Precolombiane, culture

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Precolombiane, culture

Marina Bucchi

A fronte dei mutamenti verificatisi nel corso degli ultimi decenni nell'ambito delle impostazioni teoriche delle discipline americanistiche, si è ritenuto di presentare una nuova, estensiva sintesi degli sviluppi culturali che hanno contrassegnato lo svolgimento storico delle società del Nuovo Mondo. Questo contributo va a integrare l'approccio di tipo storico-artistico offerto nella voce precolombiana, arte (App. IV, iii, p. 47), aggiornando anche le informazioni sulle fasi pre- e postcoloniali contenute nelle voci di Stato della Enciclopedia Italiana, come per es. messico (XXII, p. 979) o perù (XXVI, p. 888), in quelle su aree geografico-culturali, come per es. patagonia (XXVI, p. 493), o le principali civiltà amerindiane, quali maya (XXII, p. 626) o inca (XVIII, p. 953). Tali voci contengono anche importanti dati etnologici sulle culture in oggetto, che per una conoscenza approfondita delle culture p. sono, per alcuni aspetti, inscindibili da quelli più propriamente storici e archeologici. Per una sintesi dei principali processi culturali verificatisi in epoca precolombiana nel Nuovo Mondo, v. america: Archeologia e preistoria; Etnologia; Lingue indigene (II, p. 906). Le conoscenze acquisite nell'ultimo ventennio sulle culture autoctone delle Americhe hanno imposto una parziale revisione dei modelli storico-evolutivi elaborati nei decenni precedenti; più che il prodotto di alcuni singolari rinvenimenti, che pure in questi anni si sono registrati, tali progressi sono fortemente correlati con il consolidamento delle basi teoriche della disciplina archeologica. Affrancatasi definitivamente da un approccio di tipo settoriale - che era stato il prerequisito per la definizione, intorno agli anni Cinquanta, di ambiti areali e di sequenze cronologiche -, l'archeologia americanista ha potuto infatti assecondare la propria vocazione antropologica orientandosi verso la ricostruzione dei processi culturali, in un'ottica volta a cogliere le dinamiche del mutamento e, soprattutto, le peculiarità di alcune aree tradizionalmente ritenute marginali e ricettrici rispetto alle regioni a più alta produzione culturale. *

Il dibattito sul popolamento e il periodo paleoindiano

di Marina Bucchi

Definitivamente accertata la provenienza asiatica dei movimenti migratori che, in successive ondate, iniziarono a popolare, attraverso il ponte di terra costituito dalla Beringia, le regioni settentrionali dell'America Settentrionale, il dibattito si è spostato negli ultimi anni sulla datazione di questo fenomeno, resa controversa da alcuni, discussi rinvenimenti. Mentre vi è certezza nell'identificare nel complesso Clovis (circa 12.000 anni dal presente) la prima cultura paleoindiana incontrovertibilmente attestata, alcuni siti hanno fornito datazioni radiocarboniche che rivelerebbero sequenze molto più antiche: tra questi, Monteverde (Chile, 33.000÷12.800 anni dal presente), Pedra Furada (Brasile, 45.000÷12.000 anni dal presente), Taima-Taima (Venezuela, 13.000 anni dal presente), Tequendama ed El Abra (Colombia, 14.000÷11.000 anni dal presente), Meadowcroft (Pennsylvania, 14.000 anni dal presente). La controversia su questi giacimenti è legata alla scarsa riconoscibilità di attività antropiche nei livelli più antichi e alla dubbia attribuzione della categoria di manufatti ai reperti litici rinvenuti. Per altri versi è difficile ipotizzare che i primi gruppi umani siano riusciti a spostarsi tanto velocemente sul territorio americano da colonizzare in pochi secoli anche le regioni più meridionali dell'America del Sud, ove evidenze indiscusse di presenza umana sono attestate, intorno a 11.000÷10.500 anni dal presente, da industrie litiche peraltro prive di sostanziali affinità con quelle delle regioni settentrionali (Grotta Fell, Grotta del Mylodon, Palli Aike e altri siti della Patagonia meridionale). Molto più scarsi sono stati i rinvenimenti anteriori a 10.000 anni dal presente nella Mesoamerica, che segnatamente provengono da Valsequillo e Tlapacoya (Messico).

A partire da 11.000 anni dal presente si manifesterebbe dunque nel doppio continente un certo grado di diversità culturale - citiamo qui, oltre a Clovis, il complesso Nenana (11.300 anni dal presente) dell'Alasca centrale, l'industria Folsom e la coeva Plano (10.000 anni dal presente circa) - che i nuovi modelli interpretativi sul popolamento attribuirebbero più alla diffusione di tecnologie adattate in loco alle risorse ecosistemiche che a un'accelerata traiettoria di spostamenti da Nord a Sud. Vistose variazioni nei modelli di sussistenza emergono inoltre dalla comparazione dei resti di paleofauna rinvenuti in alcuni siti dell'America Settentrionale: se nelle regioni occidentali si evidenzia una certa ricorrenza della caccia al mammut, quella a renne e caribù è attestata nell'area nord-orientale, mentre nel Sud-Ovest le prede erano costituite essenzialmente da piccoli mammiferi, pesci e uccelli. In America Meridionale intorno a 10.000 anni dal presente le aree ecologiche colonizzate comprendevano il versante occidentale delle Ande, i bacini fluviali dell'Orinoco, del Rio delle Amazzoni e del Paraná e l'area di altopiano tra le due cordigliere delle Ande, dalla Colombia meridionale all'Argentina nord-occidentale.

