MUONI, Damiano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 77 (2012)

MUONI, Damiano

Mauro Moretti

– Nacque ad Antegnate, oggi in provincia di Bergamo, il 14 agosto 1820 da Gian Pietro e da Giuseppina Torriani di Mendrisio.

Della famiglia materna, come di quella paterna, sarebbe divenuto storico (Cenno genealogico sulla famiglia Torriani da Mendrisio, Milano 1866, 2a ed. accresciuta Bellinzona 1884), nel quadro di quell’interesse per l’illustrazione genealogica che fu fra le caratteristiche più marcate della sua produzione storiografica. Il padre, giureconsulto, di cospicua famiglia, aveva avuto, come Muoni scrisse nell’Autobiografia (edita postuma, in E. Seletti, 1894, pp. 41-66), 19 figli da tre matrimoni; nel 1825, dopo la sua scomparsa, la famiglia si trasferì a Milano.

Di salute cagionevole, frequentò il collegio Longone di Milano, dedicandosi poi, anche seguendo corsi privati, agli studi legali, e conseguendo nel 1841 la licenza in diritto presso l’Università di Pavia. Non era però quella la sua vocazione: «quantunque moralmente inclinevole ai precetti del dovere, la versatile, capricciosa fantasia lo portò spesso a cercare e preferire cose ed occupazioni diverse da quelle, in cui veniva superiormente indirizzato» (Autobiografia, p. 43). Accostò dunque all’alunnato nell’amministrazione milanese (svolto dal 1842) vari tentativi letterari e artistici; e da queste inclinazioni trasse origine la sua passione per il collezionismo.

Partecipò molto attivamente alle Cinque giornate di Milano e fu amico di Luciano Manara, che commemorò nel 1873, pubblicandone anche una rilevante lettera del febbraio 1849 (Inaugurazione ad Antignate del monumento a Luciano Manara, ibid. 1873). Nell’agosto 1848 lasciò Milano per il Piemonte e poi per il Canton Ticino, dove si erano recati anche i suoi familiari. Rientrato a Milano alla fine del 1849 fu riammesso l’anno seguente in ufficio, ma solo nel 1857 ottenne la promozione a vicesegretario della luogotenenza lombarda.

In seguito lavorò attorno alla documentazione e alle memorie del ’48 milanese: nel 1875 collaborò con l’associazione dei veterani nella raccolta di fondi per la realizzazione di un monumento a Milano; pubblicò poi Le Cinque giornate di Milano. Saggio bibliografico (ibid. 1878) e nel 1885 fu insignito dal sindaco di Milano della medaglia commemorativa coniata per i reduci. Negli stessi anni si occupò direttamente della prima organizzazione museale del Risorgimento, fra l’esposizione di Torino del 1884 e la successiva costituzione, nel 1885, del museo del Risorgimento di Milano, e di fonti risorgimentali, seguendo l’acquisizione da parte del Comune di Milano delle carte di Agostino Bertani e dell’archivio del governo provvisorio del 1848.

Gli esordi come scrittore sono piuttosto singolari rispetto al resto della sua carriera. Curando l’edizione de L’Operaio, almanacco d’Italia (ibid. 1850-51), accostò a brevi saggi agronomici, di igiene ed economia domestica e di materia tributaria pagine dedicate alle scienze occulte, all’interpretazione dei sogni e al magnetismo animale. Su questo terreno – la larga ripresa, nei decenni centrali dell’Ottocento, del mesmerismo, con l’accento ormai posto sui fenomeni ipnotici, spettacolarizzati da pubbliche esibizioni di magnetisti, estatiche e sonnambule, ben presenti nella letteratura dell’epoca, da Edgar Allan Poe a Honoré de Balzac, e presi in preoccupata considerazione nel 1856 dal S. Uffizio – si impegnò molto, avviando esperimenti e pubblicando un saggio, Elementi di magnetismo animale. Lezione popolare (ibid. 1850), del quale avrebbe vantato a ragione una relativa originalità, in quel momento, in Italia (ma era stato preceduto, per esempio, da Sulla storia teorica e pratica del magnetismo animale di Lisimaco Verati, Firenze 1845-46), ricordandone anche il successo di vendite e senza tacere delle reazioni negative provocate. In effetti contro Muoni presero posizione importanti ambienti intellettuali lombardi, dal Crepuscolo di Carlo Tenca (I [1850], 24 novembre) alla Gazzetta medica di Milano, redatta da Bertani, dove il dottor Federico Castiglioni insisteva sugli «spropositi, di cui vanno soverchiamente impastojate quelle povere paginette», e concludeva dichiarando «praesentibus et futuris quanto segue: Il libro testé citato del signor Damiano Muoni è un informe panegirico del magnetismo animale [...] senza insomma un pocolino di pregio, che lo renda tollerabile come libro d’istruzione e tanto meno poi d’istruzione popolare» (s. III, 1 [1850], p. 352). L’Autobiografia contiene solo un oscuro accenno alle ragioni che allontanarono Muoni da questi studi.

