BOVET, Daniel

Dizionario Biografico degli Italiani (2012)

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BOVET, Daniel

Giorgio Bignami

Nacque a Neuchâtel (Svizzera) il 23 marzo 1907, figlio di Pierre, docente di filosofia presso l'Università di Neuchâtel, e di Amy Babut.

La famiglia, di elevato profilo socio-culturale, era imparentata con altre importanti famiglie del mondo protestante franco-svizzero, come quella in cui nacque poco dopo, nel 1910, il futuro premio Nobel (1965) per la fisiologia o la medicina Jacques Monod, che fu collega di Bovet all'Istituto Pasteur di Parigi e poi direttore dell'Istituto stesso sino alla morte, nel 1976.

Il padre di Bovet era un noto psicopedagogista, che insieme a Edouard Claparède fondò a Ginevra l'Institut Jean-Jacques Rousseau, centro di ricerca di psicologia infantile, nel cui ambito fu istituito il Bureau International d'Education. Tale precedente familiare era destinato a radicare in Bovet quella vocazione per lo studio del sistema nervoso e del comportamento che si sarebbe pienamente dispiegata negli ultimi decenni della sua attività scientifica e didattica.

La formazione

All'Università di Ginevra Bovet si diplomò nel 1927 in scienze biologiche e conseguì nel 1929 il dottorato in scienze naturali con una tesi in zoologia e anatomia comparata. Nello stesso anno entrò all'Istituto Pasteur a Parigi, nei laboratori di chimica terapeutica diretti da Ernest Fourneau. Qui lavorò dapprima con i vari gradi di assistente (1929-39), poi come capo di laboratorio (1940-47), e incontrò la sua futura collaboratrice e moglie Filomena Nitti, figlia dello statista Francesco Saverio, in esilio a Parigi a causa delle persecuzioni fasciste e dalla quale nel 1939 avrebbe avuto il figlio Daniel-Pierre. Nei primi anni Trenta, collaborando con Filomena, con il fratello di lei, il brillante microbiologo Federico Nitti, e con il chimico Jacques Tréfouël, stabilì che il principio attivo del primo antibatterico efficace – la sulfamidocrisoidina (Prontosil rosso), per la cui messa a punto il chimico farmaceutico tedesco Gerhard Domagk avrebbe ricevuto il premio Nobel per la fisiologia o la medicina nel 1939 – era la p-aminobenzensulfonamide, dando così il via allo sviluppo dei sulfamidici.

Negli stessi anni sviluppò il suo innovativo lavoro in diversi campi della chimica terapeutica, in particolare con la messa a punto dei primi curari di sintesi, dei primi antistaminici e di vari farmaci del sistema nervoso vegetativo. Negli anni di rallentamento e di frequente sospensione dell'atttività di ricerca durante l'occupazione tedesca (1940-44), i coniugi Bovet lavorarono assiduamente alla compilazione della loro fondamentale monografia sui farmaci del sistema nervoso vegetativo.

Verso il Nobel 'in singolo'

Dopo la fine della guerra, in base a un precedente accordo di Bovet con la moglie e i familiari di lei – accordo che prevedeva, qualora possibile, il trasferimento in Italia per contribuire alla ripresa postbellica delle attività di ricerca biomedica – i Bovet accettarono l'invito del direttore dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) in Roma, Domenico Marotta (significativa la commemorazione di Marotta svolta da Bovet nel 1975). Nel 1948 fu così fondato nell'ISS un nuovo laboratorio di chimica terapeutica, affidato alla direzione di Bovet previa l'acquisizione della cittadinanza italiana. Anno dopo anno il laboratorio si sviluppò sino a raggiungere dimensioni notevoli, secondo il modello di quello parigino diretto da Fourneau, ovvero con un indirizzo interdisciplinare grazie al quale chimici del farmaco, biochimici, biologi e medici lavoravano in stretto contatto tra loro alle filiere di nuove serie di farmaci.

Rispetto al progetto originario, rimase inizialmente orfano il settore degli antibatterici, che doveva essere affidato a Federico Nitti; ma questi morì nel 1947 di una forma di tubercolosi fulminante, a seguito di un contagio accidentale nel laboratorio dell'Istituto Pasteur con un ceppo del bacillo di Koch particolarmente virulento. La lacuna fu poco dopo colmata grazie all'invito di Marotta a Ernst Boris Chain, premio Nobel 1945 per la fisiologia o la medicina (insieme ad Alexander Fleming e Howard Florey) per il suo fondamentale contributo alla scoperta della penicillina (la sua commemorazione fu svolta da Bovet nel 1980). Ciò consentì la messa a punto di originali metodi di fermentazione finalizzati allo sviluppo sia di nuovi antibiotici sia di altri farmaci, poi la costruzione di una grande e moderna fabbrica di penicillina.

