Dal Neolitico all'eta dei metalli. Dalle prime comunita agricole alle societa complesse: Medio Oriente

Il Mondo dell'Archeologia (2002)

Dal Neolitico all'età dei metalli. Dalle prime comunità agricole alle società complesse: Medio Oriente

Massimo Vidale

Lo sviluppo dell'archeologia dell'Asia centro-meridionale negli ultimi decenni è stato discontinuo e disomogeneo, a causa delle particolari vicende politiche e dell'applicazione di concezioni e procedure di ricerca profondamente diverse. Mentre un costante aggiornamento delle ricerche è stato possibile per il bacino dell'Indo e il territorio dell'India, l'Iran, ad esempio, è precluso alla ricerca archeologica occidentale dal 1978; quanto oggi sappiamo della protostoria dell'Iran si deve agli scavi compiuti nei primi anni Settanta, quando la spinta innovativa e i temi della New Archaeology erano al massimo della popolarità scientifica. D'altro canto, l'indipendenza acquisita dalle repubbliche centroasiatiche ex-sovietiche ha posto invece fine a quasi un secolo di "segregazione" della regione turkmena, che si apre ora ad una nuova fase di studi. Non meno rilevanti sono i problemi di carattere terminologico; gli studiosi dei Paesi dell'ex-Unione Sovietica, impegnati sulla frontiera settentrionale del mondo iranico, hanno parlato di "Eneolitico", definizione tradizionalmente usata per la preistoria europea, mentre sul versante occidentale molti termini di riferimento sono mutuati dalle sequenze stratigrafiche della Susiana, strettamente legate a quelle della Mesopotamia meridionale. Di "Calcolitico" si è invece spesso parlato a proposito delle sequenze archeologiche di Mehrgarh (Pakistan), sito che fornisce a tutt'oggi la sequenza-guida per lo sviluppo delle società complesse nel Subcontinente indiano, anche se l'intero periodo dal 5000 al 2600 a.C. è stato definito "età della Regionalizzazione". Forse anche a causa della scarsità degli scavi effettuati per il Neolitico, lo scenario culturale relativo agli sviluppi precedenti il Calcolitico tende ad apparire relativamente omogeneo. Caratteristica fondamentale di questo vasto e differenziato territorio è un'elevata e generalizzata aridità, che spinse i primi agricoltori a concentrarsi lungo i delta endoreici, i ventagli detritici pedemontani e nelle limitate oasi interne. Vennero adottate al tempo stesso nuove soluzioni economiche specifiche per ciascuna regione, sia per quanto riguarda la zootecnia e l'interazione con gli allevatori nomadi e seminomadi, sia per quanto riguarda lo sfruttamento del variegato e ricchissimo mosaico di risorse minerali e vegetali del territorio: molti insediamenti di rilievo si disposero così lungo importanti linee di traffico. I primi abitati permanenti di agricoltori e allevatori, in territorio iranico, si svilupparono tra lo scorcio del VII e il VI millennio a.C. nella piana di Deh Luran (Susiana) e nelle valli interne degli Zagros. Per il VI millennio a.C. è facile notare alcune generiche corrispondenze nella cultura materiale tra i siti neolitici della Susiana, delle coste del Mar Caspio e della fascia pedemontana settentrionale del Kopet Dagh. La struttura insediamentale del sito di Jeitun (Turkmenistan), trova significativi confronti con i contemporanei abitati di Tepe Siyalk periodo I (oasi di Kashan, Iran), come con quelli di altri siti neolitici dell'area vicino-orientale: si tratta di villaggi abitati da alcune centinaia di persone, formati da agglomerati o reticoli di piccole abitazioni monolocali a pianta quadrata o rettangolare, in fango e frasche (come a Siyalk) o in mattoni crudi (Jeitun), con focolari ben costruiti in posizioni centrali. A volte a fianco degli edifici sono riconoscibili i resti di silos per il prodotto agricolo. Completamente diversi invece sembrano essere gli abitati neolitici del sito di Mehrgarh (VIIVI millennio a.C.), nella piana di Kachi in Pakistan, dove sono presenti, sia per gli orizzonti aceramici sia per quelli più tardi, strutture internamente suddivise in compartimenti rettangolari lunghi e stretti (magazzini?) simili a quelle scavate nel sito anatolico di Çayönü. Poiché Mehrgarh è l'unico sito neolitico del Subcontinente indiano scavato in estensione, questa anomalia pone difficili problemi interpretativi. La scoperta di un ristretto numero di stanze particolarmente elaborate nei pavimenti e nelle murature, in particolare mediante la realizzazioni di superfici con decorazione dipinta a vivaci colori, accomuna invece Mehrgarh a Jeitun. Tra il VI e il V millennio a.C. i villaggi neolitici si trasformarono a ritmo serrato in cittadine di dimensioni crescenti, abitate da artigiani, agricoltori e specialisti religiosi. L'espansione di scambi e commerci spiega la presenza negli abitati di beni pregiati distribuiti a lunga distanza (soprattutto ossidiana, turchese, lapislazzuli e conchiglia marina). A Mehrgarh questo avanzato livello di differenziazione sociale è già pienamente evidenziato dai diversi corredi delle ricche sepolture neolitiche trovate all'interno e ai margini dei nuclei abitativi. L'arco di tempo interessato dal fenomeno della calcolitizzazione nell'Asia centro-meridionale si estende dal 5500-5000 a.C. alle soglie del 3000 a.C. circa. In questo periodo si assiste ad un irreversibile sviluppo dell'economia di villaggio, con innovazioni tecniche di larga scala nelle attività di produzione del cibo (nuove specie nell'allevamento, trazione animale, sviluppo dell'agricoltura irrigua), che ebbero come effetto un pesante impatto ecologico sugli spazi geografici tradizionalmente sfruttati dalle comunità seminomadi dei gruppi di cacciatoriraccoglitori. La maturazione nei villaggi di nuove tecnologie (soprattutto di quelle legate alla sperimentazione della pirotecnologia della ceramica e dei metalli), nonché di nuove concezioni politiche, necessarie a rinsaldare la cooperazione delle comunità stanziali entro e tra i villaggi, fece rapidamente emergere un orizzonte ideologico del tutto nuovo. Nel corso di questo processo l'Asia centro-meridionale si trovò a far parte di un mondo molto più vasto, che comprendeva l'Europa sud-orientale, l'Anatolia, la Mesopotamia, la Siria, l'altopiano iranico e l'entroterra afghano, le pianure centroasiatiche, le due grandi valli del Nilo e dell'Indo e la Penisola Arabica. Il processo vide dapprima la formazione di villaggi allargati sedentarizzati, quindi il manifestarsi di una serie di fenomeni collegati: la crescita in centri emergenti di popolazioni urbane sempre più dense e diversificate, interdipendenti le une dalle altre; lo sviluppo delle attività di trasformazione non agricole; il coagulo di forme di organizzazione sociale e di istituzioni formalizzate e impersonali, tendenzialmente indipendenti dai legami di parentela; l'affermazione e l'istituzionalizzazione del concetto di proprietà; la progressiva definizione di un contesto sociale e tecnologico per il lavoro domestico, con la comparsa di nuovi ruoli per le donne; la concentrazione negli stessi villaggi allargati di funzioni centrali non disponibili nei centri periferici, evidenziata, nelle fasi finali, dalla comparsa dei primi grandi progetti monumentali legati al culto o all'esibizione del potere politico. Dal punto di vista dell'evoluzione sociopolitica, questo periodo comprende probabilmente il passaggio dalle vecchie organizzazioni tribali alle organizzazioni di tipo chiefdom e, nel corso del IV millennio a.C., la maturazione in alcune regioni dei primi grandi organismi statali. Alla fine del Calcolitico emergono le prime città e la complessità sociale aumenta in modo rapido, quasi verticale. Diverse sono state le spiegazioni proposte riguardo alle cause e ai principali "motori" di questo processo: le vecchie tesi evoluzioniste di H. Morgan, O. Spengler e A. Toynbee, basate sul concetto di ciclo di sviluppo, maturità ed estinzione delle culture; quelle di V.G. Childe, che spiegano lo sviluppo delle società complesse come un corollario del progresso tecnico; quelle di J. Steward, R. McC. Adams, H.J. Nissen, G. Johnson, incentrate sul ruolo determinante dei cambiamenti istituzionali; quelle di K. Wittfogel e dello stesso J. Steward, che individuano nell'agricoltura irrigua un importante fattore di promozione della cooperazione e della gerarchizzazione sociale; quelle di R. Carneiro, che analizza, invece, i rapporti di causa ed effetto tra pressione demografica, militarismo e stratificazione sociale; quelle infine di chi ha visto nel commercio a lunga distanza un altro significativo elemento di integrazione culturale e differenziazione sociale. Dall'altopiano iranico ai corrugamenti himalayani, dove le catene montuose racchiudono enormi depressioni aride caratterizzate da piovosità molto ridotta, l'agricoltura si sviluppò dapprima nelle valli interne, in regioni comunque ecologicamente favorevoli alla raccolta e alla caccia, per divenire in seguito un elemento integrante dell'economia ai margini dei grandi deserti interni, con lo sviluppo degli insediamenti nelle oasi e di specifiche tecniche idrauliche. Un ruolo centrale ebbero l'estrazione, la trasformazione e il commercio di una vasta gamma di materie prime, da quelle "povere" come l'argilla delle ceramiche, a quelle pregiate, come le pietre semipreziose, il legname e i metalli, in primo luogo il rame, che probabilmente venne raffinato e trasformato, sin dal Calcolitico, anche per il commercio a lunga distanza. La complessità di questo processo di adattamento trova assai raramente riflessi diretti nei dati archeologici. Importante, per gli sviluppi del Calcolitico come per moltissimi altri casi, è la testimonianza della ceramica, su cui poggia spesso la definizione delle varie fasi archeologiche, che a volte tuttavia si sovrappongono, indicando unità culturali in parziale rapporto di contemporaneità. Nei siti neolitici di Tepe Guran e Ganj Dareh, nelle valli interne degli Zagros, le prime ceramiche datano al 6500 a.C.; intorno al 6000 a.C. tale tecnologia si estende senza interruzione da questa frontiera alla pianura di Kachi in Baluchistan (sito di Mehrgarh). Lo sviluppo delle produzioni ceramiche ha inizio con vasi relativamente leggeri, fabbricati