VARANO, da

Enciclopedia Italiana (1937)

VARANO, da

Giuseppe CASTELLANI
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Si ha certa notizia, in documenti del 1231, 1239, 1242, di un Rodolfo di Gentile da Varano, padre di Accorambono - che diede origine alla famiglia Accoramboni - e di Gentile I da Varano, il quale, quando nel 1259 la città di Camerino venne quasi totalmente distrutta da Percivalle Doria, luogotenente di re Manfredi, raccolse i cittadini sbandati e la fece ricostruire, onde ne fu detto fondatore e ne fu riconosciuto signore dai papi. A Gentile I, morto nel 1284 e nella signoria successero i figli Berardo, morto prima del 1325, e Rodolfo, morto nel 1316. Berardo iniziò per il pontefice Giovanni XXII le guerre della Marca come comandante in capo dell'esercito pontificio. Giovanni da Varano, quantunque giovinetto in quello stesso periodo si segnalò nell'acquisto di Spoleto. Gentile II, figlio di Berardo rifiutò il vicariato offertogli da Ludovico il Bavaro e lo ebbe invece dal papa; anch'egli rese grandi servizî alla Chiesa, riducendo alla sua devozione gran parte delle provincie della Marca e dell'Umbria. Rodolfo II, morto nel 1384, fu uno dei più grandi e bizzarri capitani del suo tempo; riconquistò al legato pontificio cardinal Albornoz tutti i dominî pontifici, ottenendo per 12 anni il governo assoluto in nome della Chiesa anche su Rimini, Fano, Pesaro, Fossombrone; si recò inoltre anche a combattere contro i Visconti. Trenta città e terre riconoscevano Rodolfo per loro signore, tra cui Macerata e Fabriano. Dopo la morte di Rodolfo III (1423) si distinse nelle armi il figlio Giovanni II, che resse la signoria insieme con gli altri tre suoi fratelli, Gentil Pandolfo, Berardo e Pier Gentile. Ma tra il 1433 ed il 1434 nel giro di pochi mesi fra inganni, vendette, fratricidî e civiche lotte da tali individui accortamente guidate, sembrò che la stirpe varanesca dovesse soccombere: Piergentile fu catturato e messo a morte dal rettore pontificio della Marca, Giovanni Vitelleschi; Giovanni venne ucciso dai sicarî dei fratelli; Berardo fu a sua volta ucciso a Tolentino, e finalmente una congiura scoppiò contro tutta la famiglia. Da tanta strage si salvarono due bambini, Rodolfo di Piergentile I e Giulio Cesare di Giovanni II. Alessandro Sforza (1439), divenuto signore di Pesaro e ottenuta in moglie Costanza da Varano (v.), volle ricondurre al governo di Camerino Rodolfo IV, figlio di Gentile I, e Giulio Cesare, figlio di Giovanni II. Giulio Cesare fu acclamato signore di Camerino nel 1444; lo stesso si fece di Rodolfo IV. Rodolfo IV divenne anche lui uno dei più famosi capitani del suo secolo. Fu questo il periodo più felice dei V. e dello stato camerinese che ebbe prosperità di commerci e ricchezza di opere, interrotto bruscamente e tragicamente dal duca Valentino che, teso un tranello, fece strangolare il povero Giulio Cesare con tre dei suoi figli (1502). Anche questa volta la strage non fu completa perché uno dei figli, Giovanni Maria, riuscì a scampare dall'eccidío. Morto Alessandro VI e caduto l'effimero ducato dei Borgia, Giovanni Maria tornò nello stato e sotto la tutela della madre Giovanna Malatesta ne riprese il governo confermatogli (1515) col titolo di duca da Giulio II e poi da Leone X. Morì nel 1527 lasciando una sola figlia, Giulia, che il pontefice Clemente VII aveva abilitata a succedergli nel governo in pregiudizio degli altri Varano che dimoravano a Ferrara dove si erano imparentati con gli Estensi. Fu questo un grave errore al quale Giovanni Maria tentò di riparare disponendo nel suo testamento che alla figliola venisse scelto un marito tra i superstiti Varano. L'intenzione fu frustrata dagli eventi. Appena succeduta al padre sotto la tutela della madre Caterina Cybo, si trovò a lottare con Rodolfo figlio naturale di Giovanni Maria e con Ercole del ramo di Ferrara, i quali, messisi d'accordo, vennero alla conquista del ducato che fu in preda a ogni sorta di devastazioni fino a che nel 1528 Ercole fu catturato da Guidobaldo della Rovere al quale Caterina aveva promesso la mano di Giulia, contro la volontà del marito, del pontefice e anche del S. Collegio. Durante la sede vacante (1536) fece contrarre il matrimonio nonostante la minore età della figlia che aveva appena 13 anni. Paolo III, che avrebbe voluto maritare Giulia col proprio nipote Ottavio Farnese, appena salito al pontificato scomunicò Caterina e Giulia, fulminò l'interdetto contro Camerino e poi tanto fece che Guidobaldo, circuito e minacciato anche nel ducato di Urbino, toccatogli per la morte del padre, cedette nel 1542 al pontefice ogni suo diritto sul ducato di Camerino che venne dato al Farnese.

Ottavio Farnese rinunciò al ducato di Camerino nel 1545, così che questo passò sotto l'immediato dominio della Santa Sede. L'antica stirpe continuava dando uomini di lettere e di studio, con Pitergentile, con Giulio Cesare, con Carlo Francesco, gran. cancelliere del duca di Mantova, con Giuseppe, letterato, con Ercole, con Venanzio, con Rodolfo e con Venanzio padre di Maria Maddalena, andata sposa al conte Giacinto Vincenti Mareri, e di Rodolfo, che fu uno dei primissimi senatori creati nel regno d'Italia. Questo fu l'ultimo diretto discendente dei Da Varano di Camerino, e morendo nel 1882 lasciò il suo casato al suo nipote ex sorore, Alfonso Vincenti Mareri, che per effetto di un diploma reale del 1884 lo assunse per sé e per i suoi diretti discendenti.

Bibl.: A. Sansovino, Delle origini e dei fatti delle famiglie nobili d'Italia, Venezia 1582; Litta, Famiglie celebri d'Italia; A. Conti, Camerino e i suoi dintorni, Camerino 1872-74; B. Feliciangeli, Notizie e documenti su la vita di Caterina Cibo-Varano duchessa di Camerino, ivi 1891; id., Notizie della vita di Elisabetta Malatesta-Varano, in Boll. d. R. Dep. di storia patria per le Marche, VI (1910-11); id., Sul tempo di alcune opere d'arte esistenti in Camerino, ibid., X (1915); id., Ricerche sull'origine dei Da V., in Arcadia, 1919; id., Il palazzo Varano in Camerino, in Rass. march. per le arti, ecc., agosto-settembre 1928; D. Aringoli, I Da V., in Guida di Camerino, Terni 1927; Di Crollalanza, dizionario storico-blasonico, Pisa 1886; M. Santoni, Della zecca e delle monete di Camerino, Firenze 1875; B. Feliciangeli, Una polemica di Giuseppe Colucci e l'origine dei Da V. signori di Camerino, in Chienti e Potenza, 1918, nn. 4-5-7; P. Savini, Storia della città di Camerino, ivi 1895.