MASSART, Curzio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 71 (2008)

MASSART, Curzio

Stefano Arieti

– Nacque a Suvereto, borgo collinare della Val di Cornia non lontano dalla costa tirrenica di fronte all’isola d’Elba, il 23 genn. 1907 da Alfredo, di antiche origini belghe valloni, e da Antonietta Vanni Desideri.

Conseguita la licenza liceale presso il ginnasio-liceo G. Galilei di Pisa, si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università pisana: durante gli anni del corso fu interno dapprima nell’istituto di patologia generale diretto da C. Sacerdotti, poi in quello di anatomia patologica diretto da A. Cesaris-Demel, che continuò a frequentare anche dopo la laurea, mentre prestava il servizio militare. Conseguita la laurea a pieni voti e con la lode il 12 luglio 1930, si avviò subito alla carriera accademica presso l’istituto di anatomia umana normale dell’Università di Pisa: assistente incaricato nel 1932 e stabile nel 1933, nominato aiuto il 1° apr. 1935, fin dall’inizio della sua attività gli vennero affidate le esercitazioni di embriologia, istologia e anatomia microscopica e l’assistenza agli studenti in sala incisoria. Libero docente in anatomia umana normale nel 1942, ternato al concorso per la cattedra della disciplina nell’Università di Sassari nel 1948, nello stesso anno fu chiamato alla direzione di quella dell’ateneo pisano. Assunta la guida dell’istituto, ne arricchì la dotazione scientifica e ne potenziò l’efficienza, provvedendo anche alla restaurazione delle grandi tavole anatomiche di Paolo Mascagni.

Il M. pose particolare attenzione alla didattica, convinto che un metodo di insegnamento semplice ed essenziale fosse il solo adatto a rendere interessante una disciplina sostanzialmente arida come la morfologia. Ricercatore originale e rigoroso, la sua produzione scientifica interessò vari settori della morfologia macro- e microscopica, dell’organogenesi, della anatomia comparata.

Tra i suoi numerosi lavori meritano di essere ricordate le ricerche sulla mucosa del bacinetto renale e dell’uretere di varie specie, nel cui contesto dimostrò la presenza di un elevato numero di ghiandole nel cavallo e nel ratto albino ma non nell’uomo (Contributo allo studio della mucosa del bacinetto renale e dell’uretere dell’uomo e di alcuni mammiferi, in Arch. italiano di anatomia e di embriologia, 1937, vol. 38, pp. 325-355), la descrizione di un raro caso di mesentere comune con numerose anomalie dell’intestino per arresto della torsione dell’ansa ombelicale dopo una rotazione di 90° (Sopra un caso di mesentere comune accompagnato da anomalie varie dell’intestino, in Atti della Soc. toscana di scienze naturali residente in Pisa, Memorie, 1938, vol. 47, pp. 141-170), la segnalazione dell’esistenza di variazioni dei muscoli interdigastrici (Contributo allo studio dei fasci muscolari interdigastrici, in Arch. italiano di anatomia e di embriologia, 1938, vol. 40, pp. 418-445), l’osservazione di una rara varietà dell’arteria ascellare (Su di una rara varietà dell’arteria ascellare, in Atti della Soc. toscana di scienze naturali residente in Pisa, Memorie, 1941, vol. 49, pp. 32-44).