La coesistenza delle équipe di crescente consistenza e diversificazione guidate da Bovet e da Chain, così come la complementarietà dei loro obiettivi di ricerca e sviluppo, proiettò l'ISS in primo piano sulla scena scientifica biomedica internazionale. Questo diede avvio a un incessante 'pellegrinaggio' sia di ricercatori ospiti sia di visitatori, spesso in folte delegazioni di diversi paesi che si soffermavano sullo studio delle innovazioni messe a punto nell'Istituto.

Negli anni di lavoro nell'ISS (1947-64) Bovet guidò una importante serie di ricerche che dai campi originari (per esempio i curari) si estesero alla fisio-farmacologia del sistema nervoso centrale e del comportamento. Nel 1957 Bovet fu insignito del premio Nobel per la fisiologia o la medicina: 'in singolo' e con una significativa motivazione che si riferiva «alle scoperte relative ai prodotti sintetici che bloccano gli effetti di certe sostanze formate nel corpo e agenti su di esso, in particolare sui vasi sanguigni e sui muscoli striati».

L'insegnamento universitario

Nei primi anni Sessanta la situazione nell'ISS si andò rapidamente deteriorando sia per problemi interni, derivanti soprattutto dagli aspri scontri sulla successione di Marotta (alla fine toccata all'accademico Giordano Giacomello, a danno degli aspiranti interni), sia a causa di una serie di duri attacchi a diverse istituzioni di ricerca e sviluppo sferrati da un ampio arco di parti politiche, nel quadro del tormentato avvio dell'esperienza governativa del centro-sinistra. Questi attacchi furono almeno in parte innescati dietro la spinta di potentati economici e industriali i quali consideravano il lavoro svolto in queste istituzioni in contrasto con i loro interessi (Pivato 2011). Per esempio, il 'nucleare italiano' del Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare (CNEN) di Felice Ippolito infastidiva sia il neonato Ente Nazionale per l'Energia elettrica (ENEL) nazionalizzato, sia i monopoli statunitensi del nucleare civile. L'elettronica e l'informatica avanzata dell'Olivetti, inoltre, intralciavano i progetti delle aziende leader statunitensi fortemente sostenute e finanziate dal Pentagono. Nel caso dell'ISS, gli scontri di potere interni furono verosimilmente inaspriti da interventi sotterranei di quelle multinazionali del farmaco che mal tolleravano la concorrenza di un grande e qualificato centro pubblico di ricerca farmacologica avanzata e di produzione di antibiotici su vasta scala: un'iniziativa unica su scala mondiale, forte potenziale modello da imitare da parte di altri paesi.

In questo quadro sia i coniugi Bovet sia Chain furono presi di mira, anche con tecniche di linciaggio morale politico-mediatico, in quanto principali protagonisti degli sviluppi innovativi avviati sotto la direzione di Marotta, collocato a riposo nel 1961. Crescendo le difficoltà, Bovet, entrato nella terna dei vincitori del concorso universitario per farmacologi medici del 1964 (e questo, malgrado forti opposizioni corporative e politiche documentate in un suo Diario universitario segreto conservato tra le sue carte), ottenne la cattedra di farmacologia all'Università di Sassari. Qui, dopo un anno di lavoro negli Stati Uniti come ospite della University of California a Los Angeles, continuò, con assiduo impegno, la sua attività di ricerca soprattutto nel campo della psicobiologia e psicofarmacologia, in particolare nel settore della genetica del comportamento e della farmacologia dell'apprendimento e della memoria. Nel 1969 tornò a Roma per dirigere il nuovo Istituto di psicobiologia e psicofarmacologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e nel 1971 inaugurò un nuovo insegnamento di psicobiologia presso la facoltà di scienze dell'Università di Roma La Sapienza. Lasciati per raggiunti limiti d'età il CNR, nel 1977, e l'Università, nel 1982, sino alla morte rimase attivo in vari campi, innanzi tutto quello della ricerca storica sugli sviluppi della chimica terapeutica nel XX secolo.