A fronte dei mutamenti climatici prodotti dall'innalzamento termico verificatosi agli inizi dell'Olocene, i gruppi paleoindiani, altamente mobili e organizzati in piccole bande, vennero sviluppando strategie adattative idonee allo sfruttamento dei nuovi, diversificati ecosistemi che si andavano formando; questo processo assunse caratteri distintivi nelle diverse macroaree, in considerazione dei quali si rende necessaria un'esposizione articolata sulla base di grandi ambiti geografico-culturali.

America Settentrionale

di Marina Bucchi

Il Periodo Arcaico

Le ricerche condotte hanno contribuito a chiarire in una prospettiva ecologico-culturale le modalità di appropriazione umana dei nuovi microambienti formatisi in seguito ai mutamenti postglaciali. Sebbene l'Arcaico non costituisca di per sé uno spartiacque evolutivo e la presenza dei tratti che lo caratterizzano sia apprezzabile entro sequenze temporali molto ampie, esso presenta alcuni sostanziali mutamenti rispetto ai modelli paleoindiani: alla diversificazione degli ecosistemi corrisposero di necessità strategie adattative differenziate, con una progressiva specializzazione regionale. In alcune aree dell'America Settentrionale (Stati Uniti orientali, Sud-Ovest, costa nord-occidentale) cominciarono a definirsi intorno all'8000 a.C. economie diversificate, dipendenti dallo sfruttamento di una varietà maggiore di risorse, con una tecnologia litica in cui il propulsore (atlatl) era lo strumento più diffuso. Si possono così evidenziare complessi culturali caratterizzati da gruppi relativamente meno mobili e da un'incipiente definizione di barriere sociali, e forse linguistiche, alla comunicazione, identificabile anche attraverso una maggiore diversità nello stile dei manufatti.

La cronologia dell'Arcaico presenta, in ragione dell'eterogeneità dei contesti in cui ebbe luogo, forti variazioni areali: nel Sud-Est esso iniziò intorno all'8000 a.C. con un'enfasi sullo sfruttamento delle risorse boschive; le evidenze archeologiche di Anangula (isole Aleutine) indicano che intorno al 7000 a.C. i cacciatori costieri dell'Artico si erano adattati all'ecosistema marino, mentre nel Gran Bacino (Hogup Cave e Danger Cave) sono stati identificati sistemi di sussistenza complessi. Esistono per alcune aree sequenze dettagliate di questo periodo: nella California centrale gli orizzonti Antico, Medio e Recente, abbracciando un arco cronologico compreso tra il 4000 a.C. e l'inizio delle fasi storiche, riflettono l'adattamento di gruppi di cacciatori-raccoglitori alle risorse (soprattutto ghiande) degli ambienti pedemontani e vallivi; il sito di Mummy Cave (Pianure settentrionali) ha restituito delle sequenze che documentano un protrarsi delle attività appropriative fino al contatto con gli Europei. La concentrazione in alcune aree di risorse prevedibili o a scarsa deperibilità permise invece il precoce sviluppo di insediamenti stabili, come infatti indicano i depositi di molluschi identificati nella valle del Tennessee e lungo la costa della California.

In discussione è stata inoltre posta la teoria di un'importazione delle pratiche agricole dall'area mesoamericana: se è infatti indubitabile che molte piante coltivate (mais, fagioli e zucche) si diffusero da Sud verso Nord, vi sono numerose evidenze della manipolazione e dell'induzione di mutamenti genetici in specie vegetali locali (Iva annua, Chenopodium, Cucurbitacee) tra il 4000 e il 2000 a.C. Attualmente gli archeologi ritengono inoltre che la dicotomia tra sistemi economici di caccia-raccolta e sistemi agricoli sia stata eccessivamente enfatizzata, in quanto le evidenze indicano spesso una coesistenza-complementarietà tra i due modelli di sussistenza; le due aree nordamericane di insorgenza delle pratiche agricole, le regioni orientali e il Sud-Ovest, sembrerebbero confermare tale teoria, riflettendo un lungo processo di adattamenti e integrazioni tra strategie appropriative e produttive. Si possono dunque ipotizzare come già dati nel corso del 2° millennio a.C. i prerequisiti per l'emergere di nuovi mutamenti culturali, di cui la precoce manifestazione è Poverty Point, in Louisiana (1700-1350 a.C.), forse il più antico complesso di terrapieni dell'America Settentrionale, costituito da un gruppo di sei ottagoni concentrici e da alcuni tumuli; il sito è riferibile a gruppi preagricoli in possesso di ceramica.

Il Periodo Formativo o Preistorico Recente

Provengono dall'area delle foreste orientali i primi indizi di sedentarietà e di pratiche agricole: lungo la valle del fiume Ohio si definì con la cultura Adena (circa 1000 a.C.-200 d.C.) una complessa tradizione funeraria, con tumuli in cui erano deposti tombe di legno e ricchi corredi di beni esotici (pipe tubolari, braccialetti di rame) ottenuti attraverso scambi ad ampio raggio. Non sono stati a tutt'oggi chiariti i rapporti tra Adena e la parzialmente coeva cultura Hopewell (200 a.C.-400 d.C.); oltre alla condivisione dello stesso ambito areale, è comunque evidente una relazione di contiguità culturale nella permanenza di un complesso funerario estremamente elaborato e nell'ampliamento dell'area di propagazione di concetti religiosi e scambi commerciali, che raggiunse la gran parte del territorio orientale degli Stati Uniti e che gli archeologi hanno definito Hopewell interaction sphere. Le differenziazioni di status desumibili dalle variazioni nella ricchezza dei corredi funerari attestano la presenza di élites incipienti, evidente anche nella maggiore specializzazione artigianale. Parallelamente, nel Sud-Ovest, dove intorno al 1500-1000 a.C. erano iniziate le sperimentazioni agricole, si vennero definendo le tre maggiori tradizioni culturali dell'area: Anasazi (Arizona nord-orientale, parte dello Utah, del New Mexico e del Colorado, 200 a.C.-1540 d.C. circa), Hohokam (Arizona meridionale, 300-1450 d.C.) e Mogollon (New Mexico, 200-1000 d.C.).

