DAN

Enciclopedia Italiana (1931)

DAN (ebr. \ebraico\; i Settanta: Δὰν)

Tommaso Piatti

Quinto tra i figli del patriarca Giacobbe e primogenito di Bala, ancella di Rachele (Genesi, XXX, 6; XXXV, 25). Di lui la Bibbia non reca notizie particolari. È noto come eponimo di una tra le dodici tribù d'Israele che non figura collettivamente per fatti notevoli nella storia ebraica. Dopo l'esodo dall'Egitto, nel censimento fatto presso il Sinai, la tribù di Dan appare come la seconda per importanza numerica (Numeri, I, 30): vengono infatti altribuiti ad essa 62.700 uomini adatti alle armi contro i 74.600 attribuiti a Giuda (Numeri, I, 27).

Piuttosto esiguo rispetto all'importanza numerica della tribù fu il territorio assegnato a Dan nella conquista di Canaan (Giosuè, XIX, 40-46) di cui del resto vengono segnati i limiti solo indirettamente; a settentrione i confini sono determinati dal territorio di Efraim (Gios., XVI, 3), a oriente da quello di Beniamino (XVIII, 4), a mezzogiorno da quello di Giuda (XV, 9, segg.). A occidente era assegnata a Dan tutta la corrispondente pianura fino al mare, pianura celebrata in ogni tempo per la sua fertilità (cfr. Stanley, Sinai and Palestine, p. 258) e denominata Sefela tra Giaffa e Lidda, e pianura di Saron al di sopra di Giaffa. Questa città, col suo porto naturale anche se non molto felice, era tuttavia della massima importanza per le relazioni commerciali per mare e per terra. Da Giaffa si diramavano e si diramano anche oggi le strade più importanti per la Palestina meridionale, e la ferrovia odierna che va da Giaffa a Gerusalemme ed è la principale arteria della regione, traversa per mezzo l'antico territorio di Dan.

Sennonché è incerto se i Daniti abbiano mai potuto raggiungere effettivamente sino al mare i confini loro assegnati. Un'indicazione positiva in tale senso è il rimprovero rivolto ai Daniti nel cantico di Debora, di non essersi mossi all'appello di guerra contro l'oppressore "per attendere alle loro navi" (Giudici, V, 17). Ma l'allusione viene intesa in vario senso. In ogni caso il possesso dei Daniti sulla regione marittima fu precario e di poca durata: gli Amorrei li scacciarono presto dalla pianura serrandoli contro le montagne di Efraim e di Giuda (Giudici, 34 segg.). Più tardi gli Amorrei furono resi tributarî, ma non soggiogati, da Efraim e Manasse (Giudici, I, 35); agli Amorrei successero i Filistei, non disturbati se non episodicamente dalle famose imprese di Sansone, che era un Danita. Le sue incursioni muovono infatti dagli "accampamenti di Dan" sulle montagne: punto di partenza, ma anche di ritorno (Giud., XIII, 25; XIV,1-19; XVI, 4-31).

L'angustia dei confini e le pressioni continue dei nemici indussero i Daniti, a quanto pare già molto diminuiti di numero e forse dispersi in parte fra le tribù contigue, a cercarsi un nuovo territorio nella parte più settentrionale della Palestina (Giud., XVIII, 1-31). Essi vi occuparono con un'incursione improvvisa a mano armata la città di Lais, sul territorio e nel retroterra di Sidone, e vi si stabilirono, dando il loro nome alla città e alla regione (II Re [Samuele], XXIV, 6). Da allora venne in uso l'espressione biblica "da Dan fino a Bersabea" come indicazione geografica riassuntiva del territorio d'Israele nei suoi due limiti estremi.

Si trova ancora due volte il nome di Dan nell'elenco delle tribù all'epoca di Davide nel primo libro delle Cronache (XII, 35 e XXVII 32). Da allora in poi la tribù sembra estinta: di essa come tale non vi è più cenno e il nome viene usato solo come indicazione della città. Così il nome della tribù esula del tutto dalle genealogie riferite in Cron., II-XII; è accennata probabilmente solo come ricordo storico e simbolico in Ezechiele, XLVIII,1,2,32; viene taciuta del tutto nell'elenco delle tribù in Apocalisse, VII, 5-8.

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