Cuore

Enciclopedia Dantesca (1970)

cuore (core)

Freya Anceschi

Fra le 318 occorrenze della parola (nelle parti in rima è presente assai spesso nella forma apocopata e, salvo rare eccezioni, senza dittongo) predominano di gran lunga i valori figurati, in particolare quelli che si riferiscono al c. quale sede della passione amorosa; gli esempi concernenti il significato primo, la parte anatomica, sono soltanto 22: Allegro mi sembrava Amor tenendo / meo core in mano (Vn III 12 10); Saranne quello ch'è d'un uom di marmo, / se in pargoletta fia per core un marmo (Rime C 72); 'l cor ne trema che di fuori appare (Cv II Voi che 'ntenaendo 22); Colui [Guido di Montfort] fesse in grembo a Dio / lo cor che 'n su Tamisi ancor si cola (If XII 120, verso che è stato sottoposto a varie interpretazioni a causa della grafia del ‛ si ' e della lemmatizzazione del verbo; v. COLARE); m'avea / da quella parte onde 'l cuore ha la gente (Pg X 48); Sangue perfetto... / prende nel core a tutte membra umane / virtute informativa (XXV 40); cfr. anche Vn III 12 12, XV 5 5, XV 8, Rime CIII 47, 49, 54 e 82, Cv II XIII 24, Pg XXV 59, XXXI 91. Secondo la scienza medievale, il c. è la sede della vita (Rime dubbie XI 12 Allor comincia a pianger dentro al core / lo spirito vezzoso della vita; cfr. anche XIV 14; il medesimo concetto è espresso in Rime CXVI 49 se l'anima torna poscia al core, / ignoranza ed oblio / stato è con lei, mentre ch'ella è partita), anzi, più specificamente, la cavità interna di esso, chiamata da D. camera de lo cuore (Vn II 4), mezzo del core (Rime LXVII 35) e due volte lago del cor (Rime dubbie III 5 9 e If I 20), espressione metaforica attinta probabilmente a testi scientifici, della quale sono state rintracciate analogie in studiosi secenteschi (" cor est fons et principium sanguinis ", in Bartolomeo Anglico De Proprietatibus rerum, Francoforte 1601, p. 185), e " sanguis prontuarium et cisterna ", in L. Harvey, citato dal Lombardi).

Nel significato proprio, ma con uso estensivo, si hanno esempi in Rime LXXX 12 la dolze figura [d'Amore] ... / trae li sospiri altrui fora del core; Rime dubbie XXVII 2 un molto acuto strale / m'è nel cor fitto; Pg XXXII 127 e qual esce di cuor che si rammarca, / tal voce uscì del cielo; Fiore I 9 la prima [saetta] ... per li occhi il core / mi passò.

Sempre per estensione, può giungere a indicare " individuo ", " essere umano ", in Pg IV 134 se orazione in prima non m'aita / che surga sù di cuor che in grazia viva, e Fiore CLI 1 cuore umano / non penserebbe il gran dolor ch'i' sento.

Per l'esigenza di precisione e chiarezza connaturata al suo spirito, D. sente il bisogno di spiegare l'esatto significato del termine in due degli usi figurati più diffusi: in tutta questa canzone, secondo l'uno senso e l'altro, lo ‛ core ' si prende per lo secreto dentro, e non per altra spezial parte de l'anima e del corpo (Cv II VI 2); Dico adunque che la vita del mio core, cioè del mio dentro, suole essere un pensiero soave (VII 5); il pensiero segnoreggia sì che 'l cuore, cioè lo mio dentro, triema (VII 10); e, per converso, L'una parte chiamo cuore, cioè l'appetito; l'altra chiamo anima, cioè la ragione... E che degno sia di chiamare l'appetito cuore e la ragione anima, assai è manifesto a coloro a cui mi piace che ciò sia aperto (Vn XXXVIII 5); Vero è che nel precedente sonetto io fo la parte del cuore contra quella de li occhi... e però dico che ivi lo cuore anche intendo per lo appetito (XXXVIII 6); ne la seconda [parte] dico come l'anima, cioè la ragione, dice al cuore, cioè a lo appetito (XXXVIII 7).