Queste tradizioni, sostanzialmente autonome seppure nell'ambito di un sostrato comune, elaborarono nel corso del 1° millennio d.C. alcuni tratti specifici che connotano culturalmente l'area: una raffinata produzione ceramica, un'economia fondata sulla coltivazione intensiva del mais e, soprattutto, elaborati moduli architettonici con complessi di ambienti contigui in muratura (pueblos) e abitazioni semisotterranee (pithouses) che rappresentano antecedenti delle strutture cerimoniali (kiva) dei Pueblo storici. La vocazione più marcatamente mesoamericana della cultura Hohokam facilitò la penetrazione nell'area di alcuni modelli culturali di impronta meridionale, quali piattaforme, campi per il gioco della pelota e probabilmente tecniche irrigue per incrementare la produzione del mais. Il vasto complesso Anasazi del Chaco Canyon (New Mexico), con dieci villaggi (great houses) che potevano ospitare fino a 5000 persone, è stato nell'ultimo ventennio oggetto di studi volti a comprendere la natura del cosiddetto fenomeno Chaco. Non è a tutt'oggi chiaro se quest'area ebbe funzioni politiche e militari o se fu piuttosto un ampio centro di integrazione religiosa; è comunque evidente che essa divenne intorno all'800 d.C. il punto nodale di un ampio circuito di relazioni di scambio, come attestano le complesse reti viarie che vi convergono.

Mentre in alcune aree culturali dell'America Settentrionale si stavano protraendo i modelli culturali dell'Arcaico, con economie adattate a ecosistemi specializzati (per es. la cultura Thule e le successive culture eschimesi dell'Artico), altre vennero parzialmente interessate dall'accelerazione culturale delle regioni limitrofe, come confermano gli intensi stimoli alla sedentarizzazione che raggiunsero le Grandi Pianure provenienti dalle foreste orientali. Qui intorno all'800-1000 d.C. si venne delineando, con la cultura del Mississippi, uno fra i più complessi sviluppi dell'America Settentrionale; la tendenza verso l'urbanesimo conobbe una piena affermazione a Cahokia (Illinois), la più vasta città p. a nord del Messico, dove si manifestano inoltre un'organizzazione sociopolitica in chiefdoms (domini) e la presenza di un'elevata specializzazione artigianale. L'ideologia dovette assolvere un ruolo centrale, veicolata da una simbologia iconografica di cui è esempio il complesso del Culto Meridionale, un vasto movimento di manufatti e di concetti religiosi almeno parzialmente derivati da contatti con l'evoluta cultura Caddo della valle dell'Arkansas e con la Mesoamerica. Al momento del contatto con gli Europei, molti degli insediamenti del Mississippi erano già stati abbandonati, così come era accaduto nell'area Anasazi intorno al 1300 d.C.

Mesoamerica

di Marina Bucchi

Il termine Mesoamerica fu impiegato nel 1943 dall'antropologo P. Kirchhoff per indicare un'area molto vasta (gran parte del Messico, Guatemala, Belize, El Salvador, parte dell'Honduras e del Nicaragua) in cui erano distribuiti tratti culturali fortemente caratterizzanti, quali la presenza di insediamenti urbani con architettura monumentale, la pratica di elaborate attività cultuali e del sacrificio umano, l'esistenza di un calendario e di un complesso pantheon religioso che trovava riscontri in una raffinata produzione artistica. Sebbene continui a essere impiegata per tradizione d'uso, tale definizione è stata messa in discussione dall'emergere nel panorama p. di nuovi fenomeni culturali non pienamente ascrivibili all'area convenzionale, ma comunque partecipi di un sostrato comune, filtrato e rielaborato attraverso esperienze locali.

Il Periodo Arcaico

A differenza delle scarsissime evidenze paleoindiane, rinvenute nei siti di Tlapacoya e Valsequillo (Messico) con datazioni non confermate a 28.000÷20.000 anni dal presente, possediamo per l'ampio arco cronologico (7000-2000 a.C. circa) di 'neolitizzazione' ampie sequenze culturali, provenienti dalla zona semiarida di altopiano della valle di Tehuacán, dalla valle dell'Oaxaca e dal sud dell'antico bacino lacustre del Messico. Le modalità di occupazione e di sfruttamento del territorio implicano l'esistenza di piccole bande dedite alla caccia; la manipolazione di alcune risorse vegetali selvatiche fu il prerequisito per l'induzione dei mutamenti genetici che vengono riconosciuti come indizi di domesticazione. Queste esperienze maturarono in un contesto ambientale in cui l'ampia distribuzione delle risorse continuava a incoraggiare modelli di vita con un certo grado di mobilità. L'evoluzione del modello arcaico mesoamericano sembra tuttavia essere stata diversa nei paleoambienti più favorevoli: alcune zone costiere della Mesoamerica (siti di Chantuto, sulla costa del Pacifico, e di Santa Lucia, su quella atlantica) furono, in un contesto pre- o protoagricolo, la sede di una precoce sedentarizzazione.

Il Periodo Formativo o Preclassico

Forse per la relativa contiguità di zone ecologiche distinte, dove ebbero modo di svilupparsi modelli culturali specifici almeno parzialmente condivisibili tra gruppi limitrofi, nell'arco cronologico del Formativo (2000 a.C.-200 d.C.), dominato dalla triade sedentarietà-agricoltura-ceramica, varie aree mesoamericane furono segnate da un percorso culturale relativamente omogeneo, con vistosi picchi di complessità culturale che aprivano le strade ai successivi sviluppi.

