II millennio a.C.) nel C. settentrionale si svilupparono nuove culture, tra cui quella dei dolmen del C. occidentale. Nella regione del Mar Nero, compresa l’Abcasia, e nel bacino del Kuban’ sono stati individuati più di 1000 dolmen, alcuni dei quali tipologicamente vicini ai dolmen anatolici ed europei. In quest’epoca anche le culture di altre regioni del C. settentrionale si distinguono per originalità.

Nel periodo del Bronzo Medio nella Transcaucasia si affermarono culture rilevanti, tra cui quella di Trialeti, portata alla luce in Azerbaigian, Armenia e soprattutto in Georgia. B. A. Kuftin scavò a Trialeti i kurgan dei capi delle tribù di allevatori, attribuibili al periodo di fioritura di questa cultura. Sotto i kurgan furono rinvenute estese camere profonde fino a 7-9 m; i resti della cremazione erano a volte posti su un carro di legno. Grande è la quantità di ritrovamenti proveniente da questi kurgan: vasi di ceramica dipinta, pugnali e lance di bronzo, spilloni d’oro, un secchiello d’argento con raffigurazioni animali, tazze e calici d’oro e d’argento, ecc. Si distinguono un calice d’oro decorato con corniole, imitazione di turchese e sottile filigrana, e un calice d’argento con una decorazione impressa su due registri, raffiguranti rispettivamente una fila di cervi e una processione di personaggi che portando vasi incedono verso una figura seduta in trono di fronte a un albero sacro. Si ritiene che queste raffigurazioni riflettano gli influssi delle culture di area ittita. Una ricca sepoltura è stata scoperta a Kirovakan, in Armenia, mentre oggetti artistici d’oro e d’argento sono stati rinvenuti in Georgia e nei siti della cultura di Bedin, probabilmente lo stadio iniziale della cultura di Trialeti. Particolarmente interessante è una figurina di leone in oro dal kurgan presso la città di Tsnori.

Il C. raggiunse un alto livello di sviluppo nell’epoca del Bronzo Tardo e all’inizio dell’Età del Ferro (seconda metà del II millennio-prima metà del I millennio a.C.). In diverse regioni del C. sorgono importanti centri di produzione del bronzo. Un enorme numero di siti, soprattutto necropoli, sono stati studiati: nel Karabakh, Nakhičevan, Mingečaur, Khanlar in Azerbaigian; nell’Artik, Vornak, ecc. in Armenia; a Mtskheta-Samtavro, in Ossetia meridionale, Cachetia, Colchide e Abcasia in Georgia, come anche in molte provincie del C. settentrionale. Questi siti testimoniano le culture originali delle genti della regione. Nelle aree montane della Transcaucasia sorgono insediamenti fortificati, le cosiddette fortezze ciclopiche. Acquista un’ampia diffusione l’uso di sepolture in «casse» di pietra, e non sono rare nelle necropoli le inumazioni di cavalli. Colpisce nelle sepolture l’abbondanza di armi di bronzo, elementi della bardatura dei cavalli, cinture, ornamenti. I rapporti con le culture esterne si rafforzano, come indicano le scoperte di ceramica micro-asiatica, di sigilli mitannici, di scarabei egizi, di ornamenti di tipo assiro tra cui un grano di collana con il nome del re assiro Adad-nirari, ecc.

