Dannoso

Enciclopedia Dantesca (1970)

dannoso

Beatrice Guidi

È " ciò che arreca danno, rovina irreparabile ", ed è detto da Ciacco della colpa de la gola (If VI 53) " quia istud vicium damnificat et vastat personam susbstantiam et famam " (Benvenuto); nello stesso senso, in XI 36 Morte... e ferute... / nel prossimo si danno, e nel suo avere / ruine, incendi e tollette dannose, " exstorsiones violentae et rapinae " (Benvenuto); Nel Convivio ha sempre significato etico: in II VIII 8 è detto della bestialità intellettuale di chi nega l'immortalità dell'anima: intra tutte le bestialitadi quella è ... dannosissima, chi crede dopo questa vita non essere altra vita; in IV I 6, a proposito dell'errata valutazione della bontà umana che, ingenerata in noi, si chiama nobiltà, D. asserisce che tale errore procura danno sia a chi lo afferma che a chi lo combatte (e cfr. XVI 1); in II 8 è detto a proposito del cattivo oratore: E però lo tempo è da provedere, sì per colui che parla come per colui che dee udire; ché, se 'l parladore è mal disposto, più volte sono le sue parole dannose; in IV XI 4 è detto delle ricchezze, che (cfr. § 5) considerate in sé stesse non sono un male, ma se considerate in rapporto al loro possesso da parte dell'uomo possono divenire fonte di danno: Puotesi brevemente la loro imperfezione in tre cose vedere... terziamente, ne la dannosa loro possessione (per i riferimenti a Seneca, cfr. Busnelli-Vandelli, ad l.; cfr. inoltre Orazio Sat. I I 76-78 " An vigilare metu exanimem, noctesque diesque / formidare malos fures, incendia, servos, / ne te compilent fugientes, hoc iuvat? "); similmente in XIII 10 (2 volte).