con la tecnica delle "masserelle giustapposte" (piccole masse di argilla grossolanamente modellate e progressivamente unite le une alle altre) o dei cercini con impasti argillosi ricchi di tritumi di paglia. I contenitori, spesso ingubbiati in rosso, hanno pareti levigate e decorazioni dipinte a linee orizzontali e semplici motivi geometrici. Nel passaggio al V millennio a.C., in corrispondenza con le fasi Halaf e Ubaid della Mesopotamia, si affermano ceramiche ben modellate, decorate da vistosi disegni geometrici e naturalistici che esprimono per la prima volta complessi simbolismi. Per il periodo della ceramica dipinta sono riconoscibili tre grandi aree culturali: una regione nord-orientale, comprendente le zone pedemontane del Kopet Dagh (oggi nel Turkmenistan) e la regione di Gurgan nell'Iran nord-orientale, forse estesa a sud fino alle regioni di Teheran e Kashan, caratterizzata da ceramiche ingubbiate in rosso o camoscio e da un ricco repertorio di decorazioni dipinte in nero o marrone bruno (elaborate geometrie, figure umane e animali), a volte composte in gruppi complessi (siti di Jeitun, Anau, Geoksyur, Tepe Hissar, Chashma-i Ali, Tepe Siyalk); una regione occidentale, corrispondente agli Zagros e alle pianure meridionali, dove un forte influsso mesopotamico è testimoniato dalla presenza di ceramiche di tipo Ubaid; una regione orientale, rappresentata soprattutto dal Baluchistan settentrionale, ma anche dall'Afghanistan, dal Sistan e dal Turkmenistan, con ceramiche color camoscio decorate con semplici disegni geometrici in marrone bruno o nero su fondo chiaro. Successivamente si assiste a un fenomeno di contrazione ed estinzione della decorazione dipinta, che, presso i margini occidentali della regione, è correlabile ad analoghi processi avviatisi in Mesopotamia a partire dalle fasi Uruk (3800-3300 a.C. ca.), in concomitanza con l'affermazione delle prime compagini protostatali. Nel corso del IV millennio a.C. il tornio da vasaio venne usato dapprima per foggiare piccole forme chiuse, quindi gradualmente sperimentato su tipi diversi. Nelle fasi medio-tarde del Calcolitico, nelle regioni orientali dell'altopiano (Gurgan e Baluchistan) compaiono ceramiche di lusso cotte in atmosfera riducente, dette "ceramiche grigie", che accompagnano la produzione più utilitaria. È stato suggerito che il fiorire della decorazione dipinta rifletta l'esigenza di un elevato livello di comunicazione grafica e simbolica, in corrispondenza di avanzati processi di segmentazione del corpo sociale; con la nascita delle strutture protostatali, siffatte forme di comunicazione tendono a scomparire, spostandosi evidentemente su altri canali. Tali processi, come si vedrà, avvennero nelle varie regioni in modi e tempi non sincronizzati: in Iran la produzione della ceramica dipinta si estinse quasi 1000 anni dopo rispetto alla Mesopotamia, mentre nella valle dell'Indo il ritardo è valutabile intorno ai 500 anni. Per quanto riguarda la metallurgia, i giacimenti di rame più importanti dell'Asia centro-meridionale si trovavano in diverse regioni dell'altopiano iranico, in Afghanistan, in Oman e, in India, nel Nord del Deccan. Nel VI millennio a.C., in diversi siti dell'altopiano iranico si estraeva e si martellava il rame nativo; a Tall-i Iblis nel V millennio a.C. è attestato l'uso di carbonati (azzurrite, malachite). Nel III millennio a.C. lo sfruttamento dei minerali copre una vasta gamma di materie prime, comprendente anche solfuri: la calcopirite, ad esempio, veniva raffinata a Tepe Siyalk nella seconda metà del V millennio a.C., mentre a Shahr-i Sokhta, nel III millennio a.C., sono documentate come materie prime calcocite, covellite e calcopirite. È stata datata al 6500 a.C. una perla in rame nativo martellato trovata nel sito neolitico di Ali Kosh, negli Zagros; un'analoga perla, in lavorazione, è stata rinvenuta nel sito di Tepe Mushki, in strati del VI millennio a.C. Frammenti di oggetti realizzati con rame nativo martellato a freddo sono noti anche dai livelli più antichi di Tepe Siyalk, databili al V millennio a.C. A Tepe Yahya (Kirman, una delle regioni iraniche in cui la metallurgia conobbe lo sviluppo più precoce), nel corso del V millennio a.C. si fabbricavano svariati oggetti, tra cui spilloni o lesine, perline o anelli; nella prima metà del IV millennio a.C. gli oggetti comprendono anche aghi, lame o spatole e un lingotto; sono inoltre presenti dispersioni di minerale grezzo, mentre sono attestate le tecniche di lavorazione a freddo, ricottura, colata in stampi a una sola matrice, indurimento degli orli e delle lame con martellatura selettiva, alligazione del rame ottenuta sfruttandone le componenti di arsenico. Nel sito diTall-i Iblis, durante i periodi I-II, cioè nel corso del V millennio a.C., sono presenti minerale grezzo non nativo, crogioli, scorie e manufatti come spilloni, aghi, perline o anelli; è attestato il riscaldamento dell'ematite, forse da usare come fondente. Tra il 5000 e il 3000 a.C. le culture del Turkmenistan meridionale continuarono a usare rame non alligato e sperimentarono l'uso del piombo e di altri elementi nelle leghe. Durante il IV millennio a.C., mentre permaneva l'uso del rame puro, si estese in diverse regioni dell'altopiano iranico l'uso del rame arsenicale, martellato e ricotto a caldo e a freddo (come nei siti iranici di Gok Tepe, nell'Azerbaigian, o Tall-i Nokhodi, nel Fars). A Mundigak (Afghanistan), nel periodo I, 2 (IV millennio a.C.) si utilizzavano lame e punteruoli in rame. Una delle più antiche leghe bronzee binarie è invece attestata a Tepe Siyalk (periodo III, 5, 3200 a.C. ca.), dove compare una lega con il 2% di stagno. A Susa, tra i materiali del IV millennio a.C., si osserva la prevalenza di leghe in rame arsenicale, provenienti dalle necropoli; negli ultimi secoli del IV millennio a.C., oltre alle leghe di rame arsenicale, è attestato un consistente gruppo di oggetti (soprattutto spilloni) di rame con aggiunta di piombo in un rapporto del 20% circa. Nei materiali del III millennio persistono le leghe rame-arsenico, mentre diventano più comuni i bronzi binari rame-stagno, con una percentuale di quest'ultimo metallo che poteva raggiungere il 7%: la metallurgia dunque si specializza per assolvere funzioni diversificate e secondo le varie tradizioni tecniche locali. La Susiana e le pianure dell'Iran sud-occidentale - Nella regione delle grandi pianure steppiche dell'Iran sud-occidentale, grazie ai locali livelli di piovosità, veniva praticata un'agricoltura di sussistenza non irrigua, costantemente a rischio durante gli anni di siccità. Per la Susiana, la pianura agricola più ricca dell'Iran, l'archeologo americano F. Hole identifica il Calcolitico con quello che definisce "periodo della vita di villaggio", suddiviso in blocchi cronologici successivi. Nel periodo più antico (5400-4800 a.C. ca., fasi di Jaffarabad, Choga Mami Transizionale, Tepe Sabz, Kazineh) il sistema insediamentale è costituito da piccoli centri rurali, abitati da grandi famiglie estese, in cui si assiste a un'evoluzione dei sistemi agricoli, con l'introduzione di nuove specie vegetali e animali e di sistemi di irrigazione. Nella piana di Deh Luran il massimo numero di insediamenti si osserva tra la fine di questo periodo e l'inizio del seguente; nella Susiana lo stesso fenomeno si osserva invece nel periodo intermedio (4800-4200 a.C. ca., fasi di Choga Mish, Mehmeh, Bayat, Farukhabad); compaiono le prime residenze di élite e, a Farukhabad e Bendebal, grandi edifici pubblici di funzione ignota. Il sito di Choga Mish è dotato di un edificio monumentale con semicolonne, su piattaforma o terrazza, contenente magazzini e aree di lavorazione, che venne distrutto da un rovinoso incendio intorno al 4200 a.C. Nel periodo seguente, corrispondente alla fase finale di Susa A (4200-3750 a.C. ca.), troviamo un elevato numero di piccoli insediamenti, coordinati da siti di circa 10 ha e incentrati su Susa, la cui estensione supera i 30 ha; la cultura materiale entra in una fase di transizione verso le forme e gli stili che, in Mesopotamia, sono detti di Uruk. Molti siti sembrano contenere grandi abitazioni, che potevano ospitare più nuclei familiari. A Susa, dopo la distruzione del grande edificio di Choga Mish, viene costruita una monumentale terrazza in mattoni crudi, alta 11 m, con un lato di 70 m, destinata a sorreggere costruzioni non conservate. A lato si estende una necropoli nella quale sono state rinvenute più di 1000 sepolture, i cui corredi mostrano una distribuzione differenziata della ricchezza. Allo stesso periodo risale anche un tempio a Tepe Musiyan, non scavato. Il periodo successivo, denominato da F. Hole "periodo di vita post-villaggio", corrisponde alle fasi mesopotamiche di Uruk: Uruk Antico (3750-3500 a.C. ca., corrispondente, a Susa, all'orizzonte Susa B); Uruk Medio (3500-3300 a.C. ca.); Uruk Finale (3300-3200 a.C. ca.). A partire dal 3750 a.C. circa il numero degli insediamenti nella Susiana e nelle altre piane appare in forte riduzione. Per la Susiana, gli studi effettuati da G. Johnson indicano durante l'Uruk Antico una fase di riorganizzazione, con Susa come unico grande centro e gli insediamenti strutturati secondo una gerarchia dimensionale articolata in tre livelli, probabile indice della costituzione di uno stato unitario; per l'Uruk Medio, un sensibile aumento della popolazione, pari a circa il 30% del totale stimato, con quattro livelli gerarchici nelle dimensioni dei siti, e Choga Mish a fianco di Susa come centro dominante; infine, per l'Uruk Tardo, un rapido spopolamento dei centri minori e una forte contrazione dimensionale del centro di Susa, fenomeni forse accompagnati da una spiccata competitività con Choga Mish. Negli ultimi secoli del IV millennio a.C., infine, a Susa compaiono i segni di una avanzata organizzazione protostatale, con tavolette amministrative iscritte con caratteri protoelamitici, sigilli a cilindro e le coppe coniche dette bevelled rim bowls, tradizionalmente interpretate come distributori di razioni e quindi associate (con una correlazione forse acritica) a pratiche di redistribuzione centralizzata del prodotto agricolo.