Di notevole importanza furono i contributi recati dal M. alla morfologia e allo sviluppo di alcuni organi dei Chirotteri. Dimostrò che Vesperugo pipistrellus possiede un solo paio di paratiroidi (Morfologia e sviluppo del sistema tireo-paratiroideo con ricerche originali nei Chirotteri - Vesperugo pipistrellus, in Arch. italiano di anatomia e di embriologia, 1940, vol. 44, pp. 79-222) e due timi, il cervicale situato superficialmente nelle regioni laterali del collo al di sotto della cute e del muscolo platisma, e il toracico situato all’interno del torace (Morfologia e sviluppo del timo con ricerche originali nei Chirotteri - Vesperugo pipistrellus, ibid., pp. 489-550; Ulteriori osservazioni sullo sviluppo del timo nei Chirotteri, in Monitore zoologico italiano, LII [1941], pp. 33-49). Descrisse lo sviluppo della ghiandola tiroidea, identico in tutti i tipi di Chirotteri, a partire da tre abbozzi: uno impari mediano, proveniente dal pavimento bucco-faringeo, due pari laterali, i corpi ultimobranchiali derivanti dalla IV tasca branchiale, dalla cui fusione origina il tessuto tiroideo funzionante (Ulteriori osservazioni sullo sviluppo del sistema tireo-paratiroideo nei Chirotteri, in Arch. italiano di anatomia e di embriologia, 1941, vol. 46, pp. 77-95). Osservò la persistenza di una formazione epiteliale, descritta nel 1885 da J.H. Chievitz in due embrioni umani, negli adulti dei Chirotteri, ipotizzandone una ancora non individuata funzione (La persistenza dell’organo di Chievitz negli adulti dei Chirotteri. (Ricerche anatomo-embriologiche), in Atti della Soc. toscana di scienze naturali residente in Pisa, Memorie, 1946, vol. 53, pp. 1-71). Studiò attentamente in Rhinolophus ferrum equinum lo sviluppo di alcune parti dell’apparato genitale femminile (Contributo allo studio della struttura del clitoride in Rhinolophus ferrum equinum, ibid., 1947, vol. 54, pp. 18-41; Lo sviluppo dell’utero e della vagina nei Chirotteri (Rhinolophus ferrum equinum), ibid., pp. 87-135) e la morfologia e l’embriogenesi della borsa faringea che, per i suoi stretti rapporti con le chiocciole notevolmente sviluppate, considerò un organo coadiutore dell’udito nella captazione degli ultrasuoni (Contributo allo studio dello sviluppo della borsa faringea nei Chirotteri (Rhinolophus ferrum equinum), ibid., 1950, vol. 57, s. B, pp. 7-11; Ipotesi sulla funzione della borsa faringea in Rhinolophus ferrum equinum, ibid., pp. 12-15; Sullo sviluppo e probabile funzione della borsa faringea nei rinolofidi (Rhinolophus ferrum equinum), in Monitore zoologico italiano, LIX [1950], suppl., pp. 236-240; Morfologia e sviluppo della borsa faringea nei Chirotteri (Rhinolophus ferrum equinum), in Boll. della Soc. medico-chirurgica di Pisa, XIX [1951], pp. 53-102).

Fuori ruolo dal 31 ott. 1977 e collocato a riposo nel 1982, il M. morì a Pisa il 3 luglio 1985. Aveva sposato Enrica Tallone dalla quale ebbe due figli.

Insignito dell’Ordine del Cherubino dall’Università di Pisa, decorato dal ministro della Pubblica Istruzione con la medaglia d’oro dei benemeriti della scienza, della cultura e dell’arte, il M. fu nominato ispettore onorario per le belle arti.

Il M. fu anche un buon pittore: allievo dell’umbro G. Chiaramonti, seguace dei macchiaioli, nel 1924 all’Esposizione nazionale studentesca di Foligno fu premiato con una medaglia d’argento. Dopo aver prodotto circa 30 tele, gli impegni universitari gli consentirono di dedicarsi all’attività artistica solo sporadicamente. Tornato a dipingere con costanza nel 1963, dopo aver conosciuto M. Campigli, negli anni seguenti, fino alla morte, fu autore di circa 130 tele che ne misero in rilievo l’ottima vena paesaggistica: «gli interessavano le “vedute vive”, i cieli ampi, le fughe degli alberi snelli, con l’uomo quasi sempre assente (quasi l’anatomia avesse reso fastidioso e ingombrante “quest’uomo”); ed erano sempre le ampie piante verdi, gli azzurri, i viola bruciati dell’erba a suggerire i piani lunghi, e ciascun colore acquistava valore nel rapporto con gli altri, in una scala cromatica, che di volta in volta mutava con le stagioni o le ore del giorno» (C. M.: retrospettiva…, p. 14). Gli furono conferiti i premi Faro d’oro, al concorso nazionale di pittura Città di Desenzano sul Garda del 1969, e Bonanno Pisano nel 1982.

Fonti e Bibl.: Notizie fornite dai familiari. L. Pera, Ricordo del prof. C. M., in Atti della Soc. italiana di anatomia, XLI Convegno nazionale, Torino… 1986, Firenze 1987, pp. 158-160 (Suppl. ad Arch. italiano di anatonia e di embriologia, 1986, vol. 91); C. Massart, Curriculum vitae, Pisa 1943 e 1946; Id., Relazione sull’attività svolta nel triennio 1948-1951, Pisa 1951; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, Milano 1972, III, pp. 1936 s.; C. M.: retrospettiva opere 1921-1985 (catal.), a cura di D. Carlesi, Pisa 1987.

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