Se fino agli anni Settanta si era ritenuto che l'ampia dispersione, a partire dal 1300 a.C. circa, di alcuni tratti culturali fosse dovuta all'azione diretta della cultura olmeca, considerata madre delle civiltà mesoamericane, attualmente si tende a pensare a questo fenomeno nei termini di un ampio movimento di stimoli e di idee che fu accolto e filtrato in aree dove erano maturate esperienze locali; in realtà, l'identificazione di quanto viene definito 'olmeco' poggia solo sul riconoscimento di un'area nucleare, contrassegnata da un'alta frequenza di alcuni modelli culturali, e di aree 'periferiche' dove questi mostrano una più bassa ricorrenza. Tra gli elementi che hanno portato a ritenere il fenomeno olmeco come preconizzatore delle civiltà mesoamericane è l'apparizione nei suoi siti-tipo (San Lorenzo, La Venta, Tres Zapotes) di alcuni elementi che si sarebbero riproposti nelle civiltà successive: un'architettura con strutture pubbliche, residenze di rango e abitazioni comuni, la pratica del gioco della pelota, l'elaborazione di un sistema di segni espresso nelle arti figurative con motivi altamente ricorrenti che dovevano veicolare concetti religiosi, il controllo di un'ampia rete di relazioni che assicurava alle élites la circolazione di beni di prestigio.

Intorno al 1000 a.C. importanti centri regionali sorsero in aree distinte, secondo una concezione centripeta in cui l'insediamento principale era il fulcro di una costellazione di villaggi periferici; nell'Oaxaca tale modello si stava delineando a San José Mogote e si sarebbe pienamente affermato a Cuicuilco, nella Valle del Messico, intorno al 500 a.C. Risale a questo stesso periodo la fondazione di Monte Albán, anch'essa nell'Oaxaca, che nei secoli successivi sarebbe divenuta la capitale degli Zapotechi. La città, che conobbe un rapido incremento demografico, seppe costituirsi fin dalle prime fasi di occupazione come asse di un sistema di scambi e relazioni grazie al quale venne in contatto con altre correnti culturali mesoamericane: in un primo tempo con l'orizzonte olmeco, i cui influssi stilistici erano già presenti nella ceramica di San José Mogote, e successivamente con il centro altopianico di Teotihuacá. Contemporaneamente, intorno al 400 a.C., la cultura Izapa del litorale pacifico del Guatemala, filtrando le esperienze 'olmeche' su una base culturale locale, stimolò un processo di accelerazione culturale che si propagò fino all'area altopianica, dove venne organizzandosi l'importante centro di Kaminaljuyú, con una complessa iconografia e l'ideazione di un precoce sistema calendariale.

Nelle basseterre tropicali del Messico, del Petén guatemalteco e del Belize le evidenze archeologiche testimoniano intorno al 1000 a.C. la presenza delle prime comunità di villaggio maya (Cuello, Colha, Santa Rita Corozal), che da un modello di aggregazione sociale egualitario vennero evolvendosi in solide entità sociopolitiche, insediate in vasti centri con architettura monumentale. Nelle fasi finali del Formativo (400 a.C.-250 d.C.) si registrano forti incrementi demografici e la fondazione di quelle che sarebbero divenute le maggiori città del Periodo Classico, tra cui Chalchuapa (El Salvador), Tikal (Guatemala) e Copán (Honduras). Intorno al 200 d.C., al termine di questo periodo, è riconoscibile la presenza di indicatori di stratificazione politica, quali il commercio a lunga distanza di beni di prestigio (giadeite, conchiglie, ossidiana, piume di quetzal) che incrementavano il potere delle élites e, sul versante ideologico, attività rituali connesse con pratiche di autosacrificio e con una complessa iconografia del sacro.

Il Periodo Classico

Recenti dati archeologici sembrerebbero ridimensionare l'enfasi posta sui mutamenti culturali che interessarono la Mesoamerica in questa fase, raccordandoli più saldamente con le lunghe sequenze del Formativo; non si tratterebbe dunque di un brusco salto qualitativo né di una netta mutazione, ma piuttosto di una progressione quantitativa e di un'intensificazione di processi già in corso. La dicotomia altipiani-foreste tropicali, con una presunta supremazia culturale dei primi e una formazione della cultura maya per 'reazione' all'egemonia dei centri montani, è venuta inoltre sfumandosi grazie alla revisione di alcune sequenze cronologiche delle basseterre maya e all'attribuzione a quest'area culturale di un ruolo ben più complesso di quanto si era ipotizzato nel passato.

Dominano il panorama culturale di questo periodo (200-800/900 d.C. circa) tre aree, che interagiscono fortemente tra loro portando alla piena maturazione il patrimonio di esperienze locali costituitosi durante il Formativo: i centri altopianici di Teotihuacá (Valle del Messico) e Monte Albán (Oaxaca) e quelli maya delle foreste tropicali, alcuni dei quali (Tikal, Copán, Cobá, Palenque, Uxmal) si svilupparono fino a controllare ampi territori. L'impianto urbanistico delle città maya è caratterizzato dalla presenza di complessi cerimoniali, oggetto nel tempo di ripetuti ampliamenti, articolati intorno ad ampie piazze aperte, con palazzi e strutture piramidali che costituivano i basamenti di templi. Associati ai grandi edifici, stele e pannelli scolpiti con iscrizioni geroglifiche, che coprono l'intero Periodo Classico, forniscono dati sulle vicende dinastiche e sulle relazioni con altri centri. Recentemente è stato possibile elaborare alcune ipotesi sui modelli che informavano tali relazioni, gestiti sulla base di interazioni tra comunità paritarie, in cui conflitti, alleanze e rapporti avvenivano tra organismi sociopolitici autonomi, retti da un sovrano il cui potere era ereditario, seppure consapevoli di un sostrato culturale comune. L'eccellente qualità dei beni suntuari prodotti in questo periodo, oltre a essere un chiaro indicatore dei meccanismi di convalidazione delle gerarchie sociali, rivela l'esistenza di un'ampia e complessa rete commerciale attraverso cui le comunità maya reperivano materiali di prestigio non disponibili in loco (giadeite, ossidiana, conchiglie, piume).