L'Azerbaigian - Il popolamento della regione, in età calcolitica, è noto soprattutto nelle valli circostanti il Lago di Urmia. Qui, come in altre regioni, è stata riconosciuta una fase di vita di villaggio tardoneolitica, databile tra la fine del VI e gli inizi del V millennio a.C. (siti di Hajji Firuz, Dalma, Hasanlu, Yanik Tepe, Tepe Saevan); i centri sono piccoli agglomerati che praticano una economia mista di agricoltura, allevamento e caccia. Gli oggetti ricordano quelli delle culture mesopotamiche di Hassuna. Tra il V e i primi secoli del IV millennio a.C. ("periodo della vita di villaggio antica e media", ossia Calcolitico antico e medio) la vita di villaggio è ben documentata nei siti di Dalma (5200-4700 a.C. ca.) e Pisdeli nella valle di Solduz (4700-3900 a.C. ca.), Geoy Tepe, Yanik Tepe. Nei villaggi, formati da grandi case costruite con mattoni crudi, lo sviluppo della metallurgia e l'uso dei sigilli sull'argilla testimoniano una crescente complessità dell'economia e delle relazioni sociali. La cultura materiale, in particolare la ceramica dipinta, continua a presentare generiche affinità con quella degli orizzonti culturali Halaf e Ubaid delle pianure mesopotamiche, affinità tradizionalmente attribuite, anche in questo caso, alla frequentazione di percorsi comuni di transumanza. Il IV millennio a.C. è considerato un periodo di parziale abbandono e forse di regressione a modi di vita pastorali.