Una delle culture più note di questo periodo è quella di Koban, così chiamata dal nome della necropoli presso il villaggio omonimo nell’Ossetia settentrionale. Le sue testimonianze sono state portate alla luce anche nella Čečeno-Ingušetia, nella Kabardino-Balkaria e sul versante meridionale del C. centrale, dove si trova la necropoli meglio studiata di questa cultura, quella di Tli, in cui sono state scavate circa mille sepolture. La cultura di Koban è affine a quella della Colchide, per cui in passato si parlava di un’unica cultura. Ma la produzione in bronzo di Koban è notevolmente originale e di alto livello artistico: eleganti sono le asce, decorate con raffigurazioni incise di cavalli, rapaci e animali fantastici, draghi, pesci. Su un’ascia da Tli è rappresentata una scena di lotta di un uomo con sette serpenti. Anche le cinture in bronzo sono interamente ricoperte da decorazioni; sono interessanti anche i fermagli di cintura, le fibule, i pendenti, i bracciali, i pendenti zoomorfi, ecc. Tra le diverse armi si incontrano pugnali di ferro con impugnatura in bronzo. Nel VII-VI sec. a.C. si diffondono i manufatti in ferro, tra cui spade-akinàkai tipiche degli Sciti, punte di freccia e oggetti in stile animalistico. Infatti anche se i primi manufatti in ferro fanno la loro apparizione nel C. alla fine del Il millennio a.C., il loro uso comune nella vita quotidiana inizia nella Transcaucasia e nel C. settentrionale proprio nel VII-VI sec. a.C., in relazione all’influsso dell’Urartu da un lato, degli Sciti dall’altro. Questi ultimi lasciarono un’impronta sensibile sullo sviluppo storico-culturale del Caucaso. La loro presenza in quest’area è documentata dalle scoperte in Transcaucasia e nel C. settentrionale di sepolture e di manufatti caratteristici della cultura scitica. All’inizio essi penetrarono nella parte occidentale del C. settentrionale, dove vivevano genti indigene sindo-meotiche. In una serie di località della regione del Kuban’ sono state scavate ricche sepolture della nobiltà scitica, quali p.es. quelle presso il villaggio di Kelermes, con sepolcri di legno, oggetti d’oro, placche di briglie decorate, ecc. In ciascuna di esse c’erano inoltre fino a 24 cavalli, mentre in un kurgan presso il villaggio di Ul’skaja sono stati rinvenuti i resti di 50 cavalli. Nel 1981-82 in alcuni kurgan del V-IV sec. a.C. presso lo stesso villaggio sono state scoperte testimonianze eccezionali della gioielleria greca: un finiale d’oro a forma di protome di cervo con corna d’argento, un rhytòn d’argento con protome di Pegaso e Gigantomachia e un rhytòn d’oro con testa a rilievo di leone. Si discute da dove gli Sciti siano arrivati nel C., se dall’Asia anteriore o dalle steppe dell’Europa orientale, ma è fuor di dubbio che essi giunsero attraverso i passi del C. e soprattutto attraverso le «porte» di Derbent lungo il Caspio, prendendo poi parte alle vicende politiche e belliche della Transcaucasia. In seguito, fino alla comparsa nel C. settentrionale delle tribù sarmato-alane, gli Sciti vissero qui. Alla loro presenza nel C. settentrionale si collega la prima penetrazione linguistica iranica in quest’area e l’inizio dell’iranizzazione delle antiche popolazioni della parte centrale del C. settentrionale. Più importante a riguardo fu la successiva ondata legata all’avanzata nel C. settentrionale a partire dal III sec. a.C. dei Sarmati, di lingua iranica, provenienti dalle steppe del Volga e del Don, e poi degli Alani a loro imparentati. Da ciò si comprende perché gli Osseti, pur essendo una popolazione di cultura caucasica, parlino una lingua iranica.

Il I millennio a.C. segna l’inizio delle prime formazioni statali nella Transcaucasia. Nell’VIII sec. a.C. furono annesse all’Urartu la valle dell’Ararat e altre zone della Transcaucasia meridionale. Qui furono costruite in quest’epoca le città-fortezza, tra cui Erebuni, nell’area della odierna Erevan, e Argištikhinili, sul colle di Armavir, che nell’VIII sec. fu il principale centro amministrativo dell’Urartu nella Transcaucasia. Nel VII sec. a.C. questo molo fu svolto invece da Teišebaini-Karmir BIur, presso Erevan. Nel VI sec. a.C. infine, l’Urartu, il più antico stato del C., fu vinto dai Medi con l’apporto degli Sciti. Gli Urartei esercitarono un notevole influsso sullo sviluppo della Transcaucasia: eseguirono qui estese opere edilizie, perfezionarono il sistema di irrigazione, promossero lo sviluppo della metallurgia del ferro, impiantarono frutteti e vigneti, stimolarono i legami tra le tribù locali e con i paesi del Vicino Oriente.

Argištikhinili, Erebuni e soprattutto Teišebaini sono state esplorate estensivamente. Gli scavi di Karmir Blur, condotti da B. B. Piotrovskij, hanno permesso di studiare a fondo la cultura urartea del VII sec. a.C. e i suoi legami con le culture del C., del Vicino Oriente e degli Sciti. Tra le scoperte si ricordano lampade-candelabro in ferro, medaglioni in argento, sigilli in pietra e metallo, spilloni in argento con figurine di animali e braccialetti con piccole teste di drago alle estremità, la statuetta di un uomo con coda di scorpione, diversi vasi, ecc. Sono state rinvenute anche pitture murali, eseguite con colore rosso, azzurro, nero e bianco.