La cultura classica più nota fuori dell'area maya è quella di Teotihuacá (100-750 d.C.). La città, che intorno al 400 d.C. concentrava 200.000 abitanti su una superficie di 20 km2, rivela un principio di organizzazione spaziale fortemente agglutinato, con un sistema reticolare di strade, mercati, quartieri e aree periferiche. Il sito è dominato da due ampie piramidi, quella del Sole e quella della Luna, collegate alla Ciudadela e al Tempio di Quetzalcóatl da un ampio viale che si estendeva da Nord a Sud (Viale dei Morti).

Fino a pochi anni fa si riteneva che gli influssi esercitati da Teotihuacan fossero di segno essenzialmente religioso, e che l'adesione alle sue matrici ideologiche avvenisse all'insegna di interazioni fra comunità sostanzialmente paritarie; la scoperta, realizzata negli anni Ottanta nei pressi del Tempio di Quetzalcóatl e della Ciudadela, di varie sepolture di individui con le mani legate, accompagnati da numerose offerte, ha comprovato l'esistenza della pratica del sacrificio umano - che sarebbe divenuto un tratto caratterizzante delle culture successive - fin dalle fasi più antiche di occupazione del sito, e dunque comporta una revisione del presunto carattere pacifista della sua espansione. In realtà oggi sappiamo che gli influssi di Teotihuacá si diffusero in tutta la Mesoamerica: in qualche caso, la sua presenza ebbe il carattere di un 'impero' che conquistava alcune aree insediandovi nuovi capi, mentre la sua ampia diffusione in altri contesti potrebbe essere dovuta a relazioni commerciali. Il potere della città terminò intorno al 750 d.C., quando parte dell'insediamento fu distrutta da un incendio.

La tendenza teotihuacana a separare strutture di prestigio, zone domestiche e quartieri specializzati si riscontra anche nella capitale regionale zapoteca di Monte Albán, seppure in un ambito demografico molto più ristretto. Verso il 500 d.C. la città, nel suo periodo di massima auge, contava circa 25.000÷30.000 abitanti, con forti differenziazioni di status e un'élite che legittimava il suo potere attraverso l'architettura monumentale, l'ideologia religiosa e pratiche funerarie particolarmente complesse. Intorno all'800 d.C. Monte Albán entrò in una fase di declino: cessò la costruzione di strutture monumentali, mentre il tessuto urbano e sociale subì forse una frammentazione. L'analogo processo di decadenza, riscontrabile in molti centri maya delle basseterre meridionali, è attualmente definito dagli archeologi più nei termini di uno spostamento dell'area nucleare di questa cultura verso le regioni più a Nord (dove nel Postclassico sarebbero sorte importanti città, quali Chichén Itzá) che in quanto repentino 'collasso', come si era precedentemente ipotizzato; è comunque indubbio che la fine del Classico risulta segnata da un'ampia riorganizzazione degli assetti politici di tutta la Mesoamerica.

Il Periodo Postclassico

L'ultimo tratto della preistoria mesoamericana è compreso tra il 900-1000 d.C. e la conquista spagnola. Nella Valle del Messico il processo di atomizzazione culturale successivo a Teotihuacan fu interrotto dai Toltechi, la cui vocazione fortemente militarista avrebbe aperto un periodo di profonda revisione degli equilibri politici mesoamericani. La capitale tolteca, Tula, a nord-ovest di Città di Messico, intorno al 950 d.C. contava una popolazione di circa 37.000 abitanti. Gli influssi di questa cultura si diffusero, attraverso la conquista militare e i commerci, su un ampio raggio: oltre che nello Yucatán (soprattutto a Chichén Itzá), i Toltechi si espansero nei deserti del Messico settentrionale e forse fino all'area Hohokam e Anasazi (Chaco Canyon). Prolungati periodi di siccità al termine del 12° sec. d.C. sembrerebbero aver causato l'abbandono di Tula.

In area maya, Chichén Itzá - singolare ibridazione di tratti culturali altopianici con un sostrato prettamente maya - dominò le basseterre settentrionali per circa 200 anni; a partire dal 1250 d.C. circa ne ereditò il ruolo egemonico la città di Mayapán, che fu a capo di una lega di province rette da un sovrano ereditario, secondo un modello del tutto sconosciuto fino a quel momento e incentivato dal costituirsi di una fitta rete di relazioni commerciali in tutto lo Yucatán. Alterni movimenti di fissione-fusione sovrintesero anche agli sviluppi storici della Valle del Messico, dove in questo periodo si stavano sperimentando modelli più flessibili di integrazione politico-sociale, con la presenza di una serie di città-stato fortemente competitive. Gli Aztechi (o Mexica), nomadi fino a 200 anni prima della conquista spagnola, si spinsero in quest'area dagli aridi deserti nord-occidentali, fondando nel 1345-1370 d.C. la città di Tenochtitlan sulle isole del lago Texcoco; essa divenne un importante centro con un'area cerimoniale che ospitava, tra circa 70 strutture religiose, grandi piramidi costruite in onore delle divinità di un complesso pantheon. All'arrivo degli Spagnoli, Tenochtitlan ospitava una popolazione di 200.000÷300.000 abitanti e controllava ampi territori, ottenuti attraverso la conquista; un ruolo centrale nel mantenimento dell'impero era svolto dai pochteca, una classe di mercanti che si spostava sul territorio mesoamericano. Tenochtitlan fu presa dagli Spagnoli nel 1520. Gli scavi condotti nel sito nell'ultimo ventennio hanno portato alla scoperta di diverse aree della città, sepolte sotto l'impianto urbano di Città di Messico, che precedentemente si era ritenuto fossero state distrutte.