Con una certa approssimazione, in quanto nella parola confluiscono spesso sia il concetto di affettività in senso lato, sia quello più concreto di passionalità, si possono raggruppare sotto l'una o l'altra definizione dantesca i moltissimi esempi dell'uso figurato:

1.1. Sede della sensitività o degli affetti, dei sentimenti in senso generico: quasi li sospiri non poteano disfogare l'angoscia che lo cuore sentia (Vn IX 2); io temo forte non lo cor si schianti (XXXVI 4 8); Quel dolce nome, che mi fa il cor agro (Rime LXVIII 15); Tre donne intorno al cor mi son venute (CIV 1); quella valle / che m'avea di paura il cor compunto (If I 15); tanto buono ardire al cor mi corse (II 131); anco il cor me n'accapriccia (XXII 31); Era già l'ora che volge il disio / ai navicanti e 'ntenerisce il core / lo dì c'han detto ai dolci amici addio (Pg VIII 2); Vidi che lì non s'acquetava il core (XIX 109); fate... / che le scaldi un poco il core (Fiore XV 14); tutto quanto il cuor mi ne trasale (CLIV 7); altri esempi in Vn XVI 10 13, XX 4 6, XXI 2 4, XXII 10 4, XXIV 1 e 2 (due volte), XXXI 15 58, XXXIII 5 4, XXXVIII 1, 8 4; Rime LXIX 11, CII 18, Rime dubbie IV 3, X 10; Cv IV XI 13; If VI 75, VII 36, XXXIII 5 e 113, Pd XXXI 88, Pd XIV 88; Fiore XX 3, CL 1, CXCIV 4, CCXXVI 8.

A meglio specificare i vari sentimenti, la parola c. è assai spesso correlata con aggettivi o locuzioni aggettivali. Il più frequente di tali nessi è gentil core (cor gentile), con dieci occorrenze (Vn III 10 1, VIII 5 5, XX 3 1 - annunciato in XX 2 - XXXI 9 11, XXXII 5 1, Rime XLVIII 17, LXI 10, LXXXIII 107, If V 100); tre occorrenze ha cor dolente (Vn XLI 12 11; Cv 11 Voi che 'ntendendo 14, ripreso in IX 1), a cui si affianca semanticamente cor doglioso (Vn VIII 8 4); due volte ricorre ‛ c. villano ' (Vn XIX 9 33, XXXI 11 35). Seguono, con una sola occorenza e citati qua in ordine cronologico (si può notare come le presenze degli esempi della Vita Nuova, nella parte in verso, e delle Rime siano di gran lunga predominanti), ‛ c. leggiadro ' (Vn VII 4 12), ' c. di pietra malvagio e vile' (XXXI 11 33), ‛ c. distrutto ' (XXXIV 9 6), ‛ c. vergognoso ' (XXXIX 3), ‛ c. dei sospiri ' (XL 10 10), ‛ c. largo ' (Rime XLVII 3), ‛ c. servente ' (XLIX 1), ‛ c. di donna ' (CII 7), ‛ c. amoroso ' (CIV 100), c. volgibile ' (CXIII 3), ‛ c. leggiadro ' (CXIV 12), ‛ c. armato ' (CXVI 75), ‛ c. umiliato ' (Rime dubbie XVIII 7), ‛ c. crudele ' (Cv II I 3), nobilissimo ed eccellentissimo cuore (III XII 14), ‛ c. sicuro ', cioè non facile a turbarsi (If XVI 132), ‛ c. tristo ' (XXXII 38), ‛ c. alto ', ossia " animo elevato " (Pg XXVI 72), ‛ c. umile e piatoso ' (Fiore XC 13), ‛ c. umile piano ' (XCI 1), ' c. fermo e stante ' (CLXIX 11), ' c. religioso ' (CXXX 1 sì com'om di coro / religïoso e di santa vita: pare indubbio che la forma ' coro ' sia in questo passo una variante di ' core ', dovuta a ragioni di rima [coro; Agimoro: secomoro: oro]; ricerche accurate hanno consentito di reperire altri due casi analoghi in una lauda con coloritura dialettale modenese, la XXVI [" Voi, chi amati Cristo, lo meo amore "] della raccolta Il laudario dei battuti di Modena [a c. di G. Bertoni, in " Beihefte zur Zeitschrift für romanesche Philologie ", XX Heft, Halle a. S., 1909]. Nella lauda VI della medesima raccolta [" Preghemo tuti la madre nostra de la vita eterna "] la forma compare in contesto prosaico, sia pure con movimento ritmico: " Et si la pregarenno tuti devotamente et humelemente e cum puro coro... ". Nella Crestomazia del Monaci il v. 101 dell'Elegia giudeo-italiana reca: " lo nostro coro aiusta a dderitto ", che però nella trascrizione del Contini [Poeti I 41] è letto ‛ core '. Nel Dizionario del Battaglia si cita un esempio dittongato tratto dalla prima redazione del Reggimento e costumi di donna di Francesco da Barberino [a c. di G.E. Sansone, Torino 1957, 375]: " Si puosere in cuoro di vedere cui costei guardava ", che, parimenti, è letto ‛ cuore ' nella stesura definitiva, a p. 112. Non ampliano la documentazione gli esempi che si possono trovare in testi settentrionali, in particolare in quelli veronesi, come nella Leggenda di santa Caterina d'Alessandria, edita dal Mussafia, in quanto a Verona la desinenza -o per -e è un fatto peculiare).