Le valli degli Zagros centrali: Kurdistan, Luristan, regioni di Hamadan, Kirmanshah, Khorramabad - Le valli montane che dal Kurdistan si susseguono ininterrotte sino a comporre il frammentato panorama geografico del Luristan sono ancora assai poco note per il Calcolitico e, ancor più, per il Neolitico. Quanto sappiamo del Calcolitico risale alle esplorazioni di A. Stein e agli scavi di L. Vanden Berghe, che indagò due importanti necropoli (attribuite a pastori nomadi) in siti posti a quota relativamente elevata a Hakalan e a Parchineh. La necropoli di Parchineh (4500-4000 a.C. ca.) è composta di sepolture a cista con lastre; solo alcune di esse presentano corredi funebri, anche piuttosto ricchi, con sigilli, teste di mazza, asce, elementi di collana. Più abbondanti sono invece i corredi nella necropoli più tarda di Hakalan (3500 a.C. ca.). Nella regione a sud-ovest di Hamadan (l'antica Ecbatana), dove per il periodo compreso tra l'VIII e il VI millennio a.C. sono noti siti come Ganj Dareh e Tepe Abdul Husein, la sequenza archeologica è molto più completa. Il sito di Seh Gabi testimonia, intorno al 5200 a.C., la diffusione dell'agricoltura, dell'allevamento e delle antiche pratiche metallurgiche; lo stesso sito, insieme agli scavi di Godin Tepe (livelli VI e V), mostra la persistenza dell'occupazione umana nel corso del Calcolitico, tra il V e IV millennio a.C. La sequenza fondamentale, per questa regione, è ancora quella stabilita dagli scavi di G. Contenau e R. Ghirshman nel sito di Tepe Giyan, più famoso per i suoi splendidi materiali del II millennio a.C. Verso la fine di questo arco di tempo le ceramiche di Seh Gabi mostrano affinità con i tipi mesopotamici di Ubaid; compaiono i sigilli e le loro impronte e Godin Tepe sembra essere un centro di intensa produzione metallurgica. Alla fine del Calcolitico (3200-2900 a.C. ca.) il sito, come quelli della Susiana, di Kashan e di Kirman, ospita un insediamento protoelamico, da cui provengono tavolette, sigilli a cilindro e bevelled rim bowls. Più a sud, anche la regione di Kirmanshah risulta ricca di insediamenti del Neolitico e particolarmente del Neolitico finale (Tepe Guran, Tepe Sarab), che documentano locali processi di sedentarizzazione, transizione all'agricoltura e sviluppo dell'architettura in mattoni crudi; nelle prime fasi del Calcolitico (siti di Siahbid e Choga Maran, 5200-4800 a.C. ca.) si svilupparono villaggi che usavano ceramiche affini a quelle mesopotamico-orientali di Halaf, quindi ceramiche dipinte in nero su fondo color camoscio di tipo Ubaid, simili a quelle delle contemporanee culture delle valli settentrionali dell'Azerbaigian. Ancora più a sud, infine, nelle valli degli Zagros circostanti il centro di Khorramabad, ai confini con il Khuzistan, nelle fasi antiche (sito di Bog-i No, presso Khorramabad, prima metà del V millennio a.C.) veniva prodotta la consueta ceramica con dimagrante a paglia, ingubbiatura esterna e decorazione dipinta in nero, mentre nelle fasi successive si affermano tipi affini a quelli mesopotamici di Ubaid.