America Meridionale

di Marina Bucchi

Questo eterogeneo territorio si articola lungo due assi principali: quello occidentale delle alteterre della Cordigliera delle Ande, che si estendono parallelamente all'Oceano Pacifico, e quello orientale delle pianure comprese tra la costa settentrionale, bagnata dal Mare Caribico, fino all'Amazzonia, al Chaco, alla Pampa argentina e alla Patagonia, regioni bagnate dall'Atlantico. Per seguire l'articolato corso storico delle regioni a più alta produzione culturale, dovremo attenerci nell'esposizione alla suddivisione areale in uso negli studi americanistici, ferma restando la forte permeabilità agli stimoli esogeni dei territori così enucleati, che maturarono in un rapporto di interdipendenza reciproca.

Area andina

Uno dei tratti salienti della cordigliera andina, che attraversa il subcontinente dal Venezuela occidentale fino all'Argentina e al Chile, è l'estrema eterogeneità degli ecosistemi: dai deserti più aridi, come quello di Atacama in Chile, alle estese steppe fredde della puna peruviana e boliviana, sino alle foreste tropicali del Chocó colombiano. Questa diversità condizionò le attività produttive e i comportamenti culturali dei popoli andini, a tal punto che non è possibile analizzare complessivamente queste variabili se non all'interno di grandi aree geografiche dove la varietà degli habitat poté essere superata mediante meccanismi di complementarità che diedero origine a territori integrati in una tradizione comune. Gli archeologi hanno suddiviso questa vastissima regione in tre subaree: Ande Settentrionali, Centrali e Meridionali.

Ande Settentrionali. - In questa regione, che comprende l'Ecuador occidentale e la Colombia meridionale, l'Arcaico (che nella sua fase terminale viene frequentemente definito Preceramico) mostra lo sviluppo di un'intensa e selettiva attività di raccolta, requisito di base per le prime sperimentazioni agricole attestate già dal 5000 a.C. in Ecuador (costa del Guayas, fase Vegas). A questa fase preceramica con incipiente agricoltura fece seguito un periodo caratterizzato da un accelerato incremento demografico e dalla comparsa della ceramica, della tessitura e di insediamenti stabili, che integravano le attività agricole con un intenso sfruttamento delle risorse marine: si tratta del lungo periodo denominato Formativo (3500-500 a.C.), riferibile principalmente alle culture ecuadoriane di Valdivia, Machalilla e Chorrera. Il processo di intensificazione culturale divenne più vistoso nel Periodo degli Sviluppi Regionali (500 a.C.-500 d.C.), con una serie di culture locali (Tumaco-La Tolita, Jama-Coaque, Bahía, Tuncahuán) in cui si stava già manifestando il livello di complessità sociopolitica che avrebbe portato, nel successivo Periodo di Integrazione (500-1530 d.C.), all'affermarsi di modelli insediativi di carattere urbano, con monticoli piramidali (tolas) per il culto e vaste aree abitative. Nella Colombia meridionale la cultura San Agustín (100-1300 d.C.) e le parzialmente coeve Sinú e Quimbaya (300-1550 d.C.) e Tairona e Muisca (1000-1550 d.C.) mostrano percorsi evolutivi analoghi verso forme politiche di tipo chiefdom, con una forte specializzazione artigianale e sorprendenti traguardi nella tecnologia orafa.

Ande Centrali. - L'area nucleare delle alte culture precolombiane è localizzata nel territorio dell'attuale Perù e in parte della Bolivia; qui furono raggiunti i livelli più complessi di sviluppo socioeconomico, prodotti da formazioni urbane che articolarono il territorio in unità politiche di tipo statale e la cui vocazione agli scambi è documentata dalla presenza di estese reti viarie, dall'impiego del lama come animale da soma e da un'organizzazione centralizzata che regolava la distribuzione e l'interscambio delle risorse. Evidenze non unanimemente accettate vedrebbero in quest'area una precocissima sperimentazione agricola, identificata intorno all'8000 a.C. nella grotta del Guitarrero (Callejón de Huaylas, Perù), dove sono stati rinvenuti fagioli e peperoncino. Tra il 6° e il 3° millennio a.C. furono domesticate le specie vegetali (mais, quinoa, oca, olluco, patata) e animali (camelidi e cavie) che supportarono l'evoluzione delle culture andine. Parallelamente vennero definendosi nuovi modelli di integrazione sociale: durante il Periodo Preceramico l'agricoltura pluviale sostenne lo sviluppo della cosiddetta tradizione Kotosh (2000 a.C. circa) della sierra centro-settentrionale, le cui evidenze archeologiche consistono in recinti cerimoniali a pianta quadrangolare, al cui centro sorge un focolare. Nello stesso periodo sulla costa, dove erano precocemente sorti insediamenti stabili fondati sullo sfruttamento delle risorse marine, incrementi di complessità sono visibili nella costruzione di centri cerimoniali con la caratteristica pianta a 'U' (una struttura principale con due costruzioni ai lati, aperte su una piazza seminterrata), di cui sono esempio i siti di Las Haldas, El Paraíso e Garagay. Nell'area costiera le pratiche agricole furono possibili solo attraverso tecnologie irrigue e conoscenze meteorologiche, controllate da specialisti che si convertirono presto in autorità religiose e politiche.