1.2. L'intimo di una persona, la sua disposizione d'animo, le sue inclinazioni, o i suoi pensieri: certe donne... sapeano bene lo mio cuore (Vn XVIII 1); tu cacci la viltate altrui del core (Rime XC 7); Doglia mi reca ne lo core ardire / a voler ch'è di veritate amico (CVI 1); non tegno riposto / a te mio cuor se non per dicer poco (If X 20); Romagna tua non è, e non fu mai, / sanza guerra ne' cuor de' suoi tiranni (XXVII 38); Tuo cuor non sospetti; / finor t'assolvo (XXVII 100); s'i' vo' credere a' sembianti / che soglion esser testimon del core (Pg XXVIII 45); non fu dal vel del cor già mai disciolta, cioè: Costanza restò monaca nel suo cuore anche dopo essere stata rapita de la dolce chiostra (Pd III 117); parole, / quali aspettava il core ov'io le scrissi (XX 30); 'l me' cor sì chiar'ha / di non far già mai cambio / di lei a nessun cambio (Detto 246).

Retto dalle ‛ preposizioni ' in ', ‛ dentro (a, da) ', può formare talora quasi locuzione col valore di " internamente ", " intimamente ", come in Vn V II 6 20 di fuor mostro allegranza, / e dentro da lo core struggo e ploro; XXXVII 1 molte volte me ne crucciava nel mio cuore; Rime dubbie XII 1 Io sento pianger l'anima nel core; Cv I XI 18 Sempre lo magnanimo si magnifica in suo cuore; II Voi che'ntendendo 2 udite il ragionar ch'è nel mio core, ripreso e spiegato in VI 2 cioè dentro da me, ché ancora non è di fuori apparito; If II 122 perché tanta viltà nel core allette?; Fiore CLXXXIV 7 se ne mostri dogliosa / di fuor, ma dentr'al cuor ne sia gioiosa. Altri esempi dell'accezione in Vn IX 5, XIII 8 8, XVIII 1, XX 5 10, XXI 3 10, 6 (il secondo esempio) e 8, XXIII 19 17, XXIV 2 (due volte), 3, 4, 7 1, 10 (tre volte), XXVI 1, XXXII 5 8, XXXV 6 7, XXXVII 4 e 8 14, XXXIX 2, 3 , 8 2 e 10 10, XLI 10 2; Rime XL 14, L 3, LXVI 11, LXVII 65, LXXXVIII 3, XC 53, CII 52, CIII 27, CV 10; Cv II Voi che 'ntendendo 10, ripreso in VI 6; If XI 47 e 51, XIII 59, XXXIII 41, Pg VI 130, VIII 84, XV 131, XXX 97, Pd XV 84, XXV 71, XXXII 150, XXXIII 63; Fiore VII 6, VIII 9, XXI 1, LX 14, LXXVI 5, CXLVI 11, CLXXXIX 11, CXCV 5, CCXXIX 4, Detto 259 e 420.