La regione tra Teheran e Kashan - Negli anni Trenta, gli scavi di E. Schmidt sul sito di Chashma-i Ali (poco distante da Rayy, il più antico insediamento dell'odierna Teheran) fornirono una delle prime sequenze archeologiche del Calcolitico iranico. I livelli più antichi (periodo IA) furono datati tra il 5500 e il 5000 a.C.; il successivo periodo IB venne approssimativamente datato tra il 5000 e il 3500 a.C. Nel sito di Tepe Siyalk i livelli più antichi (periodo I, 5000-4500 a.C. ca.) hanno restituito tracce di semplici abitazioni monocellulari costruite con infrastrutture vegetali, oggetti in osso e in conchiglia marina incisi, ceramiche con semplici decorazioni che sembrano riprodurre le pareti di canestri e le prime evidenze di lavorazione dei metalli. Nei periodi II (4000 a.C. ca.) e III (corrispondente al IV millennio a.C.) l'abitato si espande sino a raggiungere alcune decine di ettari; le abitazioni sono realizzate dapprima in fango, poi in mattoni crudi, raggiungendo forme architettoniche piuttosto elaborate. La ceramica, ingubbiata in rosso, è ora coperta da una fitta trama di disegni estremamente variati, di ispirazione geometrica e naturalistica, con una profusione di disegni stilizzati di animali e, raramente, figure umane; si intensificano le evidenze di contatti commerciali con altre regioni. L'occupazione calcolitica di Tepe Siyalk termina con un grande incendio, sui depositi del quale si impianta un complesso di tipo protoelamico analogo a quello di Susa.

Il Fars - Come negli Zagros centrali, la vita di villaggio risale almeno al VI millennio a.C. (sito di Tepe Mushki), periodo al quale si datano importazioni di turchese, di conchiglia marina, di ossidiana e di rame nativo, quest'ultimo trasformato tramite martellatura in elementi di collana. Lo sviluppo delle ricerche di superficie nella regione e una serie di campagne di scavo ed esplorazione incentrate sul sito di Tall-i Malyan (l'antica Anshan dei testi mesopotamici) hanno permesso la ricostruzione di due successive fasi neolitiche (denominate rispettivamente Mushki, 6500-6000 a.C. ca., e Jari, 6000-5500 a.C. ca., corrispondente al Neolitico finale); il Calcolitico antico prende il nome di fase di Shamshabad, dall'omonimo sito (5500- 4800 a.C. ca.), seguita da quella di Bakun (4800-3900 a.C. ca.), corrispondente al Calcolitico medio, e da quella di Lapui (3900- 3400 a.C. ca.), le cui ceramiche compaiono anteriormente nei siti della regione di Kirman; la sequenza calcolitica culmina poi nella fase di Banesh (3400-2800 a.C.), corrispondente alla comparsa dei consueti assemblaggi protoelamici. Per il V millennio a.C., le prime ceramiche sono quelle di Shamshabad, di colore camoscio o grigio, con grossolane inclusioni di paglia e graniglia; esse comprendono forme aperte o ciotole a bocca lievemente ristretta, con pareti spesse, non decorate. Nelle ceramiche di Bakun scompaiono i dimagranti a paglia; i vasi sono di colore camoscio, con superfici estremamente regolari e lisciate, e sono ricoperti di vistosi disegni geometrici e naturalistici in bruno-nero, nei quali sono stati riconosciuti influssi elamici e mesopotamici (orizzonti culturali di Ubaid). I disegni sono simili a quelli di Siyalk, ma appaiono spesso realizzati con figure piene. Le fini ceramiche di Lapui, invece, hanno impasto color camoscio o rosso, senza dimagrante visibile; ingubbiate in rosso e lisciate in superficie, spesso non venivano dipinte: comprendono ciotole, bicchieri svasati, giare a imboccatura ristretta o con collo. Quelle di Banesh comprendono sia prodotti grossolani e ricchi di dimagranti vegetali (tra cui le note bevelled rim bowls), evidentemente cotti a basse temperature, sia altri vasi di foggia raffinata, cotti a temperatura elevata, ingubbiati in rosso e decorati con ampi disegni geometrici. Dal punto di vista del popolamento, mentre i villaggi neolitici, nella regione di Tall-i Malyan, sono rari e minori di un ettaro, nella fase di Shamshabad registrano una forte crescita, raggiungendo la massima diffusione nella fase di Bakun, quando sorge una gerarchia insediamentale incentrata su grandi villaggi di 7-8 ha. Nella pianura di Marv Dasht la ceramica caratteristica di questo periodo è stata rinvenuta in circa 250 siti, fatto che evidenzia anche in quest'area un momento di forte crescita demografica e di diffusione della vita di villaggio. Gli scavi nel sito di Tall-i Bakun (A, livello III) hanno portato alla luce una serie di complessi architettonici a più stanze, con locali destinati all'immagazzinamento, aree di lavorazione e fornaci per la ceramica addossate agli edifici. Nelle successive fasi di Lapui e Banesh il numero e la dimensione media degli insediamenti si contraggono. Nel periodo di Banesh, mentre i villaggi regionali vengono abbandonati o si riducono, la città assume un ruolo "reale", con un'estensione di circa 50 ha; le nuove funzioni centrali sono sottolineate dalla presenza dei sigilli e delle tavolette protoelamiche usate dagli amministratori.

La regione di Kirman - La prima sequenza archeologica ricostruita per la regione riguarda il sito di Tall-i Iblis: il Calcolitico è rappresentato dai periodi I e II (fasi centrali del V millennio a.C.), dal periodo III (fine V- inizi IV millennio a.C.) e dal periodo IV (3900-3000 a.C. ca.). In età calcolitica la collina ospitava una serie di abitazioni piuttosto complesse, con numerose stanze e ambienti di passaggio. Anche se è abbondante l'industria microlitica, la metallurgia appare già molto sviluppata nella seconda metà del V millennio a.C.; l'industria del rame sembra avere carattere domestico. La ceramica delle fasi più antiche è di tipo relativamente grossolano, con abbondanza di dimagranti vegetali; nei periodi II e III raggiungono la massima diffusione le ceramiche color camoscio, talora ingubbiate in rosso, con decorazione dipinta in nero a motivi geometrici. Gli strati della fine del IV millennio contengono le bevelled rim bowls di tradizione mesopotamica. Scavi più recenti condotti sul sito di Tepe Yahya hanno evidenziato una sequenza parallela; come Tall-i Iblis, Tepe Yahya era un centro intensamente coinvolto nello sfruttamento e nella trasformazione di importanti materie prime localmente disponibili, in questo caso della clorite, usata per produrre vasetti e altri oggetti ornamentali (soprattutto fusaiole, elementi di collana, pendenti, figurine zoomorfe). Il Calcolitico è rappresentato dai periodi VIIA-VIIB (5000-4500 a.C. ca.), dai periodi VI-VB (4500-4100 a.C. ca.), dal periodo VA (4100-3900 a.C. ca.). I reperti testimoniano la precocità della vocazione manifatturiera del sito: nel V millennio a.C., oltre alla clorite, si lavoravano a Tepe Yahya l'osso, l'ossidiana, la madreperla, l'agata e la conchiglia marina. Tra il V e il IV millennio a.C. l'architettura sembra evolvere da grandi complessi, formati da gruppi di stanze residenziali e magazzini, a piccole costruzioni individuali di natura domestica. Dopo il 3900 a.C. il sito conosce una fase di abbandono, per essere nuovamente abitato negli ultimi secoli del IV millennio a.C. Ceramiche grossolane sono presenti durante tutto l'arco del Calcolitico, ma divengono più comuni nel periodo VII. Nella seconda metà del V millennio a.C. aumentano le ceramiche di Soghun (ceramiche fini, ingubbiate e/o dipinte in modi e colori diversi, spesso con losanghe, triangoli, linee a zig-zag e motivi zoomorfi); intorno al 4300-4200 a.C. si diffondono le ceramiche di Lapui, non dipinte, ingubbiate in rosso e accuratamente levigate; tra il 4300 e il 3900 a.C. circa entrano in uso ceramiche dipinte in nero su camoscio e nero su rosso, nelle quali predominano motivi quali pannelli con losanghe concentriche o internamente tratteggiate, fasci di linee spezzate a copertura uniforme sul corpo dei vasi. Nel periodo IVC la decorazione dipinta sulla ceramica entra in declino. Insediamenti con sequenze calcolitiche analoghe, ancora non scavati, sono stati individuati anche a Shahdad, sui margini nord-occidentali del deserto del Lut.

