CUOIO

Enciclopedia Italiana (1931)

CUOIO (dal lat. corium; fr. cuir; sp. cuero; ted. Leder; ingl. leather)

Pio Colombo

È il prodotto imputrescibile, più o meno resistente all'acqua calda, che si ottiene conciando la pelle. Per la sua fabbricazione e per il commercio di cui è oggetto, v. concia.

Cuoio decorato.

La decorazione del cuoio, conosciuta presso gli Orientali fin dai tempi più antichi, venne introdotta in Europa solo verso la fine del Medioevo. I differenti processi di esecuzione e i varî metodi di lavoro hanno dato origine ai cuoi d'oro, incisi, sbalzati, pirografati, impressi a secco, decorati in oro, lavorati a mosaico.

I cuoi d'oro. - sono così detti perché a fondo dorato o argentato, adorno poi a vivaci colori trasparenti e con martellatura a cesello. Dalla Spagna musulmana, dove la loro produzione fiorì, specialmente a Cordova, essa passò in Italia: a Napoli, dove il Garzoni loda un Pietro P. Maiorano che uguagliava i cuoiai spagnoli; a Venezia, dove raggiunse un alto grado di perfezione, se si considera che erano adornate di cuoi d'oro veneziani le pareti della reggia di Cosimo I, le sale degli Sforza, quelle di Piccolomini, dei Gonzaga, ecc. Oggi questa decorazione non usa più per tappezzeria ma è ancora frequente in piccoli oggetti (copriletti, cuscini, cartelle, ecc.).

La tecnica antica, almeno in una delle sue varietà, fu descritta da T. Garzoni (La Piazza Universale di tutte le professioni del Mondo, Venezia 1651). Qualunque tipo di pelle, grossa o sottile, è ora usato in questa lavorazione; sono però da escludersi i cuoi graniti e quelli verniciati. Per lavori di piccolo formato si adopera con vantaggio il vitello e il montone. Si procede prima all'esecuzione del fondo spalmando la superficie della pelle con colla di farina diluita, e ciò per chiuderne i pori, quindi cospargendovi sopra uno strato abbondante di albume d'uovo pure diluito con altrettanto d'acqua. Asciutto il mordente, con un pennello piatto si passa poi sul cuoio uno strato di vernice ad alcool e si posa subito l'oro o l'argento in foglio. Si lascia essiccare qualche ora, e si ripassa con un nuovo strato di vernice diluita in parti uguali con alcool fino, e ciò per rendere la doratura solida, impermeabile e di tono opaco. Il fondo così è pronto per la decorazione. Su di esso si decalca il disegno, lo si contorna a penna con inchiostro di China, badando di non scalfire l'oro. Si dipinge l'ornato entro i limiti del contorno, usando colori a lacca, di tinte vivaci, ma molto leggermente, in modo da lasciar trasparire l'oro sottostante, come sotto velatura. Quando il lavoro di colorazione è terminato, non resta che cesellare il fondo con bulini, usati anche per la cesellatura a sbalzo (v. più avanti). Da ultimo si passa ancora una mano di vernice per conferire alla decorazione un aspetto brillante e gaio; si effettua poi la montatura.

Cuoio inciso e sbalzato. - Questo genere di decorazione, adottato sin dal Medioevo per rilegature, per astucci e custodie, ebbe grande favore in Italia nei secoli XV e XVI, specialmente in Lombardia e nel Veneto, e servì anche per targhe e armature, nel cosiddetto cuoio cotto (cuir bouilli), ch'era probabilmente preparato a base di cera e di essenze, e composto di due strati sovrapposti. Il cuoio, che acquistava una forte tinta nera, era poi avvivato con dorature e con colori.

Ancor oggi questo sistema di ornamentazione è assai apprezzato, e trova la sua applicazione su schienali di sedie, album, cartelle, cofanetti, ecc., ma la tecnica e il risultato sono assai diversi dagli antichi.

Le pelli per la lavorazione a sbalzo sono quelle di vitello, vacchetta, montone e capra, lisce e a concia vegetale. Come utensili occorrono un piano liscio per la lavorazione, della plastilina, un ferro pel decalco, un coltellino per incidere, un ferro per modellare, uno per spianare e alcuni bulini per cesellare il fondo. Il lavoro può essere eseguito con o senza incisione. Per quelli incisi si usa il cuoio di vitello o di vacchetta che sono più sostenuti, mentre per quelli sbalzati senza incisione sono adoperate le pelli di montone e capra. S'incomincia col fissare il cuoio sul piano col fiore in alto, si bagna leggermente e vi si decalca il disegno. S'incide col temperino, praticando un taglio verticale, tutto il contorno dell'ornato, profondo circa un terzo dello spessore del cuoio. Inumidita nuovamente la pelle, si aprono i labbri, producendo un leggiero solco; si spianano le parti esteriori di esso e applicato sul piano uno strato di plastilina alto circa 1/2 cm., si procede alla modellatura della decorazione plastica.