Alcune volte s'incontra l'espressione ‛ il c. mi dice ', col valore di presentimento, quasi un preannunzio del subcosciente: Ditelmi, donne, che 'l mi dice il core (Vn XXII 9 7); 'l cor mi dice ch'ancor viva seggia (Rime dubbie IV 11); così mi dice / lo cor c'ha perso lo su' bel piacere (XXVIII 8); lo me' cor sì m'indovina / che tu darai lor ancor... miccianza (Fiore CLII 3).

1.3. L'intenzione, il proponimento, il desiderio; l'opinione, la volontà: la donna per cui Amore ti stringe così, non è come l'altre donne, che leggeramente si muova del suo cuore (Vn XIII 5); come gente che pensa a suo cammino, / che va col cuore e col corpo dimora (Pg Il 12); lo gran disio / de l'eccellenza ove mio core intese (XI 87); inoltre If II 136, Pg XIV 86, Pd IX 11, XXII 81, Fiore XVII 11, XLVI 13 e 'l me' cor vi s'assente.

Nell'ambito di questo valore semantico si hanno le locuzioni ‛ di c. ', " volentieri ": Vedi l'uccel del bosco quand'è 'n gabbia: / e' canterà di cuor... / ma no gli piace vivanda ch'egli abbia (Fiore CLXXXIII 10); ‛ con tutto il c. ', " intensamente ", " completamente ": desidero con tutto lo cuore di riposare l'animo stancato (Cv I III 4; cfr. anche IV XXVIII 3). Si possono pure ricordare le espressioni fraseologiche ‛ mettere, fermare il c. ': Or metti bene il cuor a ciò c'ho detto (Fiore L 12; cfr. anche CLVI 5 e 10, Detto 462); i' metto in buono stato / chiunque al mi' consiglio ferma il core (Fiore XXXV 11).

1.4. " Animo ", " spirito ", nel senso di centro della coscienza morale e della potenza volitiva dell'uomo: Dio non volse religioso di noi se non lo cuore... e la circuncisione del cuore, in ispirito non in lettera, è circuncisione (Cv IV XXVIII 9 e 10); l'ovra tanto è più gradita / da l'operante, quanto più appresenta / de la bontà del core ond'ell'è uscita (Pd VII 108); Né li gravò viltà di cuor le ciglia / per esser fi' di Pietro Bernardone (XI 88); qui son li frati miei che dentro ai chiostri / fermar li piedi e tennero il cor saldo (XXII 51); cfr. ancora Rime LXVII 15, Pg XIV 111, Pd VI 140, X 55, XXII 130, XXVI 56.

1.5. " Anima ", non però nel suo significato più nobile, anzi limitata dall'attributo che nega l'immortalità, si può interpretare in Pd I 116 questi [l'istinto] ne' cor mortali è permotore, espressione che i più dei commentatori spiegano " animali bruti ", " esseri irrazionali ".