La sua successiva attività pubblicistica e scientifica si svolse nel campo dell’erudizione storica e storico-artistica, con alcuni scritti e discorsi su questioni politiche e civili. I primi contributi eruditi, legati anche alla sfera del collezionismo – raccolse «alcune centinaja di codici manoscritti, migliaja di autografi e di ritratti di personaggi di famiglie precipue e sovrane, di celebrità in ogni ordine dello scibile» e «libri ricercatissimi per l’edizione e la sostanza» (Autobiografia, p. 51) – apparvero negli anni Cinquanta (Governatori, luogotenenti e capitani generali dello Stato di Milano dall’anno 1499 all’anno 1848, Milano 1859).

Poi fu di nuovo per breve tempo coinvolto nella politica. Su indicazione di Cesare Correnti fece parte dal giugno al settembre 1859, come applicato di segreteria, del gabinetto del governatore generale della Lombardia Paolo Onorato Vigliani. L’incarico non determinò una svolta nella sua carriera e fu in seguito promosso segretario di prima classe (maggio 1864), più tardi impiegato nell’amministrazione archivistica e nominato archivista di Stato (1875). Rimase in servizio, senza grande soddisfazione, fino al pensionamento volontario nel settembre 1880. Dell’archivio milanese si fece comunque storico, anche se con un singolare accostamento fra quelle carte e le proprie collezioni private (Archivi di Stato in Milano. Prefetti o direttori 1468-1874. Note sull’origine, formazione e concentramento di questi ed altri simili Istituti, con un nuovo cenno sulle collezioni dell’Autore, ibid. 1874).

Negli anni Sessanta intervenne nel dibattito politico, prendendo una decisa posizione avversa alla pena di morte (Considerazioni storico-filosofiche sulla pena capitale, ibid. 1862), nota e discussa anche all’estero, e al duello (Il duello, appunti storici e morali, ibid. 1865); in questa prospettiva etico-politica va collocato il discorso del 1873 su Henry Richard, l’antischiavista e pacifista sostenitore dell’arbitrato internazionale (Enrico Richard o l’Apostolo della pace, ibid. 1874). Grazie a questi contributi, nel 1880 venne nominato membro dell’American philosophical society. Ai numerosi riconoscimenti internazionali, che compensavano una certa marginalità nel panorama storiografico italiano – fu tuttavia fra i fondatori della Società storica lombarda, oltre che presidente dell’Accademia fisio-medico-statistica di Milano dal 1870 al 1880 – si mostrò assai sensibile, elencandoli dettagliatamente.

Genealogista apprezzato, al punto da essere premiato all’Esposizione internazionale di araldica, genealogia e sfragistica di Berlino del 1882, esperto di numismatica, attento alla conservazione del patrimonio storico-monumentale (Archi di Porta Nuova in Milano, ibid. 1869), cultore di storia dell’arte e della musica (Libretti di melodrammi e balli, ibid. 1881; Gli Antignati organari insigni e serie di maestri di cappella del duomo di Milano, ibid. 1883, ristampa anastatica Bologna 1969, apparso anche nell’Archivio storico lombardo, s. 1, X,2 [giugno 1883], pp. 187-221), fu soprattutto storico della sua regione di origine, anche se uno dei suoi scritti più noti fu dedicato all’impresa tunisina di Carlo V (Tunisi, spedizione di Carlo V imperatore, 30 maggio - 17 agosto 1535. Cenni, documenti, regesti, Milano 1876; riproduzione digitale, BiblioBazaar 2010).