La periodizzazione elaborata per le culture delle Ande Centrali vede l'alternarsi di fasi in cui alcuni tratti culturali si diffusero ampiamente (orizzonti) e di fasi di marcata regionalizzazione (periodi intermedi). Dopo l'acquisizione delle tecnologie fittili, che si colloca verso la fine del 3° millennio forse su stimolo delle aree settentrionali o dell'Amazzonia, il primo orizzonte andino (Orizzonte Antico, 900 a.C.-200 a.C.) è contrassegnato dalla diffusione di moduli iconografici la cui area di origine sembra essere stata il sito altopianico di Chavín de Huántar. La cultura Chavín, inizialmente considerata la forma prototipica delle successive civiltà andine, è invece oggi ritenuta il punto apicale del processo di accelerazione culturale delineatosi nei secoli precedenti; la diffusione di uno stile artistico a partire da questo centro viene attribuita alla sua funzione di luogo di pellegrinaggio, legato forse a un culto oracolare, che agglutinava periodicamente gruppi di varie esperienze culturali. L'adozione di alcuni tratti iconografici, particolarmente evidente nella cultura Paracas della costa meridionale, sarebbe dunque l'indicatore di un processo di condivisione di una stessa ideologia religiosa.

Intorno al 200 a.C., con l'affievolirsi della presenza Chavín, emersero numerose culture regionali. Gli sviluppi più importanti del Periodo Intermedio Antico (100 a.C.-700 d.C.) si collocano sulla costa: in area settentrionale la cultura Moche (inizi 1° sec. d.C.-600 d.C.) viene considerata la prima forma di Stato incipiente, forse in ragione di strategie espansionistiche che prevedevano il controllo politico diretto. Una nettissima stratificazione sociale è stata recentemente evidenziata dalla scoperta nel sito di Sipán di varie sepolture di personaggi di rango accompagnati da ricchissimi corredi e da molti individui sacrificati durante il rito funebre. La più meridionale cultura Nazca mostra invece un potere agglutinante di natura più spiccatamente religiosa: una complessa iconografia del sacro è infatti alla base della sua raffinata produzione fittile, mentre il centro di Cahuachi fu forse un luogo di pellegrinaggio e un'importante area sepolcrale. Sembrerebbero inoltre di natura rituale le migliaia di linee, figure e forme geometriche ancora oggi visibili nel deserto costiero, che hanno dato adito a controverse interpretazioni.

Tra il 700 e il 1000 d.C. (Orizzonte Medio) un nuovo movimento aggregatore interessò gli altipiani del Perù centrale e meridionale con l'emergere di un'entità sociopolitica ormai a livello statale, Wari, che durante i due o tre secoli successivi riuscì a incorporare un territorio molto vasto, da Cajamarca al Cuzco, mediante una politica espansionistica sostenuta da un potente apparato militare. Wari sviluppò una rete viaria capillare e fece edificare a scopo amministrativo varie strutture urbane modulari a pianta ortogonale in distinte parti del territorio. Nello stesso periodo il bacino meridionale del Lago Titicaca (Bolivia) fu interessato da un processo analogo nel centro di Tiwanaku che, sviluppatosi già alla fine dell'Intermedio Antico come luogo di culto, arrivò a controllare un'area di 350.000 km2 grazie anche a modelli economici altamente evoluti, fondati sull'agricoltura intensiva, la pastorizia dei camelidi e lo sfruttamento di una varietà di ecosistemi attraverso la fondazione di colonie. Dopo un'iniziale incomprensione degli ambiti rispettivi di Wari e di Tiwanaku, che aveva fatto postulare un rapporto di filiazione tra le due culture, attualmente è chiaro che queste prime forme di imperialismo andino, i prodromi del Tawantinsuyu Inca, furono entità autonome e distinte, evolutesi attraverso modalità specifiche, seppure in un contesto di forti influssi reciproci.

Il declino di Wari intorno al 900 d.C. e quello poco più tardo di Tiwanaku, avvenuti per cause ancora non chiare, inaugurarono un nuovo paesaggio culturale caratterizzato da una varietà di formazioni politiche di scala minore, fortemente competitive. Il Periodo Intermedio Recente (1000-1476 d.C.) fu infatti epoca di conflitti generalizzati tra i diversi Stati regionali, il più vasto dei quali fu quello Chimú della costa settentrionale del Perù; il sito principale, Chan Chan, è un vasto complesso urbano composto di dieci recinti rettangolari (ciudadelas), ciascuno dei quali fu la residenza di un sovrano e, dopo la sua morte, il suo mausoleo. Sulla costa centro-meridionale la valle di Chincha ospitò invece una cultura fortemente impegnata nei traffici commerciali a lunga distanza, che convogliavano nell'area beni di prestigio; nello stesso periodo gli altipiani erano occupati da una serie di domini locali in conflitto permanente, quali quelli dei Huanca, dei Chanka, dei Colla e degli Inca, che sarebbero stati i protagonisti del periodo successivo, l'Orizzonte Recente (1476-1532), fino alla conquista spagnola.