2. la sede degli affetti intesi come inclinazione sentimentale, desiderio amoroso, passione e tormento: Madonna, lo suo core... / 'n voi servir l'ha 'mpronto onne pensero (Vn XII 13 25); piansemi Amor nel core, ove dimora (XXIII 21 31); Vieni, ché 'l cor te chiede (XXIII 27 79); fan quiestion come un cor puote stare / intra due donne con amor perfetto (Rim- LXXXVI 10); ché più non arse... Alcide / quando Iole nel core ebbe rinchiusa (Pd IX 102); or guarda che 'l tu' cuor non sia 'mpacciato / se non di fino e di leal amore (Fiore IV 7); altri numerosi esempi in Vn IX 11 11, XII 12 24, XIX 12 54, XXI 6 (il primo esempio), XXIII 8, XXIV 6, XXVI 7 10, XXVII 3 4, XXXI 8 1 (anticipato nella razo di XXXI 1), 13 45, XXXV 7 10, XXXVIII 9 5; Rime XLII 14, L 15 e 54, LXI 6, LXII 9, LXV 5, LXVII 27, LXVIII 3, LXXI 3, LXXXIII 5, C 50, CII 39, CIII 75, CIV 7, Rime dubbie I 11, III 9 16, X 5, XIII 10, XIV 3, XVI 11, XVII 10, XVIII 2, XXVII 9, XXIX 8 e 13; If IV 43; Fiore III 6 e 9, IV 1, LXXVII 12, CXXXVIII 8, CLVIII 8, CLXX 9, CLXIII 5, CLXXXI 7, Detto 25, 40, 77, 174, 226, 450 e 454.

In molti degli esempi citati affiorano tracce della fraseologia peculiare della lirica amorosa del dolce stil novo, che sono più evidenti in cor pien di desiri (Cv III Amor che ne la mente 35, ripreso in XIII 11); quella che 'l tu' cor brama (Rime dubbie XXVIII 14) e nei costrutti ‛ dare il c. ' (Rime dubbie XVIII 9 i' v'ho dato il core; XXIV 10, Fiore LXXXV 10, XCIV 14, CLXXXII 5 'l tu' cuor gli s'è tretutto dato); ‛ ferire il c. ' (Rime LVIII 3 aggi pietà del cor che tu feristi; LXVII 7, XC 16, CIII 80; Rime dubbie XV 1 Poi che sguardando il cor feriste in tanto / di grave colpo, ch'io non batto vena); ‛ rodere il c. ' (Rime CIII 25 perché non ti ritemi / sì di rodermi il core a scorza a scorza... ?); ‛ struggere il c. ' (Rime CV 2 novella pietà che 'l cor mi strugge; Rime dubbie XV 13 e s'el v'aggrada... / che questa doglia pur mi strugga 'l core); ‛ involare, togliere il c. ' (Rime dubbie XVII 3 Lo sottil ladro che negli occhi porti / ...prima invola il cor ch'altri lo saccia; Rime LXXX 4 una donna disdegnosa, / la qual m'ha tolto il cor per suo valore).

Dell'accezione di " ardimento ", " coraggio ", usuale nella lingua antica, si ha un esempio in If XVIII 86 Quelli è Iasón, che per cuore e per senno / li Colchi del monton privati féne, e in Fiore CCXII 10 Paura... / prese cuore in far sua difensione.

In Pd XII 28 del cor de l'una de le luci nove / si mosse voce, è attestato l'uso traslato del significato anatomico, col valore di " centro ", " nucleo ".

Pretto calco dal francese è la locuzione ‛ sapere per c. ', cioè " sapere a memoria ", di Fiore CI 1 I' sì so ben per cuor ogne linguaggio, e CXLVIII 3 i' so or ben per cuore / la pratica la qual ti fie qui detta, ai quali si avvicina semanticamente anche il passo di Cv IV XI 14 E c[u]i non è ancora [nei] cuore Alessandro per li suoi reali benefici?, cioè " chi non si ricorda ancora di...? ".

Un unico esempio dell'uso di c. quale primo elemento di un composto sostantivato, è presente in Detto 325, dove si afferma che la Povertà Figlia fu a Cuor-Fallito.