L'Iran nord-orientale - I siti del Calcolitico e dell'età del Bronzo di questa regione, che occupa un posto chiave nelle vie carovaniere del commercio est-ovest, vennero clamorosamente alla ribalta agli inizi degli anni Trenta, con la scoperta e la dispersione del "tesoro di Asterabad", antico nome del centro di Gurgan. La scoperta avvenne forse a Turang Tepe, dove i livelli inferiori, esplorati solo in minima parte, risalgono almeno al VI millennio a.C. (periodo IA, con ceramica simile a quella della cultura turkmena di Jeitun). La sequenza di fasi di occupazione successive è associata a ceramiche dipinte in nero su rosso o nero su camoscio, simili alle contemporanee produzioni calcolitiche (periodi IA, IB, IC, dal V agli inizi del IV millennio a.C.), mentre i periodi IIA e IIB accostano alle tradizionali ceramiche dipinte produzioni non figurate, di colore rosso o grigiastro; nel periodo IIB (seconda metà del IV millennio a.C.) predomina una ceramica grigia. Il sito di Shah Tepe, poco più a ovest, contiene livelli calcolitici degli stessi orizzonti cronologici e culturali. Nel sito di Tepe Hissar gli scavi condotti da E. Schmidt agli inizi degli anni Trenta hanno riportato alla luce una porzione significativa dell'area abitata in età calcolitica. Nel periodo I (4500-3500 a.C. ca.) la città era costituita da un fitto reticolo di abitazioni formate da irregolari complessi di stanze in mattoni crudi, percorso da stradine che procedevano a zig-zag. Tra il IV e il III millennio a.C. la città crebbe in estensione, concentrando nel suo interno varie industrie manifatturiere. Mancano in questo centro le ceramiche simili a quelle di Jeitun, rinvenute a Turang Tepe. Le ceramiche di Tepe Hissar I, tra le più belle dell'Iran protostorico, possono essere considerate affini a quelle di Chashma-i Ali e Tepe Siyalk, sul versante occidentale, e a quelle di Kara Depe, nella Turkmenia meridionale. I successivi periodi IIA (3600-3400 a.C. ca.) e IIB (3400-2900 a.C. ca.), corrispondenti alle fasi Tardo Uruk e Gemdet Nasr della Mesopotamia e all'orizzonte protoelamico di Susa, Godin Tepe, Tepe Siyalk, Tall-i Malyan, Tepe Yahya, concludono la locale sequenza calcolitica. La stagione della ceramica dipinta inizia a declinare intorno alla metà del IV millennio a.C.