Lo scrittore e divulgatore scientifico

Risalendo con un rigoroso e sistematico lavoro a molte fonti primarie in diversi paesi, pubblicò il volume sui sulfamidici, poi avviò un lavoro preparatorio per ulteriori monografie sugli antistaminici e sui curari, che tuttavia non poté completare. Inoltre si impegnò in attività culturali e scientifico-politiche, come quelle dell'Associazione dei medici contro la guerra, della quale fu presidente per l'Italia. Si dedicò con competenza e passione alla divulgazione scientifica e all'analisi critica delle politiche scientifiche, pubblicando molti articoli su quotidiani e riviste. Convinto illuminista, con una profonda conoscenza degli autori protagonisti di questo indirizzo sin dalle sue origini, capace di andare incontro con profonda umanità ai problemi delle persone che lavoravano con lui e ad altri interlocutori, su alcune questioni rimase sino all'ultimo forse eccessivamente intransigente: mal tollerava le analisi dei processi scientifici a orientamento sociologico, soprattutto quelle di stampo relativistico, postmoderno, decostruzionista; ripetutamente sferrava duri attacchi contro gli ambientalisti, le cui posizioni giudicava per lo più antiscientifiche e pericolose per il progresso della scienza e del genere umano.

Morì a Roma l'8 aprile 1992.

La fama internazionale

I riconoscimenti che aveva ottenuto a livello planetario furono numerosi e di alto profilo, dalla cooptazione nella Académie des Sciences, nell'Accademia Nazionale dei Lincei e nell'Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, alle lauree honoris causa. Una di queste fu, in piena guerra fredda, una lucida e coraggiosa anticipazione del 'disgelo' che sarebbe venuto solo molto tempo dopo: nel corso del Congresso internazionale di farmacologia a Praga nel 1963, con folta partecipazione di ricercatori di tutti i paesi, l'Università Carolina conferì la laurea honoris causa a Bovet e a due noti farmacologi cittadini dei paesi leader degli opposti schieramenti geopolitici, lo statunitense Carl Schmidt e il sovietico Sergej V. Anichkov. Schmidt e Anichkov concordemente delegarono a Bovet il discorso di accettazione e ringraziamento alle autorità accademiche, una lettura nella quale Bovet svolse una lucida e documentata analisi del ruolo della ricerca scientifica nel superamento delle divisioni tra popoli e paesi, all'insegna della fattiva collaborazione e dell'umana solidarietà.

Opere

La bibliografia completa di Bovet e dei collaboratori in Ricordo di D. B., a cura di G. Bignami, in Annali dell'Istituto Superiore di Sanità, XXIX, 1993, suppl. 1, pp. 76-104. Si segnalano: Structure et activité pharmacodynamique des médicaments du système nerveux végétatif. Adrénaline acétylcholine histamine et leurs antagonistes, Bâle 1948 (in collab. con F. Bovet Nitti); Relations d'isostérie et phénomènes compétitifs dans le domaine des médicaments du système nerveux végétatif et dans celui de la transmission neuromusculaire, in Les Prix Nobel en 1957, pp. 134-161, Stockholm 1958; Curare and curare-like agents, a cura di D. Bovet - F. Bovet Nitti - G.B. Marini Bettòlo, Amsterdam 1959; Attuali orientamenti della ricerca sull'apprendimento e la memoria. Atti del convegno internazionale … Sassari e Roma …1967, a cura di D. Bovet - F. Bovet Nitti - A. Oliverio, Roma 1968; Genetic aspects of learning and memory in mice, in Science, CLXIII, 1969, pp. 139-149 (in collab. con F. Bovet Nitti - A. Oliverio); Domenico Marotta, Roma 1975 (discorso commemorativo all'Accademia dei Lincei, in Celebrazioni Lincee, n. 91, Roma 1975); Ernst Boris Chain (1906-1979), in Rendiconti dell'Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL. Memorie di Scienze Fisiche e Naturali, IV, 1979-80, 4, pp. 27-40; Vittoria sui microbi. Storia di una scoperta, Torino 1991 (ed. orig. Une chimie qui guérit. Histoire de la découverte des sulfamides, Paris 1988).

Fonti e Bibliografia

Per sua espressa volontà, le carte di Bovet furono depositate, tra il 1989 e il 1996, presso l'Istituto Pasteur, a Parigi; per l'inventario vedi Inventaire du fonds d'archives.

Daniel Bovet (1907-1992), Paris s.d. (ma 1998); molte informazioni su Bovet si trovano nel curriculum a stampa da lui presentato per il concorso universitario, Notizie sull'operosità scientifica e elenco delle pubblicazioni, Roma 1963; Ricordo di D. B., a cura di G. Bignami … cit., pp. 1-75;  I Laboratori di chimica terapeutica, a cura di G. Bignami - A. Carpi De Resmini, Roma 2005; M. Pivato, Il miracolo scippato. Le quattro occasioni sprecate della scienza italiana negli anni sessanta, Roma 2011, ad ind. (recensione di G. Bignami in Annali dell'Istituto Superiore di Sanità, IIL [2012],1, pp. 112-114).

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