Si migliora assai l'effetto decorativo del lavoro con un'accurata bulinatura del fondo, per mezzo di cerchietti, stellette, ecc. procurando di tener il bulino ben verticale, per evitare anche screpolature sulla superficie della pelle. Sbalzare il cuoio senza incisione è sistema di lavorazione più moderno. Qui, dopo il decalco, si passa col ferro su tutto il contorno del disegno imprimendovi una bella traccia incavata. Si colloca il cuoio sulla plastilina, come è stato detto per l'altro sistema, e si ripassano nuovamente i contorni del disegno dopo aver bagnato il cuoio, il quale, a motivo della plastilina sottostante, verrà ad assumere un rigonfio che faciliterà assai la modellatura. Dopo di ciò si modellano gli ornamenti plastici. Terminata questa operazione, si toglie la pelle dalla plastillina, la si colloca sopra un piano liscio, e, col ferro da spianare, si abbassa il fondo interposto tra l'ornato. Affinnché la modellatura non perda il suo rilievo, si suole colmare il vuoto al rovescio della pelle con cera liquefatta e vi si applica poi una carta o una tela per tenervi la riempitura ben aderita.

Il fondo si può lasciare liscio, oppure, per dar maggior risalto alla parte rilevata, lo si cesella in tutte le parti, o anche solamente nei punti più salienti.

Da ultimo si esegue la tinteggiatura con colori basici d'anilina sciolti nell'acqua bollente, in ragione di 20 gr. per litro.

Cuoio inciso a fuoco. - La pirografia o l'incisione a fuoco, in uso dai tempi più remoti, si effettua con l'intacco di una punta di metallo arroventato, oppure con un apposito apparecchio, azionato a benzina o con l'elettricità, ottenendo, in questo caso, la punta costantemente incandescente nell'esecuzione del lavoro. Il cuoio, intaccato da questo utensile, resta solcato da una linea intagliata più o meno profondamente, di aspetto bruno tendente al tono seppia.

Con l'incisione a fuoco, si ornano cofanetti, scatole, cuscini, cinture, e anche rilegature di libri. Il cuoio che maggiormente si presta per questo intaglio a fuoco è quello liscio, di uno spessore medio o forte e conciato senza materie grasse.

Il processo di esecuzione non presenta gravi difficoltà. Si stende il cuoio sopra una piano liscio, lo si bagna con una spugna e vi si decalca il disegno. Approntato l'apparecchio, s'inizia l'incisione con la punta, maneggiata a guisa di matita. Si comprime più o meno, a seconda della profondità che si vuol dare, ma senza soffermarsi sulla pelle, procedendo invece con uniformità a mano sicura, senza incertezze.

Cuoio decorato a secco, in oro e a mosaico. - La decorazione a secco, praticata sul cuoio per mezzo di stampi o punzoni, si ritrova già in rilegature del sec. XIV; quella in oro, invece, apparve qualche tempo dopo, cioè verso la fine del sec. XV (v. legatura).

L'esecuzione di questo lavoro richiede una buona attrezzatura di piccoli ferri, o punzoni di bronzo, su cui sono incisi una linea retta, o una curva di determinata ampiezza, o un ornato. Con questi ferri il doratore esperto compone il disegno e lo imprime semplicemente a caldo, ottenendo un'impronta a secco, incavata sul cuoio, nitida, lucida e d'intonazione oscura. Se invece vuole l'ornato in oro, lo impronta a secco sull'oggetto da decorare, lava il cuoio con aceto, indi con un pennello passa uno strato di albume d'uovo nelle parti impresse. Asciugatesi queste, cosparge su tutta la superficie della pelle un poco d'olio di mandorle e posa l'oro in foglio nelle parti da dorare, comprimendolo leggermente con un batuffolo di bambagia. Poi, scaldato il ferro sopra una fiammella fino a un certo grado di calore, lo s' imprime con esattezza sulla precedente impronta, ferro per ferro, riproducendo tutto il disegno. Quando tutta la superficie da dorare è così ristampata, con un batuffolo di cotonina si toglie la parte d'oro non impressa e perciò non aderente alla pelle.

A far aderire tenacemente l'oro sul cuoio, sotto la pressione del ferro, concorrono, come s'è detto, l'albume d'uovo come mordente, e il calore. Il mordente, se il calore del ferro è ben regolato, agisce solo nelle parti sottoposte a pressione. Se il ferro è ben guidato l'oro risulta luccicante e nitido. Se l'incisione rimane invece piena d'oro, vuol dire che il mordente è troppo umido; se risulta esile e svanita, che il mordente s'è troppo essiccato o che il calore è insufficiente. Se la doratura riesce sbavata, bucherellata e d'un tono grigio è indizio che il calore è troppo forte; se infine riesce bella, brillante e nitida in una parte e difettosa nell'altra, ciò è causato dalla pressione irregolare.

La decorazione a mosaico richiede ancora maggior cura e abilità. Si ottiene con applicazioni di pelli, scarnite sottilissime, di differente colore, ritagliate sul disegno e applicate sul cuoio dopo il decalco, per essere pazientemente contornate in oro, a piccoli ferri.

V. tavv. XXXVII e XXXVIII.

Bibl.: E. Viollet-le-Duc, Dict. raisonné du mobilier, ecc., I, Parigi 1872; H. Havard, Dict. de l'ameublement ecc., Parigi s.a., I; P. Adam, Der Bucheinband, Lipsia 1890; L. Gruel, Man. hist. et bibl. de l'amateur de relieures, I e II, Parigi 1887 e 1905; D. Cockerell, Bookbinding ou the Care of Books, Londra 1906; G. Fumagalli, L'arte della legatura alla corte degli Estensi dal sec. XV al XIX, Firenze 1913; C. Pio, Il legatore di libri, Torino 1913-14; H. Clouzot, Cuires décorés, Parigi s.a.; V. Gay, Glossaire archéol., ecc., I, Parigi 1929.

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