La fascia pedemontana del Kopet Dagh (Turkmenistan meridionale) - Nella regione che si estende dalle valli settentrionali del Khorasan alle pianure antistanti il Kopet Dagh erano stanziate, durante il Neolitico, tribù che solo in parte avevano adottato l'agricoltura. Sito-guida per il Neolitico è il villaggio stanziale di Jeitun, da cui prende il nome la relativa fase culturale, rappresentata da insediamenti diffusi dalla pianura di Gurgan, nell'Iran nord-orientale, alla fascia pedemontana del Kopet Dagh; si tratta di piccoli villaggi (raramente superiori ad un ettaro) con case in mattoni crudi, irregolarmente addensate ed economicamente autosufficienti. La transizione tra Neolitico ed Eneolitico è rappresentata dalla fase detta di Anau IA, durante la quale si diffusero la metallurgia, l'agricoltura e l'allevamento dei bovini. I siti di Chakmakli Depe e Monjukli Depe, presso l'odierno villaggio di Meana, presentano un'architettura più complessa di quella dei siti di Jeitun, con grandi unità residenziali separate da strade e viottoli. Lo sviluppo dei rapporti con l'Iran e l'Afghanistan è sottolineato dalle prime importazioni di turchesi e lapislazzuli. La sequenza archeologica dell'Eneolitico e dell'età del Bronzo venne stabilita con una serie di saggi stratigrafici sul sito di Namazga Depe (Namazga I - Namazga VI). Nell'Eneolitico antico (5000-4000 a.C. ca.) i villaggi si estesero nella fascia pedemontana del Kopet Dagh, nell'area del delta del Tejen e di Geoksyur (culture dette "di Namazga I"), formando reticoli di piccoli insediamenti, come quelli di Anau, Dashli Depe e Yassy Depe o i siti di Geoksyur (da 0,5 a 1 ha), facenti capo a centri di maggiori dimensioni (Kara Depe, Namazga Depe). In questi insediamenti si concentravano attività artigianali quali la metallurgia, la fabbricazione delle ceramiche, la lavorazione della selce e la produzione di fibre tessili. Gli scavi hanno messo in luce agglomerati di abitazioni separate da strade e, in un caso, da una piazza. Alcune case, decorate da affreschi policromi con motivi che ricordano quelli dei tradizionali tappeti della regione, sono state ritenute possibili "santuari". La ceramica considerata tipica di questo periodo è di colore rosso-giallastro, per lo più non decorata; le decorazioni sono dipinte in nero a motivi geometrici, come triangoli e linee orizzontali. Durante l'Eneolitico medio (4000-3500 a.C. ca., periodo detto di Namazga II) gli studiosi sovietici avevano riconosciuto due grandi aree culturali, da loro interpretate come la manifestazione di due distinti raggruppamenti tribali: un'area centro- occidentale, caratterizzata da una vistosa ceramica policroma su fondo color crema (Anau Nord, Ak Depe, Kara Depe, Yassy Depe, Namazga Depe), e un'area orientale, con una ceramica color camoscio dipinta in bruno sull'imboccatura con linee orizzontali (Altin Depe, Ulug Depe, Ilginli Depe, Geoksyur). Tipica di questo periodo è la ceramica di Yalangach Depe con vasi a larga imboccatura, sottolineata da linee parallele connesse da serie di piccoli triangoli. Nell'oasi di Geoksyur compaiono i primi siti fortificati della regione, ovvero insediamenti protetti da murature esterne continue (Yalangach Depe, Mullali Depe), che includono agli angoli ambienti circolari molto simili a torri, usati tuttavia come abitazioni. In questo periodo inizia la pratica di seppellire i defunti in aree abbandonate dell'insediamento (sito di Kara Depe), pratica che persisterà nel III millennio a.C. La ricchezza di alcune sepolture infantili viene interpretata come indizio di una forte differenziazione sociale ereditaria. Stanze dotate di podi rialzati con tracce di cenere (forse altari), nel centro degli abitati, hanno suggerito inoltre la presenza di ambienti riservati al culto. In questa fase ebbe inizio l'agricoltura irrigua; anche la metallurgia conobbe un forte sviluppo, a giudicare dalle evidenze di lavorazione del rame, del piombo, dell'argento, dell'oro, e con essa anche altre industrie, come quella della lavorazione delle pietre semipreziose, quella della tessitura e quella della lavorazione del cuoio. Nell'Eneolitico tardo (3500-2800 a.C. ca., periodo di Namazga III) le dinamiche del popolamento e dell'organizzazione sociale della regione risentono ormai dello sviluppo delle società complesse nell'altopiano iranico e, indirettamente, di quanto avveniva in Mesopotamia. Gli insediamenti sono ora diffusi dalla fascia pedemontana nel delta del Murghab fino alla Transoxiana (sito di Sarazm). Il popolamento sembra concentrarsi in un numero ridotto di siti di grandi dimensioni, come Altin Depe, Kara Depe, Ulug Depe, Ilginli Depe e Geoksyur I, mentre diversi insediamenti minori vengono abbandonati: un fenomeno di "protourbanizzazione", dunque, che pone le basi per la rivoluzione urbana dell'età del Bronzo. Gli abitati sembrano composti da residenze piuttosto ampie, atte ad ospitare comunità multifamiliari, suddivise in blocchi da reticoli di strade piuttosto strette. Le ricerche a Ilginli Depe indicano la presenza di "santuari", con "altari", possibili resti di sepolture con complesse decorazioni pittoriche alle pareti. Tipiche dell'Eneolitico tardo sono grandi sepolture collettive a tholos in mattone crudo. Si assiste inoltre ad una relativa stabilizzazione della base agraria, favorita anche dallo scavo di canali per l'irrigazione, e all'incipiente domesticazione del cammello. A ovest si produce una ceramica molto simile a quella iranica, esemplificata dalla produzione di Kara Depe, con ricche decorazioni dipinte, mentre a est compare la ceramica nello stile detto "di Geoksyur" (ceramica color camoscio con decorazione dipinta a motivi geometrici), associata a tipi policromi. Queste ceramiche presentano generiche affinità con quelle iraniche dei contemporanei livelli di Tepe Siyalk o dei siti del Khuzistan, forti somiglianze invece con quelle del sito di Sarazm nella valle dello Zerafshan, con quelle del Sistan, nell'Iran orientale, e soprattutto con quelle di Quetta, nel Baluchistan settentrionale. Alcuni motivi decorativi sulle ceramiche sembrano essere anche qui di chiara ispirazione tessile. Continuano a svilupparsi la metallurgia e la lavorazione della pietra, con vasi e statuaria di piccole-medie dimensioni.

La valle dell'Hilmand - M. Tosi ha proposto il nome di civiltà dell'Hilmand per indicare un complesso di insediamenti protostorici disposti lungo il corso del fiume Hilmand e del suo maggiore affluente settentrionale in territorio afghano, l'Arghandab. Per il Calcolitico (5000-3000 a.C. ca.) disponiamo di scavi limitati in pochi centri minori (Said Qala Tepe, Deh Morasi Gundai) e degli scavi estensivi effettuati da J.M. Casal nel sito di Mundigak (Afghanistan). Qui l'abitato calcolitico (periodi I e II) si sviluppa, a partire dalla fine del V millennio a.C. e per lunghi secoli, come un agglomerato di piccole unità domestiche, simili a quelle dei siti settentrionali della cultura di Jeitun. Il periodo III (3100-2900 a.C. ca.) corrisponde agli orizzonti Namazga III del Turkmenistan meridionale e, in senso lato, alla fase mesopotamica di Gemdet Nasr, forse con un ritardo di uno o due secoli. Il periodo a cavallo tra il Calcolitico e la prima età del Bronzo vede anche il sorgere, nel Sistan iranico, dell'abitato di Shahr-i Sokhta: negli strati inferiori (periodo I, fasi 10 e 9) ricompare l'associazione tra sigilli a cilindro di stile mesopotamico, impronte dei sigilli stessi sull'argilla, ceramiche di foggia simile a quelle mesopotamiche di Gemdet Nasr e si trova inoltre una tavoletta con iscrizioni in protoelamitico. I segni distintivi della rivoluzione urbana divengono riconoscibili solamente nel corso del III millennio a.C. (strutture templari o palaziali e un poderoso circuito di mura urbane a Mundigak; grandi strutture monumentali erette intorno al 2500-2400 a.C. a Shahr-i Sokhta).