Tipico della storiografia di Muoni (esemplari, da questo punto di vista, due fra i suoi lavori più rilevanti, Melzo e Gorgonzola e loro dintorni, studi storici con documenti e note, Milano 1868; L’antico Stato di Romano di Lombardia ed altri Comuni dell’odierno suo Mandamento. Cenni storici, note, documenti e regesti, ibid. 1871; riproduzione digitale, Kessinger 2010) fu un andamento evocativo e al tempo stesso descrittivo, che alla ricostruzione minuta di un passato spesso ripercorso per vicende biografiche e familiari – e con un notevole cumulo di riproduzioni documentarie – univa una certa attenzione per i dati materiali del territorio, dalle acque all’agricoltura, e per la situazione economica e produttiva trascorsa e presente, oltre che per una tradizione condensata in monumenti ed epigrafi (egli stesso fu appassionato attore del processo contemporaneo di monumentalizzazione). Non mancavano, inframezzate al discorso storico, le considerazioni politiche e morali, ispirate da un robusto sentimento nazionale – caratteristica, in un saggio del 1863 sulla Rezia, la rivendicazione delle glorie di Legnano «per giusta soddisfazione di coloro, i quali giunsero non ha guari ad emularle» (Nozioni sulla Rezia dalle origini alle Tre Leghe, Milano 1863, p. 25) – e a una certa preoccupazione sociale. Non stupisce che alla storiografia di Muoni prestassero una certa attenzione personaggi come Gabriele Rosa (in Archivio storico italiano, s. 3,  XII, [1871], 1, pp. 545-547), mentre altri giudizi di contemporanei furono meno benevoli.

Morì a Milano il 22 febbraio 1894.

Fonti e Bibl.: Nell'Autobiografia (pp. 61-62) fornisce una nutrita lista di corrispondenti, storici e archivisti, da Michele Amari a Francesco Bonaini e Cesare Guasti, ma anche, conformemente ai propri interessi, naturalisti e scienziati, da Antonio Stoppani a Cesare Lombroso. Due lettere di Muoni si trovano in Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Carteggio De Gubernatis. Sparse tracce documentarie edite, fra le quali, per es., la lettera a Carducci del 19 settembre 1873, in Edizione nazionale delle opere di Giosue Carducci. Lettere, VIII, 1872-73, Bologna 1942, p. 379. È molto ben documentata la vicenda della dispersione delle collezioni di Muoni: si veda soprattutto F. Novati, La vendita della Collezione M., in Archivio storico lombardo, s. 4, IX (1908), pp. 172-177. Una fondamentale bibliografia commentata e postillata, con l’aggiunta di un elenco di lavori inediti, in Opere pubblicate dal Cav. Uff. Damiano Muoni (1850-1885), Milano s.d., poi anche in E. Seletti, D. M. nato in Antignate il 14 agosto 1820 morto in Milano il 22 febbraio 1894, Milano 1894, pp. 67-82. Si veda poi E. Seletti, D. M., in Archivio storico lombardo, s. 3, I (1894), pp. 533-541; C. Frati, Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e dei bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX, a cura di A. Sorbelli, Firenze 1934, pp. 390 s.; A.R. Natale, L’Archivio di Stato di Milano: manuale storico-archivistico, Milano 1976, p. 66; C. Moos, Intorno ai volontari lombardi del 1848, in Il Risorgimento, XXXVI (1984), pp. 113-159, in paticolare p. 115; N. Raponi, La Società storica lombarda e i suoi soci (1873-1899), in Milano fin de siècle e il caso Bagatti Valsecchi. Memoria e progetto per la metropoli italiana, a cura di C. Mozzarelli - R. Pavoni, Milano 1991, pp. 33-46, in particolare pp. 34-36, 42 s.

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