Subito dopo la caduta dell’Urartu, sullo stesso territorio nasce il regno armeno. Questo fu conquistato dagli Achemenidi e diviso in due satrapie, la XIII e la XVIII. Nel periodo armeno antico (VI-IV sec. a.C.) continuarono a vivere alcune delle città urartee. Tra i monumenti meglio noti di questo periodo sono le fortezze dell’Armenia nord-occidentale. A Erebuni, il centro di una delle satrapie achemenidi, sono stati scoperti due templi del fuoco e i resti di una grande sala con 30 colonne. Nei complessi dell’Armenia di questo periodo sono presenti vasi e ornamenti in bronzo, oro e argento, rhytà con l’estremità inferiore a forma di grifone, ibex o altro animale; pettorali, manufatti glittici, monete achemenidi del VI-IV sec. a.C., ateniesi del VI sec. a.C. e milesie del V sec. a.C.

Dopo la caduta della potenza achemenide, si costituisce lo stato armeno degli Orontidi, che presto cade sotto il potere dei Seleucidi. Sotto il re Tigrane lI (95-56 a.C.) l’Armenia diventa una potenza di primo piano. Il re combatté contro Roma ma nel 66 a.C. ne riconobbe la sovranità. Nel 66 d.C. divenne re di Armenia Tiridate I, che dette avvio alla dinastia degli Arsacidi. Nel I-II sec. d.C. l’Armenia continuò a rappresentare l’oggetto della rivalità partico-romana; nelle opere di Polibio, Diodoro, Pompeo, Tacito, Cassio Dione, Plutarco e in quelle di Mosé di Corene e di altri autori armeni sono conservate le principali testimonianze sulla storia antica dell’Armenia. Le iscrizioni greche, latine e aramaiche rinvenute in Armenia, inoltre, contengono informazioni sull’attività edilizia dei re armeni e dell’esercito romano, sulle relazioni armeno-romane, ecc. Sono state scavate le capitali dell’antica Armenia, Armavir e Artašat, come pure Garni, Dvin e altre città. Tra le testimonianze architettoniche si distingue il tempio del I sec. d.C. a Garni, un edificio rettangolare con peristasi di 24 colonne, con decorazione architettonica scolpita comprendente anche figure di leoni. Qui sono state scoperte anche altre costruzioni, tra cui terme del III sec. d.C. con pavimenti a mosaico. Nel periodo tra il III e il I sec. a.C. in Armenia circolavano monete di zecche locali e straniere. Nel 181-183 monete proprie furono emesse ad Artagat, ma nella circolazione prevalevano le monete romane, assieme a quelle partiche e poi sasanidi. All’inizio del IV sec. l’Armenia accettò il cristianesimo, e nel 405-406 fu creato l’alfabeto armeno, utilizzato sino ai nostri giorni. Nel IV sec. l’Armenia fu divisa tra l’Iran e Bisanzio e in seguito, come tutto il C., cadde sotto il potere degli Arabi

Le prime formazioni statali nella Georgia risalgono al VI-IV sec. a.C.: a O il regno della Colchide, a E l’Iberia. I Colchi e la loro regione sono ricordati anche dalle iscrizioni assire e urartee. In seguito di essi parlano molti autori greci e romani: Ecateo di Mileto, Erodoto, lo Pseudo-Ippocrate, Arriano e altri. Le fonti nominano tre città greche nella Colchide, Phasis, Dioskourias e Gienos, tre insediamenti commerciali: da essa si esportavano infatti ferro, oro, rame, legname, cera, ecc. Diversi sono i rinvenimenti di ceramica greca, comprendente vasi a figure nere e ceramica a vernice nera. La Colchide era inserita nel commercio attivo, a cui è legato anche l’inizio della emissione di monete a partire dalla fine del VI sec. a.C.: non è tuttavia ancora stato chiarito se le sue monete (kolkhidki) siano state coniate dalle città greche o dai re locali. Queste monete d’argento del VI-IV sec. a.C. si incontrano su tutto il territorio del regno. I materiali rinvenuti in insediamenti e necropoli, a Vani, Ešera, Pičvnari, Sukhumi, ecc. permettono di caratterizzare la cultura materiale della popolazione e i suoi legami economici e commerciali. Essi mostrano un alto livello nello sviluppo della metallurgia del ferro e nella coltivazione della vite, e una particolarità negli usi funerari delle antiche genti della regione. Ricche sepolture in sarcofagi di legno con abbondanti decorazioni in oro e argento sono state scoperte a Vani, uno dei centri dell’antica Colchide.