Il Baluchistan e la valle dell'Indo - In questo vastissimo spazio geografico la definizione "età della Regionalizzazione" è stata proposta, come già si diceva, quale corrispettivo del termine Calcolitico, per indicare l'arco cronologico che va dal 5000 al 2600 a.C., data che segna l'integrazione delle varie culture regionali nell'esperienza urbana della fase harappana. Questa fase è stata dapprima riconosciuta dall'archeologo americano J. Shaffer in una serie di tradizioni culturali indipendenti, cui appartiene l'insieme delle culture del Baluchistan settentrionale (siti di Kili Gul Muhammad e Anjira). In seguito, grazie al lavoro degli archeologi francesi sul sito di Mehrgarh, la cultura dell'alto bacino di Kachi è divenuta il contesto-guida per lo studio del Neolitico e del Calcolitico. Nella valle dell'Indo le culture dell'età della Regionalizzazione includono quella di Sarai Khola, legata alle culture delle valli himalayane, quella di Kot Diji (Sind centrale), di Amri (Sind meridionale), di Balakot (regione costiera del Sind) e dell'Hakra (Bahawalpur), alle quali vanno ora aggiunte le culture, solo recentemente scoperte, del Ravi (a Harappa, nel Panjab) e del Gujarat. Ognuna di queste culture calcolitiche presenta propri stili tecnologici e decorativi nelle ceramiche e in altri comparti della cultura materiale, che in parte sarebbero poi confluiti nei repertori della civiltà dell'Indo. Nella sequenza del sito di Mehrgarh, il Calcolitico corrisponde al periodo III e interessa buona parte del V millennio a.C., sino alla soglia del 3600-3500 a.C.; esso viene considerato contemporaneo agli orizzonti culturali di Namazga I, in particolare a quelli coevi del sito di Kara Depe. Nel corso di questo periodo l'insediamento assume dimensioni pienamente protourbane. Le ceramiche, in buona parte di foggia grossolana agli inizi della sequenza (periodo IIIA), divengono in seguito più fini e compatte. Le prime ceramiche dipinte mostrano semplici motivi geometrici, quindi si sviluppano la policromia (ottenuta grazie a complesse tecniche di ossidazione e riduzione) e un ricco lessico decorativo, con motivi geometrici e animali. Il quadro complessivo delineato dai dati archeologici (evidenze di attività artigianali in diverse aree dell'insediamento, indizi di specializzazione dell'agricoltura e dell'allevamento, sviluppo della lavorazione del rame a scapito di quella litica e dell'osso), può essere interpretato come il risultato di un processo di forte diversificazione della base economica, ma anche del coinvolgimento crescente nella vita del centro di gruppi periferici legati ad attività economiche specializzate. Le fasi finali del Calcolitico (o dell'età della Regionalizzazione) a Mehrgarh sono state comprese nella sequenza dei periodi IV, V, VI e VII. Malgrado diverse incertezze nella cronologia, il periodo IV sembra avere inizio intorno al 3500- 3400 a.C.; il periodo VI è datato intorno al 2900-2700 a.C., il periodo VII tra il 2700 e il 2500 a.C. Le ceramiche, dello stile detto "di Kechi Beg", sono raffinati prodotti con decorazioni dipinte in bianco, nero e rosso, costituite da elaborati motivi geometrici o da elementi zoomorfi e antropomorfi fortemente stilizzati, che talora ricoprono l'intera superficie; successivamente la decorazione dipinta si contrae fino a rappresentare, alla fine del Calcolitico, solo il 10% del totale. L'abitato tende a compattarsi e appare protetto, sul lato meridionale, da un canale artificiale o da un fossato; ai vecchi edifici a compartimenti, di tradizione neolitica, si sostituiscono complessi di abitazioni domestiche con cortili e spazi aperti, provvisti di grandi giare per l'immagazzinamento privato. Le attività artigianali sembrano ora in minore evidenza, mentre diverse innovazioni nella cultura materiale sembrano indicare nuovi livelli di complessità sociale e politica. Meno chiaro appare invece, rispetto a quanto si è verificato nelle regioni occidentali, lo sviluppo dell'architettura monumentale: la prima struttura monumentale di Mehrgarh è infatti una grande piattaforma in mattoni crudi, con funzione sconosciuta, che sorgeva al centro dell'insediamento del periodo VII. Il sito di Nausharo, presso Mehrgarh, mostra una sequenza che, dalla fine del Calcolitico, assume gradualmente le modalità di occupazione e le forme di cultura materiale della civiltà dell'Indo. L'insieme delle culture regionali, tra il 3300 e il 2600 a.C., si espande nelle alture e nelle valli del Baluchistan e dell'Afghanistan, nel bacino settentrionale dell'Indo e lungo il corso del fiume Sarasvati, nel Sind, nelle isole del Kutch e nel Gujarat; ciascuna di esse esplora sistematicamente le potenzialità economiche di un territorio ecologicamente diversificato, integrando gradualmente i mondi dei cacciatori delle giungle e dei pescatori costieri, dei pastori nomadi, dei cercatori di metalli e di pietre semipreziose, dei mercanti, degli specialisti in conoscenze esoteriche e pratiche rituali in un unico, vasto complesso culturale. Nell'arco cronologico coperto dal Calcolitico si assiste inoltre all'espansione e alla sistematizzazione delle reti commerciali, allo sviluppo del trasporto su ruote e per via fluviale (mentre l'uso del cammello sembra rimanere confinato a lungo nelle regioni centroasiatiche) e al decollo di tecniche sempre più sofisticate nelle industrie degli ornamenti e dei simboli di status riservati alle élites. Le ceramiche dipinte tendono a scomparire, o si limitano a pochi tipi canonici; l'uso del tornio si diffonde a partire da forme chiuse di piccole dimensioni. Gli scavi iniziati verso la fine degli anni Novanta nella parte settentrionale della "cittadella" di Harappa hanno messo in luce 5-6 m di stratificazioni archeologiche indisturbate, che mostrano in una sequenza continua e completa la graduale trasformazione della cultura del Ravi nelle prime forme locali dell'età dell'Integrazione. I dati raccolti, che coprono l'arco temporale compreso tra il 3300 e il 2600 a.C., discreditano il vecchio luogo comune secondo il quale la fase harappana (ossia gli sviluppi dell'età dell'Integrazione: 2600-1900 a.C. ca.) sarebbe emersa improvvisamente, già completamente formata, intorno alla metà del III millennio a.C. Grazie agli scavi americani a Harappa, sappiamo oggi che i primi caratteri riconoscibili della scrittura protoindiana sono incisi su ceramiche datate intorno al 3300 a.C.: anche in questa parte del mondo l'invenzione della scrittura, collocandosi a ridosso della data attribuita alle prime tavolette mesopotamiche del periodo Uruk, appare dunque come il frutto di sviluppi tardocalcolitici. Nella prima metà del III millennio a.C. i principali centri delle culture regionali si cingono di delimitazioni perimetrali (sia per scopi di difesa sia come precauzione contro le piene fluviali), spesso tramite l'erezione di monumentali piattaforme in mattone crudo, risultato di imponenti sforzi collettivi; vengono realizzati i primi impianti idraulici interni; gli insediamenti sono a volte suddivisi intenzionalmente in zone recintate, segregate, anche se non vi sono indizi di attività belliche o di coercizione armata. In diversi siti, su ceramica o figurine, compare, elusiva, l'immagine di una divinità maschile dotata di ampie corna di bufalo, segno forse di una prima vasta operazione di integrazione ideologica, che sarà pienamente compiuta solo durante la successiva età dell'Integrazione.

Bibliografia

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