L'ambizioso progetto politico ed economico che gli Inca riuscirono a realizzare in meno di un secolo, organizzandosi come uno Stato di conquista i cui domini arrivarono a comprendere la maggior parte del mondo andino, dalla Colombia meridionale alle regioni centrali del Chile e dell'Argentina, non è comprensibile se non considerando questa cultura il punto apicale di esperienze maturate durante l'intero percorso storico precolombiano. Nato da evidenti esigenze di appropriazione di risorse non localmente disponibili (in ciò la geografia della regione andina può spiegare molta della sua storia), l'imperialismo Inca seppe sfruttare le strutture sociopolitiche preesistenti assorbendole in un quadro più ampio. Lo Stato garantiva il benessere e lo sviluppo delle comunità conquistate mediante un'accorta programmazione economica e sociale, e si sostituiva in questo alle autorità locali, esigendo tributi in beni e servizi; per questo flusso di comunicazioni tra il Cuzco e le province fu organizzata una rete viaria di oltre 40.000 km in parte già esistente, in parte appositamente allestita. L'esistenza di un complesso apparato ideologico attraverso cui il potere temporale era legittimato da quello religioso (il sovrano era la sintesi delle due sfere) ancorava più solidamente all'impero le comunità assoggettate, e anche qui ai culti locali erano sovrapposti i modelli ufficiali dominanti.

Ande Meridionali. - Nei territori semiaridi del Nord-Ovest argentino e del Chile lo sviluppo agricolo fu molto più tardo che nelle aree già prese in esame, ma è tuttavia possibile riscontrarvi fin dalle fasi iniziali incrementi demografici associati a un progressivo dominio sull'ambiente, che portò all'organizzazione di importanti insediamenti permanenti. Sebbene i dati siano ancora insufficienti ad attestare uno stadio di agricoltura incipiente, è probabile che durante il Preceramico in varie parti di questo territorio fosse già iniziato il processo di domesticazione di alcune specie vegetali. Il Periodo Agricolo-Ceramico Antico (300 a.C.-500 d.C.) si distingue per sviluppi locali più o meno collegati, identificabili attraverso la produzione ceramica, quali Alamito, Tafí, Condorhuasi, La Ciénaga, El Molle e Agrelo (Argentina); l'Agricolo-Ceramico Medio (500-1200 d.C.) è rappresentato principalmente dalle fasi La Aguada del Nord-Ovest argentino e da Animas e Llolleo del Chile centrale. Il Periodo Agricolo-Ceramico Recente (1200-1600 d.C.) concerne culture di ambito più definito, quali Santa María (Argentina) e Diaguita (Chile), caratterizzate da estesi centri abitati e probabilmente organizzate in chiefdom, che durante il 15° sec. vennero incorporate nell'impero inca. Nei territori dell'estremo Sud andino i Mapuche del Chile meridionale rappresentano il singolare sviluppo di una formazione tribale di cacciatori-raccoglitori e agricoltori incipienti che seppe creare un'organizzazione guerriera tale da rendere difficile la penetrazione tanto degli Inca come degli Spagnoli. L'impero inca entrò in contatto con queste aree, ma non riuscì a incorporarle.

Amazzonia

Questa vasta area culturale, che occupa circa un terzo del subcontinente comprendendo, oltre al Brasile, i territori orientali di Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia, ha fornito negli ultimi decenni alcuni dati particolarmente significativi che hanno in parte modificato le precedenti teorie sullo sviluppo delle alte culture, tradizionalmente ascritte all'area andina. Se già intorno agli anni Settanta era stata fortemente messa in discussione la teoria secondo cui l'ecosistema amazzonico sarebbe stato particolarmente inospitale e avrebbe consentito l'insediamento umano e limitati sviluppi culturali solo in epoche molto tarde, alcuni recenti ritrovamenti sembrano invece indicare questa come l'area di origine di alcune innovazioni decisive che avrebbero poi raggiunto le regioni occidentali. I frammenti di ceramica cruda venuti alla luce nel sito di Taperinha (Brasile) e datati all'8000 a.C. attesterebbero infatti la precoce sperimentazione delle prime tecnologie fittili, segnalando il bacino amazzonico come uno dei primi centri di produzione della ceramica e di domesticazione di alcune piante coltivate (manioca e mais), e dunque luogo di emanazione di possibili influssi verso l'area andina. L'elemento favorevole dei successivi sviluppi, che portarono alcuni gruppi amazzonici a organizzarsi in chiefdom fondati su un'agricoltura intensiva - l'esempio più importante è la cultura Marajoara (400-1300 d.C.) -, può essere identificato nell'uniformità ecosistemica della regione, che rese possibile un'accentuata circolazione di tratti e innovazioni culturali, agevolmente adottabili da gruppi che condividevano le stesse competenze tecniche. Le ricerche attualmente in corso, seppure ostacolate da un contesto che compromette notevolmente la conservazione delle evidenze materiali, dovranno chiarire il percorso storico dell'area e i complessi rapporti intercorsi tra questa e le aree fino a oggi ritenute a più alta produzione culturale.

bibliografia

J.D. Jennings, Prehistory of North America, San Francisco 1968, New York 1974².

G.R. Willey, J.A. Sabloff, A history of American archaeology, London-San Francisco 1974, New York 1993³.

R.E.W. Adams, Prehistoric Mesoamerica, Boston 1977, Norman (Okla.) 1991².

I. Bernal, A history of Mexican archaeology, London-New York 1980.

American archaeology, past and future. A celebration of Society for American archaeology, 1935-1985, ed. D.J. Meltzer, D.D. Fowler, J.A. Sabloff, Washington 1986.

S.J. Fiedel, Prehistory of the Americas, Cambridge-New York 1987, 1992².

Peruvian prehistory: an overview of pre-Inca and Inca society, ed. R.W. Keatinge, Cambridge-New York 1988.

The first Americans: search and research, ed. T.D. Dillehay, D.J. Meltzer, Boca Ratón 1991.

M.E. Moseley, The Incas and their ancestors: the archaeology of Peru, New York 1992.

K.O. Bruhns, Ancient South America, Cambridge-New York 1994.

D.H. Thomas, Exploring ancient native America, New York 1994.

D. Lavallée, Promesse d'Amérique. La préhistoire de l'Amérique du Sud, Paris 1995.

CATEGORIE