A partire dalla fine del IV sec. a.C. la regione entra nella sfera di influenza del mondo ellenistico. Una testimonianza del grande sviluppo dei traffici commerciali è data dai ritrovamenti di un gran numero di stateri e tetradrammi dei re macedoni e di monete partiche, pontiche, cappadociche e di altre regioni. Al primo posto nel commercio con la Colchide troviamo Sinope. Arrivano inoltre ceramica e altri manufatti da Pergamo, Samo e altri centri microasiatici. Tra i prodotti dell’arte di età ellenistica possiamo ricordare il vaso in bronzo rinvenuto a Vani, decorato da figurine di aquila, della dea Nike e da sei teste di divinità dell’area ionica rese ad alto rilievo.

Con l’inclusione della parte costiera della Colchide nel regno di Mitridate VI del Ponto, annesso poi all’impero romano, inizia una nuova fase della storia della regione. Nel I-Il sec. furono qui costruite fortezze romane per guarnigioni permanenti, quali Sebastopolis sul luogo dell’antica Dioskourias, Pitiunt e altre. Ampiamente scavata è Pitiunt, sul luogo dell’odierna Pitsunda. La fortezza si componeva di un castellum, di canabae e di un sistema di fortificazioni. In uno dei templi di Pitiunt sono stati portati alla luce pavimenti a mosaico con raffigurazioni di un tritone, di pesci e di delfini.

Nel periodo romano in Colchide sorgono numerosi sovrani minori, sottomessi a Roma o all’Iberia.

Preziose testimonianze sul regno di Iberia si trovano in Strabone, Tacito e Ammiano Marcellino, nelle opere storiografiche georgiane, nelle iscrizioni greche e aramaiche dell’Iberia e nelle iscrizioni latine dei territori soggetti a Roma. La residenza del primo re dell’Iberia, Parnabazo, si trovava sul colle di Bagineti, nell’area della città di Mtskheta, trasformato in un’acropoli e utilizzato come prima capitale dell’Iberia, Harmozike secondo Strabone o Hermastus secondo Plinio. Sono stati estesamente scavati anche altri insediamenti fortificati nel bacino del Kura: Samadlo-Nastakisi, Sarkineti, Dzalisi, ricordata da Claudio Tolemeo, Urbnisi, la città rupestre di Uplistsikhe e altri. Essi si compongono di una cittadella, di una «città bassa» e di due linee fortificate. Sono stati scavati anche i resti di complessi palaziali, di templi, di edifici abitativi, di terme di tipo romano e di costruzioni per attività produttive. Grande rilevanza nell’economia avevano l’agricoltura, la produzione artigianale, che comprendeva anche la lavorazione del vetro, e il commercio. Nei siti iberici sono stati rinvenuti oggetti dall’Anatolia, Siria, India, Asia centrale, insieme a bronzi italici. Tra le monete in circolazione troviamo imitazioni in oro degli stateri di Alessandro il Grande, dramme di Gotarze e denari di Augusto insieme alle loro imitazioni locali; sono state inoltre qui rinvenute monete degli imperatori romani, da Nerone a Valeriano, e di molti re partici. Tra le testimonianze artistiche troviamo i mosaici di Dzalisi, particolarmente un pannello di 8,10 x 6,00 m con le immagini di Dioniso e Arianna, personaggi del thìasos dionisiaco, decorazioni fitomorfe e iscrizioni esplicative. Sono state rinvenute anche statuette e maschere di terracotta e molti argenti ricchi di decorazioni, tra cui una tazza romana con il ritratto di Antinoo, un vaso con l’immagine di Fortuna-Tyche e altri. Anche in Iberia il cristianesimo fu adottato nel IV secolo.

