LIVINGSTONE, David

Enciclopedia Italiana (1934)

LIVINGSTONE, David

Attilio Mori

Missionario ed esploratore scozzese, altamente benemerito della conoscenza e dell'incivilimento dell'Africa. Nato a Blanthyre presso Glasgow il 19 marzo 1813 da umile famiglia, dovette, fanciullo ancora, impiegarsi come operaio in una filatura di cotone. Da solo dunque compì la sua prima educazione; ma presto, affermatosi per ingegno e applicazione allo studio, poté entrare nell'"Anderson College", di Glasgow e compiervi gli studî di filologia, di teologia e di medicina, nella quale si addottorò nel 1840. La sua vocazione lo portava alle missioni religiose e sino dal 1838 ne era stata accolta la domanda, avanzata alla Società missionaria di Londra, per essere inviato in Cina. Lo scoppio della guerra dell'oppio l'obbligò, a malincuore, a cambiare destinazione e nel dicembre 1840 partì alla volta dell'Africa Australe, per aggregarsi alla missione che Robert Moffat aveva stabilito da varî anni nel paese dei Beciuana. Recatosi al Capo e di là nella baia Algoa, attraverso l'Orange e il territorio dei Griqua raggiunse il 31 luglio 1841 Kuruman, sede della missione, iniziandovi subito il suo apostolato e la ricognizione dei paesi adiacenti, allora ancora inesplorati, che per 8 anni percorse in vario senso, spingendosi oltre al Tropico del Capricorno sino a Shoshong. In alcuni di questi viaggi, che lo portarono a riconoscere per primo il deserto di Kalahari e alla scoperta del lago Ngami, egli ebbe per compagna la moglie Maria Moffat, figlia del missionario, con la quale si era unito sino dal 1844 e dalla quale ebbe 4 figli; essa gli fu sempre di ausilio prezioso anche nell'apostolato e nell'educazione degl'indigeni. La necessità di curare l'allevamento dei figli e la salute delicata della moglie indussero il Livingstone, sempre più attratto dalla bramosia delle scoperte, a separarsene temporaneamente. Rinviata quindi nell'aprile 1851 la famiglia in Inghilterra, si dedicò con nuovo ardore all'esplorazione dei paesi verso il nord. Raggiunto il gran fiume Zambesi, ne riconobbe il corso per lungo tratto risalendolo sino al Lago Dilolo (che scoprì il 20 febbraio 1854). Procedendo quindi verso ovest attraverso le regioni solcate da numerosi corsi d'acqua che più tardi si riconosceranno appartenenti al bacino del Congo, guadagnò il 30 maggio la costa a S. Paolo di Loanda. Retrocedendo in parte sul cammino già percorso, raggiunge lo Zambesi, scopre la grandiosa cascata cui dà il nome di cascata Victoria e per il paese dei Batoka perviene alla costa dell'Oceano Indiano a Quelimane il 20 maggio, dopo avere così compiuto, primo europeo, la traversata dell'Africa nella zona intertropicale. Rimpatriato, rimase un anno in Inghilterra per attendere alla relazione del suo viaggio. Poi, accettato l'incarico di dirigere una spedizione che il governo inglese organizzava per l'esplorazione scientifica dell'Africa australe, ripartì a quella volta, accompagnato anche dalla moglie, il 10 marzo 1858. La spedizione rivolse la sua attività, sino alla fine del 1863, nel bacino inferiore dello Zambesi e procurò la ricognizione del corso dello Shiré e la scoperta del lago Scirua e del grande bacino lacustre del Niassa (10 settembre 1860), di cui riconobbe gran parte del contorno. Ai primi del 1864 era di ritorno in Inghilterra, mentre nel frattempo (27 aprile 1862) la moglie aveva dovuto soccombere alle malattie contratte nel basso Zambesi. I grandi risultati conseguiti da questa spedizione accrebbero l'interessamento del governo britannico e delle società scientifiche per le sue imprese. D'altronde egli non riteneva chiusa l'opera sua. Rimaneva a riconoscere ancora tutta la vasta zona interposta tra i grandi laghi equatoriali scoperti dal Burton e dallo Speke, e il bacino dello Zambesi, così largamente esplorato dallo stesso Livingstone. Questo compito egli intendeva riservarsi: onde ritornato in Africa nel marzo 1866 raggiunse, risalendo il corso del Rovuma, il lago Niassa e attraversatolo nella sua parte meridionale entrò nel bacino dello Chambezi, già confuso con lo Zambesi, scoprì i laghi Bangueolo e Moero e riconobbe il corso del Lualaba, convinto sempre della pertinenza di questa rete fluviale e del Tanganica al bacino del Nilo, anziché del Congo, come le esplorazioni posteriori riconosceranno. Ai primi del 1869 è sul Tanganica che naviga in vario senso fra le sofferenze cui le malattie contratte lo sottopongono. Il 23 ottobre 1871 lo raggiunge a Ugigi la spedizione di soccorso affidata allo Stanley dal direttore del New York Herald. Coi mezzi ricevuti prosegue ancora la sua attività esploratrice, anche dopo separatosi a Tabora dallo Stanley (marzo 1872), finché soccombe il 1 maggio 1873 a Citambo nell'Ilala, sulle rive del Bangueolo. I suoi servi ne trasportarono alla costa, con religiosa pietà, la salma che ebbe solenne sepoltura nell'Abbazia di Westminster. Degno riconoscimento alle virtù singolari dell'uomo che per la bontà dell'animo, per l'evangelica filantropia a cui s'ispirò sempre, si era guadagnato la fiducia e la venerazione degl'indigeni, fra i quali poté per ben 30 anni condurre con piena sicurezza la sua vita di apostolato e di esplorazione.

Bibl.: Citiamo tra l'altro; H. Barth, D. L. der Afrikareisende, Lipsia 1875; W. Garden Blaikie, D. L., sa vie et son øuvre, Losanna 1884. Fra le pubblicazioni italiane ricordiamo la solenne commemorazione tenuta alla Società geografica italiana dal senatore F. Miniscalchi-Erizzo, il 19 maggio 1874, e pubblicata nel bollettino della società di detto anno. Il centenario della nascita diede luogo a asvariati scritti e discorsi commemorativi per cura specialmente della Società geografica scozzese e di quella di Londra; ricordiamo quello di J. W. Gregory (Glasgow 1913) e per l'Italia citiamo quelli di A. A. Michieli, in Boll. R. Soc. G. It., 1913 e in Rassegna nazionale, 16 agosto 1914. Più recentemente ne scrissero: Ch. J. Finger, D. L. Explorer and Prophet, Garden City 1927; J. Camphelt, L. A. New Biography extensively documented, ecc., Londra 1929, in cui più che l'esploratore viene considerato l'uomo sulla scorta di documenti inediti posseduti dalla Società missionaria di Londra.

Per la relazione dei suoi viaggi, vedi: A Popular account of missionary Travels and researches in South Africa, Londra 1861. Del secondo viaggio: Narrative of an expedition to the Zambesi and its tributaries; and of the discovery of the lakes Shiva e Nyassa (1858-1864), Londra 1865; The last journales of D. L. in central Africa, from 1865 to his death. Continued by a narrative of his last moments and sufferings, obtained from his faithful servants Chuma and Susi by Harace Waller, Londra 1874. Queste opere sono state tradotte in varie lingue, compresa l'italiana.