Fino al IV sec. a.C. il territorio dell’Azerbaigian rientrò nei confini dello stato achemenide. Dopo la caduta di questo, nell’Azerbaigian meridionale ebbe luogo l’unificazione politica della Media Atropatene, mentre nel N sorse lo stato dell’Albània del Caucaso. Le testimonianze su quest’ultima si trovano in Strabone e Tolemeo, nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio e in altre opere di autori classici e antico-armeni, quali Lazzaro di Pharp e Mosè di Corene. Nei confini dell’Albània rientrava anche la costa del Daghestan fino al fiume Sulak. Come spiega Tolemeo, a N la Albània confinava con la Sarmatia, a O con l’Iberia e a S con l’Armenia. E noto che Roma tentò di conquistare l’Albània; nel 66-65 a.C. Gneo Pompeo fu sconfitto dalle genti locali e anche in seguito non ebbe luogo la campagna progettata da Nerone in Albània con lo scopo di arrivare al Caspio e conquistare le «porte» di Derbent. Tolemeo parla di 29 città in Albània; le meglio note sono la capitale Kabala e Šemakha, Kamechia o Mamechia secondo Tolemeo, come anche Derbent e il sito di Urtseki nel Daghestan. Sono state scavate molte necropoli: predominano le sepolture in fosse e in urne ceramiche, ma erano in uso anche sepolture in armature di legno, tombe di mattoni, «casse» di pietra e catacombe. Una tale varietà nei costumi funerari indica forse la presenza in Albània di popolazioni diverse, confermata dalla notizia di Strabone secondo cui le tribù dell’Albània parlavano ben 26 lingue. Sono stati scavati importanti edifici pubblici e botteghe di lavorazione della ceramica, del vetro, dei metalli e di altri materiali. Originali sono i vasi antropomorfi e zoomorfi, a forma di cervo, capra, toro, gallo, colomba, cui si aggiungono anche statue antropomorfe in pietra e sigilli in ceramica e metallo. Sono presenti anche le opere della produzione artistica in argento del mondo classico, tra cui spicca per qualità un piatto romano d’argento dorato con la raffigurazione di una Nereide su ippocampo. Il commercio era intenso con l’Iberia, l’Armenia, l’Asia Minore, il C. settentrionale e la regione del Mar Nero. La circolazione monetaria è attestata a partire dal IV sec. a.C., ma una monetazione locale fu coniata solo dal Il sec. a.C., quando si imitarono monete macedoni e seleucidi. Nel I sec. a.C. in Albània compaiono anche monete romane. Le testimonianze epigrafiche sono rare: tra queste un’iscrizione latina scoperta a Gobustan ci informa della presenza di una centuria della XII legione al tempo dell’imperatore Domiziano (81-96 d.C.). Nel 313 d.C. il cristianesimo divenne la religione di stato dell’Albània. Anche l’Albùnia ebbe una sua scrittura, con un alfabeto vicino a quelli georgiano e armeno, ma le testimonianze epigrafiche e letterarie sono mal note.

Nel III sec. entra sulla scena l’Iran sasanide. Vincendo sui Parti, sui Romani, sull’Armenia, la Georgia e l’Albània, i Sasanidi instaurarono il loro dominio sulla Transcaucasia. Per difendersi dalle incursioni delle tribù nomadi provenienti dal N, quali Sarmato-Alani o Unni, e in seguito anche dal Khanato dei Khazari del Daghestan, appena formatosi, i Sasanidi costruiscono una serie di possenti fortificazioni, comprese quelle nelle «porte» di Derbent. All’inizio, sotto Yezdegerd II (439-457 d.C.) a Derbent fu costruito un massiccio muro d’argilla lungo c.a 2 km, distrutto però alla fine del V sec. dagli Albani. Nel VI sec. quindi si costruì qui un possente sistema di fortificazioni in pietra, conservatosi sino a oggi in tutta la sua monumentalità; si compone dei muri N e S (lunghi rispettivamente 3650 e 3500 m), che uniscono la cittadella sul colle di Derbent alla riva del mare, mentre a O, sul lato dei monti del C., dalla cittadella si dipartiva un terzo muro, lungo più di 40 km. Le mura sono spesse 4 m e sono conservate in alzato da 10 a 18 m; erano rinforzate da 73 torri provviste di alcune porte. Le fortificazioni di Derbent, che chiudevano il passaggio lungo la riva occidentale del Caspio, sono una delle più importanti testimonianze al mondo di questo genere architettonico. V. anche ARMENA, ARTE; GEORGIANA, ARTE; URARTEA, ARTE.

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(R. M. Munčaev)